Domanda
Buongiorno Dottoressa Agnone,
l’argomento su cui vorrei chiedere il suo parere è il senso di inadeguatezza e di colpa che assale frequentemente (chi più, chi meno) noi genitori.
Ho un bimbo di due anni e mezzo, molto dolce ed affettuoso, da sempre impegnativo (in sostanza continuiamo ad avere grossi problemi con il sonno notturno ed è un “allegro vomitatore”, che di per sè non è grave ma sicuramente molto “scomodo”nella vita di tutti i giorni).
Il bimbo è vivace, molto coccolato da noi e dai nonni, non parla ancora bene ma pronuncia (male) un’ottantina di parole senza riuscire a comporre frasi, si fa capire e capisce. Mi sembra un po’ immaturo per la sua età raffrontandolo con bimbi coetanei, ma comunque maturerà con i suoi tempi e va bene così.
E qui vorrei parlare un po’ di me, di me prima della maternità: una persona che tutto sommato aveva sempre percorso le sue tappe in discesa, tranquilla ed allegra, sicura, senza grossi problemi. A cui piace avere tutto un po’ sotto controllo, non nel senso di “comandare” o “imporre”, ma di “conoscere” quello che affronta. Ovvio: il mestiere di genitore non lo impari dai libri.
E così, questo bimbo, che di notte ci ha sempre fatti dannare, che rimette anche l’anima per un nonnulla, che i primi mesi era devastato dalle coliche 24 h su 24, che ha fatto invecchiare me e mio marito di 15 anni in 2…mi ha spiazzata.
E ho iniziato a sentir crescere dentro di me un senso di inadeguatezza che non avevo mai provato prima. Mi hanno aiutata i miei suoceri, sante persone, ma se da una parte mi sono sentita ovviamente sollevata, dall’altra questo non ha fatto che accrescere il mio senso di inadeguatezza.
Più il bimbo cresce, più sento crescere di pari passo un senso di colpa: il bimbo va al nido, dove per fortuna si trova molto bene. Io lavoro a tempo pieno. Lo vado a prendere alle cinque e lo porto a casa. Lui a quell’ora è stanco e nervoso (non dorme bene di notte, poi), io pure, e lo piazzo davanti alla TV a bere il suo latte, dove non mantiene la concentrazione per più di 10 minuti e poi viene a cercarmi.
Non riesco ad intrattenerlo con niente: non gli interessano le costruzioni, non gli interessa colorare, non riesce a mantenere attenzione sui libri, siamo sommersi dei giochi più svariati che compro sperando di trovare qualcosa che gli piaccia ma per ora niente. Ed il mio senso di colpa ed inadeguatezza, sale. Lo coccolo tanto, ma lui si annoia e io vorrei intrattenerlo. Ma come?
Argomento TV: sono una che non è mai stata interessata alla TV, neanche da piccola. Ho sempre letto tanto. Con mio figlio, inizio accendendola appena svegli alle 6 e lui si beve il latte lì davanti. A casa mia, sarebbe stato impensabile. E da quando arriva a casa dall’asilo, rimane in sottofondo. Vivo anche l’aiuto che mi dà quell’aggeggio (e che mi permette di fare colazione e cenare), con un senso di colpa. Lui la guarda appena, ci perde 10 minuti di tanto in tanto e poi gironzola.
Insomma, io che mi sono sempre sentita una persona solare, vincente e combattiva, mi sento una madre mediocre e sfigata. La verità, è che passo le mie giornate e il mio tempo con lui nell’attesa che arrivi il momento per metterlo (e mettermi) a nanna. Mio marito è stanco come e più di me, i più lui ha anche problemi sul lavoro (che è più impegnativo del mio) e quindi il suo umore è spesso sotto i tacchi.
Dopo tutta questa lagna, sono a chiederle: mi consiglierebbe un bel libro che parli del senso di colpa e di inadeguatezza dei genitori? Davvero, mi sto sentendo una cattiva madre che non riesce a crescere adeguatamente con stimoli giusti il suo bambino, che si sente circondata di mamme che “sanno quello che fanno” mentre io mi sento spesso sbagliata. Incredibile, però: se due anni fa mi avessero detto che il mio stato d’animo da madre sarebbe stato così da piaga, non ci avrei creduto.
