Non c’è tempo per fare nulla. Nemmeno più per leggere. Io che andavo tanto fiera dei miei cinque libri al mese.
Lavoriamo fuori casa, lavoriamo da casa, bambini, riunioni, gestione domestica, nuoto, judo e…COMPITI.
Si, non ci credevo ma un po’ è vero che con la scuola cambia la vita a tutti in famiglia. Cambiano gli orari, assurdi per chi lavora e non ha nonni. Ci soni i compiti da fare con cura al pomeriggio, nei fine settimana, con la febbre.
Fosse il male della “A”…
Non voglio fare come quelle mamme che parlano solo dei compiti dei figli e ne fanno un dramma (non ancora 😉 ) perché ho piena coscienza che i compiti che gli hanno dato in questo primo mese di scuola sono poca e semplice roba.
Non è tanto questo, dunque. La vera novità della scuola, a cui abituarsi tutti, è il cambiamento di priorità. Adesso viene prima di tutto la scuola. E viene prima di ogni cosa per lui, per noi, per i nonni e anche per il fratello (che a 4 anni e da amplificato quale è, fa un po’ fatica a capire perché d’un tratto non può più suonare il piano e soffiare beatamente dentro al sax quando ne ha voglia).
È l’abitudine che va creata in un bambino di 6 anni che era abituato a giocare tutto il giorno. Va stimolato anche il senso di responsabilità personale: la cura per i libri, per il materiale e per gli oggetti, la preoccupazione per le proprie cose. Fai la cartella, rimetti tutto in ordine, non fare le orecchie. :[
Anche l’abitudine alla concentrazione di questi tempi è una parentesi tutta nuova da acquisire.
È tanto il lavoro, dunque, che sta dietro a un compito di mezzoretta (gli psicologi sostengono che in prima non si debba tenerli occupati con i compiti più di 10 minuti, ma in realtà spesso serve anche un’ora): non è la “A” il vero compito in prima elementare (si lo so che si chiama scuola primaria), l’esercizio primario, nuovo e complicato è un esercizio di abitudine, dovere, responsabilità e concentrazione.
Non stiamo parlando propriamente di poca cosa.
E non dimentichiamoci la passione. Vi sembra facile riuscire ad appassionarsi a una scheda da colorare? È uno stimolo da dare a se stessi, (certo qui la maestra è molto importante!) per non annoiarsi o stancarsi fin da subito.
Compiti da solo o con mamma e papà?
Sulla questione compiti con la mamma o da solo, c’è da dire che fino ad ora il problema non si è posto per due motivi: a volte fa i compiti da solo a scuola mentre gli altri li scrivono sul diario, per cui rientra che ha già fatto quasi tutto, oppure capita che gli vadano lette delle schede o che vada riascoltato nella lettura per cui ci si deve stare comunque. Tutto ciò che ha le capacità di fare da solo glielo stiamo facendo fare.
Però devo anche dire una cosa che non avevo valutato, come sempre, quando di parla a priori, il momento dei compiti, per due genitori che lavorano e che hanno poco tempo da dedicare ai bambini è un ottimo momento di aggregazione e condivisione. È un momento che può anche diventare ilare, divertente. È un momento in cui la mamma che ha lavorato tutto il giorno, lascia tutto e si dedica al bambino, lo ascolta anche raccontare quello che è successo a scuola durante la mattina.
Non voglio fare i compiti
E il famoso senso del dovere? Non voglio fare i compiti oggi. Come comportarsi? Io non ho una ricetta. Mi è capitato solo una volta e posso dire che io non insisterò mai un solo secondo per farglieli fare. Lui sa già quel che penso. Non voglio che prenda la questione dei compiti né come una sfida né come un ricatto e non voglio, io per prima, cadere nel ricatto del “se non fai i compiti, niente TV/judo/amici”. Per carità. Io non metterò mai bocca sulle sue decisioni. Se la vedrà con le insegnanti e si assumerà le conseguenze della sua indolenza.
Questo in caso si stufasse di essere il bravo bambino che è ora.
Perché si, è bravo, responsabile, ci tiene, è attento. È maturo.
A vederlo oggi è evidente che lui fosse davvero pronto per questo salto. Ero io a non esserlo. A volte sono loro che ci aiutano a maturare e, soprattutto, a non avere paura.
Mio figlio fa la prima elementare quest’anno e anch’io la sto facendo con lui. L’associazione genitori del mio paesello fa fare i compiti a mio figlio oltre che a farlo pranzare. I compiti a casa li fa quando non li finisce al doposcuola o il sabato. Il mio incubo solo le filastrocche di quattro o cinque strofe che mio figlio deve imparare a memoria. Ecco quelle spettano tutte a me. Io devo farlo ripetere e mi tocca fare la mamma cattiva, impuntarmi, ripetergli continuamente di ripetere. E’ una faticaccia.
