Domanda
Gentile dottoressa Agnone
mi chiamo Valentina e sono la mamma di Leonardo, un bimbo di 26 mesi che è la gioia della mia vita. Mio marito è un papà presente, un uomo solido e maturo, e il desiderio di un figlio, arrivato subito, è stato il coronamento di un sogno che è poi diventato matrimonio e maternità.
Io ho avuto una gravidanza bellissima e sono rimasta insieme al mio cucciolo fino ai 5 mesi e mezzo, allattandolo per 14 mesi .
Ho usufruito del part time fino al suo primo anno di età e poi sono stata costretta a tornare a lavorare full time, con grande sacrificio mio e suo.
Perché le scrivo? Perché verso i sette mesi Leonardo ha cominciato a fare una buffa (all’epoca la vedevamo così) cosa: si dava gli schiaffi.
Noi all’inizio siamo stati presi un po’ alla sprovvista e il nostro comportamento non è forse stato sempre univoco. A volte gli dicevamo di non farlo, a volte lo ignoravamo, insomma, aspettavamo trepidanti il momento in cui questa cosa fosse scemata da sola.
Le scrivo oggi perché a 26 mesi questo gesto ci accompagna ancora tutti i santi giorni.
Dopo tutti questi mesi di osservazione, esperienza, di tentativi di comunicare in tutti i modi, le posso dire che questo gesto lo si collega alla frustrazione, al disagio, alla reazione ad un nostro no, al capriccio. A volte lo fa ancora senza alcun motivo.
A 15 mesi lo abbiamo portato ad una visita neurologica pesando che potesse essere un gesto che nascondesse anche un disagio psicologico serio ma ci confermano quello che immaginavamo. Leonardo, ci dicono, è un bimbo vispo, allegro e furbissimo. Però ci consigliano di sgridarlo, di dare a lui una maggiore percezione di autorità, che forse si comporta così perché non ha capito chi comanda in casa.
Ormai non sappiamo più come reagire. A volte lo fa dormendo, a volte lo fa a noi, (con il papà soprattutto ha un rapporto di grande fisicità e spesso graffia e morde). A volte lo fa con una forza che mi spezza il cuore.
Io ormai quando lo fa cerco di abbracciarlo forte forte e accoglierlo e mi sembra che questo gesto lo tranquillizzi. Ma vivo sempre con il timore di vederlo compiere questi gesti violenti nei suoi confronti.
Io so e sento che la mia assenza pesa, a me e a lui, ma la mia azienda non mi darebbe mai il part time e non possiamo permetterci un solo stipendio.
A sette mesi ha iniziato il nido, dove ci dicono questo gesto non lo fa praticamente mai. Alle 16.30 lo vanno a prendere i nonni con cui ha un bel rapporto, e con cui questo gesto a volte lo fa a volte no: non è certamente frequente come lo è con noi.
All’asilo ci raccontano di un Leonardo che noi non vediamo praticamente quasi mai. Con loro si lava i denti, si addormenta da solo, si fa fare qualunque cosa, con noi anche tagliare le unghie diventa un incubo.
Spesso mi chiedo se siamo noi a dargli metaforicamente questi schiaffi o è lui che vorrebbe darli a noi. Sento che c’è un mondo di cose che lui vorrebbe dirci e che non siamo in grado di decodificare.
So solo che le nostre serate (torno a casa alle 18.30) sono piene di tensione e soprattutto ci rendiamo conto che ci stiamo perdendo la spensieratezza meravigliosa di un’infanzia pulita e leggera, che lui merita e che dovrebbe vivere, non solo all’asilo, ma anche con noi, la sua famiglia.
Spero mi possa dare qualche consiglio, o anche raccontarmi una semplice direzione da prendere.
Con tanta fiducia,
Valentina
Risposta
Cara Valentina,
ogni comportamento ha origine dentro una relazione. Questo me lo avrai sentito dire molte volte.
Quando un comportamento è particolarmente evidente, e genera tensione e sofferenza familiare, come nel vostro caso, è ancora più immediato leggerlo come una richiesta di aiuto.
