Domanda
Buongiorno dottoressa,
vorrei un consiglio per mio figlio di 41 mesi.
Quando gli parlo a volte non mi ascolta se non alzo la voce. Non sta mai fermo neppure quando guarda la tv.
Ama molto i videogiochi e si stanca subito se gli propongo di colorare, disegnare o uscire.
Al parco-giochi cambia ogni 10 secondi giostrina, e se andiamo via non si arrabbia.
Parla tanto ma a modo suo, e a volte mi risponde con frasi che non hanno nulla a che fare con ciò che gli chiedo tipo: se gli chiedo se ha buttato i giochi per terra lui mi risponde: “mamma sei sicura di dire”, oppure se gli dico cosa guarda in tv mi risponde: “quello”.
Non si sforza.
Secondo lei ha bisogno di aiuto? La ringrazio del suo aiuto che sono certa che arriverà.
Roberta
Risposta
Cara Roberta,
un famoso autore di nome Winnicott sostiene che una delle funzioni più importanti della crescita di un bambino sia l’holding, cioè il modo in cui la madre tiene in braccio il bambino, sin da quando è neonato.
Questo gesto ha l’importanza di rappresentare un contenimento sia fisico che emotivo e un’esperienza di sicurezza e protezione da segnali interni ed esterni ai quali il piccolo è impreparato.
Quello che si ignora, tuttavia, è che questo contenimento rappresenta in realtà una funzione indispensabile in tutte le fasi dello sviluppo: possono cambiare le modalità, il contesto, le situazioni, ma la presenza di un genitore che possa dare una cornice agli eventi del mondo (fisica: un abbraccio, una carezza, un sorriso; mentale: un parola, una spiegazione, una voce rassicurante) crea quella sensazione di pace e benessere che si può esprimere metaforicamente come una nave che torna ad attraccare in un porto sicuro dopo aver navigato per i mari del mondo.
Il corpo del bambino, come più volte ho sottolineato, esprime con grande naturalezza e spontaneità i messaggi relazionali diretti all’ambiente che lo circonda. In base a questo ciascuno di noi costruisce uno stile di interazione con l’ambiente, anche da adulti, con le sue peculiarità. Questo concetto, che spesso ripeto, vuole esortare tutti coloro che sono a contatto con un bambino ad assumere una modalità di interagire attenta ai messaggi che provengono dal movimento corporeo.
Il corpo parla: se ha qualcosa da dire, è necessario che qualcuno lo ascolti, che ci sia un Altro significativo pronto a cogliere i messaggi su ciò che il bambino sente, e a rispondere adeguatamente.
In questo senso l’osservazione del bambino è uno strumento importantissimo, non solo per i professionisti della salute, ma anche per genitori ed insegnanti, relativamente alle necessità che ogni bambino esprime nel suo modo di interagire dentro una relazione.
Ma per osservare ci vuole tempo, calma, e possibilità di predisporsi a farlo.
La televisione, o il gioco prevalentemente solitario ed autonomo, non sono momenti in cui il bambino può sperimentare la presenza dell’Altro, regolare le dinamiche comunicative, svolgere il gioco dei ruoli (imparare che c’è un momento di attività ed uno di riposo o di pausa che si alternano).
Perché il bambino cresca con fiducia in se stesso e con la sicurezza di poter affrontare il mondo, inoltre, è necessario che ci sia un clima in cui egli sperimenti il contenimento delle proprie eccitazioni, delle proprie ansie, o semplicemente della propria energia fisica.
E’ più semplice a farsi che a dirsi: a volte ai bambini è necessario semplicemente che si riconosca la loro “forza fisica”, la loro energia (“vedo che sei veloce! che sei forte!”), o che, attraverso il gioco, gli si offra un abbraccio dentro cui riposare prima di tornare al gioco.
La sensazione che il tuo racconto mi trasmette è che le attività abitualmente svolte da tuo figlio (televisione, videogiochi, o altro) sono proprio quei momenti in cui invece di prendere consapevolezza delle sensazioni fisiche, dei bisogni, del corpo, e poterli elaborare in presenza di un adulto per lui importante, se ne allontana, mettendole da parte, con l’effetto boomerang di sentirle tornare indietro più forti di prima, in altri momenti, non “digerite”. Potrei immaginare che sia utile per il tuo bambino comunicare come si sente, in modo adeguato all’età, come sta, cosa prova, cosa gli piace, cosa non gli piace, e così via.
Tuo figlio è un bambino molto dinamico: non è solo un problema, ma anche una dote che, se adeguatamente espressa, gli tornerà utile in altri momenti della sua vita.
