Domanda
Gentile Dott.ssa
per circa due mesi mia moglie sarà soggetta ad assentarsi per questioni lavorative, che la vedranno mancare da casa per almeno 4 giorni consecutivi. In questo passaggio accudisco io i figli.
Una bimba di 7 anni che frequenta la scuola e l’altra di 3 l’asilo.
La prima pian piano è entrata nell’ottica di vedere andare la mamma partire e tornare.
La seconda ha più difficoltà.
Piange molto nelle ore del mattino (alti e bassi) per poi durante la giornata tranquillizzarsi.
La domanda che le pongo è questa: c’è una modalità comportamentale per aiutarla a soffrire meno?
Io cerco di coccolarla e di distrarla, ma non mi sembra sia sufficiente.
Forse la cosa è più normale di quanto creda e la mia è una preoccupazione inutile.
Grazie per la sua disponibilità.
Papà Carlo
Risposta
Gentile papà Carlo,
è davvero con molto piacere che rispondo a queste tue domande, leggo in questa breve mail la tua presenza alla vita familiare e la partecipazione attiva all’educazione delle tue figlie.
In primis mi sento di rassicurarti: in generale la preoccupazione -quando non si trasforma in ansia immotivata- è un’attività strettamente legata al ruolo educativo proprio dei genitori: l’occuparsi di qualcosa prima che questa si presenti concretamente ci fa capire quanto per noi questa situazione sia importante, quanto ci abbiamo pensato, quanto siamo disposti ad attivarci per farla procedere nel modo migliore.
In questo vostro caso specifico la preoccupazione denota la possibilità di pensare in anticipo e di guardare lucidamente quanto sta accadendo durante un cambiamento importante di abitudini e di gestione della quotidianità, mi sento di sottolineare quanto sia strategica questa tua riflessione perché ti/vi permette di effettuare eventuali modifiche ai vostri comportamenti e -perché no- al modo in cui state considerando questa esperienza.
Quello che vi aspetta è un periodo certamente impegnativo: uso il plurale perché ritengo sia importante che ognuno di voi si renda conto che ogni cambiamento di uno dei membri del sistema familiare (nel vostro caso la mamma che si assenterà per impegni lavorativi) porta inevitabilmente a dei movimenti e delle variazioni relazionali ed emozionali che riguardano tutte le persone presenti nella famiglia. Tutti sarete coinvolti da questa variazione e che tutte le reazioni individuali andranno inevitabilmente a creare un nuovo equilibrio nel vostro sistema familiare.
Questo significa che dobbiamo inquadrare la tua richiesta relativa al comportamento della bimba più piccola e allargarla a tutto il sistema-famiglia: tu, la mamma, la bimba di 7 anni, la bimba di 3 anni, l’eventuale rete di famiglia allargata, la scuola materna e la scuola elementare. Nella mail non fai riferimenti agli altri attori presenti nel vostro sistema familiare e neppure allo stato d’animo con cui tu e tua moglie vi state apprestando ad affrontare questa novità, per questo ti/vi faccio delle domande per indirizzare la vostra riflessione:
- Queste trasferte sono una scelta della mamma o sono state subite?
- Sono legate ad avanzamenti di carriera e a responsabilità specifiche o piuttosto collegate a problematiche aziendali?
- Come vive la mamma la distanza dalla famiglia? E tu?
- Quanto è stato possibile coinvolgere la famiglia nella scelta? Quanto eri/sei d’accordo o contento tu di questa situazione? Che stati d’animo sono collegati a questa occasione?
- Oltre agli evidenti svantaggi organizzativi ci sono degli altrettanto evidenti vantaggi professionali, economici o di soddisfazione personale?
- Siete supportati dai nonni? Cosa ne pensano di queste trasferte?
- La scuola elementare e materna che frequentano le bambine vi stanno fornendo supporto o comunque comprensione?
- Come ti senti tu nel gestire in modo autonomo la quotidianità delle tue figlie? Ne sei orgoglioso o vivi la situazione prevalentemente come peso? Nel vostro entourage questa situazione è la normalità o un’eccezione?
Come vedi queste riflessioni esulano dalle bambine e dal loro comportamento, siamo ancora nella fase del pensiero precedente all’azione: in queste situazioni non c’è mai un comportamento assolutamente corretto o sbagliato, molto (moltissimo!) dipende da qual è il contesto in cui l’azione è generata.
In altre parole se questa situazione viene vissuta dagli adulti significativi prevalentemente come una “fatica” sicuramente sarà faticosa anche per i bambini presenti, se invece gli adulti la vivono maggiormente come “occasione” sarà invece connotata come possibilità positiva di qualche tipo di crescita.
In una situazione come quella descritta nella mail ma anche in quasi tutti i cambiamenti che quotidianamente ci troviamo a vivere come adulti, sono presenti contemporaneamente entrambi i fattori positivo/negativo, peccato che a noi esseri umani (piccoli o grandi) non piace molto gestire l’ambivalenza e allora scegliamo -spesso in modo inconsapevole- uno dei due estremi.
Questo è ancora più evidente per i più piccoli che cercano sempre di classificare una situazione negli estremi bianco-nero e che per di più tendono spontaneamente a leggere ogni evento in modo fortemente egocentrico, come se ogni situazione sia dovuta a loro o al loro comportamento.
E qui arriviamo alla distanza della mamma: parliamoci chiaro, non è mica una passeggiata per una bambina non vedere la sua mamma per 4 giorni di fila, soprattutto se non è abituata a farlo, soprattutto se non ha chiaro per che motivo la mamma si debba assentare e stare lontana. In queste situazioni le coccole e le conferme che tutto va bene aiutano, forse più che distrarla sarebbe opportuno a dedicare del tempo a farle capire cosa fa la mamma, dove lo fa e perché lo deve fare. Sempre con un linguaggio adatto all’età della bambina/e sarebbe opportuno spiegare (ad esempio) che, come i bambini giocano così i grandi lavorano e che la mamma è molto brava a fare il suo lavoro e che quindi le hanno chiesto di andare a farlo anche in un altro posto dove non lo sanno fare così bene. Ovviamente se questa è la verità!
Questo è il punto: dire ai nostri bambini le cose come stanno davvero – con un linguaggio adatto a loro- li aiuta a decodificare la realtà che comunque loro colgono come piccole spugne da noi adulti poiché tutte le nostre ambivalenza sono trasformate in comportamenti involontari e vengono letti automaticamente dai nostri piccoli.
Ricordiamoci che per loro la coerenza comportamentale è sinonimo di sicurezza e di tranquillità: se non è tranquillo il mio papà perché dovrei esserlo io? Se non ho capito perché la mamma è andata via come faccio a essere certa che poi torna? Se con la mamma facevo delle cose in un certo modo con il papà saranno uguali o diverse? Non c’è “la risposta giusta” ma piuttosto la risposta che voi scegliete di dare, la vostra scelta.
Questa è una grande occasione per voi come famiglia: state sperimentando la vostra flessibilità di fronte a un evento nuovo e complesso, non solo una fatica ma anche una opportunità nella quale potreste scoprire delle risorse nuove di voi come singoli, come coppia, come famiglia. E’ un allenamento a quanto accade nella vita di ogni giorno, alla capacità di far fronte al nuovo, a imparare che dalla fatica si possono scorgere degli apprendimenti positivi.
Vi auguro di continuare così, a pre-occuparvi della vita che state vivendo.
Gloria Bevilacqua- Psicologa Psicoterapeuta
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