Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Non che serva una giornata a ricordarci che ancora il sesso debole è molto debole. Noi donne lo sappiamo perfettamente.
I numeri sbalorditivi sulle donne che hanno subito violenza li starete certo leggendo in giro: è un’emergenza sociale.
Io mi vorrei soffermare, dunque, solo sul numero più impressionante: in Italia sono 7,1 milioni le donne che nel corso della loro vita hanno subito violenza psicologica.
Già, perché non sempre la violenza si presenta con violenza.
A volte striscia, si insinua, si arrotola in un dialogo, in uno scambio di opinioni.
Certo, un uomo che picchia una donna è poco più (o poco meno) di un essere umano.
Ma una donna la si può ferire in tanti modi. E ci vuole poco.
E quando una donna è madre, è ancora più semplice.
Basta farla sentire un po’ in colpa perché lavora troppo. Manco andasse in palestra o a fare shopping.
Basta colpire lì dritto dove il senso di colpa può facilmente esondare: stai poco con i tuoi figli.
Che poi equivale a dire: sei una cattiva madre.
Eh no, mi spiace. NO.
Tu che volevi colpire il lato più fragile di una madre, misurando il suo amore e il suo essere buona o cattiva in base allo scorrere di un orologio, hai assestato per bene il fendente ma hai al contempo svegliato la tigre che sonnecchiava.
Nessuno tocchi le donne e i loro sensi di colpa.
Cosa sia una “buona madre” lo decidono gli altri. Il coro. Lo sguardo che approva e che rimprovera. Quelli che sanno sempre cosa si fa e cosa no. Cosa è giusto, saggio, utile. Quelli che dicono “è la natura, è così”: devi avere pazienza, assecondare i ritmi, provare tenerezza, dedicarti.
Se ti senti affondare è perché sei inadeguata. Se soffochi è perché non hai gli strumenti della maturità. Se i figli non vengono devi rassegnarti: non accanirti, non insistere. Si vede che non eri fatta per essere madre. Se non ne hai voluti devi avere in fondo qualcosa che non va. Se non hai nessuno vicino che voglia farne con te è perché non l’hai trovato, sei stata troppo esigente, forse troppo inquieta. Se preferisci il lavoro allora cosa pretendi. Se non ci sei mai che ne sarà di tuo figlio, se gli stai sempre addosso come potrà rendersi autonomo. Se ti stanca sei depressa, se ti fa impazzire sei un mostro. Se hai un padre ingombrante, una madre assente, se sei sopraffatta dalla loro presenza o se sei orfana; se la maternità non ti invade naturalmente e spontaneamente come un raggio di luce, se non ti cambia i connotati rendendoti nutrice solare improvvisamente dedita e paziente: ecco, allora è chiaro che non hai l’istinto giusto.
Sei inadatta, sei contro natura. Colpevole, a pensarci bene. Una cattiva madre.
(Concita De Gregorio, Una madre lo sa. Tutte le ombre dell’amore perfetto, Mondadori)
chiccolain dice
vorrei dire una cosa a proposito dei sensi di colpa.. è facile pure fare venire i sensi di colpa a una mamma a casa, anche se non va a lavorare (come se a casa con 2 bambini piccoli (di 3 e 1 anno) come li ho io una se ne potesse stare bella riposata tutto il giorno!)…
perchè magari ha lo stesso bisogno di aiuto anche se sta a casa, perchè magari non dorme quasi mai ed il giorno è sfinita o semplicemente perchè non le va di “parcheggiare” i figli davanti alla tv per fare le faccende ma li vuole seguire e gioire con loro delle loro scoperte ed esserci quando hanno bisogno.
Lo dico perchè di recente ho avuto modo di scontrarmi con gia’ 2-3 persone della vecchia generazione (quella di mia madre per intenderci) che mi dicono che loro facevano tutto da sole, che mi devo organizzare, che non sono brava perchè ho bisogno di un aiuto la mattina, perchè il figlio grande ha ancora il pannolino e non l’ho mandato all’asilo (andra’ alla materna a settembre).. insomma ti fanno sentire una deficiente, anche se poi vai a vedere e le situazioni sono diverse perchè loro erano o piu’ giovani o dormivano di piu’ (dormo praticamente 3-4 ore a notte ed a volte non consecutive perchè fino a poco tempo fa si svegliavano spessissimo e ormai ho accumulato stanchezza) o mollavano i figli chiusi in camera per pulire la cucina… a me non va di essere cosi’!!!
