L’Aquila è la città dove mia mamma ha studiato per diventare ostetrica, quando di soldi non ce n’erano, quando si aveva un solo cappotto per 40 allieve e si doveva uscire a turno per non morire di freddo, quando al primo appuntamento con un ragazzo ci si andava con le scarpe bucate che la pioggia riempiva d’acqua e di vergogna.
È passato un anno dal terremoto.
In questi 12 mesi si sono infilati tanti, tristi fatti di politica interna a sporcare il dolore di questa gente. Che è anche la mia gente.
Fatti sui quali non voglio tornare e che non voglio fissare su questo blog che parla di vita.
E di vita, infatti, vi sto scrivendo, grazie a un’iniziativa che è un inno alla nascita e alla rinascita, potente e virale, una carica di speranza, un esempio da guardare dritto negli occhi non senza un po’ di vergogna, una buona, buonissima pratica: ecco cosa possono muovere le donne quando si uniscono anziché farsi la guerra.
Parlo di 99 Colombe.
99 Colombe è uno strano blog che in pochissimo tempo ha mobilitato, anche su Facebook, soprattutto donne a sostegno delle Sorelle Nurzia, un’azienda abruzzese che produce dolci, squisitezze che io ho per tutta l’infanzia cercato e puntualmente scovato nella dispensa chiara e profumata di mia nonna Lucia. Che non c’è più, che ho amato moltissimo e che mi manca ancora da levare il fiato.
Sono stata una sola volta all’Aquila ma mi sento, comprensibilmente e visceralmente, molto legata a questa gente.
Non è più 99, credo, il numero di questa città.
Forse le chiese, dopo il terremoto, non sono più 99, così come non sono certamente più 99 i palazzi, forse non lo sono nemmeno le cannelle, può essere che lo siano ancora le piazze. Forse.
Di certo più di 99 sono le colombe, i blogger, che hanno aderito a questa iniziativa e hanno sollevato le Sorelle Nurzia dalle macerie.
La storia di quest’azienda dopo il terremoto val la pena di essere raccontata e lo faccio con le parole de Il Salvagente.it.
“Nel novembre del 2009, mentre tutti facevano fagotto per andarsene e sfuggire alla prima neve, clandestinamente, forzando i blocchi, gli operai dell’azienda rientravano nella città devastata. E un bel mattino gli aquilani credettero di sognare annusando un insolito profumo di torrone e cioccolato che si spandeva fra le case distrutte.
Seguendo quella scia si arrivava in Piazza del Duomo.
Qui fra la gioia di tutti si scopriva che l’antico caffè delle mitiche Sorelle Nurzia, aveva riaperto per primo i battenti restituendo una piccola parvenza di vita “normale” alla città. A Natale il torrone e il cioccolato sono stati i regali che per un po’ hanno ridato fiato alla fabbrica. Ma un Natale non basta. E così, l’8 marzo alla blogger Artemisia arriva una lettera dall’Abruzzo, bellissima, struggente, sincera, che vi invito a leggere QUI.
La scrive Mara Marinangeli che si occupa di strategia di mercato per le Sorelle Nurzia. È una lettera coraggiosa che racconta come si vive ora all’Aquila e chiede un aiuto per far conoscere i prodotti di questa azienda, al di là del periodo delle festività classiche.
Le donne, quando vogliono, si rimboccano le maniche in fretta e da quel momento nasce il blog “99 colombe” al quale arrivano centinaia e centinaia di ricette, richieste di informazioni , ordini di dolci e perfino poesie.
Dopo cinque giorni di scambi, la blogger Artemisia scrive: ‘siamo emozionate, il nostro tam tam sta funzionando!!! Abbiamo parlato con Mara: sono tutti increduli per quanto sta accadendo. Gli ordini stanno cominciando ad arrivare copiosi, hanno richiamato gli operai stagionali e pensano di assumere una persona che si occupi solamente delle spedizioni…’
La rinascita di una città si aiuta anche così.”
Io non sono una foodblogger, non posso, dunque, aderire all’invito di postare una ricetta con un prodotto delle Sorelle Nurzia, ma non voglio, per questo, sottrarmi al desiderio che sento di fare da eco a questa inizativa digitale dal profumo di passione e torrone.
