Come sempre, nonostante sia il mio quarto anno di frequentazione ininterrotta di asili nido, non finisco mai di sorprendermi dei percorsi che seguono a Reggio Emilia le scuole comunali dell’infanzia.
Alla prima riunione di sezione ci hanno mostrato un video relativo a questo primo mese di frequenza.
Abbiamo avuto modo, così, di calarci in situazioni tipiche della quotidianità di Niccolò che non ci vengono mai restituite verbalmente, non essendo lui ancora in grado di formulare narrazioni.
Assemblea
La mattina la sezione (composta da bambini di età compresa tra i 26 ai 33 mesi) si riunisce in assemblea. Fanno l’appello, si contano a vicenda, discutono il programma della giornata, mangiano la frutta. Uno di loro, il cameriere, ha il compito di distribuire frutta fresca agli amici. Con attenzione e precisione, infila la forchetta nel pezzo di frutta desiderato dall’amico e, tutto orgoglioso, gliela porge.
Sono 24 bambini, TUTTI seduti senza nessuna fatica e nessun atto di “forza”.
Fiducia
Queste attività di collaborazione al menage quotidiano del nido, si faranno più forti alla scuola dell’infanzia, ma la semina alla collaborazione domestica inizia già a 20 mesi.
E così, a turno, questi frugoletti piccolissimi si dividono le mansioni: il cameriere del pane si occupa, appunto, di distribuire i pezzettini di pane agli amici, quello della frutta anche. Poi, un gruppo di 5-6 apparecchia la tavola. Con che attenzione e orgoglio maneggiano le stoviglie, rigorosamente frangibili e non di plastica!
Vederli apparecchiare mi ha fatto venire in mente Maria Montessori, a cui si devono i primi atti di rispetto verso l’infanzia.
Maria Montessori era un rivoluzionario genio al servizio totale e completo dei bambini. È stata la prima figura di educatore capace di guardare al bambino come un essere umano in tutto e per tutto. Con rispetto e amore si è dedicata all’infanzia rivoluzionando per sempre l’approccio educativo: le seggioline che trovate nelle scuole dei vostri figli le ha fortemente volute lei. Tutto doveva essere a misura di bambino: sedie e tavoli piccolini, maniglie abbassate, interruttori ad altezza bambino, insegnanti senza cattedra ma seduti accanto ai bambini sulle piccole seggioline predisposte per loro.
Tutto questo accadeva nei primi anni del secolo scorso, quando la scuola era impostata ancora su metodi coercitivi (punizioni, bacchettate): questa la più grande rivoluzione.
Tornando alle mansioni quotidiane, fu proprio Maria Montessori ad inserirle nei suoi programmi pedagogici, fu proprio lei a dare in mano ai bambini piatti e bicchieri, il che, traslato, significava dare loro fiducia.
“Fornita la scuola con questi piccoli e graziosi mobili, dobbiamo indirizzare le attività infantili a usarli tutti, a rimetterli a posto dopo che furono spostati, a ricostruirli dopo che furono demoliti, a pulirli, lavarli e lustrarli: impiantando così un lavoro speciale che si è dimostrato adatto in modo sorprendente ai piccoli bambini. Essi infatti veramente puliscono, e veramente ordinano: lo fanno con piacere immenso e facendolo acquistano delle abilità precoci che sembrano quasi miracolose e che sono certo una vera rivelazione per noi che non avevamo mai fornito loro l’occasione di esercitare in qualche modo abile e intelligente la loro attività.
Infatti quando i bambini cercavano di usare cose che non erano giocattoli, erano immediatamente arrestati da un: “Stai fermo non toccare!” che si ripeteva più o meno enfaticamente ogni volta che le loro manine si avvicinavano a oggetti nostri. Solo a qualche bambino povero era riservato il privilegio di imitare (sempre di sotterfugio s’intende) la mamma che cucinava o che lavava i panni.