Mio figlio (9 anni) fa il tempo pieno e sinceramente la cosa non ci pesa. Compiti a casa non ne ha il pomeriggio, ci sono solo nel w.e. Invece dallo scorso anno ha da studiare, ma siccome ha sempre una settimana di tempo per prepararsi e c’è anche il we di tempo, non pesa. Credo sia solo organizzazione e bravura delle insegnanti che riescano ad insegnarti un metodo di studio.
Infatti: il problema del tempo pieno è proprio quello. I bambini non si abituano a lavorare da soli, manca il tempo per la concentrazione e per la riflessione. Per quelli che non hanno problemi non è grave, impareranno a studiare più tardi, con un po’ più di fatica. Per gli altri non so, ci sarebbe da rifletterci parecchio. Compatibilmente con l’organizzazione familiare, credo che il modulo sia meglio. Il che vuol dire implicitamente che la scuola è investita di una funzione sociale (quella di supportare le famiglie in cui i genitori lavorano) di cui bisogna prendere atto, in un modo o nell’altro.
Forse commento meno, ma ti leggo sempre 🙂
Ciao. Bentrovata.
Anche io ho faticato il primo anno di medie. E ho faticato proprio perchè venivo dal tempo pieno, dove all’epoca non si davano mai compiti e non si studiava mai il pomeriggio. Ho dovuto imparare a studiare a 11 anni anzichè a 8.
Per quanto riuarda il numero di bambini per classe, noi siamo molto fortunati. Sono in 17. E io ho scelto questa scuola anche e soprattutto per questo. L’alternativa era la scuola dove è andata tutta la sezione della materna, ma si vociferava una classe da 27, per cui mi sono indirizzata altrove. E sono molto contenta.
Poi alla faccia del maestro unico, loro ne hanno 3+2 (motoria e musica), con una sola ora di compresenza ma non si può avere tutto, dati i tempi che corrono.
I miei figli fanno il tempo pieno (la grande no, ormai è in prima media). Le richieste cambiano da classe a classe e da sezione a sezione, ma durante la scuola primaria i compiti da fare a casa sono più per educare al lavoro autonomo che altro, perlomeno per loro. Quello che serve per imparare a gestirsi un po’. Il salto grosso è alle medie, e l’inizio per noi è stato (anzi, è: ci siamo dentro fino al collo) piuttosto impegnativo. Noi ora la stiamo seguendo molto, non tanto sui contenuti disciplinari, quanto nell’organizzazione e nell’acquisizione del metodo. E’ vero che sarebbe compito suo, ma se non l’ha mai fatto come fa a imparare? E poi mi rendo conto che ormai a scuola sono troppi, in classe. Troppi. Un supporto dalle famiglie è diventato indispensabile.
Giulia ha cominciato il tempo pieno. per me è stata una sconfitta non poterle garantire la mia presenza, doverla lasciare a scuola dal lunedì al venerdì fino alle 16.10… però sta andando molto bene! I tempi sono molto più dilatati, si esercita in classe, si confronta con i compagni e a casa ha i compiti solo al venerdì. Ogni pomeriggio deve leggere e allenarsi con la linea del 20, 20/30 minuti in tutto. per me è un modo diverso per stare insieme, per scoprire quello che impara, per confrontarci. Fino ad ora non è un obbligo che porta tensione, pur essendo un obbligo. Positivissimo il sabato a casa, lungo il tempo in cui è affidata ad altri, pesante il costante senso di colpa di non esserci mai abbastanza
è veramente positivo l’idea di non obbligarlo a fare i compiti! anche io vorrei poi utilizzare questo metodo.
Però potrebbe essere necessario adottare qualche altra tecnica se si dovesse creare la situazione in cui, per qualche motivo, diventi un po’ lavativo…
Quando ero piccola, in quarta elementare, avevo smesso di studiare…
Devo ammettere che la “girata” che mi ha fatto mia mamma (che in genere si teneva in disparte), mi aveva dato davvero uno scossone…
Ciao Elisa.
Matteo va (volutamente) a modulo.
Non me la sono sentita di fargli fare il tempo pieno, anche se per due che lavorano è senza dubbio la soluzione più comoda.
Io l’ho fatto alle elementari ma era diverso. Al pomeriggio facevamo laboratori e compiti. Adesso fanno lezione e spesso, dopo 8 ore di scuola, hanno anche icompiti a casa.
Lui arriva a sera distrutto, con sole 5 ore…
I miei bimbi, di 9 e 6 anni, fanno entrambi il tempo pieno. Il grande, Nicolò, dall’anno scorso che era in III ha iniziato ad avere qualche compito anche durante la settimana, oltre che nel week end. Quest’anno, IV elementare, 2 giorni alla settimana ha compiti fissi. Le sue maestre, che sono veramente bravissime, iniziano a prepararli per le medie. Io mi fido, non posso fare altro, anche se è durissima dopo 8 ore di scuola tornare a casa e convincerlo a rimettersi sui libri!
