Michela è alle prese con l’inserimento al nido di un bambino non più piccolissimo.
Ma soprattutto è alle prese con quello che io definisco il “pane quotidiano delle madri”: il senso di colpa.
Io, per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, vivo in un’oasi decisamente felice, ma qui non si parla di strutture, capacità, progetti educativi e pedagogici. Qui si parla di timori, distacchi, intrusioni familiari, insicurezze, paure.
Sensazioni attraversate da ogni madre e ogni padre che ha lasciato il suo bimbo al nido.
Cara Silvia,
eccomi qua…sto cercando un aiuto, un parere sincero ed “esperto” ma non dell’esperienza di uno psicologo bensì dell’esperienza che arrivi dal cuore di una mamma o di altre mamme…o anche solo una parola di conforto che mi faccia sentire meno sola in questo vortice d’ansia che si è creato dentro di me e che non so se sono io ad ingigantire o se sono gli altri a non comprendere…
Mio figlio Tommaso ha 2 anni e tre mesi.
Io e suo padre lavoriamo tutto il giorno. Dai 10 mesi in poi il mio piccolo ha trascorso le mattine con la baby sitter (una signora quasi amica, molto fidata e mamma a sua volta di due ragazze) e i pomeriggi con i miei genitori.
Premesso che Tommaso è sempre stato benissimo con la baby sitter, non ha mai nascosto comunque la sua preferenza per le persone della famiglia: i nonni o ancora meglio me e suo padre. Detto questo lo scorso anno a parte qualche sporadica crisi mattutina nel vederci andare via è trascorso serenamente.
Essendo tommaso un bimbo piuttosto socievole e che sta volentieri con altri bimbi quest’anno abbiamo deciso di fargli frequentare il nido la mattina. Lo scorso inverno alla fine l’aveva passato molto chiuso in casa, con tutte le coccole e i giochi necessari ma comunque in casa con 1 o 2 adulti; anche per questo il nido ci sembrava una buona soluzione per lui e per la sua voglia di giocare.
Abbiamo cominciato l’inserimento poco più di 2 settimane fa…inserimento a parer mio un po’ sbrigativo ma così è stato deciso di volta in volta dal nido.
I primi giorni dopo l’inserimento sono stati molto difficili, sia perchè erano i primi in cui mangiava lì sia perchè io avevo ricominciato ad andare a lavorare quindi l’uscita dal nido non significava stare con me ma con i nonni. Non appena sembrava che le cose stessero per migliorare (per lo meno lui aveva smesso di piangere quando lo lasciavo lì) lui si è ammalato quindi abbiamo fatto 5 giorni a casa. Da ieri abbiamo ricominciato la frequenza e ovviamente siamo ripartiti da capo.
Inutile dire che io sto malissimo nel vederlo così e dal primo giorno mi chiedo se ho fatto la scelta giusta; che quando le maestre mi dicono che va meglio perchè non piange più mi esce un sospiro di sollievo ma quando poi mi scopro che ancora non gioca con gli altri me lo immagino tutto solo in un’ angolo in mezzo a tutti quei bimbi che non conosce e dei quali non gli importa nulla perchè è me che vuole; che quando la mattina lo porto e sento che da solo, quasi a volersi convincere, si ripete la frase, sentita 1000 volte da me, “mamma torna sempre” mi sento stringere il cuore; che il tragitto dal nido all’ufficio è appannato dalle mie lacrime; che pagherei oro per poterlo osservare lì, al nido, anche solo 5 minuti per capire se sta bene anzichè strapparmelo dalle braccia e scappare come una ladra perchè finchè ci sono io lì lui piange e gli prolungo solo l’agonia; che non appena i miei lo vanno a prendere li chiamo per sapere se ha mangiato, se è sorridente o se è triste, se ha pianto, se sembra felice…e quando torno la sera sto a controllare ogni segnale: dorme, non dorme, è sereno, è traumatizzato…
In più ci si mette mio padre a dirmi che sto sbagliando, che i bimbi devono stare con la famiglia fino ai 3 anni, che anche gli psicologi lo dicono e che non c’era tutta questa fretta…
Insomma sono in crisi…ogni mattina al momento di lasciarlo, o ancor prima, vedo stare male mio figlio e mi sento morire mentre nella mia idea di un paio di mesi fa il nido per lui sarebbe stata una bella avventura.
So che non dico nulla di nuovo, che ogni mamma ci passa o ci è passata forse facendosi molte meno paranoie di me…tutte le mie amiche mi dicono “resisti, passerà”.
Vedo chiaramente che a parte un maggiore attaccamento a me e le sue puntate notturne nel lettone è rimasto il bambino allegro e sereno di sempre quindi in cuor mio anch’io mi dico “passerà”.
Ma allo stesso tempo mi chiedo: se accadrà, nel momento in cui le cose miglioreranno e lui finalmente starà meglio che impronta avrà lasciato in lui questa esperienza vissuta: di una sua personale vittoria perché ce l’avrà fatta a superare il timore, il bisogno, lo smarrimento, quindi lo renderà più forte e sicuro? O semplicemente si rassegnerà al sentimento di abbandono che ha provato e questo lo accompagnerà per sempre nei suoi rapporti con gli altri…o cos’altro ancora?
L’idea che di questa esperienza rimanga in lui un segno indelebile mi spaventa e mi spaventa soprattutto perchè ce l’ho accompagnato io…
Scusa se mi sono dilungata tanto, già mi è servito scriverti, buttare giù le mie ansie e le mie sensazioni così negative ma purtroppo così forti.
