Domanda
Gent.ma Dottoressa Agnone,
ho già scritto in questo blog qualche mese fa, Silvia mi ha ospitata pubblicando la mia lettera “Echeppalle figlio mio!” nella quale raccontavo il problema – comune a tante famiglie – relativo al sonno di mio figlio, per il quale sembra che dormire sia una tortura straziante.
Vorrei, se possibile, anche un suo parere, perchè non riesco davvero a capire da cosa possa essere determinata un’avversione di questo tipo. Cerco di farle un breve quadro della situazione: premetto che siamo una famiglia in cui – tranne in rari casi, come in ogni coppia – non ci sono particolari tensioni, io e mio marito ci vogliamo bene e andiamo d’accordo, facciamo fronte compatto davanti alle difficoltà, litighiamo di rado.
Da quand’è nato il sonno è sempre stato un problema, quindi non è che sia intervenuto improvvisamente qualcosa che ha disturbato eventuali ritmi…non c’è mai stato un ritmo, semplicemente. Casomai, la situazione si è aggravata ulteriormente in concomitanza con i forti raffreddori invernali che ha avuto (durati 5 mesi di seguito).
Durante il giorno è un bimbo abbastanza sereno, allegro, molto vivace. Dico “abbastanza” perchè, dormendo poco e male di notte, capitano giornate in cui è davvero intrattabile dalla stanchezza. Ma anche lì, farlo dormire durante il giorno più di un’ora e mezza è un’impresa.
Gli do’ la cena verso le 20 e, quando vedo che si stropiccia gli occhietti (20.45-21) lo metto nel suo lettino, che a causa dei frequenti risvegli notturni è stato ripiazzato in camera nostra. E da lì…il delirio. Inizia a piangere istericamente. Se la vuole gli dò un goccio di acqua (vedo che lo calma un po’), gli rimetto il ciuccio e lo riposiziono su un fianco. Ricomincia a piangere e si rialza. Scuoto il lettino (anche questo lo calma un po’, ma qui nella sopravvivenza si vanno accumulando vizi su vizi) e dopo circa una mezz’ora di ‘sta solfa riesco ad addormentarlo. Alle 23 massimo, si risveglia piangendo istericamente. Conto circa una decina di risvegli per notte, ma il problema non è tanto quello quanto che non si riaddormenta subito, ma spesso ha vere e proprie crisi di nervi che lo portano a piangere inconsolabile anche per un’ora e mezza di seguito. A nulla vale coccolarlo, parlargli dolcemente o metterlo in mezzo a noi nel lettone. Non gli può interessare di meno. Quello che lo calma, al limite, è metterlo nel passeggino e dondolarlo un po’. E comunque si risveglia dopo poco. Questo, da 16 mesi.
Si alimenta bene, abbiamo provato a sostituire il latte vaccino con latte di soya ma non c’è stato nessun cambiamento. Di tanto in tanto (una notte ogni 10 gg) dorme dai nonni, ai quali è molto legato e che ha sempre frequentato assiduamente, ma anche lì…notte in bianco.
Abbiamo sempre evitato di dover applicare il metodo Estevill, ma da una parte ormai siamo più morti che vivi, dall’altra tra 10 gg ci trasferiamo di casa, e se fino adesso le sue urla non disturbavano nessuno tranne noi, nella casa nuova non vorremmo tenere sveglio tutto il condominio e beccarci uno sfratto dopo un mese.
Vorrei se possibile un suo parere: secondo lei farlo piangere allo sfinimento servirebbe? O risparmio fatica e dolore (nostro e suo)? Immagino che gli elementi siano pochi, ma un suo punto di vista sarebbe comunque interessante.
Risposta
Cara Francesca,
so che hai letto molto e ti sei molto documentata sull’argomento. So anche che la tua mail pubblicata su MammaImperfetta è stata a te utile nella misura in cui ti ha fatto scoprire la relazione e la solidarietà con altre mamme. Ti sei sentita meno sola. Ma il problema non si è risolto.