Ecco perché nelle Case dei Bambini, ove esistono a loro disposizione tanti piccoli e semplici oggetti – coi quali possono fare lavori seri, fino ad apparecchiare la tavola, a servire il pranzo e a lavare piatti e bicchieri – i bambini si trovano in un centro di vita felice nella quale, a causa dell’amore che sentono per quelle cose quasi sacre che non erano mai stati permessi non diciamo di usare, ma neppure di toccare, sono portati ad un perfezionamento: ad imparare a muoversi senza urtare le cose, a trasportare oggetti senza romperli, a mangiare senza insudiciarsi, a lavarsi le mani senza bagnarsi i vestiti. Ed ecco che per quegli oggetti per cui tanto si temeva, si conservano intatti malgrado la loro fragilità e malgrado il loro formare parte di un ambiente di esseri ritenuti distruttori.
La gioia che provano i bambini nelle nostre scuole a questa idea così semplice di applicare la loro attività a conservare le cose che li circondano, anziché a lavori che fanno insieme sprecare tanto materiale e tante energie infantili (come fecero appunto molti lavori di Froebel, oggi aboliti, che erano la prima causa di una miopia diffusa nell’infanzia), sono state fra i principali fattori della diffusione enorme che il metodo ha avuto in tutto il mondo.” 1
Il bambino è un essere umano COMPETENTE: questa la grandissima rivoluzione, di cui in seguito Loris Malaguzzi ha fatto una missione.
Sporcarsi
L’atelier è un mondo magico. Angoli ricchi di materiali (naturali e non) di ogni sorta: conchiglie, sabbia, rami, foglie, tronchi, zucche. Fil di ferro da trasformare in figure magiche. Blocchi di creta da agire con mani e piedi. Fogli bianchi da riempire con grandi pennellate.
Seduti attorno ad un tavolo, le manine immerse in attività sempre diverse, liberi di sporcarsi e di sporcare.
Mani in pasta
Sotto, in cucina, su un tavolino a misura loro, tre paia di piccole mani versano nel robot farina, limone e zucchero, assieme alla cuoca (figura importantissima) che pazientemente spiega loro cosa sia ciò che stanno toccando e annusando. E quando il capolavoro esce dal forno, lo si condivide con gli amici, in un tripudio di orgoglio e golosità.
Teatro
Così piccoli? Ma quest’anno sono grandi! Niccolò è andato per la prima volta teatro a 16 mesi! Sono spettacoli appositamente pensati per età comprese da 0 a 3 anni, di breve durata. Seduti su poltrone per loro enormi, occhi sgranati e bocca aperta.
Incredibile.
Andar per luoghi
Una bella raccolta di castagne in un boschetto, armati di stivali e cestini, una passeggiata sotto Natale per ammirare le luminarie della città, qualche capatina in biblioteca a scoprire nuove storie.
Salus per Aquam
E per finire, una volta alla settimana, tutti insieme in piscina.
Non riesco a dare per scontata nessuna di queste attività. Ogni volta, si rinnova la meraviglia e la consapevolezza di una grande fortuna e di una preziosissima ricchezza.
Se hai 4 minuti, guarda il video.
