Domande
Gentile dott.ssa,
volevo confrontarmi con lei per i sensi di colpa che spesso ho nei confronti di mio figlio.
Lo so che questo stato d’animo è fisiologico in ogni madre, si pensa sempre di essere poco adeguati a questo ruolo immenso e difficile e con bimbi così piccoli (mio figlio ha 2 anni e mezzo) qualche volta mi capita di essere un po’ severa con lui quando perdo la pazienza (sto lavorando molto sulla mia soglia di pazienza e tolleranza) ma lei mi insegna che a questa età i bimbi mettono continuamente alla prova la tua pazienza perchè ne combinano sempre e di tutti i colori.
Insomma in alcuni di qst casi io dico che “mi parte l’embolo” e parte uno sculaccione o una sgridata, lo so che sbaglio ma è una reazione istintiva alla quale ora non riesco a ovviare. Ci sto lavorando ma la strada è lunga, è ovvio che quando reagisco così sto male con me stessa, mi sento una madre sbagliata ed ingrata con la vita che mi ha regalato un bene così immenso come un figlio, insomma è tutto un susseguirsi di sentimenti e pensieri autolesionisti.
Come posso secondo lei superare qst mia istintività ?
Carissima dott.ssa,
sono mamma di una bimba che a novembre compirà tre anni e che da qualche settimana mi sta facendo impazzire! È sempre stata una bimba allegra e vivace e praticamente mai capricciosa, lo scorso anno ha frequentato l’ultimo anno di nido e le maestre l’hanno descritta da subito come una bimba indipendente e intraprendente, a loro detta molto in gamba un mese fa è andata in vacanza con i nonni in montagna (che abitano insieme a noi e quindi fanno parte integrante della ns famiglia e si occupano di lei quando io sono a lavorare), per lei era la prima volta lontana da mamma e papa e non so se è stato questo che ha scatenato in lei questi continui capricci; mia madre mi ha raccontato che il comportamento in generale è stato buono e non ha notato atteggiamenti che potessero rivelare un suo disagio circa la nostra mancanza, però ha cominciato a fare scenate del tipo “urlo-mi dimeno-mi butto per terra e continuo a dire no no no no!” per delle sciocchezze: chiede il budino e poi dopo che lo hai aperto ne vuole un altro e un altro ancora, vuole una caramella e poi ne vuole una ltra e un altra e non la prima! Dopo qundici giorni siamo andati a prenderla e abbiamo proseguito per le nostre vacanze e le sceneggiate si sono ripetute all’ennesima potenza…addirittura in macchina una volta si è dimenata talmente tanto perché e sua detta la caramella che le avevo dato non era quella giusta che è riuscita a staccarsi dal seggiolino e ho lottato per dovercela rimettere.
Ho provato ad alzare la voce ma quasi mi rideva in faccia, ho provato ahimè, anche con qualche scapellotto che ovviamente non ha sortito nessun effetto, ho provato a ignorarla, ma con scarsi risultati: piange fino a farsi venire le labbra blu e se la ignoro urla in braccio in braccio ma è comunque difficile calmarla. Le uniche due volte che ha smesso immediatamente è quando il papà ha alzato parecchio la voce (cosa che nn fa mai perchè ovviamente non piace farlo a nessuno dei due).
Siamo ritornati domenica e ieri è stata una giornata relativamente tranquilla, la mattina con la nonna e nel pomeriggio con me, solo verso sera ha piantato il capriccio-tipo perché non ne voleva sapere di andare a dormire: pianto isterico di 15 minuti e poi dopo averla trascinata in cameretta ho iniziato a coccolarla e si è calmata.
In cosa sbagliamo? Non chiedo la ricetta magica ma vorrei capire perchè lo fa, se ha un disagio verso di noi o sono solo capricci legati all’età (così dicono tutti ma esistono davvero i “terribili due anni”?) Siamo noi inadeguati ad affrontare la situazione? Sono sempre stata una mamma serena, ho sempre cercato di affrontare le varie situazioni seguendo il mio istinto e confrontandomi con mio marito, senza ascoltare troppo i consigli degli altri, ma in questo frangente mi sento impotente e inadeguata e non so come rapportarmi con lei, ho paura di non darle i messaggi giusti.
Fra qualche settimana cominceremo l’inserimento alla scuola materna e vorrei che lo affrontasse serena perché sicuramente è un ambiente nuovo e diverso rispetto al nido, dove dovrà convivere con bimbi anche di due anni piu grandi di lei ed essendoci solo due meestre per forza di cose sarà meno seguita ripsetto al nido.
Grazie per l’attenzione.
Risposta
Due mail diverse apparentemente, in una c’è una bambina che “da qualche settimana sta facendo impazzire” la sua mamma e nell’altra una mamma satura di inadeguatezze e sensi di colpa.
Eppure per me sono collegate, molto profondamente.
Non posso fare a meno di pensare a quante risorse, quante strategie e quanta flessibilità abbiano a disposizione i nostri bambini per riuscire a mettere in crisi la nostra -presunta- stabilità di adulti. Le intelligenze che mettono in campo negli scambio con i grandi e i piccoli è già molto ricco e complesso, raffinato ed efficace.