Non è facile per me risponderti: qualunque consiglio io ora possa darti, potrebbe piacerti o meno: di certo ho delle opinioni, personali, opinabili o valide, come professionista e come mamma. Il punto è che non esistono rimedi “universali” o “preconfezionati”, e percepisco la disperazione e l’urgenza che tu hai di trovare una soluzione.
Ho riflettuto a lungo prima di scrivere una risposta per te, cercando di immaginare te, tuo marito, la tua famiglia (che mi descrivi in modo molto positivo). Non è stato facile, posso solo immaginare qualcosa che sarebbe diverso osservare di persona, e proprio per questo ritengo che, dopo tanto tempo, cercare supporto in una relazione reale sia il primo passo che serve alla vostra famiglia: vi servono altri occhi per guardare nella stessa direzione.
Mi riferisco al fatto che, se il problema del sonno continua ad essere per voi -per l’appunto- un problema (raramente uso questo termine), allora è necessario che voi cerchiate davvero delle soluzioni, e che siano mirate e competenti.
Proverò quindi a scriverti delle cose rimanendo in una cornice abbastanza generale, dal momento che non vi conosco.
Molti ritengono che il sonno sia un’abitudine che dev’essere appresa. I metodi per apprenderla non si contano, e io non sono in grado di dirti quali sono validi e quali no, dal momento che -avrai visto- ci sono mamme che elogiano ciascuno di loro, quando funziona.
Andando un pò oltre, credo che non ci sia un metodo infallibile per l’addormentamento. Il sonno è un bisogno come gli altri, e non credo si possa forzare un bambino a dormire come non si può forzarlo a mangiare.
Credo anche che non sia importante il contenuto (il metodo) ma il processo (la relazione). È per questo che le cose più disparate talvolta funzionano, talaltra no. Qual è il mistero? Perché succede? Perché tra il dire e il fare c’è un piccolo ingrediente magico e misterioso, che non si vede, e che fa la differenza: noi stessi.
Unica eccezione, il ricorso ai farmaci (omeopatici o meno), su questo non ho dubbi: anche a costo di essere impopolare, posso dirti che il farmaco non è una soluzione, ma solo un attenuante. Ovviamente non nel caso in cui ci sia una malattia da curare.
Come dico spesso, somministrare il farmaco equivale a utilizzare il ruotino quando si fora una gomma, e anche se vi consentirà di arrivare fino al primo vulcanizzatore disponibile a riparare la ruota, il risultato sarà efficace ma temporaneo.
Cosa dire a chi vi ricorre? È un rimedio, il migliore possibile in quel momento: se l’avete fatto è evidente che vi è servito a prendere tempo, a riposare, a ricaricarvi un po’ per avere la serenità di valutare meglio la situazione.
Ciascuno di noi è diverso dall’altro: abbiamo un diverso corpo, un diverso respiro, una vita diversa, una relazione matrimoniale, familiare, lavorativa, sociale.
Quando nasce un bambino, anche se molte situazioni sembrano simili, viene accolto in una specifica famiglia, dentro una specifica rete di relazioni, ed è quello a fare la differenza.
Ogni bambino nasce, poi, con la sua specificità, e con una precisa competenza (quella relazionale). I metodi come quello di Estvill si fondano sul principio del bambino-tabula-rasa, che dev’essere educato dai genitori secondo quello che ritengono meglio per lui, al di fuori di quel che significa renderlo partecipe di una relazione che si costruisce insieme. In questo senso, inculcargli delle abitudini è più importante del metodo che si usa per farlo.
Cosa penso di questo? Voglio innanzitutto dire che sono contraria all’idea del bambino-principe-sovrano (e dittatore) di una famiglia: il bambino è importante ma non è il solo membro del nucleo familiare. Ognuno ha il suo posto, che è insostituibile, ed il benessere di ciascuno è dato dal benessere di tutti.