Risposta
Carissima,
il senso di colpa è il primo ostacolo di ogni persona nella strada verso la realizzazione. Questo però non gli impedisce di insinuarsi nella vita di tutti noi e di tenerci ancorati al passato, da un presente ipotetico, idealizzato, a quel che vorremmo essere, invece di farci vivere il presente pienamente, per quel che siamo.
L’esame di realtà dovrebbe essere il primo passo della nostra riflessione su noi stessi: sono-quel-che-sono, non per accontentarmi senza cercare il miglioramento, ma per rimanere ancoràta a quel che mi contraddistingue come persona.
Nella vita di ciascuno di noi ci sono delle cose che si possono cambiare, e altre contro le quali è inutile lottare: il “distinguo” non è semplice, ma io credo che i ritmi lavorativi siano una di quelle cose nelle le quali è inutile arrovellarsi.
Viviamo un tempo in cui non è facile scegliere il lavoro che vogliamo (molti di noi vivono il precariato, e il clima lavorativo è sempre “minaccioso”), per quanto tempo vogliamo farlo, in che condizioni economiche o organizzative. Siamo in un brutto momento storico/sociale, ed è per questo che -ripeto spesso- non è possibile scegliere.
Quando diventiamo madri, il nostro ritmo lavorativo ci pesa ancora di più: cominciamo a considerare quanto tempo ci richiede il lavoro, e ci sembra tempo sottratto ai nostri cuccioli, così bisognosi di “presenza”.
Cosa fare, allora, quando non possiamo puntare alla quantità? Non ci rimane che sforzarci di lavorare sulla qualità.
Il tempo che abbiamo a disposizione è ridotto, ed è proprio per questo che dobbiamo cercare di renderlo “il tempo migliore possibile per noi”.
Quando i bambini sono vittime del senso di colpa, in genere, si cerca di far passare il messaggio che ciò che è sbagliato non è la persona ma il comportamento commesso. Ecco, io credo che per un genitore non sia tanto diverso: prova a pensare che non sei una mamma sbagliata, semmai può essere sbagliato quel che talvolta scegli di fare. L’accento sembra minimo, ma può fare la differenza.
So bene che la stanchezza di fine giornata è una mannaia per tutti noi, ed è quella che ci porta a fare le scelte che non vorremmo: riguardo a questo non c’è molto da dire, solo tu puoi scegliere in che modo impiegare il tuo tempo e le tue risorse.
Tuo figlio, inoltre, è molto piccolo! Ed ovviamente ha poco interesse per la tv, per i giochi, e per tutto il resto. L’unica cosa che gli interessa (e devi essere felice che sia -ancora- così) sei tu. Tu, suo padre, le persone, le relazioni. E’ per questo che ogni intrattenimento è inutile, perché lui vuole te, e nessun altro gioco!
Proprio perché è così piccolo, probabilmente non siete ancora nella fase in cui tu puoi permetterti di respirare, e lui di impiegare il suo tempo in autonomia.
Ecco, da questo punto di vista proporrei di separare i due aspetti: da un lato dovresti provare a non accusarti troppo dei tuoi limiti “umani”, della tua stanchezza, e del tempo che sei costretta ad impiegare nel lavoro (questi sono gli aspetti su cui poco puoi influire); dall’altro invece c’è il coraggio di interrogarti su come vuoi passare il tuo tempo con tuo figlio, con la consapevolezza che non sei ancora in quella fase della vita che ti permette di godere del tempo insieme senza che lui sia ancora strettamente dipendente da te. Insomma, sei ancora nel “periodo in salita” (vedrai che tra pochi mesi molte cose cambieranno!).
E’ generalmente risaputo che molte delle sfide psicologiche che dobbiamo affrontare nella nostra vita hanno radici nell’educazione che abbiamo ricevuto. In genere, derivano dai modelli comportamentali che abbiamo costruito nella relazione con i nostri familiari e con gli adulti significativi che si sono presi cura di noi. Questi modelli influiscono anche sul nostro stile genitoriale, ovvero sul tipo di genitori che siamo o che vogliamo diventare. In alcuni casi, si dice, facciamo con i nostri figli le stesse cose che sono state fatte con noi. In altri, proprio perché desideriamo prendere una direzione contraria, abbiamo ben chiaro cosa non vogliamo ripetere rispetto a quello che abbiamo vissuto da bambini.
