Dopo la storia della nascita e dell’impostazione pedagogica delle scuole dell’infanzia a Reggio Emilia, vorrei oggi rispondere a vostra domanda più ricorrente: ma come sono fatte queste scuole?
Intanto, non sono tuttie uguali. Alcune risiedono in edifici ormai datati e altri sono invece stati costruiti di recente. Ma il criterio che sta sotto alle dinamiche anche logistiche e di gestione degli spazi è sempre lo stesso.
Qualcuno ha scritto che l’ambiente deve essere una specie di acquario dove si rispecchiano le idee, le moralità, gli atteggiamenti, le culture delle persone che ci vivono. Noi abbiamo cercato di andare in questa direzione. (Loris Malaguzzi, dal catalogo della mostra I cento linguaggi dei bambini).
Tutto ruota attorno alla piazza, alla cucina ai parchi e agli atelier.
La piazza
La piazzetta è il cuore della scuola. Nelle nuove strutture, tutte le porte portano in piazza. Quelle delle sezioni, degli atelier, delle aperture per il parco e spesso anche le vetrate della cucina.
In piazza si condivide, si sta insieme, si crea, si impara. Sì, in piazza si impara perché, proprio secondo Loris Malaguzzi, “Quello che i bambini imparano non è il risultato automatico di quello che viene loro insegnato. Piuttosto, è dovuto in gran parte al fare proprio dei bambini come una conseguenza delle loro attività e delle nostre risorse”.
La piazza è un ampio spazio che agevola i movimenti dei bambini in modo indipendente. Tutto è a loro portata e anche i più piccolini, nei nidi, hanno l’opportunità di muoversi senza l’intervento continuo degli adulti.
La piazza è anche il luogo della comunicazione. Spesso è presente un angolo dedicato alle attività della giornata che i bambini hanno svolto, con documentazione anche fotografica della mattinata. Il famoso “quaderno” che tanto, ma tanto, mi ha riempito il cuore quando andavo a prenderli dopo averli lasciati 8-9 ore a scuola.
Poter leggere ogni giorno cosa hanno detto e vedere cosa hanno fatto è stato per me un ponte di fiducia impagabile, soprattutto al nido, quando ancora i bimbi non parlano e non possono raccontare.
La cucina
La cucina è interna. Non sembra nulla di importante, ma è tutto.
Tutti i bambini ormai cresciuti si ricordano della cuoca di nido e materna. Tutti. Perché la cuoca e, più in generale, la cucina, è una delle distintività di queste scuole. Tutto ciò che ruota attorno al cibo rientra in una dimensione altamente educativa.
I bambini passano tempo in cucina, si sporcano le mani, imparano a riconoscere i cibi, a distinguere le verdure, a scoprire nuovi sapori.
Il personale di cucina, altamente qualificato, disponibile all’ascolto e alla relazione con le famiglie, prepara quotidianamente i pasti per bambini e adulti seguendo una dieta bilanciata elaborata da una équipe di dietisti, pediatri, cuochi.
Una dieta che può variare in relazione a condizioni particolari di salute del bambino certificate dal pediatra, ma anche in relazione a divieti alimentari dettati da scelte religiose di cui le famiglie chiedano il rispetto.
Il menù è vario e ricco, dal cous cous alla pizza, e trasversale alle diverse culture che si intrecciano ogni giorno in queste scuole.
In cucina si organizzano spesso atelier anche dedicati ai genitori, serate a tema, in cui poter imparare a cucinare in maniera equilibrata ma gustosa.
In cucina i bambini tagliano la pasta per i dolci di carnevale, fanno torte, assaggiano e sminuzzano verdure. In cucina i bambini crescono.
I parchi
Non tutte le scuole hanno la ricchezza di un parco da vivere. Io sono stata fortunata perché entrambi, sia al nido che alla materna, hanno frequentato scuole in cui il parco è statoa una parte del ricco percorso educativo. Non riesco a pensare all’inserimento al nido senza la “consolazione” del parco (leggi anche “Una merenda sull’erba“), all’autunno senza gli stivaletti infangati e alla primavera senza la caccia ai girino nello stagno. Perché, sì, alla materna avevamo anche lo stagno!
Nel parco si passa scoprono i colori, si cercano i disegni della galaverna tra i rami degli alberi e si va a caccia di nuove varietà di fiori e piante.
Nel parco ci si graffia, perché i cespugli di rose stanno lì apposta, affinché anche i bambini più piccoli prendano le misure da soli con “le spine della vita”.
Nel parco ci si consola, quando ci si sente un po’ soli.
Atelier
Gli atelier sono il cuore delle scuole di Loris Malaguzzi ma…ne parleremo la prossima volta su Mammafelice. E soprattutto, ve li farò vedere. Ho tanto materiale fotografico inedito!
Questo post è offerto da Hedrin per la campagna #pidocchinientepanico.
Uno sponsor che per un anno permetterà a me e ad altre blogger di parlare di scuola ed educazione, sia qui che su Mammafelice.
verovero dice
chebello!!!!!! non milamento dellanostra ma è un’altra cosa!!!!