Domanda
Buongiorno dottoressa, chi le scrive è una mamma preoccupata per il suo bimbo.
Simone ha 5 anni è figlio unico ed è un bambino molto voluto e tanto amato. È stato sempre un bimbo socievole con tutti in particolare con gli adulti.
Quando andiamo alle feste di compleanno noto che non ha l’amichetto preferito, come noto in altri, ed inoltre la maestra mi ha detto che a scuola gioca sempre solo.
Ho provato a farlo uscire con qualche amichetto a giocare, se esce con uno solo riesce ad interagire, ma se sono più di uno lui si fa da parte.
Sono preoccupata che possa non riuscire a farsi degli amici e che soffra per questo. Ho provato a fargli fare uno sport ma non vuole mi dice che preferisce giocare….
Sono molto confusa perché non riesco a comprendere se ci possa essere un problema di socializzazione (anche se da mamma non mi sembra asociale) oppure è un problema passeggero legato alla scuola materna.
La prego di aiutarmi. La ringrazio anticipatamente.
Risposta
Cara mamma,
se teniamo conto di quanto transitorio sia ogni momento della crescita, e quanto veloci sono i cambiamenti che un bambino deve affrontare, faccio fatica a definire “problema” ogni trasformazione che riguarda questo periodo.
Quel che mi colpisce, tuttavia, è la tua percezione del comportamento di tuo figlio.
Capisco che la mia idea, che si costruisce attraverso una mail, e non con l’osservazione diretta, non può essere realistica quanto la tua, ed è difficile per me stabilire con esattezza l’entità dei fatti con cui vi raccontate a me, ma tengo per buono quel che mi scrivi.
Se ho capito bene, Simone ha “solo” 5 anni, e al momento “non ti sembra asociale”: preferisce non fare uno sport, e non è esattamente come te lo aspettavi, ovvero ha un carattere un po’ schivo quando deve interagire con molte persone, e probabilmente impiega un po’ di tempo per valutare se buttarsi in una situazione di tipo sociale oppure no.
È vero, potrebbe essere diverso: Simone potrebbe essere brillante, “amicone”, forse potrebbe somigliare in questo a qualcuno di voi genitori, o ad un altro modello di riferimento che tu, da mamma, hai in mente per lui.
Però la realtà è che Simone è, per così dire, un bambino che si approccia timidamente alle situazioni sociali. E tu, in modo attento e sensibile, te ne sei accorta.
Non sono in grado di darti delle motivazioni per questo: potrebbe essere legato ad una difficoltà transitoria (e potresti aver ragione a chiederti come sostenerlo), potrebbe essere un modello relazionale che ha appreso in famiglia, potrebbe far parte di quel bagaglio personale che si chiama carattere. Questo non posso valutarlo a distanza.
Potrebbe influire il fatto che Simone sia figlio unico, e che la sua modalità preferenziale di relazione sia col mondo degli adulti (questi bambini non hanno infatti il confronto quotidiano, domestico, costante, con la rete dei pari): in questo caso potreste aiutarlo a confrontarsi con opportunità diverse dai bambini che hanno fratelli, ma ugualmente costruttive ed importanti.
Quel che voglio suggerire a te, invece, è una riflessione sulle aspettative che abbiamo verso i nostri figli, e quanto è difficile stare con l’esperienza di vederli crescere e assumere una fisionomia unica ed irripetibile, che appartiene a loro come individui.
Non è facile per un genitore attraversare questa esperienza tenendo presente il compito di mantenere l’equilibrio tra il sostenere, accogliere e l’incoraggiare l’autonomia, le inclinazioni, il proprio modo di essere Persona.
A volte vediamo dei “segnali” che ci sembrano preoccupanti, altre volte vorremmo che la situazione fosse diversa, altre ancora pensiamo che noi reagiremmo (o abbiamo reagito) diversamente.
Ogni bambino ed ogni situazione sono unici, ed il mestiere del genitore è il più difficile del mondo. Non ci sono regole, non ci sono “guide”. E soprattutto è necessaria tanta pazienza, e la capacità di bilanciare il sapere aspettare ed il sapere quando intervenire.
Crescere un figlio si intreccia anche con la nostra storia personale, di coppia, familiare, con il nostro momento di vita, e quel che è bene per un figlio deve costantemente essere confrontato con quel che è bene per noi stessi e per quel che stiamo vivendo.
Ogni scelta ha le sue ripercussioni, nel bene e nel male, e non è mai semplice da fare.
Il mio suggerimento per te è: fidati di quel che senti, quando sei con lui, e se il tuo giudizio di “non-asocialità” non ti è sufficiente, ed hai bisogno di placare le tue preoccupazioni (legittime), prova a consultare un terapeuta che ti aiuti a fare un percorso (anche breve) di riflessione sulle tue dinamiche familiari: sicuramente aumenterà la tua consapevolezza, e ti aiuterà a guardare tuo figlio con occhi diversi.
Ti auguro di raggiungere questo nel più breve tempo possibile, e vi faccio i miei più sinceri auguri.
Sara dice
Leggendo mi identifico, mio figlio ha frequentato il primo anno di asilo e le maestre per tutto l’anno non hanno fatto che sottolineare che preferisce giocare da solo…io che all’inizio non ero preoccupata lo sono pian piano diventata, ne ho parlato con la pediatra che mi ha tranquillizzata…ma comunque questa cosa per me è diventata una preoccupazione. Vedo che mio figlio non ama giocare con gli altri, soprattutto se sono tanti (in classe aimé sono 27), mi rendo conto però che io sono ed ero da piccola uguale, e mio marito anche…ma d’altronde tutta questa preoccupazione delle maestre mi ha contagiata…che fare? Aggiungo che il bambino è intelligente, che non ha fatto il nido e che prima dell’asilo è stato con le nonne…