Grazie
Michela
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Ricordo che la sezione in cui pubblico le lettere si chiama “Scritto da te” ed è dedicata a chiunque abbia voglia di raccontare qualcosa, condividere la sua storia, ascoltare le altre mamme su un determinato argomento, sfogarsi, gioire.
tecla dice
Care amiche…
io non sono ancora una mamma, ma sono una educatrice di nido.
E’ da tanti anni che inserisco tanti bambini nella mia struttura, ma nonostante tutto vi capisco.
Vederli piangere la mattina quando li lasciate è tremendo anche per me, capisco anche le proteste di alcuni bambini quando non vogliono mangiare perchè sono tristi,ma vedo tanti bambini che piangono la mattina ma si divertono durante il giorno.
Iscrivere i vostri bambini al nido non è una forma di abbandono cercate sempre delle strutture dove i bambini vengono seguiti accuratamente dalle maestre,i bambini hanno bisogno di giocare e di confrontarsi con gli altri fin da piccoli,cercate anche voi di spiegare loro il perche vanno al nido,cercate anche per i primi tempi di inserire il bambino gradualmente ad ore cosi non sentira’ il forte distacco con voi.
Questi sono piccoli consigli che aiutano voi e i vostri piccoli.
concetta dice
ciao,
ho un bimbo di 9 mesi che da un mese circa ha cominciato il nido. Piange quando lo lascio e anche mentre gioca.Prima dell’inizio del nido rideva sempre in qualsiasi situazione, ora invece quando lo vado a prendere accenna appena ad un piccolo sorriso e il mio cuore e’ a pezzi. Ma ripeto sempre a me stessa che andra’ meglio e che per lui ho fatto la scelta migliore:e’ in un ambiente sicuro e con educatrici qualificate. Ho una bimba di 4 anni e anche per lei e’ stato difficile accettare il distacco e inserirsi al nido ma adesso e’ una bimba indipendente, gioiosa e che ripete sempre quanto si divertiva al nido.
Quindi con la 1^ esperienza positiva vado avanti e credo fermamente che anche per il mio piccolino arrivera’ il giorno in cui mi salutera’ con un grande sorriso.
Silvia dice
Cara Michela,
sono Silvia e Ti scrivo non per darti consigli ma per raccontarti la mia esperienza.
Ho una bambina di tre anni (è nata a luglio 2006) di nome Martina; aveva quindici mesi quando ci siamo accorti che in viaggio c’era un fratellino, che sarebbe arrivato a destinazione a giugno 2008!
Fino a quel momento Martina trascorreva le sue giornate dai miei genitori, che la adorano e l’hanno sempre trattata come i migliori nonni sanno; ma, con l’arrivo di Alessio, si è posto il problema di come gestire la nuova realtà.
Peraltro, a sette mesi della mia seconda gravidanza, sì è ammalato mio papà (bruttissima botta, ma sto parlando di un leone che ha reagito alla grande e da’ a tutti noi ogni giorno una grossa lezione di vita), il nonno preferito di Martina, che con lui ha sempre avuto (ed ha tuttora) un rapporto unico, indescrivibile! Sicchè i miei, a maggior ragione, non si sarebbero potuti occupare di entrambi i nipotini.
Io e il maritozzo abbiamo deciso quindi di mandare Martina al nido, consapevoli del fatto che comunque, a due anni, la piccola ne avrebbe tratto grande giovamento.
Il 2008 è stato quindi per la mia grande bimba, la mia signorina adorata, un anno a dir poco nefasto: la malattia del nonno, compagno di giochi preferito, e l’arrivo di quell’intruso urlante sempre attaccato alla mamma!!!!!!!
L’inserimento di Marty al nido è stato come dire… burrascoso…
La piccola non si relazionava ai bambini, nonostante avesse una enorme carica da sfogare con i propri pari, vomitava all’ora di pranzo e non dormiva con gli altri ma sul seggiolone (?!) per la tensione, lo stress e la frustrazione: dai nonni ora ci andava l’intruso (lei lo aveva capito, anche se le dicevamo che lui andava alla scuola dei bimbi piccoli piccoli), e lei si sentiva probabilmente “in punizione” in quell’ambiente che non non sentiva suo. E quella maledetta domanda costante: MAMMA TORNA?
Sappi che Martina è sempre stata una bambina giocosa, serena, attiva, un terremoto… ma dentro di me sapevo che l’inserimento non sarebbe stato un gioco: lei è anche spigolosa, testarda al quadrato, poco malleabile, se dice una cosa deve essere quella, è una vera guerriera… (ti basti che appena nata (cesareo programmato) non riuscivano a “misurarla” per quanto era arrabbiata con il mondo che l’aveva disturbata, e l’hanno dovuta tenere in osservazione due ore prima di portarmela!).
E per me e Marco, ogni giorno, quel tormento che tu hai descritto e che stai vivendo, ma con una consapevolezza: per Marty sarebbe stata un’esperienza formativa, per il proprio ego, per la sua crescita e per la sua maturazione! Ed infatti, la mia piccola grande donna, giorno dopo giorno ha tirato fuori le unghie e la sua personalità! Dopo due mesi di nido (eh già, non pensare che passi da un giorno all’altro) era straordinaria: stava sviluppando tutte le sue attitudini e potenzialità, la sua autonomia era ed è sorprendente, il lessico sviluppatissimo, e soprattutto era tornata a sorridere solo come lei sa fare: prima con gli occhioni verdi e furbetti, poi con le labbra e col cuore! Riecco con noi quel folletto agitato che è sempre stata, che ci raccontava gioiosa le marachelle combinate con i compagni!
