Philps Avent mi chiede di raccontare una delle “prime volte”, delle tante “prime volte” che caratterizzano la vita di una mamma.
Avevo pensato di raccontarvi della prima volta che li ho guardati negli occhi. Poi ho pensato che c’è un’altra prima volta che è stata emotivamente potentissima, anche se ormai piuttosto lontana..
La prima volta che ho sentito il battito. Anzi, i battiti. Perché per ogni figlio è diverso.
Ancora più preziosa è una prima volta che non va come l’avevi sognata. I racconti delle amiche, i post letti, i libri, i film.
Siamo andati alla prima visita dopo aver fatto circa sei test di gravidanza. Sì, una compulsione. Dunque, ero sicura di essere incinta.
Anamnesi, cartella e: sdraiati, pure, Silvia, che vediamo. Sei di 6 settimane, secondo la datazione.
Appoggia la sonda, attimi interminabili: non c’è battito.
Gira e rigira la sonda. Non ti preoccupare, avrai ovulato tardi. Qui si vedono solo echi embrionali. Ci vediamo tra 15 giorni.
Tra quanto??? 15 giorni? Come faccio ad aspettare 15 giorni? Echi embrionali? Cosa significa?
Li ho aspettati quei 15 giorni. Con la morte nel cuore.
Torniamo. Poche chiacchiere stavolta. Appoggia la sonda e….BUM! Un cavallo al galoppo. Eccolo lì, Matteo. Vivo, vegeto e bello grosso! Un fagiolo, un chicco di riso, una lenticchia, un gamberetto. Non mi ricordo nemmeno più come l’avevo soprannominato. Forse gamberetto, sì.
Un essere vivente, con il cuore che batte dentro alle tue viscere. Quanta gioia! Quanta paura! In realtà, con il tempo, capisci che le paure sono inutili, che tutto segue un sentiero suo, indipendentemente da quello che fai, pensi, sai o non sai.
Quel momento capisci che sei già violentemente madre, attaccata a una vita che ancora non è ben delineata. Ma c’è. E rumoreggia, corre, bussa.
Con il secondo, direi che è forse stato l’unico momento sereno della gravidanza (che tra pessimo test combinato, amniocentesi conseguente e tanto altro, non è trascorsa serenamente). Ma quel momento della prima ecografia è stato il riscatto dell’altro. La ginecologa ha messo il gel, posizionato la sonda e l’ambulatorio si è riempito di questa indimenticabile melodia.
Diversa la storia, diversa l’emozione, stessa intensità, stesse lacrime. Il tuo battito che aumenta, aumenta, aumenta, proporzionalmente alla felicità e si assesta per qualche minuto sul ritmo del tuo bimbo. Anche tu sei un cavallo impazzito.
Poi c’è un’altra prima volta che è, sinceramente, una prima volta non desiderata. Quella del biberon.
Non desiderata ma non per questo disdicevole. Ho accettato questo post anche e soprattutto perché i nostri primi biberon sono stati tutti Avent, così come le coppette assorbilatte, la crema per le ragadi, lo sterilizzatore a microonde, insomma, è un marchio a cui sono legata. Tuttora, quando lo vedo nei negozi o in casa di qualcuno, la mia testa ripercorre rapidamente tutta la loro primissima infanzia. Non posso fare a meno di sorridere.
Dicevo, una prima volta non desiderata, che però è servita, in entrambi i casi a risolvere un problema.
Matteo soffriva di coliche e la pediatra ci suggerì il finocchietto, rigorosamente di erboristeria, in semi. Lo bollivo, lo filtravo, lo lasciavo intiepidire e riempivo il biberon. Non so se effettivamente sia stato quello o meno ma serviva. Matteo smetteva di piangere e io…smettevo di stare sveglia. L’ho allattato 13 mesi, esclusivamente al seno.
Niccolò, invece…beh. Lui è un capitolo a parte. Reflusso severo, arresto di crescita (a un mese pesava meno di quando è nato): aveva bisogno di aggiunte con latte addensato, che formassero una sorta di barriera, per evitare le continue vomitate. E così, alla fine di una poppata ogni due, un goccio di artificiale (provato anche ad addensare il mio ma con il tiralatte era un’operazione impossibile) con Medigel nel biberon mi ha permesso di ricominciare a vederlo crescere e soprattutto assumere un colorito sano. Chi l’ha visto neonato, sa. L’ho allattato comunque 8 mesi.
Ora Philips Avent ha lanciato questo nuovo biberon, che avrebbe fatto al caso perfetto di Niccolò. Si chiama Natural ed è dotato di una nuova tettarella che evita l’ingestione d’aria, è anatomica ed è pensata per adattarsi alla bocca del neonato. Ora, chiaramente, non sarà mai come il seno della mamma, questo va detto. Per il lancio di questo suo nuovo biberon ha pensato un concorso con un premio finale un po’ speciale. Almeno per me che non ce l’ho: si vince una tata per un anno! Un anno, avete capito bene! Questo premio è un altro motivi che mi ha spinto a partecipare a questa staffetta tra blog. Sì, perché se qualcuna di voi potesse vincere un anno di tata, beh, io ne sarei proprio felice!
Al concorso si partecipa dalla pagina ufficiale facebook di Philips Avent, o dal sito www.vinciunatata.it
Oltre alla tata, ci sono in palio tre biberon ogni giorno e un buono sconto di 10 € (con una spesa minima di 30 €) sui prodotti Philips Avent per tutti i partecipanti.
Un’altra prima volta? Raccontatela voi o leggetela il 1 novembre su www.mercatinodeipiccoli.com
Articolo sponsorizzato
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