Domanda
Salve,
sono mamma di due bambini Nicolò quasi 4 anni e Giada 16 mesi.
Fino ad oggi, eccetto l’operazione fatta un po’ di tempo fa a Nicolò, non mi hanno mai dato problemi.
Nicolò frequenta scuola materna già da 2 anni e mezzo, è stato sempre un bambino abbastanza precoce, molto diligente e attento e talvolta pignolo soprattutto a scuola(sempre preciso), da qualche settimana improvvisamente ha iniziato a balbettare prima poco poi in maniera sempre più marcata. Ne ho parlato con le maestre che mi hanno detto di non preoccuparmi.
In casa io e il papà facciamo finta di nulla, anzi lo faccio cantare, raccontare, giocando con marionette e seguendolo in maniera un po’ più attenta ma non dando nell’occhio…ma quando sarà il caso di andare da un foniatra?
Devo lasciar passare il tempo… Nicolò è un bambino sensibile e non tutti saranno altrettanto delicati come noi in famiglia.
Grazie in anticipo.
Risposta
Cara mamma,
la decisione di “lasciar passare il tempo” non è sempre l’unica soluzione. Questo lo scrivo non per creare allarmismi, ma perché non è il tempo, di per sé, che risolve le cose.
E’ necessaria una chiarezza diagnostica che precede l’attesa, ammesso che questa attesa sia necessaria, ma è bene attendere consapevolemente perché il tempo sia proficuo.
Detto questo, diciamo che un sintomo non è mai un evento isolato, un fatto, ma ha sempre un significato rispetto alla vita di relazione, ai vissuti che le persone hanno rispetto al sintomo stesso, al significato soggettivo e unico che ciascuno gli attribuisce.
E’ molto bella la tua preoccupazione per il disagio di Nicolò, e la tua determinazione nel volerlo affrontare e risolvere. Poco mi racconti della vostra vita, difficilmente sintetizzabile nelle poche righe di una mail, ma che meriterebbe invece di essere ascoltata. Alcuni punti che ho evidenziato, infatti, potrebbero essere degli aspetti su cui varrebbe la pena riflettere insieme.
La balbuzie è un fenomeno che può avere diverse cause, e l’approccio migliore, dal mio punto di vista, è un approccio multi-disciplinare, soprattutto in fase di diagnosi.
Dal momento che nulla accade per caso, inoltre, c’è sempre un momento specifico per la comparsa di un tic: sarebbe quindi opportuno verificare quali eventi stanno avvenendo in questa fase della vostra vita familiare.
Perché tu non corra il rischio di pensare in termini di “dove-abbiamo-sbagliato”, sarebbe utile che tu provassi a verificare questo in presenza di un professionista competente nell’analisi delle relazioni, che possa aiutarti a dare una lettura di questo periodo valorizzando i punti di forza della vostra co-genitorialità e sostenendovi nel portarli avanti.
Comincerei, quindi, col consultare il pediatra; successivamente chiederei a lui a quale specialista indirizzarti per escludere una componente organica (suggerimento che fornisco sempre quando si è in fase iniziale).
Il passo successivo, vista l’evidenza del sintomo, è quindi provare con uno psicoterapeuta con una specializzazione in ambito evolutivo e familiare, che provi a ragionare con voi genitori su i possibili eventi stressanti che per Nicolò, come per voi tutti, si stanno verificando in questo momento.
Facendo un’estrema semplificazione, possiamo dire che Nicolò abbia scelto (ovviamente non consapevolmente) il modo in cui comunicare a voi un disagio che gli serve ad esprimere il suo bisogno di attenzione e di sostegno. Parlare non è facile, né da un punto di vista “tecnico”, né da un punto di vista relazionale: a questo si aggiungono la precisione, l’intelligenza, la precocità di Nicolò, che tu ci racconti, e che certamente lo rendono sensibile ad eventi a volte non percepibili da un occhio adulto.
Teniamo presente che la balbuzie è un sintomo che interferisce con la vita di relazione del bambino, è importante quindi che ci sia un sostegno anche da questo punto di vista, e che proprio voi genitori possiate avere gli strumenti per affrontare questa tappa della vostra crescita.
Si può fare moltissimo, a livello terapeutico, e se è pur vero che questi fenomeni spesso regrediscono spontaneamente, sono tuttavia convinta che un percorso di approfondimento e di consapevolezza sul difficile mestiere di genitore è sempre un’opportunità per una coppia, per il presente ma anche per il futuro.
Ci insegnano a guidare l’auto, ad usare uno strumento, ci addestrano per un lavoro, ma nessuno ci insegna come avere dimestichezza nelle relazioni. E forse, in un mondo oggi così complesso, vale la pena di fermarsi a riflettere, con la voglia di imparare.