Quest’anno abbiamo fatto l’inserimento alla scuola dell’infanzia: una vera passeggiata di salute! Ogni mattina si gira appena a salutarmi con un bacino volante e un “ciao mamma, ci vediamo dopo”, e corre da qualche compagno per consolare la sua disperazione: lo prende per mano e gli dice “stai tranquillo, mamma torna, le mamme tornano sempre!”.
Ed io sento un soffio al cuore, e benedico quell’anno di nido!
Ora si aggira per casa una donnina (che il maritozzo chiama ironico Silvietta perchè si atteggia come me) fantastica con i suoi tre anni, che adora quello scarabocchio del fratellino di 15 mesi, chiedendomi ogni tanto “Mamma perchè qualche bambino è unico e non ha Alessio? Io con lui mi diverto…”
Io e Marco ci guardiamo e pensiamo che sono la nostra soddisfazione, e che la fatica di quest’ultimo anno è tutta ripagata dall’amore che hanno l’uno per l’altra!
…E che siamo quasi fuori dal tunnel…
E sai che ti dico, cara Michela? Quell’ometto che si aggira per casa giocando col ciccio bello della sorella, l’anno prossimo sicuramente sarà al nido!
Un abbraccio a in bocca al lupo!
Silvia
Apprendista mamma dice
Cara Michela,
non sai quanto ti capisco. Ho inserito mia figlia al nido quando aveva solo 8 mesi e i primi tempi sono stati difficilissimi. Appena le cose cominciavano ad andare meglio e la vedevo più serena e più inserita si ammalava. L’inverno è stato duro e tutte le volte che si è ammalata mi sono sentita talmente in colpa da voler abbandonare l’attività che mi sono costruita con tanti sacrifici. Per fortuna non l’ho fatto, perché dopo i primi mesi le cose hanno cominciato ad andare bene. Quest’anno non ho dovuto rifare l’inserimento perché la prima settimana, ritrovando le vecchie educatrici e i vecchi compagni, era serena. Adesso, invece, sta attraversando un periodo in cui piange tutte le mattine e io me ne vado con la morte nel cuore, anche se le educatrici mi dicono che smette dopo pochi secondi. Il senso di colpa? È tornato alla ribalta alla grande, o forse semplicemente non è mai andato via. Però, nonostante il senso di colpa, adesso sono più serena perché so che al nido sta bene, che gioca, mangia (mentre a casa non mangia quasi niente), se ha bisogno di riposare riposa, e sta con persone di cui ho la massima fiducia. Credo che ci scriverò un post. Con la tua lettera a Silvia, mi hai fornito l’ispirazione per scriverci un post, chissà che non sia catartico.
vanessa dice
Comprendo appieno la tua ansia Michela,mi sono trovata nella stessa situazione anche io e per fortuna l’ho risolta.
Io penso che spesso i genitori commettano l’errore di credere di sapere meglio dei figli cosa è più giusto per loro. I nostri bambini per quanto piccoli, sono degli esseri a se, con preferenze e desideri propri. Noi come ci sentiremo se da una condizione di sicurezza e serenità venissimo trascinati via senza spiegazioni e possibilità di scelta?
Io ho risolto il problema così:ho spiegato a mia figlia perchè la portavo all’asilo,le ho spiegato cosa sarebbe andata a fare e per quanto, e le ho chiesto se voleva andarci.Le ho dato realtà della cosa e poi l’ho sperimentata insieme a lei.Certo, non ci sono voluti 2 giorni,ma non è stata una tragedia!Quando si inizia a comunicare per davvero coi bambini,senza invalidare le loro idee, ci si rende conto che tutti i loro malesseri derivavano dal fatto che noi intralciavamo la loro autodeterminazione e seppellivamo la loro sicurezza vivendo al posto loro convinti che un corpicino così piccolo non sapesse stare al mondo.
Ho risolto il problema con mia figlia quando l’ho “ascoltata”ed ho dato credito a ciò che diceva.
COMESIFAAFARELAMAMMA dice
Noi abbiamo fatto una scelta diversa che spero sia quella giusta per Lorenzo, 2 anni e mezzo.
Premesso che lui non è mai visto un asilo nido, grazie ai nonni, che con i pro e contro che implica lo stare con i nonni.
Abbiamo deciso di iscriverlo e lo hanno preso all’ltimo anno di asilo nido comunale in vista della scuola materna che l’anno prossimo inizierà.
Proprio in questi giorni avrebbe dovuto iniziare, ma a causa di un braccino rotto, abbiamo dovuto rimandare il suo inserimento. E in questo periodo abbiamo scoperto che dove abitiamo ha aperto un piccolo asilo fatto di max 10 bambini.
Una sorta di asilo famiglia, molto più elastico e flessibile rispetto a orari, cibo, nanna e gestito da 4 operatrici.
Credo che comunque le dinamiche saranno le stesse che stai vivendo tu, ma credo che comunque sia una bella avventura imparare a conoscere il mondo oltre mamma e paà, nonno e nonna che sia. !