Detto questo, penso che le necessità di un bambino non siano diverse da quelle dei suoi genitori: è in quest’ottica che il bambino va ascoltato, nonostante i piccoli parlino un linguaggio difficilissimo, che nessuno (nemmeno l’istinto) ci insegna a decodificare.
Ma è nell’apprendere questa lingua insieme a loro che si cresce, dentro la relazione, anche se si sbaglia, si cade, ci si fa male, e si entra in contatto con le parti più difficili e meno belle di noi stessi (quelle stanche, nervose, intolleranti, esasperate…). Non è un percorso facile.
È importante tuttavia tenere presente che ogni comportamento è un messaggio: non un capriccio, non una punizione del destino, non un sopruso verso i genitori.
So cosa risponderesti: “noi però siamo distrutti, e non abbiamo più energie”. Lo capisco benissimo, ma non credo esista altra soluzione se non quella di provare a capovolgere il punto di vista sulla tua situazione per imparare a starci in mezzo, cercare di soprav-vivere (lo dico provocatoriamente) e superarla.
Perché superarla si può: devi crederci.
Se non ci sono metodi validi per tutti, non è vero che se non funzionano è colpa tua: semplicemente c’è altro, che non si vede, e che un metodo scritto su un libro o una teoria applicata con rigore scientifico non può contemplare.
La vita non è un’equazione: la vita è caos, è cambiamento, è imprevedibilità, e soprattutto non è facile. Questo i bambini lo imparano subito, e quel che noi dovremmo insegnargli è che, nonostante questo, vale la pena viverla.
Il percorso che ogni genitore dovrebbe compiere è quello della riscoperta del Bello, nonostante tutto. Perché il Bello non è né facile né gratis, ma fatica, sudore e lotta.
Sul metodo Estvill (che conosco solo in linea teorica) voglio riportarti la frase di una cara amica e collega, che qualche anno fa mi disse: “non conosco quanto il metodo sia in grado di indurre il sonno, ma conosco la nevrosi di tanti pazienti che da piccoli hanno imparato così”.
Non occorre commentare oltre, rispetto all’importanza di una figura di contenimento che sia presente al momento della disperazione, del pianto, e del bisogno di essere confortati.
Tuo figlio però non è più un neonato, quindi credo che il nostro discorso vada un po’ oltre, riguardi cioè comportamenti e relazioni che si sono in qualche modo stereotipate all’interno della vostra famiglia. Il risultato è, comunque, che la notte nessuno è sereno, e che siete tutti stanchi. Tu non ce la fai più, e ti serve aiuto.
Voglio fermarmi su una tua descrizione: “durante il giorno è un bambino sereno (…), ma capitano giornate in cui è intrattabile dalla stanchezza”. Mi sembra quindi un bambino che non ha problemi, se non (lo so che non è poco) quello di piangere la notte. In pratica, sta cercando di lanciare un messaggio che ancora nessuno ha compreso.
Lo avete messo al centro di molti tentativi, ma forse, se mi permetti di dirlo, il protagonista non è lui. Allora l’unica cosa che è possibile fare è tirarlo fuori dai giochi, ed intervenire su un altro piano.
So che probabilmente questo che ti dico non ti piacerà, e che sarebbe più facile avere una formula magica che risolva la stanchezza da un momento all’altro, ma purtroppo questo non è possibile.
Spesso fare questo capovolgimento di prospettiva non è facile: tutte le famiglie che mi consultano portandomi un problema dei figli sono fermamente convinte del fatto che io debba fornire pratiche che agiscano sui loro bambini, e spesso sono delusi dal fatto che in alcuni casi io non chieda nemmeno di vederli.
Il motivo è che, quando non ci siano altri fattori intervenienti, come malattie fisiche o problemi contingenti (e con questo do per scontato che il tuo bambino goda di ottima salute e che sia stato consultato il pediatra e sottoposto a visite di controllo), il bambino fa da cartina di tornasole per le dinamiche familiari (e fra qualche riga ti dirò perché).
