Domanda
Gentilissima Dottoressa Agnone,
Le scrivo a proposito di mia figlia di sei anni, che frequenta la prima elementare.
E’ sempre stata una bimba serena, felice di stare con gli altri ed anche di andare a scuola, ma ieri sera, all’improvviso, è scoppiata a piangere. Mi ha riferito che vorrebbe che le maestre la gratificassero di più, che le dicessero “bravissima”, come, a suo dire, dicono di continuo ad un’altra bimba. Le preciso che in casa l’abbiamo sempre lodata tanto, per stimolare l’autostima.
L’ho spinta ad impegnarsi ancora di più, mi ha detto, sempre piangendo, “io mi impegno, ho persino colorato una scheda in più per farmi dire bravissima”. Ho provato anche a spiegarle che a volte le maestre gratificano tanto coloro che devono essere aiutati un po’ di più, ma non c’è stato niente da fare: l’altra è brava e lo è sempre stata.
Per farla breve, non so come starle vicino ed allo stesso tempo vorrei che non entrasse in questo circolo non sempre positivo della competizione fra compagni.
La ringrazio.
A.
Risposta
Cara A.,
tocchi un tema a me molto caro, quello del giusto equilibrio tra la lode e la spinta all’autonomia dal giudizio degli altri.
Ho notato spesso chei bambini di oggi sono molto lodati, in special modo dai genitori. Sono lodati per quello che fanno, sono lodati con tanta enfasi, sono lodati quasi come risposta automatica.
Poi c’è la lode a scuola, quella che ricalca un po’ il vecchio sistema premio/punizione, che spinge un bambino a svolgere i suoi compiti non per il piacere di imparare in sé ma per ricevere qualcosa in cambio (anche la lode funziona così).
Questo accade perché spesso non si distingue tra l’incoraggimento e il giudizio. La lode è spesso un modo di giudicare la persona e di paragonarla ad altri. Ecco perché dico sempre che la lode dovrebbe riguardare il processo, ciò che fai, come lo fai, e mai la persona.
Dovremmo insegnare ai bambini il valore dell’impegno al di là del risultato, perché è questo processo che ci porterà a raggiungere più obiettivi nella vita.
La scuola è fatta per sbagliare, per scoprire nuove cose, per misurarci con i limiti e i fallimenti, e questo non è spesso valorizzato da quegli insegnanti concentrati sul binomio successo/fallimento.
I bambini dovrebbero poter scoprire che il successo non è a fine pagina di libro o di quaderno, ma a fine anno scolastico.
Ci sarebbero tanti percorsi, teorie, metodi didattici che possono essere incentrati sulla valorizzazione della persona (che è poi ciò che automaticamente incrementa le prestazioni, solo che lo fa in un modo diverso), ma mi rendo conto che sono metodi ancora poco diffusi e che inevitabilmente coinvolgono un “modo di essere”, una “forma mentis” dell’educatore e della struttura in cui opera, oltre che una specifica formazione in questo senso.
La competizione può essere un incentivo, ma è un gioco pericoloso. Il segreto è sempre l’equilibrio, ovvero apprezzare la competizione quel tanto che basta per fare meglio e non adagiarsi, ma mai arrivare al punto di perdere di vista l’altro con cui si dovrebbe competere. In una classe esistono anche concetti come squadra, aiuto reciproco, imitazione positiva nonché gioire anche per i successi altrui. Il fine ultimo che un Maestro (e non solo insegnante) dovrebbe trasmettere è che ciascuno nel gruppo deve crescere come persona, e non che è una gara a chi fa meglio.
Credo che se così fosse strutturato ogni insegnamento avremmo un mondo migliore, basato su obiettivi di crescita e non sui risultati a breve termine o personali.
A questo proposito ti suggerisco di provare a parlare a tua figlia di questo: sicuramente sarà un lavoro che richiederà tutta la tua vita, e non solo un anno scolastico. Ma coinvolge temi ben più ampi di quelli della formazione e della didattica.
Vi auguro buon cammino.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
elena dice
Stesso problema….
Stiamo percorrendo una strada faticosa piena di successi, insuccessi, provare, riprovare, incoraggiamenti ….
Da genitore é penoso vedere il proprio figlio dibattersi per farsi VEDETE ED APPREZZARE PER QUELLO CHE È; SOPRATTUTTO DAI COMPAGNI.