Mi riesce più semplice essere una mamma imperfetta che una mamma “sufficientemente buona”. Questo perché l’imperfezione può facilmente trasmigrare dalla sdrammatizzazione all’alibi.
La mamma sufficientemente buona (o good-enough mother come la chiama Winnicott) è una madre che si preoccupa non solo del cibo e dell’accudimento fisico ma anche di soddisfare i bisogni di relazione, ma soprattutto è una mamma che frustra anche un po’ i suoi bambini (frustRa, con la R…non si sa mai che leggendo la saltiate freudianamente!) facendo sì che il loro sviluppo proceda senza intoppi e senza traumi soverchianti.
È la madre che inserisce e incastra le piccole frustrazioni necessarie alla loro crescita con sapienza ed equilibrio.
Sbagliando si impara?
Facciamo un passetto indietro.
Intanto la definizione “mamma sufficientemente buona” io la trovo assolutamente geniale perché detona qualsiasi ansia e allenta la tensione alla perfezione, nega l’idealità per sottolineare invece l’umanità del genitore, la possibilità di avere dubbi e incertezze, di provare sentimenti contrastanti, di sentirsi insicura e anche (udite, udite) di sbagliare.
È proprio un luogo comune risibile il detto popolare che “sbagliando si impara”? Non ne sono così sicura. L’immobilismo affettivo e mentale apparentemente non farebbe mai commettere errori, ma come potrebbe crescere una madre che si nutre e propone immobilismo? Al contrario, dall’errore (che nasce dal fare) si può ripartire con uno slancio tutto nuovo; gli sbagli sono risorse e forme di apprendimento che servono per “tarare” altre scelte, altre azioni e anche altri pensieri perché “una madre può fare, e farà, degli errori, ma, se le serviranno a fare meglio in futuro, questi finiscono col trasformarsi in un arricchimento”.
Mamma di un neonato
Che madre è quella sufficientemente buona quando ha a che fare con un neonato? È la mamma dei sogni. È la madre che previene i desideri, che porge il seno prima che il bambino lo chieda, che coccola senza bisogno che il bambino pianga, è una mamma un po’ matta che è capace di “fare la scema”, di regredire per diventare piccola e sintonizzarsi così sui bisogni di suo figlio; è una “mamma un po’ sciocchina” che si diverte moltissimo a giocare sul tappeto con i figli e gode di questi attimi. Questa mamma imperfetta ma sufficientemente buona è quella che lascia l’illusione al figlio piccolo sia lui a creare e distruggere gli oggetti, quella che non dà mai al figlio la sensazione di doversi adattare al mondo ma, al contrario, lo rende sicuro del fatto che è il mondo che si adatta a lui, al fine di non uccidere l’esperienza dell’onnipotenza soggettiva del bambino (che favorirebbe in lui lo sviluppo del falso sé…e qui mi fermo per non addentrami in meandri troppo specialistici).
In questo gioco di soddisfacimento dei bisogni affettivi e fisiologici che precede la richiesta, il bambino non esiste come essere distinto dalla madre. Il neonato non si sente un essere differente, unico, ma si sente un tuttuno con la propria mamma.
Guai se così non fosse! Se non ci fosse questo doppio filo indifferenziato (non c’è un “io” bambino e un “tu” mamma) il neonato correrebbe pericoli enormi dal momento che, senza la madre, non sarebbe in grado di percepire io mondo.
Quando il neonato cresce
Questa prima parte del rapporto tra un neonato e una mamma io credo che sia piuttosto fisiologica e naturale.
Ma, man mano che il bambino cresce, ecco che escono le difficoltà.
Se questo doppio filo indistinto che unisce madre e figlio non si allentasse lasciando al bambino la libertà di muovere i suoi primi passi nel mondo in autonomia, il piccolo soffocherebbe e “morirebbe” piccolo.
La mamma sufficientemente buona per un bambino non più neonato è colei che comprende senza soffocare e che spinge il bambino ad uscire con gradualità e morbidezza dalla simbiosi, ma che è pronta a riprenderlo nelle sua braccia ogni volta che ne avesse bisogno.
Ricordo mia madre che mi metteva in mano a 3 anni 100 lire e mi mandava da sola a comprare le caramelle.
Quando penso a questo difficile gioco che consiste nello spronare con grazia i figli senza far mai venir meno il sostegno, mi immagino un padre che insegna al figlio a nuotare: lo sprona a bagnarsi i piedi, poi a immergersi completamente, poi ad assumere una posizione adeguata e infine a sdraiarsi, abbandonandosi all’acqua.
Il bambino vince lentamente qualcuna delle sue paure ma sa che sotto la sua pancia, nell’acqua, ci sono le mani forti del papà, che non gli permetterebbero mai di affogare.
Sembra facile. Ma non lo è affatto. È un esercizio che io ogni giorno faccio su di me, violentando la mia base ansiosa e soffocando quella ansiogena.
Essere una madre che produce frustrazioni ottimali nei propri figli non è un processo sempre naturale. Spesso, al contrario, è un percorso ponderato, riflettuto e messo in pratica, proprio come un compito a casa. Affinché i bimbi pian piano scoprano, attraverso piccoli strappi, che il mondo è altro da loro, ma che in fondo, non è poi così brutto. E non è così brutto perché c’è sempre una mamma buona a sufficienza su cui poggiare il capo stanco.
