Domanda
Gent.le Dott.ssa,
trovo estremamente interessanti gli ambiti nei quali lei interviene. Dico ciò perchè ogni giorno devo gestire il compromesso tra le responsabilità della mia professione sulla quale ho investito tutta me stessa fino all’arrivo, voluto per entrambi, dei miei due bambini di 3 e 2 anni e i tempi della famiglia.
Vivo questa mia difficoltà in solitudine perchè nel mio giro di amicizie non ci sono donne mamme che si trovano (almeno credo) a gestire livelli di ansia simili ai miei e non conosco neppure professionisti in zona che si occupano di questo. Non trovo possibilità di confronto neanche nella mia famiglia di origine di vecchio stampo con madre casalinga a gestire l’economia domestica e padre sempre fuori per lavoro per mantenere tutti.
Mio marito è impegnato almeno quanto me e spesso non possiamo sostituirci l’uno all’altra perchè entrambi impegnati. Nella zona nella quale mi muovo (Pesaro/Rimini) non ho riferimenti di professionisti che facciano il suo stesso lavoro ma mi piacerebbe confrontarmi su questi aspetti e le sarei grata se potesse darmi qualche riferimento.
Risposta
Gentile Michela,
bilanciare la nostra vita privata con quella professionale assomiglia un po’ all’arte circense dell’equilibrismo, dove serve preparazione, disciplina, pratica, passione ed energia. Tutte variabili da miscelare insieme allo stesso tempo e quando funziona – come in una magia – tutto fila liscio e va nella direzione giusta. Poi capitano momenti in cui uno dei fattori determinanti è un po’ in discesa, tutti gli altri ne risentono e i risultati si vedono in termini di fatica, paura, obiettivi mancati. Fa parte del gioco che abbiamo scelto di giocare, per faticoso che sia diventa indispensabile capire come intervenire in questi momenti.
La sua mail parte da una parola che ci sentiamo ripetere molto spesso quando decidiamo di continuare (o diventare) professionisti mantenendo (o creando) una vita personale intensa: “devi fare dei compromessi, non puoi avere tutto!”. Se è vero che non possiamo avere tutto perché non siamo dei super eroi, la parola compromesso rimane connotata maggiormente da qualcosa che noi dobbiamo sacrificare, senza che sia dato il giusto risalto al vantaggio che nello stesso tempo possiamo ricavare dai nostri comportamenti.
Eppure, per ogni azione faticosa che scegliamo di compiere, noi abbiamo realisticamente dei vantaggi. Perché al contrario faremmo quello che facciamo?
La parola invece scelta focalizza di più la nostra attenzione su quanto possiamo cogliere e raccogliere dalle situazioni, giusto per fare qualche esempio: la soddisfazione per un lavoro ben fatto, la capacità di gestire le persone e le situazioni, il sorriso dei nostri figli, il supporto del nostro compagno, l’ammirazione delle persone che ci vogliono bene.
Non so che tipo di professione svolge ma la tipologia di lavoro non è così determinante nella gestione della complessità casa-lavoro: talvolta è sufficiente un impiego part-time per far scattare la difficoltà mentre spesso il lavoro non è vissuto come problematico da imprenditrici che gestiscono molte persone o da avvocati e medici che seguono ritmi serrati.
In pratica quello che fa la differenza non è la realtà oggettiva quanto piuttosto la realtà percepita da ognuno di noi, in un dato momento, in una certa situazione. Per questo sono certa che può trovare delle somiglianze tra se stessa e le persone che la circondano, a prescindere dalle responsabilità professionali che si trovano a gestire, per iniziare a creare una rete di sostegno affettiva: noi esseri umani abbiamo un forte bisogno di appartenenza e di condivisione che ci aiuta a superare momenti di difficoltà. Evidenziando le somiglianze può evitarsi di proseguire su una strada complessa in solitudine, per di più sentendosi diversa dagli altri, in primis rispetto a sua madre e alle scelte fatte dalla sua famiglia di origine.
Inevitabilmente il nostro modo di essere donne si confronta consciamente e inconsciamente con quello di nostra madre, per questo diventa necessario essere molto lucidi su questa dinamica relazionale. Se proprio non trova alcun tratto in comune con quello di altre donne o famiglie che la circondano può cominciare a creare un nuovo network (anche virtuale, inizialmente) di persone che le assomiglino maggiormente per scambiare pareri e riflessioni: a questo scopo sono molto utili blog, social network con gruppi di lavoro, associazioni di categoria o similari. Trovare delle persone con cui siamo in sintonia ci aiuta a capire sempre più qual è la direzione più adatta a noi e ci supporta nella nostra scelta, senza fare cose di cui non siamo convinti solo perché “così fan tutti”.
Perché il punto è proprio questo: come andare dove vogliamo andare? Come sempre quando la strada da percorrere è complessa è importante capire prima dove vogliamo andare, qual è l’obiettivo da raggiungere e solo poi pensare a come fare, alle volte siamo così abituati a correre a testa bassa da dimenticarci dove siamo diretti. Il supporto di professionisti preparati può sicuramente aiutare a trovare velocemente e in modo efficace soluzioni ad hoc, se ci contatta privatamente possiamo segnalarle delle persone nella sua zona.
La cosa più importante però rimane la riflessione e la sperimentazione individuale: può utilizzare stimoli provenienti da libri su questo argomento, partecipare a forum e convegni, chiedere alle persone che la circondano come fanno a gestire la loro complessità. Sono certa che ogni canale le darà indicazioni preziose che saprà trasformare in azione concreta.
