Domanda
Buongiorno Dott.ssa Agnone,
scrivo qui perché vorrei cercare di capire certe cose su alcune reazioni di mio figlio; capire se sono fasi, se sono normali o se invece è utile confrontarsi con uno specialista.
Mio figlio ha 4 anni, è un tipetto sveglio e molto attivo. Gli piace giocare, gli piace la compagnia e vedo che ha proprio il senso dell’amicizia. A casa gioca anche da solo (è figlio unico) ma quando io, mio marito o i suoi zii si dedicano a giocare con lui è molto contento! A me sembra un tipo molto sensibile, a volte fa dei ragionamenti molto fini per l’età che ha e noto proprio che capta delle cose che denotano una grande sensibilità e un forte spirito di osservazione. Non mi sembra un leader ma i suoi amichetti spesso lo cercano e mi sembra nel complesso un bimbo sereno.
Le questioni che vorrei porle all’attenzione sono due:
- la prima, che ( quella che mi preoccupa di più) è che lui patisce terribilmente se io lo sgrido e mi arrabbio. Io sono una persona abbastanza paziente e cerco sempre di mettere in atto la “regola” del non urlare ma di cercare di spiegare le cose quando sbaglia ma a volte, come credo sia normale, perdo la pazienza e lo sgrido, magari anche in modo “forte” (senza ovviamente usare le mani). Ecco, quando capita lui va in crisi ma non per il motivo per cui l’ho sgridato ma proprio perché (almeno mi dà l’idea) non sopporta che io sia arrabbiata con lui. Inizia a piangere quasi fino a farsi mancare il respiro, mi dice che non riesce a smettere e mi chiede ogni due minuti se facciamo pace…io cerco di tenere un po’ la linea e quindi non faccio subito pace, gli spiego perché mi sono arrabbiata, gli spiego che anche quando mi arrabbio gli voglio bene lo stesso ma nulla, finché non facciamo il nostro “rito di pace” non si quieta. Non succede spesso ma quando succede mi fa pensare che non sia una reazione naturale, tutte le mamme si arrabbiano e sgridano ma io, anche confrontandomi con le amiche, non vedo queste reazioni nei loro figli. Collegato a questo discorso capita anche che spesso magari se sono assorta nei miei pensieri o se magari mi vede la faccia scura (semplicemente perché sto pensando a situazioni complicate in famiglia o al lavoro) mi chiede se sono arrabbiata, a volte anche spesso. Io lo rassicuro dicendogli di no, assolutamente, e quando gli chiedo perché mi chiede sempre se sono arrabbiata lui mi risponde che non vuole farmi arrabbiare. Ora io sono perplessa perché ha il comportamento di un bimbo che viene sgridato sempre o spesso ma le assicuro che non è così.
- La seconda cosa che le chiedo è questa: da un po’ di tempo – circa due settimane – ha iniziato a giocare a un gioco da solo. Mi dice “mamma ora mi metto lì e mi racconto la mia storia segreta”. Allora si siede sul divano e sottovoce si racconta una storia di cui io non so il contenuto, io gli ho detto che se è un segreto, non voglio conoscerlo ma se poteva dirmi chi erano i protagonisti della storia e lui mi ha parlato di alcune macchinine. Però dev’essere qualcosa di moto segreto perché lui bisbiglia e se io sono lì che faccio qualcosa ogni tanto mi dice “Mi hai sentito?”. Le volevo chiedere se è un tipo di gioco collegato a vergogne o a fantasie che lui ritiene di dover nascondere e se è normale che i bimbi a questa età giochino così. Lui non ha abbandonato i giochi in compagnia o i giocattoli ma adesso ha preso un po’ campo questa modalità di gioco che per me è totalmente nuova.
La ringrazio per l’attenzione, mi sono dilungata ma soprattutto sul primo punto ho cercato di darle più elementi possibili.
Cordiali saluti.
C.
Risposta
Ciao C., grazie per la tua interessante conversazione.
Ecco che allora ci ritroviamo a riflettere su quale può essere il nostro modo di manifestare la rabbia, la stanchezza, e di conseguenza un rimprovero verso nostro figlio.
Ti dico questo non perché stia affermando che il rimprovero non è necessario, anzi, il rispetto delle regole è una delle prassi fondamentali alla crescita educativa dei nostri figli. Eppure come lo facciamo può cambiare molto ed essere determinante per loro.
Non temere se la modalità di gioco in questo momento lo prende molto, è legata all’età e alla novità del momento, soprattutto se non modifica la sua capacità di giocare in compagnia o in altri modi.Un caro saluto.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
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