Pero’ fa male uguale sentirsi dare della cattiva madre anche velatamente e che tutto l’amore che una ci possa mettere ad allevare i suoi bambini nei loro bisogni emotivi non venga riconosciuto perchè a casa c’è un po’ di disordine!
Scusate lo sfogo, ma sono cose che mi han fatto stare male e qui qualcuna potra’ capire.
Panzallaria dice
oh, sto post – molto bello – che leggo solo ora sembra proprio calzare a pennello per come mi sento in questo periodo… grazie! panz
DANIELA dice
Clara sei troppo forte!!
Mamma Imperfetta dice
Standing ovation, Clara.
Un abbraccio.
acasadiclara dice
ciao io lavoro tutto il giorno e (purtroppo) i sensi di colpa me li sono tolti da subito. e neppure questo è giusto. faccio la dura e pura. faccio la stoica. mi autoconvinco che va bene così. ma è solo perchè non posso scegliere. quindi abbozzo e vado avanti.
se potessi scegliere comunque non so se me ne starei a casa. non sono il tipo. farei volentieri un part time, che risolverebbe le mie ansie (ben cammuffate).
sono una tipa tosta e tutto il resto del tempo fuori dall’ufficio lo passo con i miei figli e facciamo un sacco di cose insieme. viaggiamo, disegnamo, andiamo a teatro, facciamo i biscotti, andiamo in libreria e in giro per la città. sai cosa? non mi fermo a pensare e non mi guardo indietro. i miei figli sono bambini sereni e felici e penso che capiscano.
mammamicia dice
bellissimo post! grazie!
Ho letto il libro della De Gregorio e mi è piaciuto moltissimo, l’ho fatto leggere anche a mio marito.
Chiara dice
Che bello questo post. E’ liberatorio per me.
Io esco la mattina alle 8 e rientro alle 19, tutti i giorni.
Mio marito il pomeriggio lavora da casa per cui spesso i bimbi li ha lui (oddio, diciamo che è in casa fisicamente ma non sta con loro) e mia suocera mi ha detto più volte che io sto troppo poco con i bimbi.
Come se stare sotto lo stesso tetto sia sinonimo di dedizione amorevole;
come se io andassi a fare shopping e non al lavoro;
come se potessi fare a meno di lavorare tanto;
come se a me facesse piacere vederli 3 ore al giorno.
Anche se le mie 3 ore con loro sono spensierate e liete, mentre, ad esempio, quelle di mio marito, sono patite (urla, sbuffa, si arrabbia): e allora? Cos’è meglio? Starci 10 ore male o 3 bene?
E poi mi chiedo: ho alternativa?
daniela p. dice
ciao!
interessantissimo questo articolo…
mi permetto di “romperti le scatole”: ho da poco aperto un nuovo blog, dedicato allo spinoso problema che i laureati si trovano ad affrontare: quello del lavoro.
http://lavorandooquasi.splinder.com
miro a farne uno spazio condiviso, nel quale esporre le esperienze lavorative dai quintali di caffè fatti durante gli stage alle pessime offerte lavorative che tutti ci siamo trovati fra capo e collo.
mi piace molto il tuo modo di scrivere: ti andrebbe di raccontarmi, via mail, la tua storia lavorativa per pubblicarla su Lavorando o quasi?
sono a tua disposizione per ogni chiarimento, se hai domande!
un abbraccio e grazie!
Luca dice
Sono un papà e mi sono commosso.
Davvero, grazie per queste perle in equilibrio perfetto tra emotività e sapienza.
Un’arte difficile l’equilibrio, che tu hai come grande dono. E lo dico davvero di cuore, senza piaggeria alcuna. Fai bene a tanti.
lady dice
L a cosa più brutta che mi potessero dire è stata: “sei un’egoista, non ti importa niente della famiglia”, dopo aver detto a mia suocera che avevo bisogno di trascorrere del tempo DA SOLA con mia figlia dopo il lavoro, e non avere sempre il seguito. Che dire..mi ha fatto davvero male, tanto.
Monica dice
Un post perfetto. Che dà, come al solito, voce a tante.
Come scrivi tu, nessuna mai. Me lo sono stampato. Grazie.
Viola dice
Oddio che bbbelle le parole della De Gregorio.
Grazie, infinitamente grazie, forse dovremmo stamparcele sul frigo e leggerle tutti i giorni se questo senso di inadeguatezza è così comune. Questo post mi ha fatta sentire una mamma meno “sfiga”.
Immensamente grazie.
Viola