Domanda
Buonasera, sono Erika, madre di due bambine una di 6 anni, e l’altra di 3 anni.
Le scrivo perché ultimamente, ci sono stati molti cambiamenti nella nostra vita familiare, il padre della bambina che prima era molto più presente, adesso ha cambiato lavoro per cui, non ha più orari fissi e rientra molto tardi a casa.
Io avevo un lavoro che mi permetteva di essere presente tutti i pomeriggi con le mie figlie mentre adesso sono occupata dalla mattina a sera.
La bambina grande tutte le mattine che va a scuola piange perché le manca la mamma, e queste bambine sono assistite la mattina e il pomeriggio dai nonni paterni. Mi rendo conto che i miracoli non si possono fare, io ho cercato di parlare con la bambina più grande per sapere le sue difficoltà, ma l’unica cosa che mi dice è che le manca la mamma. La bambina piccola invece è completamente diversa, per avere tre anni è molto indipendente, ha sempre dormito nel suo lettino, la grande invece, ha sempre bisogno di un supporto da parte nostra e vorrebbe dormire tutte le sere con la mamma e il babbo.
Alcune sere glielo concedono (so di sbagliare), altre no.
Come devo fare?
Grazie
Erika.
Risposta
Cara Erika,
leggo la sua mail e non posso che partire dal fondo: immagino lei, suo marito, la sua bimba maggiore nel lettone, tutti insieme. E’ una bella istantanea notturna per una famiglia, soprattutto in una fase di cambiamento importante come quello che voi state vivendo, siete vicini, insieme.
Eppure tra parentesi mette il giudizio che lei da’ di questa situazione: sbagliata.
Certo, se si trattasse del modo abituale per addormentare una bambina di 6 anni potrei essere d’accordo con lei ma dopo aver letto la sua lettera questa decisione ha il sapore di una coccola extra, di un momento di intimità guadagnato tra di voi, di una tregua dai doveri del giorno per avvicinarsi alle emozioni della notte. Una soluzione poetica (sicuramente parziale e temporanea) per affrontare i disagi di un cambiamento familiare che sulla famiglia ha effetto.
E’ efficace? Funziona? Nel breve periodo possiamo immaginare di si, probabilmente la bimba maggiore si addormenta e recupera lo spazio affettivo di cui ha bisogno. Certo non è sufficiente, né per voi genitori con il rischio reale di sacrificare un’intimità adulta necessaria in una coppia, né per la bambina maggiore che potrebbe percepirsi più fragile di quello che è in realtà, né per la più piccola isolata nella sua autonomia.
Allargando lo sguardo al giorno a noi adulti appaiono evidenti gli effetti di un cambiamento professionale in contemporanea a un passaggio cruciale nella crescita infantile: la scuola. Il cambiamento, qualsiasi esso sia, è estremamente impegnativo per gli esseri umani e strettamente legato alle condizioni emotive con cui viene effettuato. In altre parole posso fare tantissima fatica per qualcosa che mi piace e non stancarmi quanto fare pochi sforzi per qualcosa che subisco e sentirmi distrutto.
Qui però ho un problema: nella tua mail, cara Erika, c’è la precisa descrizione di quello che state vivendo ma manca completamente come vi siete avvicinati e come vivete emotivamente questo mutamento.
Se ti avessi di fronte ti farei delle domande, scrivendo posso solo immaginare visto che non voglio interpretare. Tuo marito ha scelto questo nuovo lavoro? Quando torna a casa è stanco ma soddisfatto o al contrario si sente svuotato? Tu come vivi il lavoro a tempo pieno? Ti manca la dimensione casalinga e di cura nella quotidianità? I nonni come vi stanno supportando nella decisione di un maggior investimento lavorativo? La fatica che accumulate è accompagnata da soddisfazioni e piaceri professionali? Parlate tra di voi adulti di queste questioni? Riuscite a trovare un canale per spiegare alle bambine le vostre scelte e le vostre nuove abitudini?
Quanti punti interrogativi, tutti legati a come noi viviamo le situazioni più che alla realtà oggettiva. Questo però è il modo in cui leggono il mondo i nostri bambini, esperti di lettura emozionale della realtà. Quando troppe cose sfuggono, loro si preoccupano e hanno bisogno del nostro supporto per capirle davvero e affrontarle serenamente.
Stavo per scrivere accettarle ma poi ho pensato che no, un bambino non può accettare di passare meno tempo con la sua mamma se questi momenti erano piacevoli…a meno che gli adulti intorno a lui riescano a spiegargli – con parole semplici ed emozioni chiare – che ogni cosa fatta è pensata e scelta per il suo e il vostro bene.
Quando la maggiore avrà più chiaro dal punto di vista cognitivo cosa sta succedendo intorno a lei potrà affrontare questa situazione con maggiore autonomia, fino ad allora voi adulti dovrete darle conferme che il suo mondo non sta andando in pezzi ma solo cambiando forma per diventare ancora più bello. Per la piccola queste domande non sono ancora così forti e intollerabili, a 3 anni può trovare altre certezze nelle meraviglie quotidiane.
Anche io penso che i miracoli non si possano fare, ma nel mondo dei bambini le magie sono ammesse e fra le due azioni c’è una differenza sostanziale: secondo una mia personalissima definizione i miracoli cambiano il reale, le magie modificano lo sguardo. Per aiutare i bambini non possiamo né dobbiamo cambiare la realtà, i bambini sono in grado di comprendere la verità a patto che sia spiegata loro con un linguaggio che comprendono e capiscono,un po’ come ha fatto Benigni nel film La vita è bella.
Vi auguro di cercare e trovare la vostra magia comunicativa, ne saranno arricchite sicuramente le vostre bimbe ma sarete stupiti anche voi.
Un caro saluto.
Gloria Bevilacqua – psicologa e psicoteraputa
Lascia un commento