Domanda
Gentile Dottoressa,
le scrivo per chiederle un aiuto per aiutare a mia volta mia figlia Eleonora, 6 anni, a combattere la sua ansia e a limitare la sua emotività.
Da quando è nata la bimba, vivace, intelligente, allegra, ha sempre mostrato, fin nella culla dell’ospedale, una particolare predisposizione al pianto, che è sempre stato il suo principale mezzo di comunicazione,
Premetto che ho avuto una bellissima gravidanza, ma un parto distocico, per cui la bimba è stata “estratta” con la ventosa.
Alla nascita ha preso 10 come punteggio di Apgar, ma era già molto nervosa, e crescendo questa sua caratteristica è rimasta: da piccolina non voleva andare in braccio ad estranei, odiava le situazioni di confusione, come feste, ritrovi con gente estranea etc…
Crescendo è diventata più socievole, ma rimane tuttavia una sua tendenza alla umoralità, vive un po’ nel suo mondo, non è particolarmente chiacchierona, anche se è vivacissima.
Non vive bene la competizione, è perfezionista e vive con ansia i momenti di passaggio e di cambiamento.
L’ingresso alla scuola materna è stato difficile (era anche appena nato il fratellino) e viveva con ansia il distacco dai genitori, l’ingresso alle elementari è stato altrettanto traumatico dal punto di vista emotivo, anche se dal punto di vista del rendimento scolastico la bimba non ha problemi, anzi si impegna molto, è veloce ad apprendere, è ordinata, intuitiva.
Tuttavia, quasi tutte le mattine piange al momento del risveglio e del distacco e anche le insegnanti mi dicono che è molto emotiva e che se sbaglia o pensa di non aver capito qualcosa piange.
Vorrei tanto aiutarla a farsi più forte per far si che viva più serena e riesca ad affrontare le cose con “più filosofia”. Consideri che noi genitori non le facciamo pressioni particolari.
La ringrazio molto del lavoro
Barbara
Risposta
Cara Barbara,
grazie per aver condiviso con noi la fatica di questo momento e la difficoltà che certamente stai attraversando. Per un genitore non è mai semplice trovarsi impreparato davanti alle emozioni dei propri figli, e riconosco che la tua capacità di chiedere aiuto è veramente lodevole. Credo possa diventare la tua arma vincente.
In primo luogo, la nostra capacità di chiedere è un esempio per i nostri figli: senza troppe spiegazioni, mostrare che c’è una via che passa attraverso il sostegno degli altri è un insegnamento prezioso ed importante. Aiuta ad avere fiducia e a non sentirsi soli.
Inoltre, le emozioni dei bambini sono sempre specchio di qualcosa che fa parte dell’ambiente familiare, o più in generale dell’ambiente in cui vivono. Quando parliamo dei vissuti di un bambino piccolo, infatti, dobbiamo sempre tenere conto di qual’è il contesto in cui vive, la sua quotidianità, la qualità delle relazioni.
E’ difficile per me, solo attraverso un monitor, aiutarti in modo concreto e significativo, ma posso aiutarti parlando insieme di alcune cose di cui ci racconti.
Dalle parole che hai usato, per il modo in cui mi hai descritto la situazione, sembra che le emozioni di tua figlia siano qualcosa da riportare sotto controllo.
Mi colpisce che tu chieda aiuto perché lei si faccia più forte e reagisca con filosofia.
Al contrario, proverei a considerare il suo comportamento come un messaggio importante di quel che lei prova, vive, desidera; e anche di ciò di cui ha paura. Un messaggio diretto a qualcuno.
Come mamma hai certamente la sensibilità per osservare tua figlia con occhi speciali e attenti.
Mi sembra abbastanza evidente che la bimba, col suo pianto mattutino, stia chiedendo aiuto ed esprima la sua paura a separarsi da voi e da casa vostra.