Serena
luca dice
sono un papà e non ho mandato le mie figlie al nido per cui il mio giudizio potrebbe non essere valido quanto quelle delle persone che hanno già commentato, ad ogni modo io credo che sia naturale quanto tu stia vivendo.
Le stesse emozioni, paure, ansie le abbiamo vissute quando la più grandicella ha cominciato l’avventura della scuola materna prima e quest’anno quella della scuola primaria.
Il tempo e l’affetto di papà, mamma, nonni ed educatrici aiuterà voi tutti, genitori e bambino, a superare questo trauma iniziale, io credo sia questa la miglior ricetta.
Auguroni!!!
ciao
Luca
Michela dice
Mamme, vi ringrazio per le vostre parole.
La primissima cosa che in tante mi fate notare e che effettivamente avevo lasciato da parte, così presa com’ero ad affogare nei tanto noti quanto veri sensi di colpa di cui parla Silvia, è la necessità da parte mia di sicurezza e di convinzione per il percorso che io e mio figlio (si, mi ci metto anch’io…) stiamo affrontando.
Partita con un grande entusiasmo per questa avventura del nido che, lo ammetto, credevo sarebbe stata più facile, di fronte alle lacrime di mio figlio sono stata assalita da forti dubbi sulla strada intrapresa e soprattutto dai sensi di colpa.
Guardando ai giorni scorsi mi sono resa conto che in queste condizioni a mio figlio non ho fatto altro che trasmettere la mia ansia e che alle sue lacrime rispondevo con il mio nodo alla gola “amore mio mi dispiace ma passa presto, dopo la pappa nonno viene a prenderti”…manco fosse una malattia.
Non ero nuova alle sue crisi prima di lasciarmi ma prima l’idea che, anche se senza di me, restasse casa sua, tra le sue cose mi dava molta più tranquillità e alla luce delle sue lacrime i giochi, le attività, gli altri bimbi non mi sembravano più così allettanti…
Ma come penso di poter trasmettere entusiasmo e gioia a mio figlio per questa novità se sono io la prima a non esserne più convinta? Se bastano le parole di chiunque, che chissà perchè giudico sempre più meritevoli di ascolto del mio istinto di madre, per farmi dubitare di una decisione presa nel giro dei mesi (e non in 10 minuti) pensando al bene del bambino, valutando anche in base al suo modo di essere e alla sua personalità a ciò che davvero sentivamo giusto per lui.
Quello che mi dici tu Silvia è verissimo, e lo so perchè arrivo da anni di dubbi, crisi, sensi di colpa di racconti di amiche e colleghe…la reazione di mio figlio non è diversa da quella della maggior parte dei bimbi e soprattutto non è così strana…cosa fa la differenza per me ora è che si tratta di mio figlio e tutto ciò che visto “da lontano” sembrava così naturale e semplice vissuto in prima persona è decisamente doloroso…
Ieri Tommaso cantava una canzoncina che non avevo mai sentito, “i Sette nani…” quando gli ho chiesto dove l’aveva imparata mi ha risposto “con Federica” che è la sua maestra, ci credete che mi sono commossa…questo c’era nella mia idea di lui all’asilo…ritrovarlo ogni giorno con nuove idee, nuovi giochi, nuove storie e scopire che arrivano dal nido…ma ritrovarlo entusiasta e felice, questo spero…quindi è da qui che voglio ripartire.
Stamattina sono un po’ più tranquilla perchè nonostante il week-end di mezzo, per la prima volta non ha pianto per niente…sarà un inizio? Non so, non voglio illudermi…di sicuro da subito voglio ricominciare ad entusiasmarmi per lui…
Grazie ancora mamme, leggere le vostre esperienze mi fa sentire meno sola…
Mammaimperfetta dice
Simona, dimenticavo, il problema dell’accrescimento ponderale di Niccolò si è risolto da solo con l’introduzione delle pappe che, essendo solide, rigurgitava pochissimo.
Appena abbiamo iniziato lo svezzamento ha iniziato a prendere peso e non si è più fermato…pensa che dai 12 mesi abbiamo il problema opposto. 😀
Ora ha 3 anni e pesa 17,5 kg… 😎
Mamma Imperfetta dice
La prima riflessione che mi è nata legendo questa tua lettera è stata che il tuo Tommaso NON ha nessuna reazione anomala all’inserimento.
Io credo che abbia solo bisogno del tempo giusto e del rispetto delle sue esigenze.
Non fa nulla di strano però sai? Quasi tutti i bambini piangono disperati all’inserimento e…quasi tutti i bambini smettono di piangere dopo che la mamma ha voltato l’angolo. 😀
Ho fatto già quattro inserimenti nella mia vita e ho visto che 9 bambini su 10, una volta che la mamma se n’è andata, smettono di piangere e si coinvolgono nel gioco.
Certo, le educatrici devono essere capaci di inserirsi con affetto e delicatezza subito dopo il saluto della mamma. E’ la fase più delicata dove si devono utilizzare tutte le risorse che si hanno a disposizione.
Io ho esperienze meravigliose di nido alle spalle per cui forse sono un po’ di parte. Ma anche io ho lasciato i bimbi piangenti, anche io ho singhiozzato in auto, anche io ho avuto dubbi (i miei erano piccoli, avevano 14 e 15 mesi quando sono stati inseriti).
Ma non cambierei quest’esperienza con NULLA.