Quello che è importante, tuttavia, è la consapevolezza che abbiamo di questo processo: elemento che fa la differenza sia per noi che per il nostro essere genitori. Essere consapevoli di cosa vogliamo trasmettere, di quali sono i nostri obiettivi a lungo termine, non sono processi così automatici o scontati per un genitore. Questo cammino è complesso e affascinante perché mette in risalto luci ed ombre della nostra vita, le nostre risorse e i nostri blocchi.
Credo che tu, come molti, sia a questo punto: criticamente coinvolta nel processo di trasformazione di te stessa che la genitorialità impone (e che forse non si conclude mai), e nel pieno dell’impegno che i primi anni di ogni bambino richiedono ad ogni neo-genitore.
Metti in conto la frustrazione e la stanchezza come elementi indissolubili del tuo percorso di crescita, come persona, donna e madre, e donati il permesso di sbagliare: non immagini quanto sia educativo per un bambino che i propri genitori siano persone libere (che non significa che non si curano di lui). Nello stesso tempo prova a renderti protagonista delle tue scelte, e prova a puntare ad un tempo di qualità, anche se questo ti richiede uno sforzo apparentemente aggiuntivo: non posso suggerirti come, ma sono certa saprai trovare quello che ti permette di stare bene e di sentirti una persona migliore.
A questo proposito, tuttavia, (vado per ipotesi, dal momento che non ti conosco personalmente) proverei a pensare se davvero tutto quello che riempie le tue giornate è davvero indispensabile, o se forse alcune cose potrebbero essere felicemente trascurate: mi riferisco all’ordine, alla vita organizzata, al “tutto sotto controllo”. Tante volte vale di più il tempo trascorso con le persone che amiamo che quello che impieghiamo per rendere la loro casa più pulita ed il loro pranzo più buono.
I bambini amano noi, non quello che sappiamo fare.
Mi dispiace se il rapporto virtuale mi impone una certa sintesi, perché potrei dirti molto altro ancora, ma voglio terminare con un’ultima indicazione: senza pensarci troppo, così, su due piedi, ti direi che “La solitudine delle madri” di Marilde Trinchero, è un libro liberatorio e illuminante, anche nello stile.
A me Marilde ha insegnato che tante volte pensiamo di essere uniche negli errori e nelle difficoltà, ed invece tante altre donne si sentono come noi (il blog della nostra cara Silvia, su cui ci stiamo incontrando, ci insegna il valore della condivisione!).
Ci insegnano il modello della “brava mamma”, ma non ci raccontano quanto è dura, e quanto talvolta si vorrebbe scappare via. In questo non sei sola.
Spero che le mie parole possano esserti di conforto, e che contengano qualche linea di riflessione, pur in queste esigue righe.
Ti faccio i miei migliori auguri, nella certezza che le cose potranno presto volgere al meglio, e augurandoti buon cammino.
olivia dice
COME E’ VERO CHE NOI MAMME SIAMO TUTTE UGUALI..PRESE DAGLI STESSI SENSI DI COLPA E DALLE STESSE PAURE…PURTROPPO LA VITA FRENETICA CHE SIAMO COSTRETTE A FARE CI PORTA A VIVERE POCO E MALE CON I NOSTRI FIGLI..STO LONTANO DA MIO FIGLIO DI 20 MESI DALLA MATTINA PRESTO FINO AL TARDO POMERIGGIO DI OGNI GIORNO E SPESSO QUANDO TORNO A CASA SONO COSI’ STANCA CHE EGOISTICAMENTE NON VEDO L’ORA CHE VADA A DORMIRE PERCHE’ SONO STANCA E VORREI AVERE ANCHE IL TEMPO DI FARE UNA CHIACCHIERA CON UN”AMICA AL TELEFONO O STARE UN PO’ CMQ RILASSATA SUL DIVANO…NONOSTANTE QST PREAMBOLO, QUANDO TORNO STO SEMPRE CON LUI, ANCHE SE HO UN AIUTO FONDAMENTALE DI UNA TATA GIORNO E NOTTE…MI FA PIACERE GIOCARE CON LUI, GUARDARE I CARTONI SUOI PREFERITI E GIOCARE CON LUI A PALLONE MA NON VEDO L’ORA CMQ CHE VADA A NINNA…MI SENTO MOLTO IN COLPA PER QST……………:(
Patamamma dice
Fa un gran bene ogni tanto sentirsi dire certe cose da uno “che se ne intende” invece che dalle persone che ci stanno accanto e ci vogliono bene.