L’attenzione al sintomo non è un atteggiamento con il quale sono solita lavorare, ma all’inizio di una richiesta diventa sempre il primo ed importante elemento che caratterizza la domanda per il terapeuta.
Questo significa che il sintomo è “il frontespizio” con cui si presenta una storia da sfogliare insieme, per comprendere di chi e di cosa parla.
Cosa che ovviamente non si può fare se ci si ferma soltanto alla prima pagina (come questo mezzo ci impone di fare).
Pur in questi limiti, spero che già da queste righe io possa tranquillizzarti, suggerendoti di leggere questo comportamento come un messaggio per te e per tuo marito: dopo visite specialistiche più approfondite (che mi dici di aver già fatto, ma in realtà non ho ben compreso se hanno escluso un qualsiasi tipo di diagnosi, o se vi hanno dato solo dei suggerimenti “pedagogici”) che escludano ogni tipo di patologia di altro genere, la strada più probabile è quella della comprensione relazionale del comportamento “familiare”: è infatti un tema che tuo figlio agisce, ma che vi coinvolge tutti e tre.
C’è qualcosa di “bello”, se mi lasci passare il termine, nel comportamento di tuo figlio, che è legato alla spontaneità, all’esprimersi totalmente, attraverso un gesto corporeo, scelto come unica alternativa valida tra tante che non possono essere realizzate: il corpo ha sempre una grande saggezza, ed i bambini sono molto abili nell’utilizzarla.
Torniamo ad una riflessione iniziale: il comportamento nasce in una relazione, si “ritualizza”, e scompare solo all’interno di una relazione che cura (qualunque essa sia, purché sia una relazione che si prende cura).
Questo significa che la comprensione razionale di questo comportamento non vi aiuterà a risolverlo, cosa che tu, abilmente, hai scoperto nel momento in cui hai osservato tuo figlio, e quando hai colto il “potere” che hai di calmarlo quando lo contieni. Brava, questa mi sembra un’ottima pista da seguire.
Dal momento però che tutti e tre siete coinvolti in questo comportamento, è normale che il vostro punto di osservazione sia parziale: chiedere aiuto significa mostrarsi disponibili ad osservare la situazione da un punto di vista che è quello di un osservatore esterno, ovvero un professionista che possa dare un senso anche a quel che in questa mail non c’è, e che col tempo avreste modo di raccontare.
Col suo comportamento, il vostro bambino vi sta cercando: in un modo forse non del tutto corretto, ma il suo obiettivo è sicuramente quello di raggiungervi.
Perché faccia questo, non mi è dato di saperlo, soltanto attraverso una mail. Assumere questa prospettiva, tuttavia, ritengo che abbia il valore di dare ad un gesto (forse drammatico) un senso positivo ed importante.
Come importante è anche il vissuto che avete voi rispetto a questo, il come state, cosa provate, e da questo cominciare a parlare, a riflettere, sul punto in cui siete, come coppia e come genitori, e come pensate di costruire un progetto comune, fondato sull’integrazione delle vostre risorse personali.
Ho la convinzione che vostro figlio abbia bisogno di sentire qualcosa, e che utilizzi questa modalità estrema per prendere contatto con le sensazioni fisiche (vero è, infatti, che dentro al tuo abbraccio questa cosa non succede). Ma questa frase, presa così, senza avervi mai visto né incontrato, può significare tutto o nulla.
Vi suggerisco pertanto di rivolgervi ad un terapeuta che possa costruire con voi quel rapporto di fiducia che vi permetta di affidarvi, e che possa sostenervi in questa tappa del vostro percorso genitoriale.
Mi piace ricordarti, inoltre, come altre volte ho già detto, che non è la quantità di tempo passato coi nostri figli che fa la differenza, ma la qualità.
E’ necessità dei nostri tempi quella di dover passare molte ore del nostro tempo a lavorare per poterci permettere il costo della vita, ma non è questo il dato che fa la differenza, se il tempo trascorso con i bambini, a sera, è denso di presenza e di attenzione per loro.
