Domanda
Buongiorno Dottoressa,
non so da dove cominciare a raccontare la mia storia.
Ho 40 anni. 4 anni fa decido di avere un bimbo perché dopo 4 anni mi hanno assunta a tempo indeterminato. Il mio datore di lavoro però non gradisce la notizia della mia gravidanza e inizia la guerra. Perdo il bimbo, ma dopo qualche mese sono ancora incinta. Al lavoro è un inferno (premetto che amavo la mia professione e la svolgevo egregiamente). Perdo di nuovo il bimbo e mi costringono a dimettermi in cambio di un tot di denaro. Accetto perché sono stanca e demoralizzata.
Dopo qualche mese però ecco una nuova gravidanza..che va avanti. Ho trovato subito un lavoro part time ma solo per 6 mesi. Il bimbo, Alessandro, nasce però prematuro (1,2 kg) e con una malformazione inaspettata: atresia esofagea (avevo fatto tutti gli esami possibili: villocentesi, morfologica, ecc…).
Il bimbo viene operato il giorno successivo alla nascita. Ma non riesce del tutto. Subirà altri 2 interventi rischiosissimi nei 2 mesi successivi. Intanto io mi struggo nel vederlo dentro l’incubatrice in condizioni assurde (flebo, ossigeno, drenaggi..).
Dopo 4 mesi lo porto finalmente a casa, ma ha grosse difficoltà con la deglutizione e allattarlo è sempre difficile. Il mio compagno lavora di notte e di mattina dorme…mia madre non c è più. Mia suocera non è di nessun aiuto, mio padre mi dà tanto coraggio ma viene anche lui a mancare a marzo dello scorso anno.
Non so come, ma io e Alessandro, nonostante tutto, ce la facciamo. Ora ha 3 anni. È un bimbo allegro, vivace, canta sempre. È sempre piccolo e fa fisioterapia perché la parte destra del suo costato è rimasta asimmetrica a causa degli interventi. Io non lavoro ma col mio compagno stiamo per intraprendere una nuova attività. Il bimbo è attaccatissimo a me (sta sempre con me del resto). Un paio di volte la settimana lo lascio un paio d’ore alla baby sitter.
A settembre andrà all’asilo.
Io le scrivo perché in tutto questo turbinio di eventi mi sono sempre sentita sola…e ora mi viene rinfacciato che il bimbo è capriccioso e non sta fermo un attimo. Insomma, ora oltre che sola mi sento pure una cattiva mamma. Non vorrei però che veramente Alessandro finisse con l’essere troppo viziato. Come mi devo comportare? Premetto che io lo sgrido e gli dico che certe cose non si fanno. Insomma neanche sono così permissiva.
Chiedo consiglio…
La ringrazio anticipatamente e Le auguro una buona giornata
E.
Risposta
Cara Elena,
innanzitutto grazie di aver condiviso con noi la tua storia. Quando una famiglia si trova ad affrontare simili vicissitudini, suscita in me sempre un senso di ammirazione per la forza ed il coraggio che sono necessari a sbucare in fondo al tunnel. Come tu stessa dici, nonostante tutto ce l’avete fatta.
Non mi è chiaro da parte di chi vengano le accuse che tanto ti mettono in discussione nel tuo ruolo materno, facendoti sentire inadeguata: se si tratta di un rapporto significativo, se sono voci di passaggio, persone che pur non facendo parte delle tue cerchie più strette hanno il potere di farti star male.
Non mi è nemmeno chiaro, dalle righe che mi scrivi, qual è esattamente la misura del problema, se tuo figlio è realmente troppo vivace, o se si tratta di un’osservazione fuori luogo.
Tutti i bambini “ne combinano qualcuna”, a tutti è necessario spiegare come è meglio comportarsi e come non lo è, e tutti i genitori desiderano che i ragazzi vengano su bravi e rispettosi.