Devi per questo sentirti colpevole, sbagliata, fregata? No di certo. È importante che tu comprenda che considerare questa ipotesi significa soltanto allargare la prospettiva, tentare un’altra strada laddove le altre hanno fallito. E’ possibile che finora ti sia concentrata su un particolare senza guardare tutto il quadro.
Dice Bowlby, “se vogliamo aiutare i bambini dobbiamo aiutare i loro genitori”. Questo significa che lavorando con gli alleati più importanti di un bambino, i suoi genitori, lavoreremo anche con lui e per lui, dal momento che i bisogni di un bambino non differiscono molto da quelli dei suoi genitori. Se non si rispetta questa alleanza, non si otterranno risultati.
E per quanto questo possa sembrare misterioso e strano, lavorare sulla relazione produce cambiamento non tanto perché ci sia un professionista che suggerisce un modo giusto o sbagliato di relazionarsi, ma perché il punto è, semmai, aiutare una famiglia ad entrare in relazione non solo con le proprie parti stanche e sofferenti, ma soprattutto quelle più vitali e creative che possano fare evolvere la sofferenza verso una soluzione.
Io sono profondamente convinta che gli ingredienti per la vostra serenità siano proprio in voi, e che sia necessario partire alla ricerca di voi stessi per scoprirlo.
Vostro figlio lo sa già: siete tutto quel di cui lui ha bisogno, l’unico rimedio al suo pianto, la sua luce nel buio. Se anche voi sarete capaci di guardarvi come lui vi guarda, vi scoprirete forse molto stanchi, ma bellissimi.
Con questo vi invito a mettere il vostro disagio nelle mani di un terapeuta familiare e di coppia, non tanto perché (preconcetto atavico) siate malati ma perché avete bisogno di essere sostenuti, come famiglia, nella vostra crescita.
Sono a tua disposizione nel caso di dubbi e suggerimenti, e nel frattempo ti auguro forza, coraggio, riposo!
gery dice
Io sono curiosa…siete ancora in contatto con la mamma della mail?il suo bimbo ha poi iniziato a dormire?
Francesca dice
Ciao Gery! La mamma è qui 🙂
Mio figlio ha appena compiuto 3 anni: la situazione è sicuramente migliorata ma, ahimè, non risolta. Da circa un anno la messa a letto è facilissima: lo metto nel suo lettino, spengo la luce ed esco. Amen. Dorme molto volentieri al pomeriggio, anche 3 ore. Però con i risvegli notturni ancora non ci siamo…se la notte va bene siamo a 1-2 risvegli. Normalmente siamo a 3-4. Se però ha caldo/freddo/tosse/raffreddore o altri fastidi…sono più o meno di continuo. Per “risvegli” intendo lui che frigna ma che si riaddormenta subito dopo il mio intervento (ciuccio o acqua). Io però sto meglio: sono semplicemente rassegnata. Appena nato attendevo con ansia i 6 mesi per lo svezzamento (“vedrai, dopo che inizia a mangiare che dormite!!”), poi l’anno (“vedrai quando inizia a camminare come si stanca!!”), poi l’anno e mezzo (“vedrai quando comincia il nido, arriverà alla sera stravolto di stanchezza!!”) e così avanti. A tre anni ormai passati, cosa ti devo dire? Pazienza, passerà.
Non ti nascondo che questo problema sta seriamente mettendo a repentaglio la possibilità che mio figlio possa avere un fratello, perchè in effetti l’idea di ricominciare tutto da zero ci fa venir male.
Martina dice
Ciao Francesca, mi sono imbattuta in questo post proprio perché mio figlio ha 16 mesi e non dorme. Mi sono rivista tantissimo nelle tue parole, sembrava una lettera scritta da me. Anche noi siamo davvero disperati e stanchi e pensiamo che per il secondo aspetteremo molto perché fino a che non si calma non sappiamo come potremmo dedicarci ad un altro bambino.