Grazie
MammaImperfetta dice
Vi bacio!
sara chiccolain dice
Non hai idea di quanto ti capisca.. anche il mio primogenito era un vomitatore (appena lo brontolavi un pochino) e io non ho dormito per 5 anni di fila… è vero che la stanchezza e la mancanza di sonno ti rendono meno lucida e ti senti una mamma di serie b perchè ti manca l’energia mentale e fisica di fare TUTTE QUELLE COSE che vorresti fare e tutte quelle attività che nel tuo progetto mentale di come è una mamma ti sembrerebbe doveroso fare.
Io al momento mi trovo ad affrontare i problemi di educazione di un bimbo di 5 anni e della sorellina di 3 anni che litigano a non finire ed a volte mi sento in colpa perchè non riesco a rimanere calma ed a gestire le loro zuffe in maniera pacata e gentile ma anzi mi capita di alzare la voce a volte e di dare punizioni che non approvo già nel momento in cui escono dalla mia bocca.
Non arrenderti. Si può migliorare sicuramente, scava dentro di te, tira fuori qualche soluzione assurda e magari un po’ pescata nella tua fantasia di bambina che eri.. io ci sto provando e ti sono vicina nel pensiero, perchè i tuoi problemi sono i miei e quelli di tante tante tante altre mamme. Se quando ci parli tu sono madri perfette (sempre che sia possibile) tra 3 mesi magari si troveranno ad affrontare problemi e sfide che tutti i bambini mettono davanti alle loro mamme prima o poi, ed allora anche loro sbaglieranno e dovranno andare avanti.
.. e non riesco ad aggiungere altro quindi … Un bacio
zaza dice
stare tranquille dopo una bella sfuriata quasi gratuita…sarebbe folle è molto più giusto riuscire a vedere le esagerazioni ingiuste che abbiamo creato per una pallina vicino al televisore o un compito scoperto la sera prima di cena…certo perchè il motivo che innesca tutto è che abbiamo ragione noi, abbiamo solo esagerato nello sfogo una frasettina a sguardo serio ed una pacca sulle spalle è quello che abbiamo fatto in tutte le altre situazioni simili, eppure questa e forse anche altre è invece andata cosi motivo giusto sgridata eccessiva e ce ne accorgiamo solo quando abbiamo cinque o forse tre minuti per noi perchè il terrore che abbiamo insinuato nella piccola vittima (altre volte è un bambino ma stavolta ha fatto da capretto sacrificale, ….capita) non è troppo da farci rincorrere fino allo sfinimento e abbastanza da capire che è meglio evitare il contatto.
ci serviva per sfogare tutto ci serviva per sbagliare un po e ci serviva per poter avere il tempo di calmarci. purtroppo la nostra memoria è ben motivata a farcelo ricordare almeno fino a dieci minuti prima della prossima sfuriata, se ricordasse anche i dieci minuti dopo eviteremmo di sfogarci ma non è possibile, ed allora che fare, ci spiace ci spiace davvero creare un passato scomodo a figli piccoli che non hanno scelto il giorno sbagliato loro ma nemmeno noi, eppure le ingiustizie accadono e pultroppo alle volte siamo noi le artefici. ne pagheremo i danni verso i 12 o 14 o 16 anni, pagheremmo lo stesso allora, e finche paghiamo noi ci va pure bene, finche a loro non accadono giri spiacevoli gravidanze o peggio, finche possiamo ricordare le nostre frasi sbagliate e dire beh, è finalmente passata, fino ad allora ci sentiremo in colpa e dopo quando loro avranno figli e noi vorremo fermarli nel fare i nostri stessi errori e vorremo aiutare per togliere un po di fatica restiamo basiti per gli sguardi assassini che ci mandano quando consoleremo da nonne temperanti o regaliamo o cuciniamo o eccediamo…eppure non vi è soluzione, hanno un padre talvolta questi bambini loro possono essere il fermo se avessero il coraggio di interporsi, noi mamme abbiamo un ciclo e certi giorni sono segnati a priori e possiamo contare sul calendario e prepararci e poi in realtà noi siamo dio in terra e loro sono piccoli e indifesi e non vi è altro motivo che questo per fare quell’errore di non saperci fermare con un amica non oseremmo lei si sa difendere, loro no è tutto qui, quando capiremo che in un modo o nell’altro si stanno già difendendo da soli in modo inconsapevole e silenzioso allora smetteremo ma allora li avremo cosi lontani che dovranno cavarsela da soli e noi resteremo li preoccupate per le conseguenze dei nostri piccoli errori quotidiani, ma sole non è facile e insieme a chi a noi ha fatto lo stesso le nonne o suocere è anche più difficile…ed allora possiamo solo volta per colta togliere un pezzo d’odio dal nostro cuore, essere più serene dentro cercare di amarci un poco di più, ridere molto un po di tutto, andare avanti un piccolo mattone per volta da togliere o mettere e portarci nel sacco dei nostri errori il male fatto ad altri. ma siamo mamme fa parte del prezzo di essere allevati pultroppo.