Il senso di sicurezza si costruisce sin dall’infanzia, ed è legato alle persone significative con cui il bambino interagisce.
La paura, il timore, sono vissuti normali per un bambino, naturalmente “impreparato” ad affrontare la vita che lo circonda, ma può essere rassicurato e contenuto dalle figure genitoriali e familiari rispetto alla sua capacità di “farcela”.
Ci sono messaggi impliciti che facciamo arrivare ai nostri figli attraverso il comportamento, il respiro, la nostra postura.
Alcuni di questi riguardano quel che proviamo noi, altri riguardano loro, i loro sbagli, la possibilità di non essere i più bravi in qualcosa, ma anche la fiducia in se stessi e nella propria autonomia.
I bambini sono molto sensibili a questi temi, ed il nostro atteggiamento viene registrato da loro con molta facilità.
Il mio consiglio per te è quello di provare a condividere le tue preoccupazioni con una persona competente che possa osservare il vostro contesto familiare da un’altra prospettiva, e che possa aiutarti a decodificare il comportamento di Eleonora, attribuendogli il valore che realmente ha (comunicarti i suoi bisogni), e nello stesso tempo provare a riflettere su quel che provi tu, come stai, come reagisci a questo momento di difficoltà.
Già nelle prime parole che scrivi, infatti, mi sembra chiaro il percorso da affrontare: aiutarti ad aiutare Eleonora.
Credo, del resto, che il tuo racconto del parto si intrecci intimamente con la situazione che state vivendo: nei vostri vissuti condivisi in qualche modo c’entra anche la percezione che hai del tuo essere madre ed il valore che attribuisci sia al legame che alla separazione tra te e tua figlia (dal vostro primo distacco, al momento del parto, e attraverso tutte le seguenti tappe della crescita, che segnano la strada verso la crescita e l’autonomia).
Piangere ogni mattina al momento del risveglio certamente esprime chiaramente il non volere affrontare il mondo extra-familiare, e sarebbe utile provare a capire con tatto, pazienza, senza inquisizioni. Di cosa ha paura Eleonora? Perché la mattina non può lasciare casa sua per andare a scuola?
Talvolta dietro queste domande esistono spiegazioni molto semplici, forse sorprendenti per noi genitori, che una volta svelate ci mostrano la sensibilità dei bambini in tutta la sua pienezza.
Eleonora sembra una bambina dalle grandi doti, non mi riesce difficile immaginare che stia cercando di esprimere un disagio che non ha ancora trovato le giuste parole per essere comunicato.
E’ importante coinvolgere le insegnanti, chiedere il loro sostegno nel monitorare questo momento di difficoltà. Condivido l’idea che l’ingresso nel nuovo ciclo scolastico si un momento cruciale per molti bambini, ma ritengo che si possa fare tanto per alleviare la tensione che Eleonora sta vivendo, tanto da piangere ogni mattina prima di andare a scuola.
E’ importante, inoltre, considerare il loro punto di vista: è solo col tempo che i bambini assimilano la difficoltà di adattarsi ad un cambiamento significativo, ma per noi genitori non è facile accogliere, legittimare e comprendere l’espressione del loro disagio.
Spesso i bambini intuiscono che non è possibile comunicare direttamente la loro difficoltà, utilizzano per questo un linguaggio più corporeo, che si basa sui fatti più che sulle parole, per farci capire che hanno bisogno del nostro permesso per attraversare il disagio e adattarsi al cambiamento.
Coinvolgerei senz’altro il papà della bimba: sia per condividere il progetto, per farti aiutare a trovare soluzioni e strategie, sia per dare ad Eleonora la possibilità di sperimentare anche il sostegno del papà. Trovo che sia molto utile ad entrambe, non solo alla piccola, sentire che non siete sole nella ricerca di soluzioni.
Spero che queste mie righe ti siano state utili, e ti auguro di trovare presto una via da seguire, per essere presto fuori da questo momento difficile e ritrovare la serenità.
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