Tre mesi. Tre mesi senza fumo. Tre mesi senza fumo che rientrano in questo percorso di decluttering. Le unghie stanno sempre lì, con il loro smalto, i polmoni cominciano a stare meglio, lo vedo quando corro, la casa continua a cambiare forma.
Ieri ho letto questo. Niente di trascendentale, ma è esattamente ciò che sto sperimentando.
Torniamo alle sigarette, anzi alla dipendenza, perché di questo si tratta. Sì ho letto “ille” libro (È facile smetter di fumare se sai come farlo di Allen Carr) anni fa, quando avevo smesso. Ho visto il video, che senza aver letto il libro non serve a niente. Ma più che altro ho visto me stessa un po’ debole, con la sigaretta in bocca. Stampella nella rabbia, nella noia, nell’imbarazzo. No, io non ho bisogno di stampelle. Io corro da due anni su ginocchia operate e da operare, non posso aver bisogno di stampelle. In piedi ci so stare.
Non mi sopportavo più. Non mi sentivo a mio agio più da nessuna parte con la sigaretta in mano. Nemmeno da sola sul terrazzo. Non sopportavo la puzza, terribile. Ogni sigaretta era una lotta: mi raccoglievo i capelli per fumarla, poi lavavo le mani, i denti, mi spruzzavo il profumo e mangiavo una cicca. Così ogni volta.
No grazie.
E così, una mattina, dopo una serata a cena in cui il pacchetto comprato il giorno prima era terminato, ho deciso che non sarei entrata in tabaccheria. Stavolta avrei smesso in modo diverso. Le altre volte avevo smesso tenendomi il pacchetto in un cassetto. Stavolta no.
Cosa mi ha più sostenuto, soprattutto nei primi mesi?
- Intanto il mio sguardo diverso. Perché è quello che deve diventare diverso, sennò resta uno sforzo volontaristico a rischio ricaduta.
- Poi un gruppo su Facebook, questo gruppo Facebook. L’ho sempre detto: per quanto riguarda i social, un po’ come per ogni strumento, ciò che conta è l’utilizzo che se ne fa. In questo gruppo ho incrociato tanta gente in questi mesi. Ho partecipato poco ma letto tanto. Nei primi 4-5 giorni, quelli (allucinanti) di astinenza fisica, il gruppo è stato fondamentale. Anziché cedere, scrivevo nel gruppo. Un SOS. Il picco passava, la voglia si affievoliva. Pian piano, giorno dopo giorno, è andata sempre meglio. Una parola giusta nel momento di panico. Lo sfogo di chi stava smettendo come me. Le parole di chi ha smesso da tempo. Le testimonianze di chi ci è ricaduto.
Voglio rigraziarli, tutti quanti.
- Infine, la corsa. Ho corso molto il primo mese, per vari motivi, ma diciamo che essenzialmente il cosiddetto “runner’s high” (euforia del runner) mi ha aiutato a non pensare alla sigaretta. Ma non solo, stare all’aria, tra torrenti e foliage autunnale padano è stato come dire a me stessa, ogni volta, “guarda, la bellezza. Non hai bisogno di altro”. Ecco il significato della frase del principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij che mi è sempre sembrata assurda: “la bellezza salverà il mondo”. Quale bellezza? Quella umana. Quella della natura. Quella che ti meraviglia, qualsiasi essa sia. La meraviglia salverà il mondo.
Sempre parlando di corsa (e di social network), devo ringraziare anche le mamme del mio gruppo Facebook #runningfomommies che hanno tifato per me, dal primo momento. Mi hanno scritto, chiesto, sostenuto, condiviso la loro esperienza. Dicevo, prima, i social e l’uso che se ne fa.
Essere capiti più da sconosciuti che da persone vicine. A volte capita. Ed è una sensazione che a suo modo restituisce fiducia sociale.
Non ho più voglia di fumare. Ma non mi sento non fumatrice. Si resta fumatori tutta la vita, soprattutto se metà di questa vita è trascorsa con la sigaretta tra le mani. Fumare tanto, poco, di mattina, di sera, non cambia niente. Se fumi, fumi. E se non hai mai fumato non hai mai fumato. Se hai smesso, invece, sei un fumatore che non fuma più.
Perché alla sigaretta ci si pensa, più passano i mesi e meno il pensiero è ricorrente, ma è sempre latente. Sta lì, a ricordarci i bisogni e le debolezze umane che noi abbiamo scelto di incanalare per anni in quel rotolino credendolo un materasso.
Ma, dicevo prima, è lo sguardo che deve cambiare e la guardia va tenuta sempre alta affinché non si appanni ogni tanto. Da cosa ti accorgi di aver cambiato lo sguardo? Probabilmente ciascuno ha i suoi indici di cambiamento, per me sono stati diversi:
- Come dicevo, stavolta ho buttato il pacchetto. Nel senso che non mi sono tenuta l’ancora in casa. Inoltre, ho smesso di colpo, come tutti quelli che smettono. Perché di fumare si smette di colpo. Riduco, diminuisco, sostituisco, non funziona.
