Domanda
Salve dottoressa,
sono Veronica la zia di un bimbo di 6 anni che a settembre 2014 ha iniziato la prima elementare. Mio nipote è un bimbo molto intelligente, ma da circa 15 dopo l’inizio della scuola si è gradualmente trasformato in un bimbo che non ha interesse per le cose che si apprendono a scuola, inoltre è molto aggressivo nei confronti dei genitori e dei parenti in genere. Dice molte brutte parolacce, anche sotto voce, quando si rivolge alla madre, che dice di odiare profondamente. Spesso dice alla madre che lei sta rovinando la vita a lui, e che lo stressa, e la invita ad allontanarsi da lui.
Picchia senza rimorso la sorellina e il cuginetto di 3 anni.
A scuola le maestre lo descrivono come un bimbo con molte potenzialità, ma soprattutto riferiscono che si distrae molto e distrae anche gli altri. I suoi quaderni sono pienissimi di note comportamentali.
Spesso e volentieri disegna faccine che urlano e piangono.
A vasa per fare i compiti la madre lo deve tenere sotto costante minaccia perchè rifiuta di lavorare e non gli importa di andare a scuola impreparato.
La cosa più sconvolgente è che ora sta iniziando a diventare aggressivo anche con la gente che non conosce affatto; ad esempio di passaggio da un bar insieme alla madre, senza motivo è andato a tirare dei pugni fortissimi a un ragazzo di una 20ina d’anni che era seduto al bar a lui sconosciuto.
La sua spiegazione? Voleva farlo spaventare.
Comunque il bimbo non ascolta più nessuno, e i genitori non vogliono rivolgersi a degli esperti.
A me dispiace vedere il mio nipotino in questa situazione, lo sento rabbioso nei confronti del mondo e vorrei cercare di placare questa ira.
Qual è il suo parere in merito?
Avrebbe da consigliarmi delle letture utili a gestire al meglio il comportamento di un bambino violento e che aggredisce verbalmente?
A presto.
Risposta
Cara Veronica,
è difficile aiutare qualcuno che non vuole essere aiutato. Il rifiuto dei genitori di questo bimbo è molto eloquente. Avrà le sue ragioni, forse qualche pregiudizio, ma sicuramente molte cose cominciano da lì. La tenerezza che provo è nei confronti di questo bimbo, che invece il suo lo chiede, e probabilmente incontra la difficoltà di chi non sa cosa fare per aiutarlo.
Come ho scritto in questo articolo, “dare voce, legittimità alla rabbia dei bambini, quindi riconoscerla e comprenderla, significa farli sentire visti, capiti, compresi, considerati, e questo già da solo basta a placare parte della loro frustrazione”.
Quale sia la ragione della sua rabbia, a distanza, non sono in grado di dirtelo, ma sicuramente la rabbia non rappresenta un sintomo, quanto invece un suo modo di comunicare che qualcosa ha bisogno di essere evidenziato e possiblmente cambiato.
È troppo piccolo per fare un’analisi della situazione e dire cosa gli provoca disagio, ma è fin troppo bravo per disegnare il suo stato d’animo e agire il malessere che non riesce a tenere dentro.
Come scrivo in quest’altro articolo, “nell’età prescolare è molto frequente che i bambini utilizzino questa modalità per esprimersi: è l’età in cui l’azione è al centro del loro agire, e il fare prevale sul dire. Che il pensiero può precedere l’azione è una cosa che imparano col tempo, e con l’esempio degli adulti”.
È molto importante quindi, perché la sua rabbia si plachi, che si senta considerato dalle persone che per lui sono più significative, e che i suoi genitori comprendano che ignorare, o peggio punire il comportamento, non lo aiuterà a regredire spontaneamente. E se questo avverrà sarà per rassegnazione del bimbo, che avrà accettato il fatto di essere solo davanti a qualcosa che non comprende e non sa gestire.
Non esistono regole generali per aiutare un bambino arrabbiato: ci sono bambini che hanno bisogno di punti di riferimento, altri solo di conforto, altri dell’attenzione di qualcuno, o di regole, o di rassicurazioni. Quello che cura è la relazione.
Ecco perché credo sia importante che tu possa fare il tuo tentativo nei confronti dei genitori.
Tutto ciò che tu farai per tuo nipote sarà molto importante, sarà tutto ciò di cui lui ha bisogno, ma è necessario che i genitori comprendano che “per aiutare un bambino dobbiamo aiutare i suoi genitori”.
Ti auguro dal più profondo del cuore che tu riesca in questo intento, e resto a tua disposizione.
Buon cammino.
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