Domanda
Gentile dottoressa,
sono mamma di tre bambini: due maschietti più piccoli e una femminuccia più grande di 6 anni, che ques’anno è entrata in prima elementare.
La grande, Francesca, va a scuola tranquillamente ma rientra a casa ogni giorno con una nota perché i maestri dicono che non lavora e non trovano il modo di farla lavorare. Dicono che la bambina perde tempo a giocare, ad andare in bagno senza permesso… insomma fa di tutto per non scrivere. E mentre gli altri bambini in quattro ore hanno scritto e disegnato, lei ha la pagina quasi vuota e si becca la nota oppure la faccina triste sul quaderno.
Quando rientra a casa la sgrido parecchio, le impongo di sedersi e finire quello che non ha fatto a scuola e lei, SOLO “obbligata”, finisce i compiti piangendo.
Non capisco quale sia il suo problema, anche quando disegna o quando scrive: disegna e scrive male rispetto a quello che sapeva fare alla materna.
Ciò che traspare ai miei occhi è una bambina svogliatissima che vuole solo ed esclusivamente giocare. Nulla la sprona, nemmeno le piccole punizioni. I maestri mi hanno detto che non sanno come andare avanti con il programma perché hanno paura che la bambina rimanga indietro e io sono molto preoccupata.
Cosa devo fare ? Se sono calma la bambina i compiti non li fa di sicuro, dice che non ne ha voglia e piange! Mi aiuti a capire come potrei spronarla e come potrei farle sembrare la scuola qualcosa di sereno e piacevole!
La ringrazio in anticipo!
Monica
Risposta
Gentile Monica,
mi descrive un inizio scolastico davvero faticoso e difficile, mi descrive le sue sensazioni, il suo senso di impotenza, i suoi tentativi infruttuosi, la reazione delle maestre.
Mi sembra però che in questo quadro manchi qualcuno: Francesca.
Quello che per voi è fatica e preoccupazione per sua figlia ha un altro nome, si chiama sofferenza. La sofferenza di una piccola di 6 anni che fatica a trovare un senso a questa nuova esperienza scolastica, che fa di tutto per non affrontare la novità e che anzi è regredita rispetto alle competenze acquisite alla scuola materna, che si sente sgridata alla mattina dalle maestre e al pomeriggio dalla mamma.
Una bambina che piange e che si difende dicendo di non avere voglia di imparare.
Ecco, allora prima di intervenire con qualsiasi comportamento, forse è opportuno guardare questa situazione da un altro punto di vista: dalle sue parole sembra evidente che lei interpreti questi comportamenti di Francesca come un capriccio o comunque un comportamento volontario non adeguato. E se non lo fosse?
A me sembrano tutti atteggiamenti portatori di disagio che Francesca mette in atto come estrema soluzione a qualche bisogno, non sapendo come altro affrontarlo. Quando ci troviamo (grandi o piccoli) in una situazione che non sappiamo bene come gestire escogitiamo una strategia per uscirne senza affrontare direttamente il vero problema, questo spesso provoca comportamenti disfunzionali ma a noi va bene lo stesso. Anzi, essendo il prezzo più basso da pagare non vogliamo assolutamente mettere in discussione la nostra astutissima soluzione.
Lei descrive sua figlia come una bambina “svogliatissima” quindi senza voglia e senza desiderio di imparare. Si è mai chiesta perché? Lo ha mai chiesto a lei? Glielo hanno mai chiesto le insegnanti? Cosa non le piace della scuola? Delle maestre? Dei compagni? Del modo in cui si lavora in classe? Che situazione lascia a casa? Come vive la presenza dei fratelli più piccoli? E il papà?
I motivi di questi comportamenti possono essere i più vari, tra oggettività e soggettività: difficoltà di apprendimento, fatica nell’inserimento, disturbi della vista, gelosie nel contesto familiare, fatica a entrare in un nuovo ritmo, mancanza di informazioni, una didattica non conforme alle caratteristiche del bambino.
Se però questa indagine risulta essere per voi troppo complessa non esiti a coinvolgere la psicologa o la pedagogista di riferimento della scuola: occhi esterni e senza pregiudizio possono raccogliere informazioni e situazioni che i soggetti del sistema non vedono neppure per pura abitudine.
Il rischio più grosso per Francesca è che se tutti la leggono come la bambina “che non ha voglia di studiare” tra poco lo diventerà, che lo sia davvero o no. I pregiudizi, le diagnosi, le etichette ci rimangono attaccate anche quando non sono le definizioni corrette per molto, molto tempo. Spesso per sempre.
Quello che lei come mamma può fare è capire insieme a Francesca e alle maestre cosa c’è che non sta andando per il verso giusto, senza dare per scontato che ci sia per forza qualcuno che non va bene. Senza incolpare o punire: questo è il modo migliore per allontanare qualcuno da un contesto, non per avvicinarlo e farlo affezionare.
Il comportamento di Francesca ha sicuramente un senso ma forse la piccola non lo sa decodificare, sta a voi adulti trovare la chiave di lettura corretta perché la scuola possa tornare ad essere il luogo dell’apprendimento e della scoperta. Ecco, per rispondere alla sua ultima domanda, se lei vuole davvero spronare sua figlia deve avere fiducia in lei, nelle sue capacità, nei suoi tempi, nei suoi modi.
Spero davvero troviate la chiave per capire il comportamento di sua figlia, spesso fare questo passaggio è sufficiente per spezzare un meccanismo automatico. Le auguro di potersi stupire nel conoscere delle nuove sfaccettature di sua figlia e anche di se stessa, il lavoro di genitori prevede anche questo.
Cari saluti a lei e un grande abbraccio alla piccola Francesca.
Gloria Bevilacqua – Psicologa Psicoterapeuta
Lia dice
Anche su mia figlia, alla fine della prima elementare, sono state fatte considerazioni sbagliate, dicevano che poteva essere dislessica perchè invertiva qualche lettera e numero (cosa per altro comunissima nei bambini che hanno appena imparato a scrivere!). In realtà, la bambina seguiva poco semplicemente perchè era miope e non vedeva bene ciò che era scritto sulla lavagna e si vergognava a dirlo! Noi genitori lo abbiamo capito, per fortuna, gli insegnanti no! Ora fa la 4° elementare e legge meglio della maestra!!! Perciò, cara mamma, cerca di avere fiducia nella tua bambina e valuta tutte le possibilità (nel mio caso si trattava di un problema di vista!) e in bocca al lupo!!!
lucrezia dice
Anche mio figlio, purtroppo ha questo atteggiamento verso la scuola. Siamo stati sfortunati perchè nel contesto scolastico ho trovato solo muri di gomma e cattivo pregiudizio! Mi sono fatta aiutare da una psicologa esterna e piano piano ne siamo venuti a capo. Ma il lavoro è ancora lungo, in salita, e le giornate non sono tutte uguali. Qualche volta sono demoralizzata e penso alla sofferenza non capita (anche da noi genitori) di mio figlio… e siamo già in terza… forza e coraggio grazie per lo spazio Lucrezia