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1 Maria Montessori, Manuale di pedagogia scientifica, Alberto Morano Editore, Napoli 1935, p. 14
PaolaBis dice
Ciao! Mi permetto di riprendere questo post un po’ vecchiotto, perchè per me è molto attuale in questo momento. La mia Pulce ha ormai 17 mesi e, da quando io ho ripreso il lavoro a gennaio, lei rimane a casa con la baby-sitter. Una ragazza molto tranquilla, a volte forse un po’ troppo, che poco le stimola la mente con cose nuove, a mio avviso. Così abbiamo deciso con il suo papà che è arrivato anche per noi il momento del nido! A dicembre la Pulce compirà 2 anni e pensiamo che da settembre potrebbe cominciare ad andare x imparare a stare con altri bimbi, che a lei piacciono proprio tanto; x giocare “come giocano i bambini” e non sempre con gli adulti, con il metodo degli adulti; x ricevere nuovi stimoli e tante nuove e diverse attenzioni. Così stiamo valutando le diverse soluzioni che il nostro paese ci offre. Sono andata a vedere l’asilo comunale, di cui tutti in paese parlano molto bene. Ma la direttrice non mi ha fatto un’impressione positiva! Dicono che le educatrici siano molto dolci con i bimbi. Ma lei mi è sembrata molto “di ferro”, molto poco carina con la mia bimba, molto poco abituata ad avere a che fare con i bimbi così piccoli nonostante la sua attività li veda molto da vicino. Forse sono io che sbaglio l’approccio….Così ho visitato anche il nido privato, che ho scoperto applicare “il metodo di Reggio Emilia” e il metodo Montessori. Che meraviglia!! Mi si è aperto un mondo!! Ho visto tanti giochi in quelle stanze, piccoli e grandi. Ho visto le camerette della nanna semi-buie (e non buie). Ho visto l’angolo del travestimento. Ho visto un enorme cavallo di carta pesta in giardino. Ho visto la mia bimba salire e scendere da un divanetto con grande semplicità, senza la minima paura di farsi male nè lo sconvolgimento della direttrice, che ha continuato a parlare con entusiasmo dei metodi applicati e a rispondere alle mie mille e assurde domande. Non ho sentito ansie dentro di me. Neanche la paura della novità per la mia piccola (che invece ho avvertito in maniera prepotente all’asilo comunale). La retta è sicuramente un po’ più alta. Ma mi piace!! Mi piace l’idea di sapere la mia piccola tanto impegnata tutti i giorni, da non accorgersi dell’assenza di mamma. Ora spero solo che si liberi un posto, perchè io l’ho visto come un angolo sicuro per la mia piccola Pulce. E poi, chissà, se ci trovassimo bene, un giorno potrebbe andare sempre lì alla materna. E magari questo nuovo Fagotto potrebbe essere vicino alla sorella…. Il mio compagno però ha un po’ paura che, forse, gli stimoli potrebbero essere troppi, che forse i bambini si possano sentire sovraccaricati da tanti lavori e che, quindi, si possano creare forme di stress nei bimbi. E’ possibile che accada? La direttrice dice che non c’è valutazione nelle attività proposte ai bimbi; ma può essere che loro invece sentano un po’ il peso delle dimostrazioni?
Grazie per la vostra esperienza.
GENNY dice
Ciao,intendevo ke nn è privata anke xkè dove abito nn penso ce ne siano. . .è una scuola gestita dalla regione siccome la nostra è una regione autonoma!!!!
GENNY dice
Ciao,il mio bimbo di 4 anni frequenta una scuola dell’infanzia pubblica e fanno esattamente le cose ke descrivi tu,sinceramente nn sò il metodo,ma stanno benissimo e pensa ke l’unica spesa è il pasto!!!!
barbara dice
Noi siamo freschi freschi, ma un mese di frequenza mi ha dato una coscienza di mio figlio che prima non avevo, o avevo diversa. Temevo me lo omologassero, gli togliessero ogni velleità artistoide, temevo si annoiasse. E invece ha mantenuto la sua individualità pur capendo il senso del gruppo. Vederli, ieri, correre nel campo di calcio adiacente all’asilo e aperto appositamente per loro in via eccezionale, è stata un’immagine di una leggerezza e di una poesia inarrivabile. Non abbiamo il livello degli asili di Reggio Emilia ma la volontà di fargli fare un "percorso" la vivo come una garanzia di qualità.
wwm dice
Non sono d’accordo con Mondopapy quando si fa sostenitore del nido anche quando non necessario. Mi dispiace ma nonostante io sia convinta che l’asilo sia una tappa fondamentale e indispensabile, credo che un bambino debba (ripeto se non necessario) stare con la madre.
