Innamorarsi.
Innamorarsi è quasi sempre facile. Di un lavoro, di una persona, di una passione, di un figlio, di un ideale, innamorarsi dell’amore, di un entusiasmo.
Il passo, i passi successivi, sono invece un sentiero da attraversare con circospezione. Una discesa tra la neve in alta quota, un passo dopo l’altro, da posare con cura, attenzione e un po’ di paura. Perché potrebbe, lì sotto la neve, nascondersi qualsiasi cosa. Un aquilotto appena nato o uno strapiombo.
Non ho scritto quest’anno il post sul 2013, perché non sono riuscita a inanellarlo. Per tanti motivi.
Sto riflettendo sulla complessità.
C’è una frase di un filosofo, Edgard Morin, che mi gira in testa da un po’: “nei sistemi complessi l’imprevedibilità e il paradosso sono sempre presenti ed alcune cose rimarranno sconosciute”.
Questo, per come la vedo io, è il segreto, per trasformare l’amore, per qualsiasi cosa o persona, in costruzione.
Sì, ho avuto bisogno di vivere 39 anni per capire che per essere felici occorre spostare il focus e, soprattutto, imparare ad amare la complessità. È una tensione. Un’attività. Un’azione da compiere, non da attendere, non da aspettare. È una sfida.
La complessità non è il contrario della semplicità e nemmeno è sinonimo di completezza.
Complesso: lat. complexus, ovvero, intrecciato.
La complessità è un tessuto, un incrocio di percorsi differenti. È un abbraccio.
Un ricamo visto da dietro. È più della somma delle parti. La complessità non è matematica.
Come si declina? Come si pratica l’amore per la complessità? Lo sto scoprendo. Quello che per ora mi è chiaro è che il sogno è linfa, ma il realismo è vita. L’idealizzazione è un inganno, che basta per un po’, ma poi va ancorata ad ogni singolo pezzo che ci troviamo davanti: lavoro, relazioni, amore.
Siamo noi a dover cambiare lo sguardo, per non perdere tutto. O a dover lasciare tutto per poter cambiare lo sguardo.
Come una bimba, sto imparando a camminare, con le braccia alzate per non perdere l’equilibrio ma con gli occhi che non guardano più i piedi.
È un lavoro faticoso e apparentemente opposto: ancorare e trascendere.
Sembra un ossimoro, ma non lo è: le braccia che abbiamo sono due.
Con una possiamo gettare l’ancora e con l’altra issare la vela.
Volevo una vita semplice, non facile. Volevo una vita nella media, non mediocre. E’ arrivata una vita difficile. Montagne da scalare. Sapevo già che la vita è complessa, ma lasciar andare alcuni di quei nodi di quel bel ricamo è la cosa più difficile che la vita mi ha chiesto e che mi chiederà ancora.
Quante sfumature meravigliose nelle tue parole! A volte detesto la mia di complessità, quella umana, ma a volte, so che si nasconde semplicità.
Le cose semplici lo sono dopo esser state difficili!
Tu fantastica nei tuoi post.
Ciao Cara! Mi mancava leggerti, sempre meravigliosa… bacio
Bacio a te!
Cammeo assoluto.
Abbracciare la complessità, senza la falsa modestia di quelli che parlano di semplicità. E imparare ad amarla e a viverla. Innamorarsi è facile. Amare meno.
Grazie.
Chiaretta. grazie.
Come stai?
che bello questo post silvia! hai saputo cogliere quello che molti di noi, troppo spesso, dimenticano, quello che una comunicazione rapida spinge a mettere da parte in un mondo dove sembra sempre avere la meglio solo il dualismo. Grazie!
Il dualismo. Appunto. Un bacio, Panz.
Ecco un altro papà.
Lasciati dire che tu ormai sei veramente oltre.
Questo blog è un servizio per un verso ma per l’altro è una fucina di pensieri e intrecci di ragionamento così profondi che…secondo me non tutti capiscono.
Sono d’accordo con il primo commento: non smettere mai di scrivere.
Luca, grazie. Troppo buono.
Resto senza parole, ancora troppo vittima della complessità. . Ma intuisco, annuisco e mi dico chr ci proverò. ..
Insieme, dai. 😉
Quello che sapevo era che non avevi scritto il post di fine anno ed anche se posso vagamente intuirne le ragioni, ho continuato ad aspettarlo…..perché quel post insieme a quello pre-vacanze, rappresentano per me due appuntamenti irrinunciabili.
Quello che non sapevo è che qui , in questo post, stasera avrei trovato un pezzo della risposta alle domande che mi faccio da un po’.
c’è un filo sottile, che non ti so spiegare, ma c’è…e credo tu lo sappia.
Lo leggero ancora, di nuovo …perché come hanno già scritto qui sopra, ci sono tanti spunti ancora da scoprire…
grazie, buona notte.
m.
:-*
Se si è motivati nessuna complessità è invalicabile…ho cominciato anch’io per caso a ricamare molti anni fa…ed ora è per me vitale linfa stessa della vita….dipende sempre dai punti di vista per me è diventata una vera terapia!
Terzo commento maschile. Che bello! Secondo me è l’unico blog scritto da una mamma ad avere anche tanti papà che commentano!
Si sentono gli studi in questo stratosferico pezzo sai? Io non so come ringraziarti perché aiuti a pensare.
Mi piacerebbe prima o poi conoscerti di persona. Devi essere particolare e molto ricca.
Grazie ancora.
Sei sempre gentile Andrea e ONESTO.
Un abbraccio.
Fantastica! tu sei un’ancora fidata! Grazie mille! Condivido in pieno… anche a me ci sono voluti 39 anni e, credo siano stati fondamentali, 3 figli.
3 figli. Già…
Come sempre lasci senza fiato in tutti i sensi. Lo dovrò rileggere mille volte per cogliere tutti gli spunti che dai. La tua capacità di sintesi è incredibile. Non smettere mai di scrivere
Incontrato per caso.
Letto, riletto, riletto e rimasta la voglia di rileggerlo…
Mi spiega qualcosa di intrecciato dentro
Me lo spiega lasciando speranza e concretezza, dolcezza e azione, consolazione e attesa.
Brava… sì, proprio brava.
Piero grazie. Intrecciato dentro. Ma si sta sciogliendo come davvero neve al sole. C’è voluto tempo.