Domanda
Cara dottoressa,
sono mamma di un bambino di 15 mesi, Francesco, che è un bimbo meraviglioso, affettuoso, attento, vivace. Insomma tutto ciò che avrei sempre voluto.
Il problema sono io.
Non riesco a metabolizzare il fatto di ‘essere mamma’ o meglio , vivo da circa 13 mesi , in un continuo stato di agitazione.
Premetto che ho avuto una gravidanza difficile dal punto di vista della salute, 9 mesi di nausee, vomito e sono arrivata alla fine sfinita, con 6 kg di più solamente..parto naturale , perfetto.
Bimbo 2 kg e 6, sottopeso, primo senso di colpa.
Latte che non scende, Francesco affamato e io ignara di tutto non attacco abbastanza il bimbo, allatto 20 giorni, poi su consiglio del pediatra continuo con il latte artificiale. Lì per lì mi sento sollevata, poi a distanza di tempo, altro senso di colpa.
Sono scoppiata circa 2 mesi dopo la sua nascita, una sera dopo una discussione con mio marito, (che in tutto questo è lontano perchè fa un lavoro duro e non ha mai potuto aiutarmi, specialmente la notte) così dal nulla, apparentemente.
Mi sono cominciate a venire in mente mille paure sul figlio e soprattutto paura di me: sono entrata in un circolo vizioso di idee, paure che mi facevano sentire male, sensi di colpa, sentimenti di inadeguatezza, fino ad arrivare a veri e propri attacchi di panico.
Mi sono rivolta subito al consultorio del mio paese, là ho parlato con una psichiatra che mi ha prescritto un ansiolitico e con la quale ho fatto colloqui per circa 6 mesi.
Con il farmaco è andata meglio, poi sono anche rientrata al lavoro e ciò mi è stato d’aiuto, ma poi dopo un anno di cura, d’accordo con la mia dottoressa ho sospeso il farmaco, soprattutto perchè nel tempo, un pò di cose le ho capite e voglio farcela da sola.
Il problema principale è la mia paura, unita alla mia grande insicurezza..sono sempre stata una persona molto timorosa e iper sensibile.
Certo i problemi avuti con mio marito, prima della nascita di mio figlio, sicuramente mi hanno reso molto più fragile.
Per anni è stato un alcolista, e io ho condiviso con lui la vita dura e triste che regala l’alcol. Alla fine, siamo riusciti a resistere, dopo mille peripezie, ricadute, speranze, delusioni ne siamo usciti, anche come coppia.
Lui è uscito dal tunnel, ha trovato un nuovo lavoro, la vita ha ripreso a sorriderci e poi sono rimasta incinta.
Desiderato si, ma neanche il tempo di riprendermi, ho cominciato subito a stare male con la gravidanza e ora è come se facessi con me stessa tutti i conti del passato.
Sono sintetica lo so, non so se riesco bene a spiegarmi, le cose sono tante da dire.
In tutto questo ho omesso, ruolo molto importante invece, la mia famiglia, che è meravigliosa e c’è sempre stata in tutte le mie difficoltà, soprattutto mia madre, che ha assistito anche al parto, donna fortissima che mi ha sempre sostenuto.
Ma anche lo stesso confronto con lei, sempre forte e sicura di sè che mi fa male, se mi guardo dentro.
Io vorrei tanto godermi la mia famiglia e tutto ciò che ho sempre desiderato, ma le paure e l’ansia non riescono a farmi sentire all’altezza, forse la maternità non è l’idillio che tutti ci vogliono far credere, è piena di sentimenti contrastanti, ma io vorrei ‘imparare a vivere’ questo ruolo, con tutte le sue sfaccettature non sentirmi più una mamma inadeguata.
Scusi le mille contraddizioni e i salti da un discorso all’altro, nella confusione spero qualcosa sia emerso.
Aspetto un suo parere, la ringrazio in anticipo.
R.
Risposta
Cara Romina,
hai scritto una lettera bellissima, talmente bella che non riesco a considerarla una mail e l’ho voluta stampare e tenere sotto gli occhi mentre ti scrivo queste poche parole, spero ti possano aiutarti in questo periodo di fatica e riflessione.
Una lettera da dove emerge l’immagine e la storia di una donna vera che non ha voglia di raccontarsi delle balle, che ha messo mano alla sua parte più autentica e ha voglia di stare bene con se stessa, nella sua pelle. Una donna che non scappa, nonostante la paura. Che va avanti, passo dopo passo, anche se fa male.
Non ti sembra una cosa meravigliosa?
A me sì e mi sembra anche eccezionale in un’epoca dove è necessario mostrarsi sempre “tutti di un pezzo”, come se avere una forma rigida fosse positivo e non la vera, terribile fragilità.
La tua storia è fatta di fatica, prove superate, ostacoli sormontati, risultati raggiunti.
