Domanda
Ho due bambine una di 8 e una di 3 anni, circa un anno fa ho perso mio marito, stiamo cercando di superare la cosa.
Io cerco sempre di essere serena, in alcuni momenti si ride e si piange assieme ricordando mio marito, il loro “papone”.
La bimba più grande nonostante il dolore e la mancanza sembra essere “tranquilla”, parla del papa’, dice che le manca, si arrabbia dicendo che non e’ giusto che sia toccato proprio a lui.
La più piccola , ne parla anche lei,si arrabbia, e da qualche giorno ha dei tic: strizza gli occhi, si tocca il viso con le manine e piega il viso sul collo,come se si dovesse togliere il prurito.
Sono un po’ preoccupata per entrambe, mi spaventa un po’ la troppa tranquillita’ da una parte e questo modo di reagire dall’altra.
La ringrazio anticipatamente.
Attendo una risposta, cordiali saluti
Francesca.
Risposta
Cara Francesca,
nella brevità delle tue righe colgo tutta la difficoltà di un tema importante e di vissuti profondi, che certamente non si esauriscono nelle poche parole che posso dedicarti.
Ci ho riflettuto un po’, e so che potrei scegliere di affrontare il tema sotto un profilo teorico, ma credo che poco ti importi di tutto ciò che insigni autori hanno già scritto sul lutto e sulle sue fasi. Penso che sia più importante per te trovare dei punti di riferimento, e seguirli per andare avanti, nel cammino di responsabilità che hai non solo per te stessa, ma anche per le tue bambine.
Il lutto non è un’esperienza che si sceglie: càpita semplicemente che la vita la imponga, ai bambini come agli adulti.
Gestire l’elaborazione di un lutto è un compito difficile, ancora di più lo è per un bimbo. La descrizione del comportamento delle tue figlie è infatti solo una parte delle normali manifestazioni dell’intenso dolore che si può provare davanti alla perdita di una persona amata.
E’ normale la rabbia, è normale il disagio, è normale anche la tranquillità che non è detto che sia “apparente”, ma semplicemente faccia parte del normale fluire della vita.
I bambini molto piccoli non hanno un’idea chiara della morte: è un concetto molto difficile da cogliere pienamente, se non dopo i 6 anni, quando cominciano a comprenderne l’irreversibilità.
L’esperienza psicologica del lutto è molto personale, e anche per i bambini dipende da tanti fattori, tra i quali più importanti sono l’età ed il tipo di relazione che si aveva con il defunto, oltre alle risorse affettive presenti dopo la morte della persona cara. Quel che è certo è che l’elaborazione del lutto è un processo che richiede tempo, e che deve avere la possibilità di compiersi senza interruzioni (a questo mi fa pensare un tic che compare in questa fase).
La delicatezza di questa esperienza dipende anche dal fatto che nella nostra cultura si parla poco della morte e del dolore, e ancora meno si permette ai bambini di venirne in contatto.
Eppure, il dolore e la morte fanno parte della vita, e tutti prima o poi li incontriamo. Il modo in cui questo avviene dà l’imprinting a tutte le nostre esperienze future di separazione e perdita, che non sempre hanno a che fare con la morte, ma che caratterizzano molti passaggi (prevedibili o inaspettati) della nostra vita.
Cambiare fase del ciclo di vita, personale o familiare, perdere un legame importante, separarsi da amici e congiunti, subire un fallimento o la perdita di un sogno, di un ideale: sono solo alcuni degli esempi di quando veniamo in contatto con l’esperienza di perdita irreversibile.
Cosa ci insegnano sulla morte? Come ci insegnano a manifestare il dolore?
Cosa di questo trasmettiamo ai nostri bambini?
Questa è una delle prime domande che farei a te, cara Francesca, perché lavorare sulle credenze che abbiamo sul dolore e sulla morte è un primo passo importante che dovremmo fare per affrontare l’elaborazione del lutto (un vero e proprio processo che ha bisogno del suo tempo per compiersi), e che potresti fare più agevolmente con l’aiuto di un professionista esperto.
I bambini, in questi casi, imparano moltissimo dal comportamento degli adulti, dai loro silenzi e dai loro corpi, più che dalle loro parole.
Ciononostante, parlare della morte ai bambini, in caso di lutto è fondamentale: donare loro la possibilità di esprimere le loro emozioni è, per l’appunto, un’opportunità di tornare ad aprirsi alla vita e alle sue sensazioni.
Non tutti i bambini vivono questa esperienza sin da piccoli, ma anche se può sembrare strano a dirsi, quando questo processo è vissuto bene, può riservare delle opportunità: per esempio quello di vivere dei momenti di intensa unione familiare, di sostegno, di fiducia, e, non ultima, la possibilità di imparare qualcosa su se stessi e sui propri cari.
