Ci sono bambini non ansiogeni, bambini per cui (quasi) tutto fila sempre liscio, bambini come Matteo.
E poi ci sono bambini che, ancora raccolti nel loro bozzolo prenatale, seguono percorsi decisamente differenti, bambini come Niccolò.
Niccolò è il bambino dell’attesa.
Quando era in pancia, lungo 5,5 cm, ha avuto un brutto test combinato che ci ha portati dritti-dritti in bocca all’amniocentesi.
19 lunghi giorni di attesa dell’esito.
Poi è nato e non cresceva di peso. Emocromo, infezioni.
Attesa dell’esito.
A un mese di vita, il richiamo dal nido dell’ospedale: “c’è un valore sballato nello screening per le malattie metaboliche. Dovete ripetere l’esame”.
Attesa infinita e devastante dell’esito, mentre lui continuava a perdere peso e, a causa del reflusso, si era trasformato nel sosia neonato di Mons. Tonini.
A due anni: pancione enorme, evacuazioni continue, colorito terreo: prelievo per la celiachia.
Attesa.
Quest’inverno test audiometrico (9 otiti perforate in un anno).
Attesa.
Qualche settimana fa: sudori notturni esagerati, astenia, febbricola, qualche piccolo linfonodo mobile nel collo. Emocromo alla caccia dei globuli bianchi (leucemia 😎 ).
Attesa.
Stamattina analisi per la ricerca di glucosio nelle urine (altrimenti detto diabete :o: ).
Attesa.
La prossima settimana glicemia e tiroide.
Attesa.
Insomma, ci vuole il fisico resistente per fare la mamma di Niccolò, sapete?
La nota positiva di tutto ciò è che le attese resettano le priorità e restituiscono brillantezza alla sostanza, mostrano la faccia amorevole di chi ti vuole bene e quella del disamore di chi se ne frega, aiutandoti a ritare la tua vita.
In questo post sulle attese, il mio saluto a Saramago, di cui da ieri tutti parlano senza magari aver mai letto due pagine, per me maestro di umanità.
E lo saluto così, come ogni scrittore vorrebbe, credo, essere salutato, con qualche sillaba dei suoi pensieri, un po’ orfana e un po’ arrabbiata, come quel giorno che morirono De Andrè, Guitton, Kubrick e Lucia, mia nonna.
“Ogni persona è un silenzio”
(Josè Saramago, Le intermittenze della morte)
Le attese possono annientare e nello stesso fortificare…
TI abbraccio forte Silvia.
sai commuovermi di terra e di futuro, e di pensieri mai pensati.
ciao
nina
un abbraccio forte!!!
andrà bene!!
Ciao Silvia,
sono mamma da poco, ma ti leggo da prima di aspettare il mio bimbo. Le tue parole mi confortano sempre .. mi fanno sentire meno “sola” a provare certi sentimenti..
Le attese per me sono difficili da sopportare come è difficile per me “stare immobile” in una situazione difficile senza poter fare niente tranne aspettare. Ti mando un forte abbraccio e anche io mi metto con te in attesa..
Sei davvero una mamma speciale, anche io è la prima volta che scrivo e vi stringo forte in questa ATTESA
quanto di te in questo post, un abbraccio!
Che dire; il tempo dell’attesa è il tempo che non vorresti nemmeno vivere per arrivare più in fretta al momento fatidico, è il tempo che vorresti fermare per non dovere affrontare i risultati dell’esito e così poter mettere la vita in congelatore lì ferma ferma ….. Non posso dire niente ne fare niente anche se da mamma vorrei dire “andra’ tutto bene”, quindi ti dico solo: aspetto con te sono con te. Bacia questo “bambino dell’attesa” per me. elena.
cara silvia
ogni volta che passo a trovarti mi doni sempre qualcosa di prezioso, momenti di riflessione, prospettive più ricche, specchi più puliti.
spero di riuscire a ringraziarti col mio abbraccio consolatorio per quest’ennesima attesa.
andrà tutto bene, il fisico ce l’hai!!!
No, grazie a voi tutti. Davvero.
E chi lo immaginava che diventare madri significasse caricarsi del peso dell’ignoto? Solo adesso comincio a capire cosa significa preoccuparsi per un altro esserino più che per se stessi.
La cosa bella di essere mamme è che una volta fatto questo salto (quantico) per tuo figlio è impossibile non farlo per i figli di altri, conosciuti e sconosciuti, vicini e lontani.
Da quando ti leggo ho imparato essere un po’ più mamma di quanto pensassi, ti ringrazio e ti abbraccio forte!
un bacio al tuo cucciolo, e un fiore a saramago, eterno poeta
(ne ho letto poco, ma la sua scrittura è pura poesia, e “il vangelo secondo gesù” è quasi il mio vangelo)
un abbraccio da uno sconosciuto, che ha letto, condiviso, si è commosso e ora non può tacere.
Federico
ANDRA’ TUTTO BENE
Quel che Niccolo’ di sicuro non ha dovuto attentere e’ una Grande Mamma. Un abbraccio. Chicca
Silvia, essere amici significa condividere gioie e dolori, ridere insieme, piangere insieme, abbracciarsi, restare in silenzio sapendo che a volte le parole sono inutili… Io mi considero tua amica… e virtualmente ti abbraccio. Aspetterò insieme a te gli esiti. Ciao
l’attesa rafforza l’amore…non sai quanto ti capisco…;)
Silvia, è la prima volta che scrivo sul tuo blog ma qs. post mi ha particolarmente colpito… So quanto è difficile aspettare certi responsi se si è mamme… Ti sono vicina e ti abbraccio. Gabry Ps= mi associo al tuo saluto a Saramago, grande scrittore che ho tanto amato.
Certo 4 anni di attese, di esami, di ricerca incerta e a tastoni di motivi, cause, in parole povere malattie, sono sfibranti perchè la cosa peggiore, almeno per me, è non sapere, non sapere cosa devo affrontare ed in che modo, e non lasciar trasparire l’ansia e la preoccupazione. Ma direi che la tua resistenza ormai è comprovata: mi metto anch’io qui nel mio cantuccio in attesa che le tue attese si risolvano positivamente!
Per me le attese sono difficilissime, mi scorticano l’anima. Non hai idea di quanto mi colpiscano la forza, la serenità e anche l’ironia che dimostri con questo tuo scritto. Mi pongo in silenzio accanto a te, che vieni messa ancora una volta “alla prova”. ciao, s.
Ti sono vicina, tra le parole di questo post che mostra quanto sai apprendere da ogni esperienza.
Silvia,
no, non ti dirò nulla. Perché l’attesa impone il silenzio, che è della mente e del cuore, per non morire dentro. Ma ti penso e sarò in attesa insieme a te. Un abbraccio
Angela
L’attesa riordina le priorità, come dici tu, ma sa essere devastante ed invadente.
Per un’ipocondriaca come me che, purtroppo, ha avuto spesso a che fare con le attese degli esiti, il tempo si trasforma in pura ansia!!
Hai ragione, non è facile. Grazie al cielo gli esiti (mi par di capire) sono sempre stati buoni e così sarà anche questa volta.
Un abbraccio.
L’attesa spesso ci costringe a rallentare, e ci aiuta sempre a crescere.
Un abbraccio
Cristina