Domanda
Buongiorno Dott.ssa,
mia figlia è una bambina molto estroversa e molto affettuosa, ma fin dall’inizio della scuola elementare le insegnanti ci hanno spiegato che il suo problema è il divagare dalla lezione con note di vita privata o fantastica.
Quest’anno è in seconda, ma la situazione sta peggiorando, inizialmente solo per questioni di ordine ed un po’ di “non attenzione”, ora i suoi voti stanno calando in tutte le materie nonostante il fatto che a casa studia.
La maestra ci ha convocati perché durante un’ora di lezione si è addirittura messa a giocare con i compagni mentre lei spiegava (la classe si è rivelata altamente problematica fin dall’inizio del primo anno, ma mia figlia non era tra gli elementi “disturbatori”), continua a prendere note, sia comportamentali che di cattiva attenzione, per compiti assegnati oralmente e non fatti, perché la bambina non lo comunica a casa, o per materiale non portato a scuola perché la comunicazione è sempre stata data oralmente.
La reazione mia e di mio marito è quella della classica “ramanzina” seguita poi da castigo (niente tv,videogiochi …ecc.), ma nulla ha funzionato finora.
Anzi credo che mio marito a volte sia fin troppo duro perché è come interrompesse l’interazione con Camilla, che nota subito la cosa: quando lei parla o chiede qualcosa lui non le risponde più.
In tutta questa situazione mi sento comunque in colpa perché lavoro molto e vedo mia figlia solo la sera per tre ore… dove per di più spesso mi tocca sgridarla, farle finire i compiti non fatti con la nonna, o metterla in castigo.
Cosa pensa io possa fare per migliorare la situazione di Camilla a scuola?
La ringrazio per l’attenzione e le porgo un cordiale saluto.
Risposta
Cara mamma,
mi piace leggere la descrizione di una bimba dall’intelligenza vivace, che non perde occasione di connettere i vari ambiti della sua esperienza: la scuola, l’ambiente familiare, il gioco.
La percezione che ho, tuttavia, è che questa vivace bambina abbia intorno degli adulti che le chiedano di essere un po’ più grande dell’età che ha: un esempio è la maestra che dà delle comunicazioni orali a bambini di seconda elementare, aspettandosi che tutti siano in grado di ricordarle. E’ possibile che qualcuno sappia farlo, ma non lo è aspettarsi che tutti lo facciano.
Un altro aspetto che mi colpisce è che la classe è definita altamente problematica, ma, invece di intervenire con un preciso progetto scolastico, affidato ad un professionista di competenza, ci si limita a fare la distinzione tra “elementi disturbatori e non”: distinzione altamente riduttiva, se pensiamo che tutti i bambini del gruppo classe appartengono allo stesso ambiente fisico e relazionale, nel quale le interazioni influenzano ogni singolo membro, e dipendono da ciascuno di loro. Trovo tale distinzione estremamente semplicistica, dal momento che, come era prevedibile, il comportamento all’interno del gruppo ha presto influenzato anche i bambini che avrebbero dovuto -ipoteticamente- restarne al di fuori. Lo trovo impensabile.
Un elemento degno di attenzione, a mio parere, è la modalità di adattamento, non casuale, scelta da Camilla per la situazione in cui si trova: il gioco e le divagazioni nella fantasia.
Il gioco nel bambino non ha una componente esclusivamente ludica, ma rappresenta il modo in cui la realtà viene assunta e adattata alle proprie esigenze e alle proprie capacità. Rappresenta un modo di esercitarsi nelle competenze, e di sviluppare delle regole di comportamento. Attraverso il gioco e le fantasie il bambino elabora le proprie difficoltà personali, le proprie ansie e paure, e domina una realtà fatta di situazioni in cui può non essere pienamente efficace o capace di controllare la propria emotività.
Credo che questi elementi dovrebbero essere tenuti in conto dai docenti di un gruppo classe che si concede momenti di gioco in un contesto non appropriato, insieme ad una riflessione sull’importanza del rispetto delle regole e del contesto di apprendimento.