Qualcuno legge in questo scambio così intenso una sorta di guerra in cui può “vincere” solo uno dei due, che sia il grande che alza la voce o il piccolo che fa i cosiddetti capricci poco cambia: se interpreto questa relazione come una lotta mi metterò in battaglia e farò di tutto per vincerla. Personalmente questa lettura non mi convince, mi pare superficiale e poco efficace: come in tutte le guerre faccio fatica a vedere il guadagno ma riscontro una eccessiva quantità di ferite (non solo fisiche) e di costi (non solo economici).
Questi scambi relazionali sono così ricchi di movimenti, emozioni, sperimentazioni da ricordare più una danza: tu fai e io faccio, lui fa quest’altro e io cambio, cambia il ritmo e cambio anche io.
Una sorta di gioco di relazione o “gioco sociale” come lo definirebbero gli etologi che osservano le varie specie animali, a cui somigliamo più di quanto immaginiamo. Al di là degli studi e delle teorie certo è che entrare in una dinamica di gioco ci alleggerisce (anche dai sensi di colpa) e ci permette di guadagnare in flessibilità e agilità relazionale, per raggiungere il nostro obiettivo o semplicemente divertirci, non è questo il significato più profondo di tutto il nostro giocare?
I bambini hanno la meravigliosa capacità di leggere tra le righe delle nostre azioni e provano a mettere in atto nuovi comportamenti che pensano essere più efficaci per il loro gioco. Imparano facendo e migliorano sempre di più le loro competenze, anche quelle di farci perdere la pazienza. Eppure se lo fanno significa solo che stanno imparando e che ci stanno conoscendo, forse più di quello che vorremmo.
In più dobbiamo aggiungere come ogni fase dell’evoluzione dei bambini modifichi e migliori la loro capacità di relazione: i tre anni dei bambini sono un passaggio importante per quello che riguarda le competenze relazionali e la capacità di fare in autonomia. Sono anche un passaggio importante per la famiglia in cui il bambino cresce: cambiano i bisogni di accudimento e la capacità di leggere il mondo circostante.
Una specie di aggiornamento 3.0 da cui non è possibile regredire ma solo evolvere.
Qui su MammaImperfetta abbiamo parlato tanto di questo periodo
E tanto anche sui sensi di colpa:
Puoi trovare tutti gli articoli e le risposte su questo tema qui
E’ chiaro che se da un lato è una fase estremamente impegnativa per i genitori è anche determinante per lo sviluppo dei bambini. E i bambini non hanno bisogno di genitori esausti o pieni di sensi di colpa, i bambini hanno bisogno di genitori lucidi e pronti ad aggiornare anche i loro programmi di azione. Diventa necessario compiere un’evoluzione nel proprio ruolo di genitori, nel proprio essere adulti, non per presunte inadeguatezze o incapacità ma proprio per le caratteristiche della relazione di crescita: cresce il bambino e cambia necessariamente il nostro modo di proporci, semplicemente perché quello che funzionava ieri oggi non funziona più.
La tentazione di entrare nel mondo dei “perché” è molto forte, lo so: siamo animali alla ricerca di un senso alle nostre azioni, lo facciamo sempre anche quando questo non ci aiuta a stare meglio o a fare meglio quello che va fatto. Quello che funziona molto meglio (soprattutto nelle fasi di cambiamento intenso e rapido, come la crescita di un bambino) è fare gli scienziati: osservare quello che funziona per tutte le persone del sistema e metterlo in atto, finché funziona e poi modificarlo quando non è più efficace.
Cari saluti a tutte le mamme “in divenire”.
Gloria Bevilacqua – Psicologa e Psicoterapeuta
E’ sempre interessante leggere i commenti ai propri post, qui in particolare: è davvero raro generare con lo stesso stimolo opposte reazioni. il bello della condivisione.
Daniela: E’ sempre difficile dare delle indicazioni pratiche a partire da indicazioni scritte in una mail, senza conoscere la famiglia e il bambino di cui si parla. Nei link allegati al post trova sicuramente maggiori suggerimenti su “cosa fare” ma è evidente che se continuiamo a ricevere mail su questa fase forse occorre riflettere anche su qualcosa di diverso dalla strategia di intervento, a me piace definirla la centratura su di noi come genitori, come adulti, come educatori. Ma -appunto- sono solo riflessioni per iniziare un percorso individuale, non possono essere certo un punto di arrivo definitivo valido per tutti.
Cari saluti.
ma che risposta è?
sembra una non-risposta. Non si capisce niente, o per lo meno, io non ci vedo nulla di “applicabile”.
Possibile che mia figlia 15 mesi già mi fa queste scenate….. Ma non basta ignorarla o alzare la voce per calmarla ma distrarla con qualcosa x richiamare la sua attenzione tutto questo anche dopo una bella mezz’ora di pianto inconsolabile…. Quasi come il pianto di mal d orecchio…. Sicuramente é stato legato al fatto dell allattamento…. Smesso 1 mese fa. E ogni pretesto è buono x la ribellione…..
Splendida risposta! Ragionare che nella relazione con i bambini non c’è ne un vinto ne un vincitore costringe a pensare e non mollare ma solo a provare, costruire e reinventarsi…..grazie.