Qualche giorno fa ho avuto un colloquio.
Mi piace fare colloqui, tiene in allenamento una facoltà che in me è un po’ allentata: l’autopromozione.
Ricordo i primi colloqui post laurea, dieci anni fa, vissuti con un panico e un carico ansioso (e ansiogeno) tali da non permettere mai di trarre il meglio da nessun incontro.
Preparavo gli abiti la sera prima: camicina o polo (sempre abbottonate al limite del soffocamento), maglioncino, jeans.
Preparavo il discorso davanti allo specchio.
Ripassavo le cazzate scritte sul CV.
Andavo ai colloqui come andavo agli esami.
C’è da dire che i colloqui di gioventù non mi hanno aiutato in tal senso.
A parte, il primo, con il grande Celestino Zanfi, gli altri sono stati tutti surreali.
Il più imbarazzante è stato con una notissima società che si occupa di traduzioni ed editoria. Mi accompagnò Simone e attese ben due ore e mezzo. Si, due ore e mezzo trascorse a rispondere a domande assolutamente fuori fuoco, con un personaggio che entrava e usciva in continuazione (parli, parli pure, non si interrompa).
Qualche tempo dopo capitai tra le grinfie di selezionatori american way: giochi di ruolo, una marea di test attitudinali, colloquio personale in cui un essere preposto osservava se incrociavo braccia e gambe, se mi toccavo i capelli, se avevo le unghie mangiate.
Oggi mi ritrovo dieci anni di esperienza, ma soprattutto mi ritrovo madre. Essere madre è come aggiungere al CV 5 anni di esperienza, indipendentemente dal tipo di lavoro. Perché nessuno più di una madre sa cosa sia il multitasking, l’efficienza, l’efficacia, il self control e il fair play.
E così vado ai colloqui non più ansiosa, ma curiosa. Porto il mio bagaglio di competenze e il mio bagaglio familiare.
Non è più un atto da inscenare ma un atto di vita.
Ma soprattutto, ora, ai colloqui ci vado anche con il primo bottone slacciato.
Dieci anni non sono passati invano: anche la consapevolezza di sé è un lavoro.
E i figli te la restituiscono pienamente.
Silvia dice
Rossella, non ho parole, solo tante lacrime.
Ti ho pensato quasi ogni giorno in questi anni e, ancor di più, in questi ultimi 9 mesi.
Avevo intenzione di contattare Giulia su Facebook per chiederle se avevi una mail, ma, ancora una volta, il destino ha intrecciato qualche filo al momento giusto.
Ti stringo forte.
Rossella dice
Cara, carissima Silvia,
da sempre Celeste mi diceva che nello scorrere più o meno veloce delle giornate, bisogna saper cogliere e interpretare quei piccoli e grandi segni che ci si presentano e che le rendono diverse e speciali di volta in volta.
Oggi, non so il perché, mi sono fermata a curiosare qua e là nel computer, cosa che faccio di rado e improvvisamente mi sono infilata nel tuo blog , la prima cosa che mi è saltata agli occhi è stato il nome di mio marito e subito dopo le belle parole che hai avuto per lui, nella lettera che gli hai dedicato.
Sai, è da un po’di tempo che avevo in animo di scriverti, ma non sapevo come farti giungere i miei pensieri,desideravo tanto ringraziarti per la bella immagine che serbi di Celeste che sento sincera, vera, come lo sei tu nei miei ricordi e come lo sono state quelle parole scritte a suo tempo, ad entrambi, il giorno terribile in cui misero i sigilli alla Zanfi Editori e che conservo tuttora.
Celeste che naturalmente era un grande conoscitore dell’animo umano, lo aveva avvertito sin dall’inizio che eri una persona dotata di grande sensibilità e con una umanità simile alla sua, per questo ed altro mi ha sempre parlato di te con grande rispetto.
Parole, parole, parole…quante ne sono state spese per Celeste, quante ne ho sentite e subite in questi anni, in parte mi sono scivolate addosso e chissà dove sono finite, altre hanno lasciato brutte cicatrici nel cuore e nell’animo, altre come le tue, hanno agito da balsamo benefico e in parte hanno lenito il dolore e la durezza di questi ultimi anni che hanno stravolto la nostra esistenza.