Mi spiace, ma non c’è nonno che tenga. Le esperienze meravigliose che fanno al nido nessuno è in grado di replicarle a casa, a meno di non avere un nonno con un progetto educativo ben chiaro.
Un nonno competente, oltre che affettuoso.
Mia mamma è montessoriana, io volendo avrei avuto anche la nonna competente ma no, la relazione con i COETANEI è impagabile.
Quest’anno Niccolò è alla materna e, mi spiace dirlo, ma i bimbi che non hanno fatto il nido si riconoscono subito.
Poi si, è vero, ci sono le alternative (nido casalingo, homeschooling, eccetera), ma sono poco praticabili per chi lavora.
Simona dice
Ciao Silvia, leggo il tuo blog da parecchi mesi ormai e lo trovo davvero interessante, mi piace l’approccio che hai nei confronti del ruolo di mamma. La richiesta che ti faccio non è legata assolutamente ai temi dei post da te trattati ma vorrei sapere come hai risolto il problema della scarsa crescita di Niccolò. Mi sta accadendo la stessa cosa con il mio secondo bambino di 3 mesi.
Grazie
desian dice
I nostri bambini hanno frequentato entrambi il nido già da piccolissimi: il “dolore” e l’ansia del distacco sono stati ben presto dimenticati. Il nido è stato, soprattutto per la nostra figlia grande, un’esperienza molto importante (con la fortuna di esser capitati in una struttura e con educatrici fantastiche). Abbiamo sempre creduto che il nido fosse ANCHE un primo approccio alla socializzazione cioè proprio quello sganciarsi solo dalle figure di riferimento familiari. La grande ha ancora amici che ogni tanto vede, anche se adesso alle elementari sono in scuole diverse. Sembra incredibile ma è così.
Poi capisco anche la tua ansia: i nonni, però, permettimi, meglio che facciano i nonni invece di dare consigli. Queste son decisioni da genitori!
Il “dolore” del distacco mattutino può essere alleviato da una rinnovata attenzione nel tempo che voi passate con lui: la distanza che si accentua durante i tempi lavorativi va accorciata durante il tempo che passate insieme.
Non credo di dire niente di particolarmente eclatante ma questa fase in cui tagliare il legame esclusivo madre-figlio per proiettarlo un po’ più verso il mondo prima o poi DEVE esserci. Quindi…
Linda dice
Vedo il mio bimbo fare progressi ogni giorno e vedo il suo sorriso quando vado da lui a riprenderlo e quando incontra la sua maestra e le corre incontro. Ho avuto e continuo ad avere un’esperienza straordinaria riguardo l’asilo nido.
E cosa strana nessun senso di colpa! So che lui è lì che gioca con i suoi amici, che canta che balla e che si diverte! Sarebbe bello creare un ambiente così anche a casa dove invece sono tanti i divieti e i pericoli..
Ti consiglierei di resistere un pò.. dopo ovviamente sta a te la scelta. Non tutti i bambini sono uguali.
Le mie maestre (perchè un pò le sento anche mie) sono davvero favolose e fanno stare bene la mia piccola peste!
Dagli tempo.
Ah.. e non ascoltare chi ti “rema” contro.. la decisione di inserirlo in un asilo nido è sicuramente discutibile sotto tanti punti di vista, ma comunque la scelta è tua e del tuo compagno. Ciò che tu credi sia giusto per tuo figlio deve essere accettato e rispettato da tutti.
Nonostante il nido per me e il mio bambino sia una cosa evidentemente fantastica, ancora oggi dopo più di 1anno i miei genitori vorrebbero lo lasciassi a casa!
Quindi ascolta il tuo cuore.. ma abbi anche un pò di pazienza..
Ti abbraccio forte
Linda
franz dice
Cara Michela,
leggendoti mi è venuto un nodo alla gola. Il mio Davide ha cominciato l’asilo a 7 mesi, a gennaio di quest’anno. Lavoro in proprio, l’avevo iscritto già a 3 mesi poi proprio non me la sono sentita e sono riuscita, con grandi difficoltà, a tenerlo con me per altri 4 mesi(lo portavo con me al lavoro!). Non ha avuto nessuna difficoltà nell’inserimento nè dopo. Neanche adesso che ho dovuto cambiare asilo per l’incompetenza della direttrice (non tutte hanno la fortuna di Silvia…). E’ un bambino autonomo, indipendente, simpaticissimo e sempre sorridente. Non ho però MAI smesso nemmeno per un attimo di sentirmi in colpa per tutte le ore che non passo con lui. D’altra parte se ci penso razionalmente, per come sono io, giungo sempre alla stessa conclusione: non potrei fare ”solo” la mamma 24 ore al giorno. Ho bisogno di lavorare, di avere il mio spazio. Ma a volte mi trovo ad invidiare (e mi stupisco, l’invidia non mi appartiene) alcune mie amiche a cui hanno dato il part time. Una vocina dentro di me continuerà sempre a ripetermi che i bambini devono stare con le loro mamme. Forse bisogna solo imparare a conviverci…
Francesca
Bietolina dice
beh il nido non è cosi artificiale non fa poi parte appunto del ciclo scolastico…e cmq ogni struttura è a se alla fine…
cmq si le alternative è giusto e bello trovarle potendo…
Elisa dice
leggendo gli altri commenti vorrei precisare una cosa.