Posso chiederti una cosa? Tuo figlio fa il tempo pieno? e se la risposta è positiva, perchè deve fare pure i compiti a casa?Te lo domando, perchè il prox anno anche mia figlia farà il “salto”e sono molto in dubbio tra tempo pieno o “modulo”(da noi il parziale si chiama così) Non posso però pensare a un tempo pieno in cui poi ci sono anche i compiti per casa. Mi puoi dare delle indicazioni? Grazie
io mi stò beatamente 😀 gongolando della bravura (detto dalle maestre, non è autocelebrativo) e indipendenza di mia figlia (primina anche lei) cercando di goderne al massimo in previsione di tempi ben più duri che prevedo con il secondo figlio tra un paio d’anni !!! :[
Anche noi abbiamo cominciato la prima quest’anno, scrivo noi poichè effettivamente il passaggio ha coinvolto anche il piccolo Luca che ha debuttato alla scuola dell’infanzia e che ha capito che sua sorella imparerà a scrivere “come fanno alla scuola dei barbapapà”… mi rivedo in Giulia in modo impressionante, da brividi: come lei appena arrivavo a casa raccontavo per filo e per segno tutto quello che mi era successo in classe e solo ora comprendo la pazienza dei miei che interrompevano i loro discorsi “da grandi” per ascoltarmi. Per assurdo ho l’impressione che abbia più bisogno lei di me ora rispetto allo scorso anno. E’ più grande, più autonoma in alcuni aspetti della vita quotidiana, ma ha un bisogno impellente di confrontarsi, di mettersi alla prova, di avere conferme sul fatto che è ancora la mia piccola… quante coccole e baci in questo periodo… i compiti sono diventati un nuovo modo per stare insieme. Luca ha capito che quando lei fa i compiti io e lui possiamo leggere, disegnare, giocare con il didò o fare qualsiasi altro gioco purchè silenzioso. Io la seguo ma non scrivo o coloro per lei anche se a volte vorrei vedere più ordinato quel quaderno…. Mi ha illuminato la sua maestra quando ci ha spiegato che il quaderno è per i nostri figli uno STRUMENTO con il quale si mettono alla prova, confrontano com’erano e come sono, sperimentano e tengono memoria dei progressi. Scontato, ma è stato fondamentale sentirlo e rassicurante. Se Giulia non vorrà fare i compiti, io credo che insisterò nello spiegargli che è suo “dovere” farli. Credo infatti che il senso di responsabilità vada alimentato…
Io sono terrorizzata all’idea di Belvetta+scuola elementare (per dire “primaria” mi ci vorrà parecchio allenamento…inizio bene!).
Non per la crescita, non per il tempo da dedicarci.
Quello che mi manda in panico è “il senso di responsabilità personale: la cura per i libri, per il materiale e per gli oggetti, la preoccupazione per le proprie cose. Fai la cartella, rimetti tutto in ordine, non fare le orecchie”.
Conosco mia figlia…’na sciammannata 🙂
Comunque concordo con tutto: è un cambaimento epocale di ritmi e stili di vita.
Quante cose insieme il primo anno di scuola!
L’apprendimento,la socializzazione, la relazione con le maestre, la concentrazione, il lavoro, la responsabilità e tutto il resto…
tocca ripensare ai nostri primi anni a scuola, alle nostre fatiche e alle nostre scoperte, ai nostri risultati, al nostro modo di superare le difficoltà.
Certo, i tempi sono diversi, le tecnologie e le velocità pure, ma per fortuna quello che accade dentro di noi si somiglia: io ancora ricordo il tempo che i miei genitori mi hanno regalato per ascoltarmi leggere.
E considerato che ora per me la lettura è una vera e propria passione, è stato un regalo meraviglioso! Mettiamola così: non leggi adesso (e so quanto possa mancare!) per permettere al tuo cucciolo di leggere domani.
un abbraccio
Per me è presto pensarci Silvia, il Cucciolo ha appena iniziato la materna. Eppure faccio tesoro delle tue parole, perché lo sforzo di crescita lo vedo già. Al nido giocava tutto il giorno o quasi, qui deve imparara a fare quello che gli chiedono le educatrici, a stare seduto quando gli altri stanno seduti, a rispettare tempi e ritmi. Io lo vedo fare fatica, e crescere. Perché il mio piccolo testone, col broncio e lo sguardo attento, tutte le mattine nonostante la fatica non molla e ci riprova.
Insomma penso tu abbia davvero colto nel segno su dove stia la fatica vera.
Me ne ricorderò, quando sarà il momento. Grazie.
accipicchia e come si fa a non insistere nel farglieli fare? cioé: sono d’accordo sull’accantonare lo strategmma del ricatto, e però come fa a trovare sempre da solo quel pizzico di responasabilità che gli serve per fare i compiti?
io ho ancora un sacco di anni davanti, ma già tremo all’idea.