Dico questo per rasserenarti rispetto a possibili sensi di colpa riguardo alla tua prolungata assenza, e per darti fiducia rispetto al fatto che il tuo bambino non è “migliore” quando è con altri, è semplicemente diverso perché diversa è la relazione.
Sento che siete pronti ad ascoltare ciò che vostro figlio vuole dirvi, e forse questo vi spingerà anche a parlare in modo diverso tra di voi, come coppia, come genitori.
Vi auguro ogni bene, e resto a vostra disposizione per eventuali chiarimenti.
MARIA dice
SALVE, HO UN BAMBINO DI DUE ANNI E OTTO MESI, E A MAGGIO DI QUEST’ANNO NE E’ ARRIVATO UN ALTRO. DA DIRE CHE IL PRIMOGENITO ADORA IL FRATELLINO E CHE GIOCA CON LUI CONTINUAMENTE… MIO MARITO E’ PIU’ PRESENTE DI ME IN CASA IN QUANTO IO LAVORO, DA DIRE ANCHE CHE HO RICHIESTO LA PRESENZA DI MIA MADRE PER ACCUDIRE IL PICCOLO, UN PO’ PER AIUTO UN PO PERCHE’ QUANDO SONO A CASA VOGLIO TRASCORRERE PIU’ TEMPO CON MIO FIGLIO IL GRANDE. INUTILE NEGARE CHE NELL’ULTIMO PERIODO TRA ME E MIO MARITO CI SONO STATI PARECCHI DISSAPORI DOVUT IA SVARIATI MOTIVI DURANTE I QUALI ABBIAMO ANCHE ALZATO I TONI, E FORSE E’ DALL’ULTIMO DI QUESTI BRUTTI EPISODI CHE HO NOTATO UN CAMBIAMENTO IN MIO FIGLIO, CAPRICCI CONTINUI NON PIU’ CONTENUTI E ADDIRITTURA E’ ARRIVATO A DARSI GLI SCHIAFFI DA SOLO E LA COSA SI E’ RIPETUTA ANCHE DURANTE LA NOTTE MENTRE DORMIVA. ORA DAVVERO INIZIO AD ESSERE SERAIMENTE PREOCCUPATA, SONO IN ANSIA TUTTO IL GIORNO E NON RIESCO NEMMENO A CONCENTRARMI SUL MIO LAVORO. HO CHIESTO AIUTO AD UNA NEUROPSICHIATRA INFANTILE DEL TERRITORIO LA QUALE PUO’ RICEVERMI SOLO MARTEDI’ PROSSIMO, MA VIVO TALMENTE MALE QUESTA COSA CHE MI SEMBRA IL TEMPO NON PASSI MAI E CHE OGNI GIORNO LE COSE SI AGGRAVINO. POTRESTE AIUTARMI NEL FRATTEMPO DANDOMI UN SUGGERIMENTO SU COSA FARE FINO ALL’INCONTRO CON LA NEUROPSICHIATRA?
GRAZIE
leonardo dice
Salve avrei bisogno di un consiglio…. da 4 mesi ho conosciuto una donna con una splendida bimba di 5 anni….. in tre mesi il nostro rapporto è cresciuto e con la bambina fino ad una settimana fà era tutto perfetto… poi è iniziata la scuola…. la mia compagna lavora come lavoro io … torna a casa alle 18 e 30, per cui per stare tutti insieme ci vediamo per cena. Vorrei sottolineare che durante l’ estate la bambina è stata spesso da sola con me ed era serenissima. Ma da lunedi scorso ha iniziato a dire che vuole stare con la mamma… rimprovera il fatto che non gioca mai con lei……. si è anche data un morso sul braccio…. cosi la mia compagna a deciso di mettermi da parte per il bene della figlia. Ieri dopo una settimana che non la vedevo è venuta a casa la bambina e la mamma…. una mezz’ ora abbiamo giocato…. poi mi ha chiesto di aiutarla a fare i compiti a casa sua e di andare a cucinare… io per non essere troppo invadente ho detto che dovevo lavorare ( anche se avrei voluto farlo ). Al rientro a casa ha detto alla mamma meglio che non sia venuto cosi stiamo insieme da sole …. e poi di sera dopo cena si e’ morsicata la mano ….. E’ la mia presenza il problema ??? C e’ da dire che una settimana fa ha detto alla mamma che passava troppo tempo con me e non con lei e non era giusto….. ma io sto sempre con loro insieme mai abbiamo lasciato la bambina da qualche parte per stare soli…. che devo pensare aiutatemi….
