Io vivo a Reggio Emilia, culla del Reggio Approach.
Ne ho parlato diverse volte ma c’è sempre qualcuno che mi scrive per sapere e conoscere, dunque, grazie a uno sponsor che finalmente mi permette di parlare di pedagogia ed educazione, volevo raccontarvi qualcos’altro. Partiamo però dall’inizio. La storia è lunga e appassionante.
Nel 1945, subito dopo la guerra, era viva tra la gente l’esigenza di ricostruirsi e ricostruire, per questo si dedicarono alla risitemazione di edifici e alla costituzione di cooperative con lo scopo di fornire servizi e beni. In questa fase le donne giocarono un ruolo fondamentale, soprattutto per quanto riguarda l’attenzione alla prima infanzia.
In una piccola frazione di Reggio Emilia, a Villa Cella, proprio un gruppo di donne spinse per impiegare un piccolo fondo nella costruizione di un asilo “nuovo”, che trasmettesse ai bambini ideali di giustizia e uguaglianza.
Un contadino regalò la terra e tutti, uomini, donne, giovani e anziani, si rimboccarono le maniche.
Durante questi lavori, un maestro della zona, sentitone parlare si recò in bicicletta a vedere cosa stesse succedendo.
Si chiamava Loris Malaguzzi.
Tornai a casa. I miei sentimenti di meraviglia, ed il senso di straordinarietà, erano più forti ancora della mia felicità. Tutti i miei piccoli modelli erano stati allegramente ribaltati; che costruire una scuola sarebbe mai venuto in mente alla gente, donne, braccianti, operai, contadini era di per sé traumatico. Ma che questa stessa gente, senza un centesimo, senza uffici tecnici, né permessi di costruzione, direttore dei lavori ispettori dal Ministero della Pubblica Istruzione o dal partito, potesse effettivamente costruire una scuola con le sole proprie forze, mattone su mattone, era il secondo paradosso. (Malaguzzi, 2000)
Sucessivamente, su ispirazione di questa realtà, si svilupparono diversi progetti simili e per i sucessivi decenni furono lasciati alla buona volontà e alla fiducia delle realtà locali. Per la prima volta in Italia si affermava il diritto a fondare una scuola laica per bambini.
Una volta a settimana portavamo la scuola in città. Letteralmente, noi caricavamo noi stessi, i bambini, ed i nostri strumenti di lavoro su un camion e facevamo scuola e organizzavamo delle mostre all’aria aperta, nei parchi pubblici o sotto il portico del teatro comunale. I bambini erano felici. La gente guardava; erano sorpresi e facevano domande (Malaguzzi 1998)
Il resto, tutta l’attenzione internazionale che ha suscitato l’approccio pedagogico di Loris Malaguzzi, è storia.
Ma di cosa si tratta esattamente? In cosa differiscono queste scuole? Nel prossimo post, vi racconterò, l’esperienza dall’interno: miei due bimbi le hanno frequentate dai 15 mesi ai 6 anni.
Ho tante cose, belle, bellissime da mostrarvi.
Questo post è offerto da Hedrin per la campagna #pidocchinientepanico.
Uno sponsor che per un anno permetterà a me e ad altre blogger di parlare di scuola ed educazione, sia qui che su Mammafelice.
Bibliografia
Linda Thornton, Pat Brunton, Understanding the Reggio Approach: Early Years Education in Practice, David Fulton, 2005
[…] la storia della nascita e dell’impostazione pedagogica delle scuole dell’infanzia a Reggio …, vorrei oggi rispondere […]