Non sono più bambini i miei bambini. Sono ormai ragazzini. Io fatico a chiamarli così, però è giusto che anche le parole seguano il percorso della loro crescita. Non faccio altro che sognare neonati, bambini piccoli, adozioni, affidi. Quasi ogni notte. Saranno i 40 anni, momento di chiusura, per certi versi, o sarà che vederli diventare ogni giorno più autonomi un po’ è meraviglioso e un po’ fa male. Ogni giorno che trascorre loro compiono un passo in più lontano da noi.
E penso a come sarebbe bello avere un altro piccolino in casa da crescere. A come sarebbe bello vederli fratelli maggiori, a come adesso Matteo sarebbe consapevole di tante cose che ha ignorato per forza di cose quando è diventato fratello “maggiore”. Aveva 25 mesi. Penso e ripenso. Sogno e mi sveglio. Intanto si è chiuso il mio 40° anno. E che anno!
Non faccio più buoni propositi. Perché mi sono resa conto che il concetto di “bontà” è non solo relativo ma decisamente troppo discutibile. Quel che io penso sia buono per me, secondo te non solo non sarebbe buono per te ma non è buono nemmeno per me.
Perché tutti hanno opinioni sulla vita degli altri. Anzi giudizi mascherati da opinioni. Che è peggio.
Ecco.
Solo che ciò che è buono o non buono per noi, per la nostra felicità, serenità, per poter continuare a sognare e sorridere, in realtà lo sappiamo solo noi. E quindi resterà con me. Tra me e me, tra pancia, cuore e testa. Lì, in quel posto solo mio “dove nessuno entrato mai”, come canta lui.
In questo 2014 i ragazzi mi hanno dato tante soddisfazioni. Li guardo e penso che alla fine, nonostante tutto, stiamo facendo un lavoro discreto. Sono educati. L’aggettivo che più ho sentito in questo anno riferito a loro è proprio questo: “educati”. E lo vedo, anche da me, lo vedo che lo sono. Poi son bambini, con il loro carattere e il loro temperamento in fase quasi preadolescenziale. Ma sono educati. E questa per le energie che ho impiegato in questi anni è una grandissima soddisfazione. A scuola sono bravi. A casa sono autonomi. Studiano. Prendono seriamente le attività sportive. Poi litigano, si picchiano, si insultano, fanno tutto quello che è giusto che facciano (compreso, ne sono certa, fare i furbetti in nostra assenza), però davvero se volessi lamentarmi non potrei farlo.
Per altri versi è stato un 2014 impegnativo. Sì, diciamo così. Ho dovuto rompere cocci e lasciarli per terra perché erano troppo taglienti per essere raccolti anche con i guanti. Non ho voluto ricostruirne nemmeno un pezzetto. Perché i cocci quando si rompono non è vero che si riaggiustano. O forse sì?
Quando ho vissuto in Giappone, una delle tradizioni che più è stata educativa per me è quella del kintsugi. Il kintsugi è una tecnica di riparazione degli oggetti attraverso una resina. Niente di strano fin qui. Il particolare però è che questa resina è mescolata all’oro e all’argento.
I vasi riparati così, dunque, non sono semplicemente incollati, nel tentativo (vano) di mascherare le crepe. No. I vasi riaggiustati con questa tecnica mostrano le rotture con sfacciataggine e diventano non solo più belli, ma nuovi. Cosa significa tutto questo? Mantenere intatta la storia di un oggetto, non mascherarla e fare delle crepe un elemento di bellezza.
Il senso è quello che dall’imperfezione e da una ferita possano crearsi cicatrici dorate, vale a dire forme ancora maggiore di perfezione anche interiore.¹
Perché mascherare le crepe significherebbe disattivare la nostra capacità di reazione. La chiamano anche resilienza.
Questo è tutto quello che voglio portare in questo 2015 appena iniziato. Assieme a un pizzico di coraggio. Perché senza quello ho capito, forse tardi (?), che non è possibile costruire, né ri-costruirsi.