Carla dice che
“bambini che hanno fatto 3 anni di asilo entrando a scuola piangendo: io non so se sono solo capricci o effettiva ipersensibilità,”
e se non fosse nessuna delle due cose? dico solo che bisogna prendere in considerazione anche un effettivo malessere, il fatto di non trovarsi bene in un ambiente dopotutto artificiale e istuzionalizzato come la scuola.
a me non è mai successo, ma se succedesse ai miei figli cercherei subito una alternativa.
leggevo su Grazia un post di Claudia (casa nella prateria) che spiega molto bene i sentimenti a proposito di mandare o meno i figli a scuola e parla anche delle alternative!
bea dice
cara Michela..io credo valga la pena insistere un pochino. Il distacco è difficile, si sa, ma l’ansia e i sensi di colpa non aiutano a creare nel tuo piccolo la fiducia necessaria a integrarsi nel nuovo ambiente. Cerca di non farti troppo influenzare…forse è vero che sarebbe importante per i bimbi rimanere in famiglia fino ai 3 anni…ma sappiamo che sono pochissime le donne che possono permettersi di non lavorare per tutto questo tempo. Se la famiglia in questione devono essere i nonni, allora forse anche questo è una sorta di ripiego, che spesso si preferisce perchè noi mamme probabilmente ci sentiamo più sicure a sapere i nostri piccoli nelle mani di qualcuno che conosciamo bene. Il mio consiglio è di rasserenarti e cercare di tener duro. Tranquilla…non lo stai abbandonando..il nido è un luogo studiato per i nostri piccoli, pieno di stimoli, tutto da scoprire…Un abbraccio…
Carla dice
Ho letto i commenti e l’unica cosa che veramente credo valga sempre e per tutti i bimbi indipendentemente da quanto siano sensibili e socievoli è che per qualsiasi “distacco” ci debba essere un’assoluta serenità e tranquillità da parte dei genitori.
La mia esperienza è diversa: ho lasciato all’asilo nido comunale che aveva sì e no 7 mesi, l’inserimento l’ha fatto sempre mia mamma. Il primo anno durante l’inserimento è stato tranquillissimo e si è subito creato un feeling con la sua maestra di riferimento, poi verso gli 8-9 mesi ha avuto un periodo di pianto ed angoscia all’entrata. Il secondo anno praticamente non ha fatto inserimento, il terzo anno che è entrato dopo un bel pò che gli altri bimbi avevano ricominciato a causa di suoi problemi di salute ed un intervento subìto ha avuto parecchi problemi per un paio di settimane.
Adesso, alla materna non ci voleva andare, poi non so se per senso del dovere o perchè effettivamente gioca e si distrae, quando fisicamente è entrato dentro la scuola si è ambientato in un paio di giorni, nonostante non conoscesse nessuno.
Ma a parte la mia esperienza sicuramente molto felice, posso anche testimoniare di bambini che hanno fatto 3 anni di asilo entrando a scuola piangendo: io non so se sono solo capricci o effettiva ipersensibilità, ma credo che se la mamma vive male il distacco certo la cosa non può essere positiva per il figlio. Cosa si verifichi nella testa dei bimbi chi può saperlo: credo però che l’amore di una famiglia possa aiutare a superare quasi tutti i traumi vissuti.
fefe dice
Cara Michela,
io ho un bimbo di 14 mesi e anche lui è ancora a casa con i nonni. Noi abbiamo deciso di mandarlo all’asilo con il nuovo anno (anche per problemi economici non lo nego!) e speriamo bene.
Ti sono vicina veramente con il cuore, ma sono sicura che è un momento e poi passerà.
Comunque anche io credo che forse non è il momento giusto, forse dovresti provare tra un pò.
Parlo da “inesperta” è vero, ma credo che ogni bimbo ha i suoi tempi in tutte le cose e forse questo non è per lui il momento giusto.
ti abbraccio forte, fammi sapere
bacio
raffaella 😉
CRISTINA dice
Eh ti capisco……..pero’ credo come pensavi tu all’inizio che l’asilo sia una splendida avventura.
Lo stai ACCOMPAGNANDO sulla
strada dell’indipendenza ed è giusto che sia cosi’ per la sua crescita e per il suo arricchimento personale.
Cerca di essere serena e vedrai che tutto andra’ meglio.
Alda dice
Cara Michela,
ti racconto la mia esperienza.
Ho un bimbo di due anni e sono sempre stata piuttosto favorevole all’asilo nido per i bimbi soprattutto dopo l’anno, perché la trovavo una esperienza costruttiva, inoltre credevo che non avremmo avuto grosse difficoltà perché lui è un soggetto molto socievole ed era abituato senza alcun problema a stare mezza giornata con i nonni da quando, a suoi 6 mesi di vita, io avevo ripreso il lavoro part time.
Abbiamo (il plurale mi viene spontaneo) iniziato il nido lo scorso anno, quando lui aveva 13 mesi ed io dovevo rientrare al lavoro full time: è stato molto più faticoso del previsto.
Lui non ne voleva sapere di stare lì senza qualcuno di noi e, data la sua “tenacia” (per non chiamarla testardaggine come suggeriscono le autrici di Genitori Crescono), era capace di piangere per tutto il tempo; non giocava e tendeva ad isolarsi nell’ovetto fino ad addormentarsi; in altre parole rifiutava l’ambiente. Il tutto era aggravato dal fatto che non riuscivamo a dare continuità alla frequenza perché dopo tre giorni di asilo gli veniva l’otite, stava a casa una settimana e si rinnovava la tragedia insieme al nuovo inserimento. Dopo due mesi di inserimenti alternati a 4 otiti consecutive a malincuore abbiamo desistito per poi riprendere con la bella stagione. In primavera ci abbiamo riprovato. E’ stato di nuovo difficile, ma per fortuna i malanni si sono un po’ diradati e pian piano si è abituato: ha pianto ancora parecchio, però ha scoperto che le attività creative gli piacevano un sacco, quindi è andata progressivamente meglio.
