Domanda
Gentile Dottoressa,
ho un bimbo di 4 e mezzo che va all’asilo da quando aveva tre anni. L’anno scorso mio figlio si è inserito abbastanza bene: pur non lavorando molto con le maestre e pur essendo molto vivace era comunque felice del suo ambiente scolastico.
Nel secondo anno ha continuato nella sua vivacità e a parere delle maestre ha dimostrato un completo rifiuto delle regole.
Così man mano da bimbo solare e assolutamente non aggressivo, ha iniziato a dimostrare aggressività nei confronti delle maestre. Infatti ad ogni imposizione di regole o nel caso di rifiuto iniziava a picchiare o ad urlare disperatamente contro di loro. Questo modo di fare non si verificava a casa ma solo all’asilo, finché il suo disagio è sfociato in aggressività anche nei confronti dei suoi compagni.
Insieme alle maestre abbiamo adottato ogni strategia ma nulla sembrava funzionare. In realtà ciò che mi faceva più male erano la continue lamentele della maestre sempre e solo davanti al bambino il quale si è convinto di essere cattivo e di non riuscire più ad essere buono.
Così ho deciso di non mandarlo più all’asilo ma mi rendo conto che essendo un figlio unico non può stare sempre solo con me.
Cosa posso fare per inserirlo correttamente nel contesto scolastico? In cosa stiamo sbagliando noi genitori? La prego mi dia un consiglio non so proprio cosa fare, se cambiare asilo o continuare a mandarlo al suo attuale asilo.
La ringrazio per l’attenzione e le chiedo scusa per la lungaggine.
Risposta
Carissima,
credo che “l’errore” che puoi imputarti sia quello di esserti arresa e di non averlo più portato a scuola.
È evidente che la difficoltà risiede del rapporto con le insegnanti, e che la reazione del bimbo, per quanto problematica, esprima il suo sentire. Ma è proprio nella relazione con loro che è necessario leggere, accogliere il bisogno, modulare la risposta, creare il cambiamento.
Quando un bimbo si sente visto in un modo problematico, con un’etichetta che determina il suo essere “un problema”, reagirà di conseguenza. A nessuno piace essere etichettato.
Come una specie di profezia che si autoverifica, il bambino regisce a come lo vedono avendo probabilmente ritenuta inutile una reazione diversa.
Ma cosa è accaduto perché in un’ipotetica prima volta tuo figlio cominciasse a ribellarsi? A cosa si stava ribellando? Quale bisogno stava tentando di esprimere?
Il ruolo dell’insegnante è complesso e difficile, è per questa ragione che spesso prevale la necessità di avere tutto sotto controllo e sotto una cornice di contenimento dove i bambini devono conformarsi a delle regole o schemi di comportamento, ma il punto è che, soprattutto a a questa età, i bambini esprimono molta forza la loro unicità.
Spero che nella prossima esperienza scolastica le mie parole possano esserti di aiuto per instaurare un dialogo migliore con la scuola. Ti faccio i miei migliori auguri.
Marcella Agnone – Psicologa e psicoterapeuta
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