Anche le nostre ali possono essere riparate con resina d’oro. Vi immaginate poi che meraviglia i riflessi durante il volo?
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¹ Fonte: www.bonsaipots.net
Ho scritto questo pezzo qualche giorno fa. Non dovrei pubblicarlo perché ancora una volta ho dovuto, per alcuni versi, riposizionare i sogni in maniera rapidissima. Ma lo lascio qui ugualmente, perchè anche questa sono io.
Marta_Stikets dice
Interessante la tecnica del kintsugi: non nascondere le ferite, anzi metterle in evidenza per creare un oggetto nuovo.
Trovo che sia importante ricordare che dopo una ferita siamo diverse perché abbiamo imparato cose nuove anche se dolorose, siamo più forti perché siamo sopravvissute e siamo ancora più belle perché le nostre cicatrici dorate dimostrano che siamo vive e che vogliamo vivere. Vi auguro un Felice ed Allegro 2015. Marta
Adriana_Ricominciodaquattro dice
Cara Silvia, eccomi qua, finalmente riesco a rileggerti e ho anche il tempo di commentare. E articolo più giusto non poteva esserci.
Capisco perfettamente ogni frase ma per quello che mi riguarda “i cocci quando si rompono non è vero che si riaggiustano”.
Ci son cocci troppo taglienti, come dici tu, che non si possono riaggiustare e forse non è neanche giusto.
Se qualcosa o qualcuno c’ha fatto tanto male perché dover per forza perdonare? Per stare meglio? Forse, ma non di certo per bontà o felicità, no quelle no! Felicità è altro e non si costruisce dai cocci. Dai cocci personali si ricomincia ma senza quelli degli altri, è già troppo difficile con i propri.
Detto questo la tecnica del Kintsugi mi piace!
Ti stringo
squa dice
In questo 2015 un bel kintsugi esistenziale sta anche nei miei propositi
Che sia un anno buono buono! !
mammaalcubo dice
Non conoscevo questa resina dorata. Di solito quando qualcosa si rompe si cerca in tutti i modi di farla tornare come prima e nascondere le crepe: è così anche per noi, che troppo spesso cerchiamo di coprire e non rivelare le spaccature che abbiamo dentro.
La forza e la sfida invece stanno nel costruire qualcosa di nuovo, più brillante e più completo. Tanti auguri per un 2015 migliore, di rinascita e rivincita.
Ilaria dice
Sai dirmi dato siamo concittadine se a re qualcuno vende questi meravigliosi vasi riparati di luce? Grazie
Mammaimperfetta dice
Ciao Ila.
Potresti provare al negozio giapponese! Ci sei già andata?
Ilaria dice
Cara Silvia ciò che siamo ‘ la somma di esperienze belle ma anche pesanti, ne ho passate tante e non sto qui a raccontartele , al tempo la mia rabbia era così devastante che avrei morsicato chiunque , poi ti rendo conto che diventi migliore, attraversi degli strati sempre più profondi , vai sempre più giù , e le lacrime , dopo purificano, le cicatrici si tingono d oro , lucentezza , spiritualità .
Btwinsbimamma dice
bellissimo post e un augurio che questo 2015 sia decisamente migliore…
Francesca dice
A volte le cicatrici ci rendono più belle e le dobbiamo portare orgogliose come i guerrieri che dimostravano così il loro valore
Buon nuovo anno.
ALEM dice
bellissimo! 🙂
Federica dice
Mi dispiace non sai quanto leggere ancora di quanto male ti ha fatto questo anno, ma sono sicura che con la grande forza che hai supererai tutto e quelle cicatrici dorate ti renderanno ancora più bella! Un abbraccio. Fede
chiarac dice
Grazie per averlo pubblicato comunque. Bellissima questa cosa del kintsugi… le cicatrici non nascoste, ma evidenziate, dorate… perchè io sono quello che sono anche a causa o grazie alle cicatrici che mi porto addosso… e se posso mostrare le cicatrici vuole dire che non mi hanno uccisa, che il vaso è stato riparato ed è più bello e prezioso di prima. Un significato bellissimo. Ancora grazie