Domande
Gentile Dott.ssa Agnone,
le scrivo perché sono in crisi, ho bisogno di trovare la forza per superare questo momento. Ho 2 figli,uno di 3 anni e una di 3 mesi, il più grande è sempre stato molto ribelle, si arrabbia quando siamo in un posto ed è ora di andare, si arrabbia per vestirsi, per lavarsi.
Da quando ha iniziato la materna, viene a casa nervosissimo, fa crisi isteriche buttandosi per terra e sbattendo la testa, e poi mi picchia! Mi da certe testate che mi fanno piangere se non riesco a evitarle! Prima lo faceva ogni tanto, ora invece lo fa per qualsiasi cosa! Gli cade un gioco e mi picchia, insomma, arrivo a sera distrutta e demoralizzata, non ce la faccio più! Capisco che la sorellina e l’asilo sono uno stress grande per lui, però esce dall’asilo alle 13 e stiamo sempre insieme! Cosa devo fare ancora? Non gli ho mai dato una sculacciata ne uno schiaffo come fa lui con me! Cosa ho sbagliato? Non sono in grado di educare un figlio? Sono esasperata! Grazie dell’ ascolto.
Elisa
Gentilissime,
vi scrivo perchè mio figlio, di tre anni e tre mesi, è da un po’ che picchia noi genitori quando fa un capriccio (prima si buttava SOLO per terra e noi, su consiglio del pediatra, facevamo finta di niente) e ci dice: brutto/a! So che anche all’asilo è un po’ aggressivo, ma nei limiti, nel senso che mi è stato detto solo una volta in un mese che ha picchiato qualcuno per recuperare un gioco.
Mio figlio ha fatto anche l’asilo nido, dove stava benissimo, tant’è vero che l’inserimento alla scuola dell’infanzia è stato più difficle di quello al nido e, per farglielo “digerire”, lo portiamo ogni mattina a “fare un giretto” sopra, alla sua ex scuola, così che sappia che le maestre sono ancora lì e gli vogliono bene.
Al nido erano anche in poco meno di 10, alla materna di più, decisamente. In tutto sono due classi per un totale di 50 bimbi circa, credo 48…
Noi le stiamo provando tutte. Oggi ha fatto male, senza volerlo, anche al nonno.
Non vorrei che la cosa degenerasse, ma non credo abbia senso punirlo o addirittura rispondere con una “patta”.
Cosa devo fare?
Ho provato ad esprimere delusione, a girarmi dall’altra parte, a fare finta di niente, ecc.
Cosa devo fare prima che la cosa peggiori e magari si cronicizzi?
Saluti.
Risposta
Cara Elisa,
per prima cosa ti invito ad uscire dal pensiero che sia tu a sbagliare qualcosa.
Sicuramente noi genitori siamo molto importanti per la crescita dei nostri figli, ma non siamo la sola ed unica causa del loro comportamento.
Trovo che provare a vedere il mondo infantile con questi occhi sia molto liberatorio, e ci permetta di comportarci con una conseguente leggerezza che è di aiuto per tutti.
Come tu stessa dici, ci sono degli eventi particolari che per un bambino possono rivelarsi una fonte di stress, o un momento difficile da superare. Questo però non deve farci cadere nell’errore di pensare che sia un problema, o peggio colpa nostra se “infliggiamo” loro la richiesta di superare una difficoltà.
Dal mio punto di vista la vita è un superamento di ostacoli. Ogni età ha i suoi, e se il grande amore che proviamo per i nostri figli ci fa spesso desiderare che la loro quotidianità sia fatta solo di momenti felici e situazioni semplici, dovremmo talvolta ricordare che è nelle difficoltà che si cresce e si potenziano le risorse.
Nessuno cresce in un cammino in discesa senza fare esperienza della salita. E se lo fa, presto andrà in crisi alla minima difficoltà, perché una vita facile non spetta a nessuno.
I momenti critici, dunque, sono quelli che ci permettono (ad ogni età!) di confrontarci con noi stessi e capire fin dove possiamo osare, dove sbagliamo, e come aggiorare gli ostacoli per migliorare.
Sembra un discorso facile per un adulto ma meno per un bambino?
Prova a pensare quando i piccoli imparano a camminare e comprenderai l’intero processo.
Nessuno può sostituirsi a loro nei tentativi e nelle cadute necessarie per imparare come restare in equilibrio, né avrebbe senso evitargliele perché non debbano sperimentare cadute e frustrazioni…
E qual è il posto di un genitore? Proprio lì, accanto a loro, pronti a dire “ce la fai” e a dare una mano a rimettersi in piedi quando serve.
Ecco che, dopo questo lungo preambolo, andiamo al fatto dell’aggressività. Sicuramente avrai letto parecchie volte nei miei articoli che ritengo l’aggressività una forza positiva nella vita di ciascuno di noi, ma che, come specifico sempre, questo non significa che essa sia ammessa senza contenimento.
L’aggressività è possitiva quando ci permette di crescere ed evolvere, è positiva quando è un modo per comunicare il nostro bisogno e costruire relazioni. Per un bambino questo è difficile da realizzare, ma la definizione aiuta gli adulti a “non avere paura”.
Esistono delle regole di comportamento che possono essere impartite ai bambini senza far sentire loro rifiuto o mortificazione. Le regole sullìaggressività e sulla violenza fanno parte di queste.
È necessario che tu dica a tuo figlio che una delle regole fondamentali di casa vostra è che la violenza non è ammessa. Nessuno picchia gli altri (lui incluso).
È possibile che tuo figlio stia sperimentando il senso del limite, mettervi alla prova per vedere fino a che punto può spingersi. La vostra forza in queste situazioni è per lui molto utile per comprendere che ciò che sente e che non sa spiegarsi o comunicare (la rabbia) non è distruttivo, ma può essere contenuto.
Ha bisogno di sapere che ciò che prova non lo distruggerà, ma che c’è un modo per arginarlo e calmarlo.
Quindi, cerca di capire la causa della sua rabbia, ma nel momento particolare in cui si rivela. E’ possibile, come spesso accade, che non sia una questione di quantità (quanto tempo stai con lui) ma di qualità. Mi spiego meglio: frequentemente i bambini non hanno bisogno di TUTTO il nostro tempo, ma di un solo momento di contatto pieno con loro. Se la vediamo così, anche il nostro compito sembra più facile.
Del resto, in senso pedagogico, quel che dobbiamo costruire è un rapporto fatto di presenza e assenza, di condivisione e autonomia. Devono saper stare con noi e senza di noi.
Non potrebbe passare tutto il suo tempo con te nemmeno se fosse figlio unico, non è quindi una tua colpa se al momento c’è una sorellina che richiede le tue attenzioni.
Chiedi l’aiuto del papà per fissare dei limiti e confini entro i quali non si può andare.
All’inizio sarà più difficile ma sono sicura che funzionerà.
“Non otterrai ciò che vuoi con la violenza” è un messaggio che deve funzionare, tenuto conto che è importante che lui comprenda che è il comportamento (e non la persona) ad essere sbagliato.
Aiutalo a distinguere tra i comportamenti corretti e quelli scorretti.
Sono convinta che funzionerà, per questo e per tante altre cose che vi capiterà di dover superare.
In bocca al lupo.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
Leggi le altre domande relative ai bambini aggressivi
Codesto articolo mi trova senza dubbio d’accordo.
Dal mio punto di vista il blog https://www.mammaimperfetta.it è postocompletamente bene, lo adoro.
Congratulazioni, a risentirci!
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