Cara Silvia, sono sinceramente felice di vedere che ti sei realizzata pienamente nel lavoro, che hai una bellissima famiglia e dei meravigliosi bambini, sono certa, osservando con più attenzione i tuoi diari di vita quotidiana, che sei e sarai sempre una tenera e brava mamma, consapevole e attenta ai bisogni dei tuoi cari.
Ti auguro una vita piena di amore e felicità vera, come lo è stata la mia con Celeste, non scoraggiarti mai davanti alle difficoltà che ci vengono riservate nel corso del tempo per “metterci alla prova”.
Ricorda che le donne e poi mogli e poi madri ed infine dolcissime nonne, traggono la loro linfa vitale dalla famiglia.
Celeste poco prima di entrare in ospedale, mi ha detto che qualsiasi cosa gli fosse accaduta io dovevo trovare la forza di proseguire in seno alla nostra famiglia, nei nostri figli, che sono l’essenza del nostro amore e il dono più grande che la vita ci regala.
In questo frangente per me così doloroso, mi accorgo di aver smarrito quel “senso della vita” tanto caro a mio marito, confido di poterlo ritrovare, nel tempo, grazie all’amore che mi circonda.
Un bacio e un abbraccio Rossella.
bstevens dice
brava, ma tienila la camicia!!
Stefania dice
Santi figli! Appena nascono ti costringono a guardarti dentro a rivoluzionare le tue certezze e ad affrontare le insicurezze che ti nascono insieme a loro. La maternità ti cesella l’anima e ti forgia il carattere restituendo una persona nuova, più consapevole, con l’animo più leggero nello scegliere senza dubbi le priorità della vita e più pesante nel farsi carico dell’impegno e delle preoccupazioni che i figli comportano.
Stefania mamma di Vittoria
paola dice
Ho appena saputo che il colloquio non lo faro`….e non so proprio cosa farne della mia vita….Ma leggere di donnee "solide" come te mi da un po` di spinta nell’andare avanti! Correrei al krippe ad abbracciarmi il mio Bebone!
Silvietta dice
Grazie.
Punto.
Sono mamma da poco più di un mese, come sai, e la confusione è tanta ma l’esperienza che descrivi mi da forza!
a presto
silvia
Silvia dice
Donatella, ma come "scarsina in tutto"?.
Lo sai benissimo che non è vero! Come può una mamma essere "scarsina" per il proprio bimbo?
Scommetto che se Mr gengiva potesse parlare direbbe tutt’altro.
Donatella dice
sarà che oggi non sono in splendida forma, sarà che il cielo azzurro di stamattina nel pomeriggio si è ingrigito incupendomi ulteriormente, sarà che da qualche notte ho incubi a tema lavorativo (mentre dovrei gustarmi il periodo di maternità che mi sono presa), sarà che ai colloqui di solito dò il peggio di me… fatto sta che stasera mi ritrovo nevosa ad invidiare chi, come te, Silvia, vive la propria vita di mamma e non solo con questa splendida naturalezza…
Come se non bastasse, il mio "mr gengiva" oggi è stato particolarmente tirchio di sorrisi!
Se adesso mi trovassi ad un colloquio con il Padreterno che mi chiedesse "cosa vuoi fare", scoppierei a piangere singhiozzando che non lo so… so solo che me la cavicchio in tutto col risultato di essere scarsina in tutto! Ecco la mia consapevolezza…
P.S. il colloquio col "grande capo" mi serve per sdrammatizzare un po’, per mia fortuna ogni tanto la mia fantasia (ex punto di forza) mi permette di prendermi un po’ in giro!