Buongiorno a tutte…ho scoperto per caso questo meraviglioso blog…e l’idea che si chiami mamma imperfetta mi ha sollevato da qualsiasi tristezza…sono mamma imperfettissima di due maschietti: Jacopo di 4 anni e mezzo e Matteo di due….sono energici, vitali…casinisti….e gestirli a volte diventa veramente faticoso..e proprio in questi giorni mi sono resa conto per l’ennesima volta di quanto sono imperfetta…e perchè no inadatta…Divisa tra figli, lavoro, casa, marito, genitori, suoceri….e la stanchezza mi sopraffà…come potrebbe essere altrimenti??? ve lo dico con sincerità: la mia aspirazione era quella di essere una mamma/donna perfetta, in ogni occasione…tipo “casa nella prateria”…il rendersi conto che ciò non è possibile mi ha un po’ destabilizzata…ho innumerevoli limiti e soprattutto ho dei bambini: persone uniche, con il loro carattere e la loro personalità a prescindere da me…figuriamoci: noi genitori siamo gli stessi e i bimbi completamente diversi!!!!! eh…sì mi sa che si dovranno accontentare di una mamma imperfettamente dedita ad amarli…Grazie ancora del blog….sapere che non siamo sole ci rincuora e fortifica!! buona giornata
Un articolo molto bello ed interessante! Flaminia ora ha 8 mesi e mezzo, diciamo che sta sempre con me, poi la sera rientra il suo papo e siamo noi tre e poi c’e’ la nonna che vede e con cui sta durante la settimana. Io tornerò a lavoro quando lei compirà un anno ed andrà al nido. Lei finora e’ stata solo con mia mamma e volentieri, però ora capita che se esco e la saluto piange. Però mi dice mia mamma che dopo pochissimo smette.
Inizia a sentire il distacco da me? Cosa dovrei fare? Sono cmq tranquilla perche’ e’ con mia mamma. Ci tengo a dire che la piccola e’ molto socievole e sorride a tutti e va volebtieri con gli altri (io cmw sono sempre li intorno!) Grazie x gli eventuali consigli! :heart:
non so..più che imperfetta o sufficientemente buona mi sento una mamma poco appiccicosa..sono casalinga (non per scelta) e passo tutto il giorno con mio figlio, di dieci mesi, ma siamo entrambi per lo più indipendenti..ciò non significa che non troviamo il tempo e il modo di giocare insieme, ma a volte mi accusano di essere dispotica..sottolineo che il mio michele sorride sempre e sta volentieri con tutti, non mi sembra infelice, no decisamente non lo è, ma le critiche spesso fanno male..
Ciao Tiziana.
Ecco qui
http://www.unilibro.it/find_buy/findresult/libreria/prodotto-libro/autore-winnicott_donald_w__.htm
Io ne ho letti solo 3-4, ma, dove peschi, peschi bene. 🙂
Cara Silvia il tuo post e’ molto bello e volevo chiederti se puoi consigliarmi qualche libro di winnicott da leggere per approfondire questo tema e per conoscenza in generale. Grazie 😉
Ciao Silvia, sono capitata per caso nel tuo ‘blog notes’ e mi è piaciuto moltissimo. Questo script in particolare l’ho trovato molto interessante e l’ho riportato sul blog del mio sito, così anche le mie clienti potranno leggerlo!!!
Marzia ma grazie!!!
ciao, proprio tenere queste righe sulla mamma sufficientemente buona
anche a me, mamma da 2 mesi esatti a 40 anni, piacerebbe essere così, forse un poco lo sono …..verrò ancora su questo sito….
ciao!!
Grazie e benvenuta.
ciao!! ho scoperto il tuo blog per caso-cercavo commenti sul ‘metodo estivill’ -e ho trovato i tuoi scripta molto interessanti..ah, sono una mamma imperfetta da ormai 14 mesi di una bimba meravigliosa,Anna.
grazie
A me più che una mamma sufficientemente buona basta essere una mamma. Trovo che i migliori pedagogisti siano i bambini stessi…;-)
A presto.
Fioridiarancio
Meno male che ci sono loro…sgrunt!
è verissimo, fino a che sono neonati, tutto è molto istintivo. poi quando crescono inizia la ragione etc etc. anche io faccio i salti mortali per placare la mia ansia, e quando non ci riesco interviene il gentil consorte a ricordarmi che i pargoli non sono più attaccati alla mia tetta ;))
Sì, è proprio lei, quella del vasino. Ma oggi la trovi in versione pirata :))
"Piccoli strappi". Sintesi perfetta, la faccio mia in questa giornata nuova, di inizio e di fine. Lo so che l’inizio della "Scuola dell’infanzia" non è nè un inizio nè una fine. Però un "piccolo strappo" sì, è assolutamente quello che sento. Ancora una volta la forza delle parole, di chi sa usarle col cuore (e non solo con la testa), sa alzare onde anomale nel mare più calmo del mondo.
Ciao My! Grazie!
scusa il tremendo OT in un post cosi’ bello, ma finalmente sono riuscita a inserirti nei feed! cosi’ non ti perdo più di vista!
A te!
Ora vengo a trovarti…mi pare di ricordare una bimba su un vasino rosa. E’ tua figlia?
E’ bellissimo, questo post. Grazie.