olivia dice
ANCHE MIO FIGLIO DI 20 MESI HA AVUTO UN PERIODO IN CUI CON NOI SI ESPRIMEVA A MORSI, SCHIAFFI, UNGHIATE E TIRATE DI CAPELLI………..OGNI VOLTA CHE MI AVVICINAVO TEMEVO CHE POTESSE AVERE QST TIPO DI REAZIONE E MI FACESSE MALE….ADDIRITTURA QST SUE DINAMICHE MI AVEVANO ALLONTANATO FISCAMENTE DA LUI…ORA PER FORTUNA QST EPISODI SI VERIFICANO MOLTO RARAMENTE COSI’ COME EPISODI DI AUTOLESIONISMO COME IL DARSI GLI SCHIAFFI O IL MORDERSI….ORA QUASI NON SI VERIFICANO PIU’…SPERIAMO BENE…
Marcella agnone dice
Cara Laura,
oltre al commento alla mail qui pubblicata, ti invito a leggere gli articoli della sezione “Quando nasce un fratellino” (in particolare “Nascita di una sorella e aggressività”).
E’ possibile che l’espressione della rabbia e i cambiamenti familiari possano essere correlati, ma ti invito a considerare la rabbia come qualcosa di creativo e di importante che la piccola sta manifestando, che può essere considerata una richiesta di aiuto nei vostri confronti.
Sicuramente tua figlia è nell’età delle forti emozioni e delle manifestazioni di sé, e non ha ancora imparato a modulare ciò che prova, vivendo tutto intensamente sulla propria pelle, dentro e fuori.
Le frasi che sceglie per voi, inoltre, sono quelle che sperimenta come capaci di raggiungervi: sarebbe quindi necessario trovare un modo nuovo di comunicare con lei e di darle le attenzioni che in questo momento richiede.
I fratelli minori sono adorati, ma non per questo non creano grandi sconvolgimenti all’interno del nucleo familiare, e in alcuni casi è necessario sostenere i primogeniti, così come i genitori, nell’attraversare il cambiamento.
Mi perdonerai la sinteticità che mi è richiesta dal fatto che non vi conosco personalmente, per ovviare alla quale ti suggerisco di consultare uno specialista nella tua zona, che sia competente in dinamiche familiari, e che possa parlare con voi sulle possibilità per superare questo momento difficile sia per voi che per la bambina.
Non avere paura della sua rabbia, considerala come un aspetto di quella creatività di cui mi parli.
Resto a tua disposizione e ti faccio i miei migliori auguri.
Laura dice
Gent.le Dott.ssa ,
E’ da un mese che noto dei comportamenti di autolesionismo in mia figlia Chiara di 4 anni … ad ogni mia osservazione o richiamo all’attenzione di qualcosa che fa e non dovrebbe … reagisce con la frase : allora mi dò i pugni in faccia, allora mi graffio ….( e lo fa) oppure non appena ci giriamo eccola che allunga il braccio …stringendo il pugno della sua mano con rabbia contro di noi …. oppure ad un negazione inizia a tremare il viso …. la fermo con un abbraccio ed una battuta … ma non basta … perchè questi episodi sono molto ripetuti durante il giorno … Questa situazione mi preoccupa parecchio …. Cmq lei è una bambina molto creativa,intelligente,vivace,matura,socievole…. Solo che questo rapporto di conflitto mi preoccupa … c’è da dire che da 4 mesi è arrivato un fratellino … che lei adora , di cui io l ho resa sempre partecipe quotidianamente di questo nuovo evento … Cosa mi consiglia di fare ?La ringrazio e confido in una sua risposta