Ilaria dice
Io sono ancora nella fase impanicata… Mi piace molto quello che hai scritto su come l’essere mamma favorisca l’efficienza sul lavoro e non il contrario. Mi piacerebbe che lo capissero anche i politici e i datori di lavoro. Penso anch’io che la maternità, se vissuta con consapevolezza, sia una grande forza, per se stesse e per la società…
franz dice
‘La consapevolezza di sé è un lavoro’…grande Silvia come sempre! Anche io ho sempre avuto l’ansia da colloquio e l’ansia, si sa, molto spesso porta al fallimento. A 20 anni mi hanno chiuso spessissimo la porta in faccia (per non parlare di quelli che nemmeno l’hanno aperta…). So che adesso li affronterei con tutt’altro spirito però ti dirò che sono felice di avere un’attività mia e di dover render conto solo a me stessa a fine giornata (anche di darmi liberamente la colpa quando le cose non vanno). Flavio, Arianna e Gianmarco sono i miei 3 colleghi, a loro ho fatto un colloquio volutamente diverso da quelli che ho affrontato io. Il risultato è che ho con me 3 persone meravigliose che non cambierei per nulla al mondo. E’ solo grazie a loro che riesco ad essere tranquilla anche quando non ci sono perchè magari Davide ha l’influenza (una settimana sì e una no…), è anche per questo che a fine mese il loro stipendio è sempre più alto del dovuto. Il negozio non sarebbe lo stesso senza di loro. Sono assolutamente convinta che un’impresa non possa prescindere dale persone che ci lavorano.
Francesca
vale dice
sì, però ai colloqui non si fa in jeans, nemmeno se sei appena laureata. Io andavo in gonna corta, giacca e tacchi a spillo, della serie, intanto appariamo bene, poi si vedrà…
Da quando sono mamma, invece, ai colloqui ci vado in pantaloni e stivali, rigorsamente bassi. Eh sì, si vede che sono cambiata…
Un abbraccio 🙂
Flavia dice
dimenticavo di aggiungere: "la consapevolezza di sè è un lavoro" è una grandissima verità.
Ondaluna dice
Ho provato una sensazione simile quando passai da "in cerca di primo incarico" a " incerca di un nuovo lavoro". La percezione dell’esperienza che avevo vissuto era tangibile da me, in me. Ma suppongo che questo sia niente rispetto alla consapevolezza di cosa signigichi essere madre. Non l’ho ancora sperimentata, mi toccherà a breve, ma posso immaginare che sia esattamente come dici tu.
Quanto incoraggiamento nelle tue ultime parole: è splendido che i figli possano restituirti qualcosa che altrimenti ti lasceresti alle spalle, lungo la strada. E se io fossi un selezionatore, mi innamorerei della tua curiosità: ho sempre amato questa dote nelle persone davanti a me.
piattinicinesi dice
mi è piaciuta quella dei cinque anni di esperienza in più…molto giusta, anzi sarebbe da aggiungere sul cv..
per il resto anche io ho fatto colloqui da intervistatrice e la cosa che aoprezzavo di più era una persona che aveva consapevolezza di quello che era, di come aveva fatto ad arrivarci e di quello che aveva intorno, di come voleva crescere. noi dovevamo lavorare in squadra e per me era essenziale (anche se poi alla fine magari hanno scelto i raccomandati…)
Flavia dice
Brava Silvia, condivido in pieno :)) E’ inevitabile che l’esperienza della vita porti più serenità, maturità, sicurezza, rispetto a quando si era giovincelle, e quella di mamma poi…è un bonus extra!!! Io, per forza di cose, ho fatto più colloqui da intervistatrice che da intervistata, e ho sempre pensato che essere se stessi sia la strategia migliore da tutte e due le parti, certo capendo quello che il selezionatore ma anche il selezionato! sta cercando in noi. Quando un ragazzo molto preparato mi ha palesato la sua indecisione se accettare l’offerta o meno, trasferendosi da Milano a Roma, gli ho chiesto come avrebbe deciso. E lui mi ha risposto: prima di tutto interpellando le persone a me più care, prima di tutto mia madre… Dopo ho detto al capo che oltre ad essere bravo era proprio un bravo ragazzo, addirittura ho aggiunto "vorrei che mio figlio diventasse come lui". l’abbiamo assunto (e ora mi maledice perchè io non ci sono più e lui si fa un mazzo così ahahaahaha!!!!)