Quest’anno è un’altra storia: piange ancora un po’ al momento del distacco, ma quando lo si va a prendere è sorridente e racconta dei giochi e delle attività svolte.
Questi i fatti. Dal punto di vista emotivo io ero straziata: quando te li strappano di dosso in lacrime è davvero brutto! Da un lato convinta di quello che dicevano le educatrici, cioè che le crisi fossero normali e poi, durante i numerosi inserimenti, vedevo che gli altri bimbi erano allegri e sereni, dall’altro avevo i nonni contro e i sensi di colpa per i continui malanni e i pianti.
Ora sono contenta di essermi fermata nel momento in cui insistere pareva un accanimento (nel nostro caso soprattutto a causa delle otiti), ma allo stesso tempo sono contenta di averci riprovato in primavera, superando le reticenze psicologiche che ormai si erano create.
Devo anche dire che sono stata fortunata, sia perché la struttura è venuta incontro alle nostre esigenze, trovando una soluzione per il ritiro e la ripresa a distanza di 4 mesi, sia perché ho incontrato educatrici molto disponibili ai cui consigli mi sono affidata totalmente. E’ importante a fidarsi della struttura e/o delle persone cui si affidano i figli per cercare di affrontare le difficoltà nel modo più sereno possibile. Infatti, credo che imparare ad affidare i propri figli a persone estranee sia una passaggio travagliato nella vita di una mamma, ma che aiuta anche lei a crescere.
Spero che la mia testimonianza ti aiuti a fare la scelta migliore.
In bocca al lupo,
ALDA
Renata dice
Tuo figlio al nido starà bene e tu alla fine sarai felice della scelta ma devi convincertene prima Tu. I sensi di colpa e la paura dell’abbandono è nostra non dei nostri figli.
Il bambino sente la tua ansia e il distacco diventa più complicato anche per lui.
Avevo le tue stesse paure con il mio primo, le tue stesse ansie e ho scelto in nido solo per mancanza di alternative. Oggi so che ho fatto la scelta giusta e la consiglierei a chiunque.
Laura dice
Carissima!
Non sai quanto ti capisco! L’anno scorso ero nelle tue stesse condizioni!! Con il tempo, davvero, le cose si sono sistemate, anche se quest’anno il mio piccolo di 16 mesi, ha ricominciato a piangere quando lo lascio al nido, anzi già quando arriviamo davanti al nido, riconosce la struttura e inizia a urlare e disperarsi. So, però, che in parte sono capricci, perchè le maestre mi dicono che è tranquillo (ma questo non mi tranquillizza particolarmente), mangia e dorme, ma soprattutto ho notato IO dopo un mese di frequentazione, che alla sera è molto più tranquillo, sereno, divertente, buffo… A me piace sapere, e questo lo pensavo anche l’anno scorso, che sta con altri bimbi, che impara a mangiare da solo, che le maestre lo intrattengono con attività che a casa non farebbe mai! E poi, sei fortunata: i tuoi lo seguono al pomeriggio. E’ un’ottima soluzione per il primo anno di scuola! Un abbraccio forte!
paolafrancy dice
Cara Michela,
secondo me la serenità e la SICUREZZA di una madre sono fondamentali nel caso di novità importanti, come il cambio di abitudini quotidiane.
Se una madre non è serena in primis, ma soprattutto sicura, determinata e convinta della sua scelta, è difficile che il bambino viva l’ esperienza in questione in modo tranquillo ( pensa anche solo quando si smette di allattare o si insegna ad un bimbo ad addormentarsi da solo o a dormire nella sua cameretta – se il bimbo avverte la tensione della madre, la maggior parte delle volte la “missione” fallisce – anche se spesso i bambini ci sorprendono e se sono pronti a fare il salto, lo fanno anche da soli spiazzando i genitori … )
E’ vero, iniziare ad interagire con gli altri bambini per lui può essere, oltre che una bella esperienza, anche un traguardo importante. Ma se per arrivarci, Tommaso deve “stare tanto male”, secondo me non ne vale la pena.
In fondo, l ‘asilo nido non è un passaggio obbligatorio. Ci sono molti modi per farlo stare a contatto con altri bambini ( dove abito io, per esempio, c’ è uno spazio giochi comunale dove si può andare uno o due pomeriggi a settimana ed è esattamente come un asilo: si canta, si gioca, ecc … ma solo per qualche ora e accompagnati daqi genitori o dai nonni )
Forse poi il tuo bimbo è più sensibile o ha bisogno di più tempo e l’ anno prossimo sarà pronto per la scuola materna.
Lo so, non sembra giusto arrendersi così in fretta e quindi magari puoi aspettare ancora qualche giorno … ma se le cose non cambiano, secondo me dovresti proprio lasciarlo a casa.
Primo perchè lui non riesce a vivere quest’ esperienza in modo positivo, e secondo perchè se tu non riesci ad essere serena, lui non può esserlo.