Cogliendo questo tuo desiderio, che esprimi attraverso il bisogno di un consiglio, ti lascio un paio di link di articoli nei quali ho già affrontato l’argomento, ti faccio i miei migliori auguri, e resto a tua disposizione per ulteriori chiarimenti.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
Nicolò frequenta scuola materna già da 2 anni e mezzo, è stato sempre un bambino abbastanza precoce, molto diligente e attento e talvolta pignolo soprattutto a scuola(sempre preciso), da qualche settimana improvvisamente ha iniziato a balbettare prima poco poi in maniera sempre più marcata. Ne ho parlato con le maestre che mi hanno detto di non preoccuparmi.
In casa io e il papà facciamo finta di nulla, anzi lo faccio cantare, raccontare, giocando con marionette e seguendolo in maniera un po’ più attenta ma non dando nell’occhio…ma quando sarà il caso di andare da un foniatra?
Devo lasciar passare il tempo… Nicolò è un bambino sensibile e non tutti saranno altrettanto delicati come noi in famiglia.
Grazie in anticipo
Cara mamma,
la decisione di “lasciar passare il tempo” non è sempre l’unica soluzione. Questo lo scrivo non per creare allarmismi, ma perché non è il tempo, di per sé, che risolve le cose.
E’ necessaria una chiarezza diagnostica che precede l’attesa, ammesso che questa attesa sia necessaria, ma è bene attendere consapevolemente perché il tempo sia proficuo.
Detto questo, diciamo che un sintomo non è mai un evento isolato, un fatto, ma ha sempre un significato rispetto alla vita di relazione, ai vissuti che le persone hanno rispetto al sintomo stesso, al significato soggettivo e unico che ciascuno gli attribuisce.
E’ molto bella la tua preoccupazione per il disagio di Nicolò, e la tua determinazione nel volerlo affrontare e risolvere. Poco mi racconti della vostra vita, difficilmente sintetizzabile nelle poche righe di una mail, ma che meriterebbe invece di essere ascoltata. Alcuni punti che ho evidenziato, infatti, potrebbero essere degli aspetti su cui varrebbe la pena riflettere insieme.
La balbuzie è un fenomeno che può avere diverse cause, e l’approccio migliore, dal mio punto di vista, è un approccio multi-disciplinare, soprattutto in fase di diagnosi.
Dal momento che nulla accade per caso, inoltre, c’è sempre un momento specifico per la comparsa di un tic: sarebbe quindi opportuno verificare quali eventi stanno avvenendo in questa fase della vostra vita familiare.
Perché tu non corra il rischio di pensare in termini di “dove-abbiamo-sbagliato”, sarebbe utile che tu provassi a verificare questo in presenza di un professionista competente nell’analisi delle relazioni, che possa aiutarti a dare una lettura di questo periodo valorizzando i punti di forza della vostra co-genitorialità e sostenendovi nel portarli avanti.
Comincerei, quindi, col consultare il pediatra; successivamente chiederei a lui a quale specialista indirizzarti per escludere una componente organica (suggerimento che fornisco sempre quando si è in fase iniziale).
Il passo successivo, vista l’evidenza del sintomo, è quindi provare con uno psicoterapeuta con una specializzazione in ambito evolutivo e familiare, che provi a ragionare con voi genitori su i possibili eventi stressanti che per Nicolò, come per voi tutti, si stanno verificando in questo momento.
Facendo un’estrema semplificazione, possiamo dire che Nicolò abbia scelto (ovviamente non consapevolmente) il modo in cui comunicare a voi un disagio che gli serve ad esprimere il suo bisogno di attenzione e di sostegno. Parlare non è facile, né da un punto di vista “tecnico”, né da un punto di vista relazionale: a questo si aggiungono la precisione, l’intelligenza, la precocità di Nicolò, che tu ci racconti, e che certamente lo rendono sensibile ad eventi a volte non percepibili da un occhio adulto.
Teniamo presente che la balbuzie è un sintomo che interferisce con la vita di relazione del bambino, è importante quindi che ci sia un sostegno anche da questo punto di vista, e che proprio voi genitori possiate avere gli strumenti per affrontare questa tappa della vostra crescita.
Si può fare moltissimo, a livello terapeutico, e se è pur vero che questi fenomeni spesso regrediscono spontaneamente, sono tuttavia convinta che un percorso di approfondimento e di consapevolezza sul difficile mestiere di genitore è sempre un’opportunità per una coppia, per il presente ma anche per il futuro.
Ci insegnano a guidare l’auto, ad usare uno strumento, ci addestrano per un lavoro, ma nessuno ci insegna come avere dimestichezza nelle relazioni. E forse, in un mondo oggi così complesso, vale la pena di fermarsi a riflettere, con la voglia di imparare.
Cogliendo questo tuo desiderio, che esprimi attraverso il bisogno di un consiglio, ti lascio un paio di link di articoli nei quali ho già affrontato l’argomento, ti faccio i miei migliori auguri, e resto a tua disposizione per ulteriori chiarimenti.
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