Un altro aspetto che mi preme sottolineare è lo sviluppo di capacità di apprendimento ed attenzione nei bambini così piccoli.
Dalla nascita all’adolescenza i bambini sono “iper-dotati” dal punto di vista dello sviluppo neuronale: le connessioni cerebrali sono milioni di volte superiori a quelle di un cervello adulto, e questo rende possibile imparare cose che un adulto imparerebbe in un tempo estremamente superiore a quello di cui necessita un bambino (linguaggio, movimento, regole sociali, etc.).
Questo significa anche che il cervello del bambino è come una spugna estremamente assorbente, ma non ancora “specializzato” in competenze specifiche: è questo il motivo per cui è difficile per un bambino coordinare la propria attenzione ed il proprio livello di concentrazione.
E’ come se ciò che per un adulto è percepito come un alternarsi di figure che si stagliano da uno sfondo e catturano la sua attenzione, per un bambino fosse tutto in primo piano. E’ facile immaginare che questo renda più difficile concentrarsi su una cosa in particolare.
In compenso, non finirò mai di meravigliarmene, questo meccanismo rende i bambini molto più capaci e sensibili di noi di notare particolari a noi invisibili, che colpiscono la loro attenzione.
Per sintetizzare quanto detto, credo sia prematuro pretendere da vostra figlia una capacità di concentrazione che non può possedere.
Trovo invece più importante riflettere sul contesto relazionale in cui il comportamento di Camilla si verifica. All’età di vostra figlia, un bambino apprende in primo luogo dall’interazione con l’ambiente, che si rivela quindi fondamentale per l’efficacia dell’apprendimento: un Ambiente di apprendimento sereno, sia a scuola o in famiglia, con le condizioni sufficienti ad esercitare le potenzialità di cui ogni bambino dispone, renderà semplice e privo di criticità il percorso che ogni bambino deve compiere.
Come ripeto sempre, inoltre, ogni comportamento del bambino è un appello alla relazione, un messaggio per qualcuno.
Non conoscendovi in modo diretto, proverò ad avanzare delle ipotesi rispetto a quel che sta accadendo, in base alla tua descrizione.
Mi sembra che Camilla si trovi in una classe in cui c’è molta confusione, in cui non è definito il contesto in cui “si può-non si può” fare delle cose, e che si pretenda dai bambini che siano più responsabili di quanto il loro ruolo e la loro età non richieda.
Potrei anche sbagliarmi, dal momento che non conosco tutti gli elementi della vicenda, ma mi pare di capire che gli stessi insegnanti rimandano al colloquio con i genitori la ricerca di una soluzione individuale, invece di intervenire a livello di gruppo.
Nello stesso tempo, noto che Camilla vive anche una situazione in cui trascorre il suo tempo prevalentemente in vostra assenza (con la nonna). Capisco bene che le necessità della vita odierna impongono ritmi e condizioni che non tutti sceglierebbero al di fuori della necessità, ma dal momento che su questo mi interpellate, penso che non sia un caso se Camilla riserva alla sera, A VOI, alcune delle cose che altrimenti dovrebbe fare con la nonna, o peggio, da sola a casa della nonna (piccola digressione: i nonni, per quanto fantastici, importanti e meravigliosi, non possono in nessun caso sostituirsi ai genitori).
Non escluderei che in questo ci sia una componente legata alla necessità che la bambina ha riguardo alla vostra presenza.
Ma invece di coglierla come un aspetto negativo, suscettibile a punizioni e ramanzine per lei e a sensi di colpa per te, proverei a vederne l’aspetto comunicativo e il messaggio per voi.
Al contrario, interrompere la relazione con lei e manifestarle una disapprovazione talmente forte (per essere uscita al di fuori dai canoni di un ideale di brava bambina) otterrebbe a mio parere l’effetto di umiliarla ulteriormente, e di non incentivarla al miglioramento.
Credo che Camilla stia chiedendo a voi di starle vicino: laddove non si può nella quantità, si può nella qualità del tempo trascorso insieme.