Sono sicura ( perchè credo capiti a tutte le mamme e accenni anche tu a questa cosa ), che anche se ti viene detto dalle maestre che le cose vanno bene, tu continui a vivere con l’ ansia che il giorno dopo lui pianga ancora o che si isoli dagli altri bambini.
Per la vostra serenità, e perchè ne hai le possibilità , dovresti lasciarlo a casa se vedi che la situazione non migliora nel giro di breve tempo.
Forzare la cosa in questo caso è dannoso e inutile.
Non è questione di essere mamme iperansiose. Il fatto è che non si può adottare lo stesso metro con tutti i bambini e la cosa più importante da considerare è la loro serenità e la loro sensibilità.
Se poi ci pensi, i mesi brutti brutti sono pochi e se non piove può usicre lo stesso. Poi comincerà ad andare al parco e a stare con gli altri bambini comunque …
Segui il tuo istinto e il tuo cuore. Non pensare alle critiche degli altri o alle statistiche … pensa solo al tuo bambino.
Scusa se mi sono dilungata troppo!
Un abbraccio, Paola
Elisa dice
Ciao, capisco bene il tuo dilemma perché ci sto passando per la seconda volta. (rischio una risposta molto LUNGA perché è un argomento che mi sta a cuore e a cui spesso si risponde con luoghi comuni!).
Il mio bimbo (3 anni a ottobre, una sorella di 6 mesi) ha fatto un anno di nido in una scuola Montessori e l’inserimento è stato relativamente tranquillo, e forse dato che lavoravo lo volevo vedere io così. Ha pianto solo un paio di volte, io rimanevo lì fuori nascosta per qualche minuto fino a che lo vedevo sereno e impegnato in qualche attività. Le maestre mi dicevano di non preoccuparmi che è normale, MA il mio sentimento era di angoscia e di senso di colpa e poi il mio grande dubbio è su COME queste separazioni impattano sullo sviluppo emotivo del bambino (e questo nessuna maestra lo può sapere!! ).
L’anno poi è andato bene, nel senso che il mio piccolo è sempre andato volentieri, ha fatto tanti amici, tra cui un paio in particolare “il trio tremendo” lo chiamavano le maestre. Poi è arrivata la sorella e lui ha continuato ad andare sereno.
Estate: tre mesi sempre insieme a noi, 1 mese insieme anche al papà e poi 10 giorni fa l’asilo. Va nella stessa struttura dove ha fatto il nido, ma il “trio” è stato separato e messo in classi diverse per la comodità delle maestre “così non fanno caos”, ma loro tre sarebbero molto volentieri stati insieme. E già questo mi ha indispettita: perché dividere delle socializzazioni NATURALI?? Cosa possono fare di così criminale a 3 anni!?
Inolre è cambiata la maestra e ci sono molti più bambini nella classe.
Ho appena scritto un post in cui spiego come sta andando. In due parole: non bene. Non bene perché lui spesso non vuole andare, a volte piange. Una mattina l’ho riportato via (tra gli sguardi perplessi di altre mamme e della maestra).
Quando vado a prenderlo ha sempre un’aria un po’ mogia.
E poi sto cominciando a leggere opinioni varie sul perché o meno mandare i figli all’asilo o a scuola (e vale anche per il nido dopo i due anni) e sto cominciando a farmi un sacco di domande su argomenti che davo per scontati.
Ora la sto prendendo giorno per giorno, ieri è andato tranquillo, il giorno prima l’ho tenuto a casa e siamo stati bene io lui e la sorellina.
Insomma, contrariamente a quello che dice “la massa” e la scuola (che non prevedeva un inserimento graduale per chi arrivava dal nido!!) sto cercando di fare un inserimento ” a modo nostro”, cerco di seguire i suoi sentimenti e i miei e di avere la forza e il coraggio di non fare “quello che dicono tutti”.
Segui il tuo ISTINTO di mamma (so che a volte non è compatibile con la vita pratica, ma è secondo me il modo migliore per essere serene e limitare i sensi di colpa) e vedrai che troverai la soluzione migliore per voi.
Ogni tanto tappati le orecchie e ascolta il tuo cuore.
Bietolina dice
Che dire…
non bello sapere che una mamma sta cosi’ e non lo dico solo sa educatrice di asilo nido ma anche da mamma…
Sono sempre stata dell’avviso che gli iserimenti non devono essere tutti uguali e sono un pò contro allo strappare i bambini ai genitori-
Io vorrei dire a questa mamma che ne ho inseriti di bambini in questi anni, molti hanno avuto crisi lunghe altri meno e non lo dico tanto per dire…ma spesso dipendeva dallo stato d’animo della mamma…
E’ anche vero che ho sempre notato che gli inserimenti piu’ ostici sono appunto quelli dei bambini un pò piu’ grandi… perchè cmq in loro sono consolidate delle abitudini che ben hanno a mente…pero’ nn sono impossibuli e anzi, spesso danno grandi soddisfazioni e cmq io trovo giusto che ti sia data la possibilità di vedere tuo figlio senza essere vista…
Cara Michela…è vero si risolve tutto… ma devi aver ben chiaro l’obittivo che vuoi raggiungere….non sentirti in colpa, nn lo stai abbandonando ma capisco che i commenti esterni siano di poco aiuto, ti basterebbe un sorriso mattutino di tuo figlio…
Spero vivamente che le educatrici ti possano venire in contro….ma anche tu devi avere fiducia…
un abbraccio
Sara….mamma ed educatrice