L’unica cosa che riesco a sentire con forza, dal tuo racconto, è la fatica che hai affrontato in questi anni non facili, e come questa si lega alla rabbia (e al dolore). È come se adesso, avendo lottato con le unghia e con i denti, non sopportassi nemmeno la più piccola osservazione.
Può essere legittimo da una parte: dopo aver lottato per la vita e per la normalità, dovrebbe essere determinante quanto tuo figlio sia vivace?
Ma nello stesso tempo, proprio ora che hai scalato la china, la tua normalità è uguale a quella di tutti gli altri, e questo ti porta ad affrontare esattamente gli stessi capricci, le stesse marachelle, le stesse tematiche che si attraversano in ogni famiglia.
Ecco che allora, come sempre accade, lo stesso tema ha due risvolti, due facce della medaglia.
Mi chiedi come comportarti…
Avendo così pochi elementi a mia disposizione, non posso che incoraggiarti ad essere te stessa. Non permettere che l’opinione degli altri possa minare la tua sicurezza, la fiducia in te stessa e nelle tue capacità di madre.
Nello stesso tempo, trova quel punto di equilibrio in cui “mettersi in discussione” significa solo aprirsi alla possibilità di migliorare, e non distruggere quello che si è costruito.
E se tutto questo dovesse (legittimamente) essere troppo impegnativo per te, in questo momento, cerca qualcuno che possa sostenerti.
A volte capita di impiegare tutte le nostre risorse ed energie per superare un momento difficile, di tirare dritto fino al traguardo, e poi crollare proprio dopo averlo superato: è normale, dopo aver dato fondo ad una corsa impegnativa, anche se siamo i vincitori!
Se pensi quindi che la tua solitudine possa trovare un orecchio amico, non esitare a contattare uno specialista che possa essere per te una pausa rigenerante nel cammino bello e difficile del diventare madre.
È un consiglio che ti dò non solo da professionista, ma da donna e madre.
Ti faccio i miei complimenti per il lavoro che hai svolto fino a questo momento, e ti auguro buon lavoro.
raffaella dice
Cara Elena,
grazie per questa storia di “solitudine” che racconta di nuovo quanto siamo forti noi donne.
Se posso darti un consiglio spassionato, credo che un bimbo che cosi piccolo ha subito e subisce (fisioterapia) cosi tanto dolore e fatica, abbia tutto il diritto di essere piu capriccioso dei suoi coetanei. Certo, questo non significa che tu non possa lentamente cominciare ad arginare certi suoi comportamenti, ma essere un po piu viziati a 4 anni, non mi sembra certo la fine del mondo. Nessuna mamma è perfetta, ma solo noi conosciamo a fondo i nostri figli per sapere quali sono i limiti che possono raggiungere. Vivi serena, sii orgogliosa, ma non abbassare mai la guardia!
Domizia Moramarco dice
Cara Elena, a te va tutta la mia ammirazione di donna e mamma per il coraggio dimostrato durante gli ultimi anni, difficili e pieni di momenti di sconforto. Sentirsi sole oggi sta diventando, purtroppo, sempre più frequente per le mamme. A volte dobbiamo anche chiederci se siamo noi che ci chiudiamo dentro inutili sentimenti di orgoglio, non è il tuo caso ovviamente. Personalmente ritengo che il consiglio della Dott.ssa Agnone sia davvero utile e un monito discreto e incoraggiante per chi si sente inadeguata al giorno d’oggi nel ruolo di madre. E’ un compito sempre più difficile da affrontare, spesso proprio perchè occupandosi a tempo pieno dei propri figli sembra che i risultati siano più fallimenti che conquiste, perciò sfogarsi e aprirsi non può che giovare al benessere psico-fisico della mamma che si ripercuote inevitabilmente in maniera positiva sui propri bambini. Auguro a tutte le mamme di volersi bene e di non nascondersi dietro paure o senso di sconfitta, ma di camminare a testa alta e di voler imparare ogni giorno dalla propria meravigliosa e unica esperienza! Un abbraccio Domizia