alexandra dice
grazie d.ssa Agnone per il grande incoraggiamento dei suoi consigli, per la delicatezza con cui ci mostra come accettare il lato oscuro della maternità.
da single quarantenne super ansiosa catapultata “per svista” nel ruolo di genitore quasi 5 anni fa ho sentito profondamente lo sgomento della mamma che scrive, che prova, e che so che nel momento in cui ci si passa sembra un tunnel solitario senza uscita, con la sensazione di inadeguatezza come tappezzeria e un “ma chi me l’ha fatto fare” che ti da il buongiorno dallo specchio del bagno ogni mattina. però – ho scoperto, col tempo, e tanti errorini – che se la stessa pazienza, attenzione, capacità di perdonare, ascoltare, correggere o accettare che non so come mi son spremuta per il mio bimbo la riservo anche me, le cose filano un pò meglio. se proviamo per anche solo 10 min al giorno a tornare noi bambini, e a giocare con noi stessi, con la nostra possibilità di inventarci il “nostro” modo di essere mamma, senza “le regole”, con l’arrosto abbustolito, la patacca di moccico sui calzoni quando ormai sei in ufficio, i calzini mannari che ci fanno gli agguati dalla lavatrice stra-carica e a riderci sù, sul nostro personalissimo e straordinario modo di essere “imperfette”, scopriremo come tramutare il nostro sentirci sole in sentirsi uniche, e ci verranno i superpoteri che ci faranno riconoscere quanto sono uniche a modo loro tutte le mamme e sentirci un pò meno inadeguate e sempre più speciali! un abbraccio, dai! 😉
franz dice
Io leggo le risposte della d.ssa Agnone tutto d’un fiato: quando scrive ad una mamma scrive a tutte le mamme del mondo. E si sente il suo abbraccio, anche se virtuale.
Cara mamma che scrivi: pensiamo sempre di essere sole nei nostri sensi di colpa e di inadeguatezza , ma col tempo io mi sono resa conto che è così solo se ci soffermiamo alla superficie, che le mamme che vediamo felici ai giardinetti o accompagnare spensierate i bimbi al nido quando sono chiuse nelle loro case hanno le stesse preoccupazioni che abbiamo noi. Io ho la fortuna di avere delle amiche carissime e sincere con cui spesso ci troviamo e parliamo a ruota (e mente) libera: i problemi, le preoccupazioni, le ansie sono veramente le stesse per tutti (anche certe critiche ai mariti, per dire!). E i loro bambini dormivano, i miei erano quelli che si svegliavano 20 volte per notte. Eppure la stanchezza assale tutte e con la stanchezza il senso di inadeguatezza aumenta. Io mi sono salvata ( e mi salvo tuttora, per la verità) anche con la mia natura positiva. Penso, cioè, che, come esistono le giornate in cui tocchiamo il cielo con un dito, esistono per natura anche le giornate in cui il nostro umore è sottoterra. E queste giornate non vanno combattute: vanno lasciate scorrere, perchè il giorno dopo è veramente un altro giorno e i raggi del sole che ci accarezzano il viso sembrano un po’ più caldi.
Anche quando succede che la ‘giornata’ non dura più solo 24h ma comincia a diventare un periodo che sembra non finire mai: per tre anni non ho dormito vivendo, anzi esistendo, solo nell’attesa che quel periodo finisse. E finisce! E quando dormi e non sei sfinita le preoccupazioni sembrano meno gravi e l’inadeguatezza si fa un po’ più piccola…e davvero i raggi del sole che ti accarezzano il viso ti sembrano un po’ più caldi.