Domanda
È ormai diventato grande il mio cucciolo 26 anni una persona stupenda vivo, cordiale, laureato, coerente, da sempre innamorato della stessa ragazza, stupenda e innamorata di mio figlio.
Ora il “piccolino”se ne va e io ho paura che il nostro rapporto possa cambiare che possa essere solo marginale rispetto a ciò che c’è oltre ragazza/compagna, lavoro, eccetera.
So che i figli non sono nostri li ho cresciuti con questa idea e li ho fatto sempre viaggiare nella libertà assoluta non senza regole, e ora mi ritrovo ad aver paura della solitudine… Saperli in giro ma con la certezza che tornano è un altro conto, ora ho paura che non tornino da me.
Mi scusi , cerco di analizzarmi e mi vergogno di questo sentimento, ma brucia e non vorrei.
Grazie.
Risposta
Gentile signora,
il fascino della vita è che nei suoi contenuti può essere molto diversa, ma nei suoi processi accomuna tutti noi. E così mi ritrovo a scrivere a lei, mamma di un cucciolo ormai decisamente cresciuto, qualcosa di non troppo diverso, nella forma, di ciò che dico alle mamme dei bimbi molto piccoli.
Il motivo è molto semplice: dalla nascita alla morte c’è un solo grande processo che ci accompagna, quello delle separazione. Ci separiamo dal ventre materno quando veniamo al mondo, ci separiamo dalla protezione familiare quando entriamo nel mondo della scuola e dei contatti sociali, ci separiamo dal un contesto, dalle ideologie che non ci rispecchiano più, dai vincoli e dalle costrizioni.
Tutto questo perché separarsi è identificarsi e diventare liberi.
Ma separarsi è anche separarsi da un vecchio “se stesso” mentre la vita procede, e lasciare andare un figlio, per quando difficile possa essere, è lasciare andare anche noi stessi ed una parte di sé che si evolve e cambia.
Cambiamo continuamente, anche se che ce ne avvediamo: cambiamo giorno dopo giorno, e nel tempo i giorni diventano anni, e i cambiamenti più evidenti, nel corpo e nell’anima. Sono certa che lei potrà asserire fermamente di non essere più la stessa persona di quando suo figlio, ormai in procinto di spiccare il volo, era solo un piccolo uovo nel nido.
E se questo cambiamento è avvenuto non può che essere positivo, perché è la vita stessa a spingerlo, e a spingere in avanti, verso il nuovo, verso lo sconosciuto.
Ma la verità che spesso ignoriamo, mia cara, è che la paura è legata solo ad un motivo: la scarsa considerazione che abbiamo del momento presente. Restare ancorati al passato o temere quel che non è ancora accaduto, se ci fermiamo a riflettere, sono entrambi atteggiamenti che no hanno motivo di esistere. C’è un detto che recita “il passato è già andato via, il presente non ci appartiene ancora”. Non ci resta allora che restare ancorati al presente, che è un dono eterno e continuamente rinnovato.
La invito, in virtù di questo, a provare a fare un bel respiro profondo, e a guardare ciò che accade con gli occhi della fiducia: ciò che fonda la relazione tra lei e suo figlio non si costruisce certo in un giorno, ma è frutto di qualcosa che esiste già, ed è ciò di cui lei può fidarsi.
Ci saranno giorni più vuoti, e giorni pieni dello stare insieme, che non sarà né più né meno, solo diverso ma non per questo meno bello.
Spero che il vostro stare insieme, essere in contatto, possa farvi il dono di questa meravigliosa scoperta.
I miei migliori auguri.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
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