Nutro la convinzione che essere propensi a condividere con lei i compiti, la cosa più importante per un bambino che frequenta la scuola elementare, è la strada per far regredire spontaneamente la sua “distrazione” nel portarli a termine.
Temo che questa non possa essere l’unica soluzione, e che un intervento sulla classe sia necessario. Laddove questo non sia possibile, e non sia interpellabile uno psicologo scolastico, sarà necessario che tu e tuo marito proviate a sopperire a ciò in cui la vostra bambina non si sente sostenuta.
E’ importante non dimenticare che essere bambini è un diritto, e che non c’è motivo di chiedere loro di crescere più in fretta di quanto già la vita non impone.
La responsabilità, la capacità di concentrazione, il buon rendimento (che differiscono dal rispetto delle regole e dall’adattamento alla vita scolastica), verranno col tempo. Adesso è più importante dar voce a questa spiccata tendenza alla fantasia e alla digressione, che nella vostra bimba chiede a gran voce di essere visto ed ascoltato.
Certa che saprete cogliere questo suo bisogno, vi faccio i miei migliori auguri, e resto a vostra disposizione per ulteriori chiarimenti.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
dott.ssa Marcella Agnone dice
Cara Antonella, ti ringrazio per aver portato la tua testimonianza positiva ad una consulenza psicologica.
Concordo con te che non è facile conciliare vita professionale e familiare, ma, in tuo sostegno, voglio ricordarti che non è tanto importante la quantità, ma la quantità, e questo i bimbi lo capiscono bene.
Mi complimento per la tua sensibilità e la tua capacità di osservazione, sicuramente ti permetteranno di aiutare tuo figlio a capire l’importanza delle regole senza perdere la sua unicità e la sua spontaneità. Sono certa che Giovanni, con la sua sensibilità e il suo essere in gamba, troverà presto la sua strada, ed il suo modo di stare in classe.
Ti faccio i miei migliori auguri.
antonella dice
Ciao a tutti! mi sono molto ritrovata nella lettera della mamma di Camilla perchè conmio figlio Giovanni, quasi 7 anni e in prima elementare, stiamo vivendo qualcosa di molto simile. Giovanni, estroverso e solare, ha faticato nn poco ad ingranare con la scuola. Le maestre ci hanno spiegato che nn è tanto un problema di apprendimento, il bambino è intelligente e sensibile, ma anche lui, sopratutto all’inizio, nn finiva i lavori, si alzava dal suo posto e…faceva anche il bimbo piccolo, spiazzando compagni e insegnanti (lo faceva anche a casa, io pensando volesse più attenzioni e lofacesse solo con la mamma sdrammattizzavo e ci ridevo su). Devo dire che fino a settembre scorso, sono sempre stata molto assente per lavoro, in alcuni periodi due anni fa tornavo a Milano anche il sabato mattina. E chiaramente sono entrata in crisi perchè ho collegato i problemi del bimbo alle lunghe assenze dei genitori ( e confermo che la nonna con cui resta quando noi nn ci siamo gli vuole bene, ma nn è la mamma, me ne sono accorta ach’io con un po’ di osservazione). Abbiamo chiesto consiglio al suo pediatra, che stimiamo molto, e così l’ho portato per due mesi un’ora alla settimana da una giovane psicologa. Lunedi prossimo faremo con leiilpunto della situazione, l’unica cosa che mi ha detto è che “Giovanni è un bimbo in gamba”. Però a scuola le cose sono migliorate, se ne sono accorte le insegnanti (compresa quella di inglese). In più, l’abbiamo iscritto anch a basket, come già aveva chiesto da tempo (finora ha fatto solo un’ora di nuoto alla settimana) per cominciare a fargli capire l’importanza di seguire “le regole”.Peròsono anche consapevole che devo ritagliarmi più tempo per i suoi compiti e per lui in generale. Nn è facile essere mamma e voler avere una vita professionale oggi (in Italia). Un caro saluto a tutte le mamme.