- L’ho comunicato (anche questo post parla da solo). Ho detto a tutti “sto smettendo di fumare” (i primi giorni) e poi “ho smesso”, dalla settimana successiva. Le altre volte non l’avevo comunicato a nessuno, solo a chi se ne era accorto.
- “Dammi un tiro“. Mai più. Le altre volte non ho mai smesso di “dare tiri” perché pensavo di potermelo permettere.
- Altra sentinella è stata che ho cominciato, fin da subito, a non vivere questa decisione come una rinuncia. Non sto rinunciando a niente, sto salvando me stessa e basta. Non si può resistere a lungo a qualcosa che si reputa ancora “invidiabile”. Prima o poi il canto della sirena avrà la meglio. Sto facendo qualcosa di buono per me. Cosa c’è di invidiabile in una persona che fuma? Oggettivamente e con la testa libera cosa c’è di bello/buono? E di utile? E di irresistibile?
- Infine, la sensazione provata fin da subito davanti ai fumatori. A parte i primi giorni in cui davvero annusavo il fumo degli altri, stavolta ho osservato i fumatori con distacco, con quel distacco che non è superiorità ma consapevolezza: la persona che si sta accendendo una sigaretta, è una persona in quel momento in difficoltà. Io non ne ho più bisogno. Non perché non abbia debolezze, ma semplicemente perché ho deciso di incanalarle altrove. Lontano dalle droghe. Perché va anche detto: la nicotina è una droga. E, in più, le sigarette non contengono solo nicotina. Per cui sono un veleno. Una droga potenziata. Tant’è. Punto e basta.
C’è un termine inglese che si usa per definire gli “attacchi” di astinenza (ma non solo). Carving. È quel momento in cui, i primi tempi, fumeresti anche le gambe della scrivania. È qui che il cambiamento di testa diventa funzionale. Se non hai cambiato modo di pensare e lasci tutto alla tua forza di volontà, diventano momenti terribili, in cui davvero piangeresti. Se, invece, riesci ad analizzare, restano sì momenti terribili ma impari a farti delle domande (che poi diventano automatismi di pensiero). Ciascuno si fa le sue. La mia domanda, condita da visualizzazione, è: “e poi?”. Ho una grandissima tentazione di andare dalla collega e chiedere una sigaretta? Ok, allora mi visualizzo sul terrazzino a fumare, mi visualizzo aspirare, poi spegnerla dopo 5 minuti e mi domando “quindi? Come ti senti dopo? Cosa hai risolto?”. Domande banali? Risposte banali? Ditelo a un fumatore!
E pian piano, sigaretta non fumata dopo sigaretta non fumata, mi sono resa conto che, così come corro con le ginocchia operate, a maggior ragione posso stare ferma a cena, al lavoro, con gli amici anche senza quel sostegno. Che il “piacere” di fumare ha un altro nome: schiavitù. Nessuno fuma per piacere, tutti lo fanno perché non ne possono fare a meno.
Mi accorgo anche che i fumatori sono i più grandi automanipolatori. Se la raccontano così bene da crederci loro per primi: ne fumo poche, non fumo di mattina, posso stare giorni senza fumare, fumo da poco, fumo light, fumo sottile, non le compro ma le scrocco, mi servono per concentrarmi, fumo per relax, scarico il nervoso. Quante ne ho sentite! Tante quante ne ho raccontate.
Infine, denti bianchi, pelle compatta, capelli forti e profumo, tanto profumo. Ma soprattutto…farsi abbracciare senza preoccupazione.
Marta_Stikets dice
Due tentivi di smettere sulle spalle: il primo a metà settembre 2013, non ho fumato fino alle vacanze di Pasqua 2014 quindi per eccesso di fiducia, ho comiciato con una sigaretta alla settimana, neanche tutte, poi una ogni tanto, fino a febbraio 2015…5 al giorno.
Ed eccomi qui dopo 3 settimane senza fumo e con una grande consapevolezza: hai ragione tu, SEMPRE SARÒ FUMATRICE, che però adesso non vuole fumare.
Ho iniziato a fare esercizi e yoga al matino…vediamo quanto duro, però la mia schiena è felice.
È difficile smettere, ma ancora più difficile è continuare a non fumare…questa volta ne sono cosciente!
Erika dice
Smesso il 5 dicembre Silvia. Dopo aver letto questo articolo. Grazie anche a te quindi 😉
Mammaimperfetta dice
Sono feliceeeee! Grazie per averlo lasciato scritto!
Giulia dice
Non potevi farti (e farci) regalo migliore! Io smetterò il 1º gennaio per cui ho gi stampato questo post. Sarai la ma coach. 😉
Andrea dice
Ho smesso anche io da poco. Ma un’analisi così non è facile.
Comunque eri top anche con la sigaretta in mano! 😀
Chiara dice
Una tosta. Sei una tosta. Grazie per questo racconto. Sono così felice di leggerti!
Luca dice
Che bel percorso Silvia e, permettimi…ma sei veramente una bellezza!