Detto questo spero di tutto cuore di poter avere la tua fortuna. Credo che il metodo Montessoriano sia valido per gli anni dell’asilo. Io stessa cerco di seguirne i principi. Devo dire che la scoperta e lo studio di Maria MOntessori mi abbiano aiutato moltissimo con mio figlio.
Per le elementari e le medie sono più dubbiosa….Ho amiche che al liceo hanno incontrato non pochi ostacoli di inserimento con i metodi di studio più complessi che un liceo di richiede.
I miei dubbi però derivano anche da una poca esperienza in materia quindi vedremo…
Credo che tornerò a chiederti consiglio prossimo anno quando dovrò scegliere l’asilo di SUperT!!!!
Silvia dice
Mammalisa, graze per la testimonianza. Ora mi vado a vedere il sito.
Prossimamente sarò a Varese molto spesso!
mammalisa dice
Che bello Silvia, fai benissimo a parlare delle eccellenze del nostro paese, quando ci sono, specialmente nel campo dell’educazione, che sta così a cuore a noi genitori!!
Purtroppo la scarsa diffusione delle scuole montessori, pubbliche o private che siano, proprio nel paese originario della grande educatrice è imputabile in primo luogo a motivi storici, quando Mussolini nel 1934 ordinò la chiusura di tutte le centinaia di scuole montessori sparse per l’italia. Vennero chiuse anche le scuole di formazione delle maestre, patrimonio fondamentale. Successivamente, nel dopoguerra, presumo ci siano state altre priorità. L’Opera Nazionale Montessori qualcosa ha fatto, ma non abbastanza, a quanto pare. Si confida molto nel nuovo presidente. Stando così le cose, tocca a noi, della nostra generazione, riportare avanti questo messaggio, e cercare di riunirsi in comitati di genitori per promuovere la nascita di queste scuole. E’ partita così qualche anno fa la Scuola Montessori di Varese, su inziativa di un’associazione di genitori. La mia piccola sta frequentando una Casa dei Bambini sorta l’anno scorso, sempre per lo spirito coraggioso ed un pò avventuriero di un gruppo di genitori. Da quest’anno siamo scuola paritaria. Certo, le elementari sono un sogno, per ora, ma devo dire che ci stanno provando 🙂
manu dice
ma che meraviglia
anche il nido romano dove va niccolò ha tante di queste cose ma non eguaglia il paradiso che descrivi tu!!
e bellisismo il pezzo della Montessori, lo conoscevo ma è sempre un piacere rileggerlo!
manu
Silvia dice
Lisa, però non credo che portarli in città a vedere le luminarie sia spingerli ad acquisisre autonomia? Che autonomia a 25 mesi?
E’ un’altro modo per tirare fuori (educare significa "tirare fuori", ex-ducere) uno di quelli che Malaguzzi chiama "i cento linguaggi dei bambini".
Poi, niente e nessuno ti vieta di andarci anche tu a castagne o a vedere le luci. 😉
Mica possono loro decidere in base a ciò che ciascun genitore potrebbe fare con il figlio. Tu ad esempio li porteresti a vedere le luci ma magari non a teatro. Io viceversa. Un’altra mamma che lavora 12 ore al giorno non può fare nessuna delle due magari. Per me sono tutti meravigliosi stimoli.
Tra l’altro una cosa fatta con la mamma e una cosa fatta con gli amici ha un sapore completamente diverso.
lisa2007 dice
sei molto fortunata, concordo. Il nido anche io lo avevo vissuto così positivamente, e credo sia importantissimo per avviare i bambini al distacco dalla famiglia in modo non traumatico. (il mio però era un nido privato).
