Domanda
Buongiorno Dott.ssa sono la mamma di una bambina di 20 mesi di nome Margherita.
Margherita è una bimba allegra, solare, curiosa che ha un “problema” per quanto riguarda il rilassamento pre-nanna. Premetto che l’ho allattata fino a 17 mesi e che fino ad allora i suoi risvegli erano frequentissimi, ogni 40 minuti.
Da quando ho smesso di allattarla riesce a dormire tutta la notte, spesso rimane nel suo lettino (che è in camera nostra) altre volte a metà notte, viene nel nostro, ma è rimasto il problema dell’addormentarsi. Non ha mai voluto il cuiccio, non ha mai voluto una bambola nè alcun oggetto “di passaggio” che le permettesse di coccolarsi da sola. La sera vuole solo me, non vuole il babbo (con il quale ha un bellissimo rapporto) non vuole la nonna, solo la mamma. Questo non mi dispiace, tutt’altro, ma mi fa sentire incapace di aiutarla visto che comunque non riusciamo ad arginare il problema, si addormenta infatti in media intorno alle 23.30 (quando va bene).
Secondo il mio parere ha difficoltà di rilassamento prima della nanna, ha sonno, si struscia gli occhi ma nonostante ciò, non è lagnona, nè nervosa anzi. Le sue abitudini sono queste: la mattina si sveglia tra le 8.30 e 9.15 massimo, durante il pomeriggio dorme circa 1 h e mezza dalle 14 alle 15.30 circa. Nel sonnellino pomeridiano non ha difficoltà, io sono al lavoro e lei dorme con la nonna o con il babbo e generalmente impiega 20 minuti massimo ad addormentarsi. Mi hanno consigliato di darle il tiglio per cercare di aiutarla nel rilassamento ma non ha avuto ancora grandi risultati. La bimba non va ancora all’asilo, il pomeriggio la portiamo in ludoteca un paio d’ore per farla giocare con gli altri bambini.
Abbiamo il nostro rituale prima di andare a letto, lavaggio dei dentini, cambio pannolino, pigiamino, coccole, luce soffusa, televisione spenta dalle 21.15 circa ma questo probabilmente non è sufficiente.
Sa aiutarmi e suggerirmi qualcosa che possa permettermi di aiutare a mia volta lei nel rilassamento prima della nanna? Ho letto dei metodi indicati nei libri “Fate la nanna, ma non vorrei arrivare a tanto, sicuramente non risucirei a sentirla piangere per ore e i miei tentativi non servirebbero a niente.
Grazie per l’attenzione e mi scusi se mi sono dilungata troppo.
Francesca
Risposta
Cara Francesca,
dalle sue parole mi sembra di capire che la piccola Margherita cerchi nel periodo che precede la nanna, uno spazio dedicato al rapporto vicino e intimo con la sua mamma.
Mi spiego meglio: premesso che trovo le piccole abitudini che lei descrive molto opportune e necessarie per aiutare la bambina a entrare pian piano nella fase che prepara il sonno, sembra però che non bastino a lasciare che il riposo subentri alla fase di attività (nonostante ci siano i segnali di stanchezza). Mi ha colpito che al pomeriggio, quando lei non c’è, e il rituale avviene in compagnia di nonna o papà, i tempi si accorcino e sia più semplice cedere al sonno.
Così mi sono concentrata su quella frase che lei mi ha comunicato come premessa: l’ho allattata fino a 17 mesi e fino ad allora i suoi risvegli erano frequentissimi, ogni 40 minuti..
Mi sono chiesta se allora, dietro a questa difficoltà di addormentamento, non ci fosse la comunicazione di un bisogno di tipo diverso, suggerito anche dal fatto che “La sera vuole solo me, non vuole il babbo (con il quale ha un bellissimo rapporto) non vuole la nonna, solo la mamma”. È vero che sono tre mesi che non prende più il latte dal seno e che dorme tutta la notte senza risvegli, ma mi chiedo, tutto quel meraviglioso contatto fisico con la mamma (ogni 40 minuti per tutta la notte) come ha potuto essere integrato diversamente? Forse è questo che Margherita va cercando.
In un intenso articolo che trova qui l’autrice spiega che “Forse i bambini imparano così anche la differenza fra gli oggetti e le persone: la mamma che abbia voglia di offrire il seno in carne ed ossa anche al momento dell’addormentamento, fatta di calore, disponibilità, sguardi e scambi comunicativi da cui imparare a relazionarsi come esempio per i rapporti del futuro, è certamente altro rispetto ad un oggetto da portarsi a nanna”.
Questo però non deve far pensare necessariamente a un ritorno al seno come soluzione. Anzi, visto che il passaggio allo svezzamento è per voi un dato di fatto, si può pensare all’appagamento di questo bisogno in maniere alternative e più “mature”, sempre tenuto conto dell’età della bambina.
Partirei proprio dal bisogno di contatto, esperienza imprescindibile e fondamentale per ogni bambino. Mi viene da pensare all’integrazione fra i rituali della nanna di massaggi e carezze di nutrimento affettivo, che sono gestualità che i bambini ben conoscono associati al momento dell’allattamento, in cui sono abbracciati, contenuti, accarezzati. Lei mi scrive che le coccole fanno parte del rituale pre-nanna, quindi non sarà difficile inserire delle sequenze di massaggi anche accompagnati da storielle sul tema dell’amore fra mamma e bambino (il proiettarsi in una storia che narra e appaga il bisogno è già un ottimo modo per soddisfare il desiderio).
Contrariamente al neonato, per il quale il massaggio passa prevalentemente per il tocco e lo sguardo, nel bambino più grande occorre adattarlo ai nuovi bisogni e quindi utilizzarlo anche all’interno di racconti, canzoncine, filastrocche. Lei conosce bene la sua piccola, per cui potrebbe creare una storiella con protagonista un personaggio che a lei piace, che dopo una lunga giornata di tante cose da fare alla fine va a dormire e si rilassa con la sua mamma vicino, che gli trasmette tanto amore, chiudendo gli occhietti e facendo bei sogni (tutta la storia dovrebbe essere accompagnata dalle mani che massaggiano, contengono o anche semplicemente “riposano” sul corpo del bambino).
Può trovare spunti al riguardo nel Libro delle coccole di Red Edizioni.
Per quanto riguarda i fiori di Bach, una miscela che le suggerisco insieme a questa piccola integrazione di gesti e parole, è:
- WALNUT – che accompagna lo svezzamento e tutti i momenti di passaggio e trasformazione.
- HONEYSUCKLE – che aiuta a non restare concentrati sul passato, a superare la nostalgia di ciò che c’era prima e apre alla possibilità di guardare al nuovo con sguardo positivo, per una integrazione delle esperienze.
Li faccia preparare in aceto di mele e ne dia a Margherita 4 gocce per 4 volte al giorno. Può essere utile la stessa miscela anche per lei, di modo da utilizzare questa sinergia di trasformazione per entrambe.
Un abbraccio affettuoso a tutte e due.
Virginia Cioni – Psicoterapeuta e Floriterapeuta
Grazie tante per la Sua attenzione.
Leggendo la risposta mi sono commossa perche’ ho trovato nelle Sue parole una dolcezza infinita.
Provero’ sicuramente a mettere in pratica i Suoi consigli.
Ancora grazie
Francesca