Il movimento e l’esplorazione sono due comportamenti molto desiderati dai bambini, nello stesso tempo però molto temuti (in proporzione alla loro esperienza e alla padronanza sull’ambiente). Tra queste due polarità si sviluppa l’autonomia.
Tuo figlio di 41 mesi ha già superato i tre anni: come avrai letto in altre mie risposte, un bambino di tre anni ha appena concluso il percorso di crescita che lo porta ad avere una personalità propria e differenziata.
Il modo in cui siete arrivati a questo momento è fatto di un lungo percorso di esperienze e di apprendimenti, nel quale il bambino impara le sue modalità di interazione con gli altri.
La mia personale opinione è che i bambini che non ascoltano o non parlano sono bambini che hanno fatto esperienza dell’inutilità di parlare o ascoltare. Forse avrebbero voluto essere ascoltati di più, forse avrebbero avuto delle cose da dire. O, semplicemente, potrebbe essere il caso che tuo figlio, cara Roberta, sia stato un bambino ascoltato in passato, ma non si sente ascoltato adesso, nel qui ed ora.
Alzare la voce non credo sia un sistema per ottenere la sua attenzione: è comprovato che, nel tempo, i volumi più alti portano a ritirarsi, piuttosto che a cercare il contatto. Se hai voglia di essere ascoltata da lui, proverei invece a diminuire il tono della voce ed i rumori di fondo (televisione o altro), e di guardarlo sempre negli occhi, abbassandoti alla sua altezza, quando gli stai dicendo qualcosa di importante. Sarà difficile le prime volte, ma otterrai presto il contatto visivo ed emotivo che renderà più facile comunicare.
La fretta di un bimbo che si muove velocemente mi suggerisce la mancanza di tempo : prenditi del tempo per stare con lui, dedicandogli attenzioni esclusive (a qualità è più importante della quantità), i bambini sono più sensibili di noi rispetto a certi eventi quotidiani, e quel che a noi sembra trascurabile, per loro può essere molto importante. So che nella routine quotidiana non è facile, non è facile nemmeno per me, ma il tuo bambino ti sta comunicando che non trova un posto in cui fermarsi e riposarsi un pò: offriti come “porto sicuro” e vedrai che lentamente la sua pazienza e la sua capacità di stare nelle cose e nelle attività aumenterà.
Paradossalmente, si impara a fare da soli solo stando con qualcuno che ci insegna a farlo.
Ci sono attività, tra l’altro, alle quali ci si educa progressivamente, e solo una pazienza costante e la presenza di un adulto, che lo aiuti contenendolo, possono abituarlo.
Al di là di tutto, penso che il bimbo sia ancora molto piccolo, e che una parte di “distrazione” in certe frasi, in certe attività, sia pienamente legittima.
Per rispondere alla tua domanda: no, non penso che lui abbia bisogno di aiuto, ma penso invece che entrambi possiate averne, papà compreso:
diceva Bowlby “se vogliamo aiutare i bambini, dobbiamo aiutare i loro genitori”.
In questo senso ti suggerisco un percorso di sostegno alla genitorialità, perché tu per prima possa trovare un sostegno, un momento di riflessione, ed un luogo di “riposo” rispetto al difficile mestiere di genitore.
La distanza e la mancanza di osservazione diretta non mi permettono di essere più precisa sulla situazione di cui racconti, ma ho provato ad analizzare gli elementi a mia disposizione dandoti dei riferimenti teorici e delle opinioni professionali che spero possano essere in linea su ciò che voi state sperimentando.
Il comportamento del tuo bimbo di 3 anni e mezzo potrebbe voler dire tutto o niente, ma quello che mi sembra bello è che tu abbia avuto la capacità di osservarlo interrogandoti sul suo significato.
Penso che questa tua dote ti aiuterà a sostenerlo nel modo più adeguato rispetto alle fatiche della crescita, di certo presenti per tutte, ma necessarie a diventare grandi.
Ti faccio i miei migliori auguri, e ti invito a ricontattarmi in caso di dubbi o perplessità.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
dott.ssa Marcella Agnone dice
Cara Almi, ti ringrazio dei complimenti.
Con il tuo permesso, ti contatterò in privato per indicarti i contatti che ti servono nella tua regione.
Un saluto.
elena dice
bella la domamda, splendida la risposta. Sono commossa. anche il mio bimbo é cosi’..so bene cosa vuol dire
Almi dice
Buongiorno. Ho letto con attenzione la sua risposta; mi è piaciuta molto la citazione di Bowlby e ho bisogno di avere contatti per iniziare “un percorso di sostegno alla genitorialità”. Mi può dare dei riferimenti per il Piemonte? Grazie.