Corro da tre anni, con costanza ma senza allenamenti mirati. Da questa passione è nato il mio gruppo Facebook “Runningformommies”, che raccoglie, a oggi, 1.100 mamme accomunate dalla passione per la corsa. Corro anche con loro da anni perché forse senza questo gruppo sarebbe stato diverso. Per me e, sono convinta, per molte di loro.
Corro perché la corsa mi sta educando, vale a dire sta “tirando fuori” qualcosa di bello, che non ha niente a che vedere con le performance sportive. La corsa educa, sì. Prima ti smonta, pezzo-pezzo, fisicamente e mentalmente, per poi farti, nel tempo riprendere coscienza di ogni singola parte e anche di quelle che non pensavi di avere.
Ti smonta perché ti mette davanti i tuoi limiti, fisici, come può essere per me un ginocchio operato 20 anni fa, con quasi zero cartilagine e l’altro con lesione meniscale. Ma anche mentali. Io quando sono triste non riesco a correre. Quando manca il connubio testa/corpo la corsa è per me un’attività impraticabile. Perché correre è anche e soprattutto un esercizio mentale.
Corro perché la corsa mi ha insegnato il rispetto.
Quando incroci un podista, poco importa che stia facendo jogging, running, ripetute: sta correndo. E tu non sai niente di lui. Non sai se è al secondo chilometro o al trentacinquesimo. Questo ignorare il punto in cui si trova, fa in modo che tu sospenda sempre il giudizio. Non saprai mai cosa c’è stato prima che tu lo vedessi e cosa ci sarà dopo. Non saprai mai in quale punto del suo percorso si trovi e perché.
Corro perché la corsa è onesta: tanto dai, tanto ricevi. Tanto ti impegni, tanto avrai soddisfazioni. La corsa è democratica. Non servono particolari abilità, come può accadere per altri sport. Serve costanza e determinazione.
Corro perché adoro il cosiddetto runner’s high, ovvero la sensazione del post corsa. Nessuno sport, per quanto mi riguarda, mi ha mai regalato una tale magica unione di buonumore+euforia+rilassatezza.
Corro perché ho capito che “non ci riesco” è un’espressione senza senso.
Corro perché è l’unico momento in cui non penso a niente se non alla fatica. E concentrarsi solo su un particolare aiuta a liberare la testa dagli universali. Tre ore a settimana si sta bene anche senza i massimi sistemi.
Corro ma non competo perché ogni uscita competo con me stessa. Non faccio gare perché l’ortopedico non vuole. Perché sono ansiosa e sarebbe per me uno stress aggiunto, andando a togliermi tutto il bello che la corsa mi sta regalando.
Però domenica scorsa, in occasione di Vivicittà è successa una cosa. Tutti pronti. Davanti i pettorali, subito dietro i non competitivi e dietro ancora le famiglie con i passeggini e le scuole. I bambini erano con le maestre. Al “via”, tutti sono partiti di corsa, bambini, anziani. Ero vestita pesante: pantaloni lunghi, tre maglie. Avevo il telefono in mano. La sera prima avevamo fatto tardi a suon di fritto, vino e grappe.
“Faccio 2 km e mi fermo”.
Non avevo mai preso parte a una gara, non avevo mai condiviso la corsa. Non sopporto nessuno quando corro: faccio troppa fatica a concentrarmi su qualcos’altro che non sia il mio respiro.
Al 2° km mi accodo a 5 ragazzi.
“Incredibile, sto ridendo mentre corro. E riesco anche a seguire i discorsi. Adesso mi fermo, però. Ho troppo caldo. Non ero pronta. Cosa sto facendo?”.
Le persone guardano, incitano, urlano. Non sono abituata. Io corro sempre sola in zone in cui il rumore più forte è il frrrrrrrrrr delle biciclette.
Incontro Luca, un amico. Due chiacchiere e lo perdo.
“Ma come? Lui ha sempre detto di correre a 6’30″/km, ecco perché riesco a chiacchierare. Sto andando praticamente di passo. E vabbé”.
Al 3° km affianco un bambino di 11 anni. Ancora chiacchiero.
“Ho 11 anni, dimmi quanto manca al quarto perché non ce la faccio più. A quanto stiamo correndo?”.
Runtastic mi dice che stiamo facendo i 5’30″/km.
“Ma 5’30″/km è il mio ritmo! Non sto correndo piano. Eppure riesco a parlare. Eppure non c’è nulla che mi stia infastidendo. Né agitando. Né stressando”.
Saluto il bimbo. E sorpasso un anziano. Mi sento quasi in colpa.
– Non sei vestita bene -mi dice- ma come fai? Con il telefono in mano, poi! Ti devi spogliare.
Non mi irrito, anzi, rallento e mi affianco.
– Lo so -spiego- ma non dovevo correre oggi.
– Hai caldo?
– Da morire!
– Dammi il telefono, ti aiuto, così ti spogli e corri meglio.
Ripesco Luca. Siamo al 5° km. E il vincitore di Vivicittà ci doppia. Lui è al 10° km. Ridiamo. Non sono infastidita da niente e per me è una sensazione davvero nuova. Siamo al 7° e stiamo chiacchierando. Tutti guardano, qualcuno commenta.
Manca poco.
– Dai Silvia spingiamo un po’, siamo alla fine.
– Luca vai tu io non ce la faccio più!
– No, ti aspetto.
Passiamo il traguardo insieme. E insieme anche agli atleti che però ne hanno fatti 12 di km, non 8.
Sotto al pallone c’è mio figlio che aspetta. Poi arriva l’altro.
“Mamma, ma hai corso???”.
Ecco perché corro.
Nella corsa gli ultimi non sono certo meno degni dei primi. Anzi, per certi aspetti lo sono anche di più. Arrivano fino in fondo correndo molte ore in più di quelli che sono in testa. Arrivano fino in fondo anche se sanno fin dall’inizio che non avranno mai una medaglia al collo. (Marco Olmo)
Bellissimo!!
Complimenti
Flavia
Meraviglioso!!
Forte! …prima dei bambini, quando eravamo liberi, io e mio marito (allora compagno) correvamo assieme. Eravamo diventati bravini (non da otto km!!). Una volta abbiamo corso una sera del 31 dicembre quando gli altri cominciavano il loro veglione ed è stato bellissimo. Chissà quando potremo riprendere!
Sei una bambina! Impressionante! Ma che fisico hai? Non si può nemmeno dire che sei magra. Sei solo benfatta!
Bellissimo inspiring! Grazie, come sempre.
“quando sono triste non riesco a correre” ecco perché faccio fatica, al momento la serenità è un miraggio, figuriamoci la felicità! Quando corri sei sola con te stessa e nel mio caso adesso non sono una bella compagnia…arriveranno tempi migliori
mi ritrovo in ogni virgola… quello che si prova alla fine diuna cors ano lo lascia nessuno sport… adesso corrocon ilpasseggino … ma quanto sono felice di farlo!!!!! correre educa hai perfettamente ragione….. educa noi e chi sci sta intorno…. sarà stupidi ma misentopiù bella quando corro (anche se mio marito dice che divento fucsia ……)…
bellissimo post silvia
veronica
Una sola parola: stupendo!
Giulia, alias Mamma avvocato
Mi hai fatto piangere come un vitellino… il paragrafo sul rispetto soprattutto, una metafora che sento molto.
sono iscritta al tuo gruppo anche se indegnamente, non corro quasi mai. Ma quel che descrivi della corsa per vale per il nuoto che purtroppo è un pochino più difficile da tenere in piedi logisticamente. Eppurelo farò! Prometto qui e solennemente che torno in vasca e con costanza.