La forza, cara Romina, hai già dimostrato di averla, hai esattamente la stessa energia che ammiri in tua madre, solo che ancora non la vedi.
Solo che ancora pensi sia stato un caso o un regalo.
E invece no, sei stata brava.
Tu.
Così come sei, con i tuoi alti e i tuoi bassi, con la tua sensibilità che ha strabordato quando sei diventata mamma, ma che ti sta permettendo di fare i conti con te stessa.
Di diventare forte, di permetterti di manifestare quello che sei sotto la scorza delle cose da fare.
La forza è una delle quattro virtù cardinali, viene anche chiamata fortezza (ti ricorda niente?) e consiste nella costante ricerca del bene anche nelle difficoltà. Oggi usiamo più frequentemente la parola resilienza ma il significato è molto simile: la capacità di resistere alle avversità, di non scoraggiarsi dinanzi ai contrattempi, di perseverare nel cammino.
E’ il coraggio di andare avanti anche quando la vita è faticosa.
Tu di questo sei assolutamente un’esperta, le fatiche le affronti e le superi: l’alcolismo di tuo marito, la gravidanza faticosa, i sensi di colpa alla nascita, il gestire il bambino da sola, l’ansia e la paura.
Difficile, ma tu ce l’hai fatta.
Hai ragione: spesso la maternità viene descritta come un porto tranquillo quando invece è un mare agitato di emozioni ambivalenti.
È ancora faticoso ma oggi si comincia a parlarne con maggiore chiarezza e con esempi concreti, vedi Marilde Trinchero in La solitudine delle madri o la scrittrice turca Elif Shafak in Latte nero. Storia di una madre che non si sente abbastanza.
La possibilità di condividere e riflettere sulla componente meno piacevole della maternità ci può aiutare a trovare un nostro personalissimo equilibrio dinamico. Non c’è una soluzione che vada bene per tutti ma c’è un continuo e costante lavorìo interiore, quello della consapevolezza di chi siamo, da dove arriviamo, dove vogliamo andare.
In questo ambito -come in tutti quelli in cui le emozioni fanno la parte principale – non ci sono scorciatoie o bacchette magiche, ma lavoro su di sé: da quello che mi scrivi hai la sensibilità per proseguire questo percorso di rafforzamento di te stessa e delle tue capacità. Un cammino che assomiglia a quello che hai fatto quando soffrivi di attacchi di panico ma con un obiettivo del tutto diverso: non più cura di una malattia ma spazio protetto per diventare quello che vogliamo essere.
Questa è l’essenza della crescita che una psicoterapia può generare.
Perché la sensibilità non è un limite ma un vantaggio se impariamo a usarla e gestirla.
La maternità ci porta -inevitabilmente- a fare i conti con noi e con i nostri fantasmi, ma allo stesso tempo diventa anche una calamita per attivare le nostre risorse, per noi e per i nostri figli.
A volte la nostra intelligenza inconscia ci fa dei regali, ci indirizza su una strada complicata in cui la nostra mente razionale non sa come orientarci. In quel caso ci conviene seguire le nostre intuizioni, come una bussola quando ci siamo persi.
Ad esempio: non conosco i motivi per cui hai scelto di chiamare tuo figlio Francesco, certo è che porta un nome di buon auspicio.
Francesco deriva dal tedesco e significa libero.
A me sembra che questo possa essere a tutti gli effetti un dono che tu e tuo marito avete fatto a vostro figlio, una dichiarazione di intenti che avete fatto anche a voi stessi quando è nato lui.
Ecco, io partirei da qua.
Ti auguro uno splendido viaggio verso te stessa, sono certa che farai molte scoperte preziose.
Gloria Bevilacqua – Psicologa e Psicoterapeuta
M.V. dice
Bellissima lettera in cui mi sono rispecchiata in pieno.Sono mamma di una bimba di 2 anni e capisco benissimo i sentimenti descritti in questa lettera. Fin da quando è nata la mia piccola nonostante la gioia immensa, dentro di me ha sempre albergato un senso di inadeguatezza ed il sentirmi una mamma a metà…eppure io e mia figlia ci amiamo tanto ma è come se dentro di me c e’ sempre quella voce a dirmi che non sono una buona mamma..È difficile spiegarlo in poche righe ma posso assicurare che sono sensazioni che ti annientano e nn ti fanno vivere bene.spero un giorno passerà..Forza e in bocca al lupo a tutte!
Cuor di Frolla dice
Il senso di inadeguatezza io lo conosco ma con una sfumatura diversa, meno ansiosa ma non meno angosciante.
Non è che non mi senta una brava mamma. Purtroppo io ancora non mi sento nemmeno mamma.
L’ora è tarda e spiegarlo a voce non mi riesce. E poi forse è poco attinente.