Tuttavia non sono molto d’accordo con le uscite in giro per la città o in piscina così piccoli, cioè sotto i tre anni. Le attività che descrivi negli ultimi passaggi mi piace prendermi il privilegio di farle fare io, ai miei figli. Mi piace accompagnarli io a raccogliere foglie e castagne col cestino, a vedere le luci di Natale e apprezzare lo stupore che illumina i loro occhi. Mi piace non delegare questi meravigliosi momenti di scoperta alle educatrici, mi piace che loro li vivano con me. Finche sono così piccoli non vedo il bisogno, la fretta di avviarli già verso un’autonomia che faranno in tempo ad acquisire negli anni successivi. Detto questo ben venga tutto il resto: l’atelier, la musica, le recite, la cucina.
Anna dice
Eh sì, Silvia (e complimenti per il blog che mi piace tantissimo!!!) era una gran bella scuola.
All’epoca mi sembrava del tutto "normale", solo a distanza di anni e confrontandomi con altri miei coetanei mi sono resa conto di quanto fosse "speciale" e di quanto mi/ci abbia formati.
Ci tengo a precisare che era una scuola elementare statale, in provincia di Sondrio.
Quindi accessibile a tutti.
Voglio essere positiva, voglio sperare che di scuole del genere ne esistano ancora in tutta Italia.
Silvia dice
Rape e Marina, questa è una realtà comunale. Le scuole dell’infanzia statali se la passano come le altre scuole statali italiane.
Il progetto si chiama zerosei, perchè appunto garantisce la continuità nido-scuola dell’infanzia.
Qui è in gioco il Comune. Ma non può farlo con la scuola dell’obbligo. Purtroppo.
Rape, i tuoi figli hanno una gran fortuna.
Marina dice
Posso dire che l’operato e le intuizioni di Maria Montessori sono state semplicemente geniali, peccato che la scuola italiana non le abbia sapute sfruttare proprio appieno. Loris malaguzzi non lo conoscevo, anzi grazie, adesso sicuramente andrò ad approfondire un po’ per capire il suo pensiero 🙂
Silvia dice
Che bel racconto Anna. Questa gestione cooperativa è bellissima.
Raperonzolo dice
Silvia, la descrizione che fai è bellissima. il metodo Montessori o approcci che ricalcano quel tipo di filosofia dell’educazione sono straordinari. E allora io mi chiedo perché mai l’Italia, il paese di Maria Montessori, l’Italia che ha strutture nido così belle poi sembra dimenticare tutto nei successivi cicli scolastici, dove invece sembra vigere una logica d’imposizione: studi bei voti, non studi brutti voti. Ecco, quello che ammiro della scuola elementare britannica è proprio il fatto che prosegue per tutto il ciclo, dalla materna alla sesta elementare (in modo commensurato all’età dei bambini) con la stessa filosofia e approccio del nido di Niccolò. Forse ecco, in Italia manca la continuità di metodo.
Anna dice
Io sono cresciuta, nei lontani anni ’70, in una scuola a tempo pieno organizzata secondo questi metodi. Oltre alla mensa in cui a turno si apparecchiava, sparecchiava etc, avevamo anche la biblioteca e la cooperativa dove erano i bambini stessi che a turno fungevano da presidenti, segretari, cassieri; decidevano quali libri acquistare e come gestire il magazzino degli articoli di cancelleria da vendere a scuola tramite la cooperativa, così come mensilmente redigevano il "bilancio".
Mia madre in casa utilizzava lo stesso sistema e credo di non aver mai avuto un piatto o un bicchiere di plastica e la mia prima paghetta (da guadagnarsi in cambio di precisi lavoretti/impegni domestici) non appena sono stata in grado di contare i soldini.
Speriamo che la mia piccolina, che vedrà la luce tra meno di un mese, abbia la stessa fortuna con la scuola. Dal canto mio, in casa, cercherò di seguire le orme di mia madre, che tanto mi hanno insegnato!
Chissà
Silvia dice
Ciao Papy! Finalmente sei ripassato! 😀
Io credo molto nell’approccio reggiano, ho dedicato una categoria del blog all’esperienza che i miei figli stanno vivendo nelle scuole dell’infanzia.
Si parla sempre dell’Italia disastrata, ma mai delle eccellenze.