Voi avete provato con l’osteopata? Perché sto leggendo tante cose in merito, e sto valutando anche io..
olivia dice
NON POSSO DIRE CHE MIO FIGLIO ABBIA DEI VERI E PROPRI DISTURBI DEL SONNO….MA CMQ A 20 MESI CONTINUA A SVEGLIARSI DURANTE LA NOTTE…SI LAMENTA ED IO DEVO ALZARMI A DARGLI L’ACQUA E COSI’ SI RIADDORMENTA…C’E’ STATO UN PERIODO RELATIVAMENTE RECENTAEIN CUI SI SVEGLIAVA ANCHE 7-8 VOLTE E DOVENDO IL GIORNO DOPO ANDARE A LAVORO ERA DIVENTATO UN VERO INCUBO…POI HA TRASCORSO UN PERIODO NEL QUALE NON SI SVEGLIAVA PROPRIO ED INVECE DA POCO HA RICOMINCIATO CON UNA FREQUANZA INFERIORE MA CMQ IL RISULTATO E’ CHE CMQ IO DEVO SVEGLIARMI, ALZARMI, RIADDORMENTARMI E COSI’ VIA…DA QUALCHE GIORNO HO PROVATO DEI CONFETTINI OMEPOATICI DA DARGLI 3VOLTE AL GIORNO E DEVO DIRE CHE, COINCIDENZA O MENO SI SVEGLIA MASSIMO 2 VOLTE SE NON ADDIRITTURA UNA SOLA VOLTA…BEATA COINCIDENZA…!!! 🙂
zaza dice
ciao, mia figlia il sonno lo ha preso tardi, ricordo che quando ho iniziato a dormire quattro ore per notte il cervello funzionava un po meglio, riuscivo a compiere gesti in contatto con il cervello e non attendere dopo essermi avvicinata alle chiavi che il cervello dicesse alla mano di prenderle in mano, questi buchi di sonno hanno portato qualche problema, scambio le parole talvolta e i colori non sono associati come prima al loro significato ma nulla di piu, io dormivo due tre ore ogni due giorni, almeno questo è il conto che abbiamo fatto, probabile che qualche pisolino involontario ci sia stato…
io proverei cosi, controllo otorino se ha un orecchio infiammato il coricarsi gli provoca dolore, fai aerosol con acqua di sirmione 7 minuti tre volte al giorno ma chiedi al dottore se vi sono contro indicazioni gli aprirà il nasino e sarà piu sereno (anche se ora è in buona salute) dagli da mangiare prima se puoi e portalo fuori a fare una passeggiatina dopo cena, mezzora e fallo camminare, poi a casa, lavagli mani e viso anche se piange, giocate su un tappeto assolutamente senza tv per dieci minuti tutti e tre, mettigli il pigiamino mentre gioca, e poi restate con lui a luce soffusa mentre lui sta nel lettino, a giocare tranquilli….lasciategli prendere sonno, raccontate una fiaba, ma non guardatelo negli occhi, uno legge l’altro può fingersi addormentato…
di giorno alzatelo la mattina presto e un solo riposino al pomeriggio di 45 minuti, se non basta una mezzoretta a metà mattina e uno verso le sei sempre 30 minuti.
non usate il passeggino a costo di limitare le vostre uscite camminate e fatelo camminare non tanto ma un po sempre, e la mattina iniziate a svegliarlo un ora prima se dopo 4 giorni non avete risolto anticipate la sveglia di mezzora e cosi ogni 4 giorni fino a che crolla…fidati….prima o poi crollano mia figlia si è decisa quando la sveglia ha toccato le 2.45 non dorme molto, sono cosi ci vuole molto coraggio…
stefania dice
io ho applicato da quando mi figlia aveva 6 mesi il metodo di “fate la nanna”, regole precise x dormire e routine tutte le sere… le prime notti ha pianto ma poi basta e si addormente da sola.. Adesso ha 16 mesi e apparte qualche notte x i denti o per il raffreddore fa tutta una tirata dalle 9 alle 7…
Io ti consiglio il metodo del libro.