I bambini hanno una fortissima voglia di vivere: questa è sicuramente una grande risorsa per loro e per gli adulti che vivono loro accanto, ma genera nei più piccoli un grande senso di colpa quando si accorgono che possono essere felici nonostante il grande dolore. Hanno bisogno di aiuto per rimettere “i tasselli di questa esperienza al giusto posto”.
In realtà è proprio questa forte voglia di vivere che va sostenuta in un momento di elaborazione del lutto, e che penso potresti fare con loro: educare alla vita significa anche insegnare che gioia e dolore sono parte di un unico grande processo che fa parte di ogni singolo giorno della nostra esistenza.
Purtroppo comprendere questo non è così facile nemmeno per noi adulti: è per questo che momenti significativi come la morte, o la perdita, o il dolore più in generale, sono quelli in cui noi per primi siamo in difficoltà, facilmente propensi a perdere il contatto con l’attimo presente, e con le piccole grandi gioie del nostro presente.
La cosa più importante che possiamo offrire ai bambini, in questi casi, è una relazione che contenga e rassicuri, che sappia mettersi in ascolto (anche dei non detti) e che sappia parlare attraverso l’esperienza vissuta in prima persona.
Il lutto, certamente, in questo momento sta toccando tutti e tre, e mi rendo conto che non è facile per un genitore provato dal dolore essere nello tesso tempo forte e supportivo. Quel che ti suggerisco è di farti aiutare, e di non fare da sola: non solo in ambito familiare, ma chiedendo un sostegno specifico per superare questo momento. Puoi scegliere di fare un percorso da sola, o di cercare un sostegno anche (non solo) per le bambine.
I bambini hanno bisogno esattamente di questo: di essere educati alle emozioni anche le più grandi ed importanti, tra cui il dolore.
Sentire le emozioni, del resto, è un atteggiamento che ci rimanda alle relazioni più significative della nostra vita, alle esperienze più ancestrali, agli affetti più profondi, proprio quelli che nel mondo di oggi diventano sempre più fragili, labili, anestetizzati.
Mi rendo conto che il primo atteggiamento nei confronti di eventi come questo che ha toccato le vostre vite è proprio il chiedersi “ma perché proprio a noi?”
Lo smarrimento ed il dolore sono certamente grandi e totalizzanti.
Ma la vita ci pone spesso davanti ad eventi che hanno un potere pedagogico molto più forte di tanti altri insegnamenti “teorici ed astratti”.
Per te, come per le tue bambine, è importante adesso compiere un percorso di ampliamento della vostra consapevolezza, a partire proprio da ciò che sentite, che provate, che vi sta capitando.
Il processo di elaborazione del lutto non è affatto accettazione passiva di un evento avvenuto nel passato, ma è proprio la capacità di muoversi attivamente dentro il proprio presente, verso il proprio futuro.
E fuor di dubbio che molte riflessioni su questo percorso saranno strettamente intrecciate con il ricordo del vostro caro scomparso prematuramente: è necessario che tutte e tre, ognuna secondo la sua età e le sue possibilità, possiate fare vostro il senso di ciò che “Papone” significa oggi per voi (non ieri, non nel passato), e come la relazione con lui ha cambiato ciò che siete e vivrà in voi per sempre.
Quest’immagine mi richiama fortemente il ciclo naturale delle cose, con cui in Natura ciò che muore diventa nutrimento per ciò che vivrà.
Credo che il vostro atteggiamento di condivisione sia il passo giusto per ricostruire proprio a partire dall’incertezza che la morte fa sperimentare sulla propria pelle. Credo anche che la fiducia in te stessa e le tue capacità di madre potranno sostenerti nel cammino importante che avete da compiere.
Non sarà un percorso facile, ma ti invito a non avere fretta, e a viverlo con intensità e forza d’animo. La morte non ferma la Vita, e ti auguro di ri-scoprirlo presto, insieme alle tue bambine.
Spero che il mio possa essere per te un messaggio speranzoso, e resto a tua disposizione. Augurandoti ogni bene ti stringo in un abbraccio solidale.
Grazie dottoressa,
grazie per la serenità e speranza che trasmettono le sue parole, per la semplicità con cui ha disegnato immagini e processi complessi e straordinari. Per me è stato così: alcuni lutti ravvicinati e imprevedibili sono stati nutrimento per le relazioni all’interno della mia famiglia, soprattutto con mia figlia. Si sono trasformati in opportunità di educazione alle emozioni. Ci hanno spinto davvero a muoverci verso il futuro con consapevolezza maggiore, nonostante la fatica, la nostalgia,il dolore e la rabbia.
Abbraccio Francesca augurandole tutto il bene possibile: un giorno alla volta, Francesca, un giorno alla volta con l’aiuto delle persone giuste.