Domanda
Sono una ragazza rumena da 10 anni in Italia con la richiesta di citadinanza in corso da quasi 4 anni prima di sposarmi e penso quasi in arrivo.
Sono sposata da 3 anni con un ragazzo italiano e abito con lui nella casa dei suoi genitori, che e stata divisa in 3 appartamenti. Abbiamo un figlio di quasi 6 mesi e da quando e arrivato, mio marito non mi aiuta più, fa fatica ad accettare il bambino e mi dice sempre che ho bisogno di aiuto devo ai suoi genitori.
Voglio chiedere la separazione consensuale e vorrei sapere quali sono i miei diritti. Lavoro da 8 anni e ora sono in maternità, ma tornerò a lavorare a gennaio (faccio l’infermiera ospedaliera a contratto indeterminato con un stipendio verso 1.500 euro).
Vorrei sapere a chi viene affidato il figlio? E poi se avrò il diritto di restare in questo appartamento dopo la separazione.
Io ho comprato un appartamento qui con il mutuo per i miei genitori che fra 2 anni si vogliono trasferire e che per ora ho affitatto.
Per badare al bimbo quando sarò a lavorare dovrebbe venire mia mamma che è in pensione ma che abita ancora Romania fino a quando porterò all’asilo il prossimo settembre.
Cosa dice la legge: dovrò andare ad abitare nel mio appartamento ? Avrò diritto a un assegno di mantenimento? Lui lavora da poco con contratto indeterminato e guadagna intorno a 1.300 euro e ha un altro appartamento che e in affitto a suo nome.
Se aspetto la cittadinanza avrò più diritti?
Risposta
La legge, specialmente in materia familiare, contiene solo principi generali, che poi spetta al giudice, con la mediazione degli avvocati, applicare alla singola famiglia, dal momento che ogni famiglia è diversa dall’altra e costituisce un soggetto a sé. Per questo non esistono risposte precise e sicure in materia, anche perché in sede giudiziale, quindi di una separazione contenziosa e non consensuale, la discrezionalità del giudice nella valutazione della situazione familiare è molto ampia, in sostanza i magistrati hanno un buon margine per fare non dico quel che gli pare ma per assecondare il proprio carattere, punto di vista, modo di vedere le cose.
Quindi sicuramente come dice la nostra lettrice la soluzione migliore sarebbe quella consensuale. Da questo punto di vista, siccome in questo tipo di separazione sono le parti che scrivono insieme le condizioni della separazione stessa, c’è un buon margine di discussione e quindi il punto di riferimento immediato non sono tanto i «diritti» previsti dalla legge ma proprio la situazione concreta della famiglia, da valutare con civiltà, serenità e, per quanto possibile, oggettività con l’ex partner, meglio se facendosi aiutare da un mediatore familiare, che aiuta i genitori a comunicare tra loro. Ricordiamoci sempre che la pressoché totalità dei problemi di famiglia consiste, o comunque ha radice, in un problema di comunicazione, per quanto paradossale possa sembrare spesso i compagni di vita non comunicano adeguatamente tra loro, pur trascorrendo molto tempo insieme.
Per venire più in concreto alle tue domande, avrai capito che non ci sono indicazioni certe. In teoria potresti ottenere l’assegnazione della attuale casa familiare a tutela dell’interesse di tuo figlio, ma non è assolutamente detto. In via consensuale, bisogna vedere cosa ne pensa al riguardo il tuo partner, in via giudiziale, invece, come vede la cosa il giudice. Anche sul mantenimento valgono le stesse osservazioni, la legge italiana prevede il diritto del coniuge più debole ad essere mantenuto dall’altro, ma la determinazione del se concedere questo assegno e dell’importo dello stesso va valutata nel caso concreto in relazione al reddito di chi lo dovrebbe pagare e a tutte le altre circostanze.
Ti suggerisco quindi di rivolgerti ad un legale di fiducia che ti possa seguire conoscendo il caso in tutti i suoi dettagli (se non disponi di reddito adeguato, puoi chiedere il patrocinio a spese dello Stato) e, se possibile, anche ad un mediatore familiare (ci sono professionisti privati e ottimi presso le strutture pubbliche).
Tiziano Solignani – Avvocato
http://blog.solignani.it
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