Però all’amica R. le mando un abbraccio mentale, sono certa che il tempo aiuterà a rimettere tutto nella giusta prospettiva.
olivia dice
CARA ROMINA……NON SEI SOLA CON I TUOI SENSI DI COLPA, DI INADEGUATEZZA ED ANSIE DI NON ESSERE UNA BUONA MADRE…..LI CONDIVIDO E LI VIVO CONTINUAMENTE….NON HO VISSUTO BENE LA GRAVIDANZA DEL MIO UNICO FIGLIO CHE ORA HA 22 MESI , E NON DA UN PUNTO DI VISTA FISICO PERCHE’ FORTUNATAMENTE HO AVUTO, NONOSTANTE I MIEI 45 ANNI SUONATI, UNA GRAVIDANZA SPETTACOLARE ED ALLA FINE UN BIMBO TRANQUILLO, SANO, GIOVIALE INSOMMA TUTTO OK…MA IL MIO STATO EMOTIVO ERA DISASTRATO DA CAMBIAMENTI SENITMENTALI E SCELTE CHE MI SONO TROVATA COSTRETTA A FARE PROPRIO PERCHE’ INCINTA E CHE DIVERSAMENTE NON AVREI FATTO…TUTTO CIO’ MI HA PORTATO A NON METABOLIZZARE NE’ LA GRAVIDANZA, NE’ LA NASCITA DI MIO FIGLIO CHE SOLO ORA, A DISTANZA DI QUASI DUE ANNI RIESCO A VIVERE CON ABBASTANZA SERENITA’…OVVIAMENTE TUTTO QST TRAMBUSTO EMOTIVO MI HA PORTATO DEI SENSI DI COLPA GIGANTESCHI CHE MI HANNO PORTATO PERSINO A DUBITARE CHE MIO FIGLIO MI VOLESSE BENE COME OVVIA PROIEZIONE DEI MIEI SENTIMENTI….PIANO PIANO PERO’ MI STO LIBERANDO DI TUTTO QST FARDELLO NEGATIVO E CERCO DI GODERMI DI PIU’ MIO FIGLIO ANCHE SE QUALCHE VOLTA RICASCO IN SENTIMENTI NEGATIVI CHE PER FORTUNA SUBITO ACCANTONO E METTENDO DA PARTE, ALMENO PER ORA, SCELTE SENTIMENTALI DIVERSE….
Francesca Patatofriendly dice
Ciao Silvia
questa lettera di Romina a cui hai dato spazio qui e’ davvero bellissima e altrettanto bella e’ la risposta della psicoterapeuta.
Tante mamme passano attraverso sensi di colpa e di inadeguatezza, parlarne, sentire che non si e’ sole aiuta e queste testimonianze servono anche a chi non ha magari la forza o il coraggio di chiedere un supporto per uscire dal tunnel.
Grazie a tutti voi.
Valentina dice
Ciao R, sono Valentina giovane mamma di Ettore 8 mesi!
Capisco bene i tuoi sentimenti ed il tuo senso di inadeguatezza perchè da quando sono mamma ormai sono mamma è come se mi sentissi immensamente piú fragile di quanto non lo sia mai stata.
Combatto tutti I giorni con le mie paure soprattutto nei confronti di mio figlio perchè vorrei che crescesse libero nella mente e nel cuore, ogni giorno mi faccio forza per lui e per la mia famiglia che ho costruito con tanta fatica….vai avanti così non mollare e sappi che non sei sola, che siamo tante donne- mamme fragili ma forti nello stesso tempo e abbiamo la sensibilità giusta per riuscire nella vita e per crescere I nostri figli con amore e nell’amore!
Per questo dico a te, a me stessa e a tutte le mamme come noi, ma anche a quelle piú serene, di volersi bene e di accettare le proprie fragilità!
Continua così un abbraccio.
katiuscia bonato dice
Cara R., ho trovato molto commovente nella sua autenticità la tua lettera. Che dire? Ci sarebbe molto da dire, non basterebbe una vita. Solo una cosa: il senso di solitudine accomuna e attanaglia molte donne-madri, ma per quel che può servire, non sei sola. Sei una voce del coro, con l’unica differenza che tu hai avuto il coraggio di uscire da questo coro e di raccontare molto semplicemente e in forma disarmante le tue sensazioni. Brava! Sei forte e coraggiosa. Il tuo bambino è molto fortunato. Sai, io faccio l’attrice e sono una mamma. Sono passata attraverso tutte le cose che dici. Non ho avuto nessun tipo di supporto, anche perchè, per paura e vergogna, non l’ho mai cercato. Ora me ne pento. Comunque in seguito, ho trovato il mio modo di uscire dal coro. Ho fatto uno spettacolo proprio su maternità e depressione post partum, quella brutta parola che non si può mettere in bocca ad una mamma! Se hai voglia di darci un’occhiata, su youtube c’è un promo. Si chiama ” L’ho uscito io! ( Mamy Blues )”.
Un abbraccio virtuale
Katiuscia