Una volta raggiunta una buona consapevolezza possiamo fare un’inventario delle risorse che abbiamo a disposizione: tempo disponibile, responsabilità da gestire, energie effettive, persone di supporto, interessi e passioni che ci motivano, denaro a disposizione, capacità ed esperienze professionali che possono esserci utili nel privato.
Così facendo sicuramente individueremo una quantità di risorse potenzialmente presenti ma non attive o non utilizzate a sufficienza:
- Utilizzo tutte le possibilità della mia azienda? Delle associazioni professionali-private di cui faccio parte?
- Sono in grado di gestire l’ansia e le emozioni?
- Ritengo di avere le conoscenze-competenze necessarie per svolgere il mio lavoro? E i miei impegni privati?
- Sono capace di chiedere aiuto?
- Sto davvero delegando le cose che non mi piacciono o non sono importanti per i miei obiettivi?
- Sono in grado di sfruttare al massimo il tempo che ho a disposizione?
- Ci sono abitudini che non mi danno nessun guadagno ma hanno solo costi?
- Cosa sono davvero bravo a fare? Cosa gli altri mi chiedono spesso di fare per loro? A cosa non voglio rinunciare fra le cose che faccio?
Solo dopo questi passaggi è possibile definire una strategia e metterla in pratica, come vede in questo ambito non esistono soluzioni definitive e stabili: tutto va personalizzato su di noi come un abito su misura.
Spero di aver risposto alle sua domande e ancora di più averle dato qualche nuovo spunto di riflessione.
Cari saluti…e buon lavoro!
Gloria Bevilacqua – Psicologa-Psicoterapeuta
olivia dice
IO LAVORO TUTTO IL GIORNO ED E’ DAVVERO TROPPO…MIO FIGLIO LO VEDO PER POCHE ORE LA SERA E PURE MALE VISTO CHE SONO STANCA, STRESSATA E SCOCCIATA…..AMBISCO AD UN PART TIME CHE SPERO NON TARDI AD ARRIVARE….GUADAGNO MENO MA NON ME NE FREGA PROPRIO…UN MAGLIETTA IN MENO ED UN BACIO IN PIU’ PER MIO FIGLIO..
anna dice
ciao Daniela, anche io ho un percorso simile al tuo, una luminosa carriera professionale, da cui e’ impossibile mettersi a part-time, dopo la nascita del secondo figlio a 42 anni ho capito che stavo sacrificando troppo della loro vita e felicita’ e ho ridimensionato la parte professionale, riducendo lo studio a piu’ piccolo con meno clienti per qualche anno finche’ non saranno piu’ grandi, non avrei potuto mai perdonarmi di farle crescere da altre persone…non e’ una scelta facile, ma per me e’ stata la scelta del cuore, avrò sempre tempo per rifarmi nella professione sono una giovane donna e di provate capacita’ professionali, chi vivra’ vedra’…
Daniela dice
Per diversi anni ho atteso, prima di volere Greta.E’ nata 21 mesi fa quando io ero alle soglie dei miei 40 anni. Anche se la desideravo tanto la mia preoccupazione era quella di poterla crescere. Lavorando in proprio e con clienti esigenti non è facile la gestione di una famiglia e soprattutto mi sembra che il tempo che passo con la mia bimba sia sempre troppo poco. Mi fa male quando torna dopo un intero giorno dai nonni o da l’asilo ed appena mi saluta come se non fossi parte della sua vita, dei suoi giorni, dei suoi giochi. E penso che forse quando crescerà diventerà una donna ambiziosa e farà il mio stesso percorso e forse capirà cosa provo adesso. Io al contrario di Michela non posso scegliere di lavorare part-time. La mia attività è una professione e non posso delegare a nessuno perchè i clienti vogliono che sia io a seguirli. Dovrei chiuderla dopo una lunga gavetta e tanti sacrifici mettendo anche in crisi un bilancio familiare. Alcune volte mi sento in trappola. Vorrei fuggire da questo sistema che prima che nascesse Greta non mi soffocava. Mi chiedo se sacrificare la cosa più cara che ho cioè lei è così normale come x alcune mamme con cui parlo.
Sono confusa e quando riesco a stare per un giorno intero con la mia “acciughina” trovo la forza x scacciare il malessere che spesso mi accompagna.
mammadicorsa dice
Capisco pienamente ciò che dice Michela, avere due figli e un lavoro impegnativa può generare stati d’ansia. Tuttavia condivido ciò che dice la dottoressa sostenendo che non è il tipo di lavoro a mettere in difficoltà. I problemi cominciano quando facciamo ciò che non desideriamo o ciò che non ci piace. Occorre pensare a ciò che noi vogliamo, fare delle scelte e perseguirle nella consapevolezza che tali scelte le abbiamo fatte noi. Ad esempio io ho sempre voluto lavorare, ma contemporaneamente ho sempre saputo che per me la famiglia era al primo posto. Per questo ho accettato un part-time che mi permettesse di realizzare entrambi i desideri, ma ciò a discapito dei miei studi che mi avrebbero portato in un’altra direzione. Non credere che la scelta non sia stata sofferta, ma io credo che tutti siamo chiamati a fare delle scelte e a darci delle priorità nel rispetto della nostra serenità e di quella importantissima dei nostri figli.
P.S. Michela, io abito nella Provincia di Pesaro -Urbino e sono a disposizione per uno scambio di idee.