La rete quando si mobilita è potente. Le donne anche di più.
I blogger che hanno aderito con entusiasmo sono numerosissimi, i fan su Facebook anche, sul Web se ne parla in ogni dove, gli ordini sono arrivati copiosi e Lorella e Claudia sono state riassunte.
Sembra una favola.
Ma è solo la faccia bella della rete.
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Foto di Francesco Arena – Scatti di Gusto
cara Silvia
ho scoperto questa mattina il tuo blog un po’ per caso navigando qua e la nella rete dopo la poppata delle 6 …tazzina di caffè fumante accanto, molletta sui capelli, pigiama rigorosamente aperto per l’allattamento…insomma una vera bomba sexy! Voglio ringraziarti per aver segnalato l’iniziativa sul tuo blog perchè è importante per la mia città che non cali l’attenzione altrimenti non riusciremo a risollevarci, da soli è davvero troppo pesante.purtroppo per lavoro sono lontana dalla mia città ma ogni week end fuggivo dalla capitale per ritrovare una dimensione umana che purtroppo però il sisma ha distrutto.ora che è nata la mia bimba mi rendo conto che abbiamo perso una perla di città ma con tanta buona volontà e la testardaggine che ci distingue ce la faremo a dispiegare di nuovo le ali!
ancora grazie
Bellissimo, però senti, fammi chiarire una cosa: all’Aquila c’è il torrone dei Fratelli Nurzia, che sono quelli del caffé stile Art Nouveau a Capopiazza e sono quelli di cui si parla nel ricordo di cui sopra, sbagliando a definirli le sorelle. Sono due ditte diverse da una vita.
Le Sorelle Nurzia hanno un capannone vicino al Bivio di Onna, sono quelle che hanno fatto andare in giro il torrone morbido al cioccolato aquilano per tutta Italia e il mondo semplicemente perché è un’azienda più grande e può e deve farlo.
L’iniziativa 99 colombe È giusta, utile e bellissima ed è nata quasi per caso da una mail dell’addetta al Marketing delle Sorelle Nurzia, Mara, con cui ci siamo scritte belle mail e che approfitto per salutare.
I Fratelli Nurzia sono uno dei tre soli esercizi pubblici aperti attualmente in centro, quindi fanno un lavoro importantissimo per la loro presenza esattamente lì dove sono. e per gli aquilani doc il vero unico torrone è il loro. A me sembrano entrambi buoni, ma così stanno le cose e tanto vale non confondersi.
Perché Le sorelle hanno un ufficio marketing che funziona, i fratelli hanno un bar e dei baristi, quindi si capisce da tanto la differenza.
Ciao Silvia, ti leggo da tempo.
Trovo questa iniziativa meravigliosa e trovo meravigliosa te.
“quando di soldi non ce n’erano, quando si aveva un solo cappotto per 40 allieve e si doveva uscire a turno per non morire di freddo, quando al primo appuntamento con un ragazzo ci si andava con le scarpe bucate che la pioggia riempiva d’acqua e di vergogna.” =(
brava Silvia, come sempre…
Mio Dio che bel post!
Avevo letto qua e là, sui vari foodblog di questa iniziativa.
Ma vista con questi occhi (e descritta in questo modo intenso e perfetto) è ancora più preziosa.
Grazie.
sono veramente commossa…per l’iniziativa…per come hai scritto…
Ti leggo sempre, spesso in silenzio.
“L’Aquila è la città dove mia mamma ha studiato per diventare ostetrica, quando di soldi non ce n’erano, quando si aveva un solo cappotto per 40 allieve e si doveva uscire a turno per non morire di freddo, quando al primo appuntamento con un ragazzo ci si andava con le scarpe bucate che la pioggia riempiva d’acqua e di vergogna.”
Adoro il tuo modo di scrivere. E’ unico e, quando ti lasci un po’ andare come qui, davvero commovente.
Te lo dice un papà tutto d’un pezzo chenondevechiederemai e che scrive di professione.
L’iniziativa è davvero lodevole.