ciao a tutte
Samanta dice
Ciao anche io ho usato il metodo fate la nanna da quando avevA a 5 mesi, e ha pianto per due tre notti poi basta da allora dorme tutta la notte ora ha 14 mesi e non ho più avuto problemi. Il problema però c’è l ho quando siamo in giro non c’è verso di farlo dormire se non è il suo letto la sua cameretta lui non dorme:-( .
elena dice
mio nipote ha iniziato ad averli dopo l’anno fino ai 5 anni. Mia sorella non sapeva cosa fossero. L’atteggiamento di mio nipote era che non riconosceva nessuno ed urlava disperato e cercare di calmarlo era inutile….urlava di più! Sembrava “posseduto”. È stato il pediatra a dirle che probabilmente erano pavor. La cosa sicura é che comunque anche se fossero c’é poco da fare se non aspettare. Ricorda che tanti si sentono inadeguati davanti al proprio adorato cucciolo. Un bacio e in bocca al lupo
Natalie dice
Cara,
io soffro di disturbi del sonno, principalmente di sonnambulismo. Quando è nato mio figlio ho avuto molta paura che anche lui potesse avere una vita notturna agitata come la mia. Io l’ho ereditata da parte di mamma (bisnonna, nonna e mamma) …
Certo le notti con lui hanno avuto i loro alti e bassi, ma poi come dicono tutte, passa. Ma abbiamo passato un mese molto intenso con risvegli e urla isteriche quando lui aveva 15 mesi. Io ho pensato immediatamente al pavor e ho agito come se lì nel suo letto ci fossi io ad urlare. Mi sedevo accanto a lui, senza mai toccarlo perchè questo lo (e mi) faceva impazzire maggiormente, ma parlandogli piano piano, cercando di rassicurarlo, raccontandogli come si era addormentato, dove fosse, a ripetizione. Finchè non riconosceva me, la sua stanza. E piano piano di riaddormentava.
Io ho notato che nella mia vita, nei momenti più stressanti, ho maggiori episodi di disturbi del sonno. Questo per dirti che magari il tuo bimbo sta attraversando un momento difficile, magari la scuola, magari un cambiamento. Questo succede con il mio.
Io ho passato molti periodi con luci soffuse accese durante la notte, soprattutto intorno ai vent’anni. Magari questo lo può aiutare, se si tratta di pavor dico.
Buona fortuna
Francesca dice
Ciao Elena, non so se possa trattarsi di pavor nocturnus, mi sembra di capire che dovrebbe manifestarsi ad almeno 24 mesi (mio figlio ne ha quasi 17, adesso)…
Rispetto alla mail che avevo scritto alla gent.ma dott. Agnone ad inizio settembre (che ringrazio per l’interessante spunto di riflessione), ora le cose sono un po’ cambiate: addormentarlo è diventato abbastanza semplice, quando manifesta stanchezza lo metto nel lettino e, dopo essersi un po’ rigirato, lì rimane. Però si sono intensificati gli episodi di crisi isteriche notturne: verso le 23 si sveglia ed inizia a urlare (letteralmente, non è che pianga: urla a pieni polmoni) continuando dalla mezz’ora all’ora e mezza. E questo si ripete anche 3-4 volte a notte, più vari mini risvegli per il ciuccio che cade o perchè è un po’ raffreddato. Nel frattempo gli sono spuntati i canini (3 su 4) e ho pensato potesse dipendere anche da questo…così di fronte alle crisi più pesanti ho provato ad aiutarlo con una tachipirina. Pavor nocturnus? Non so, potrebbe essere. Ma come scoprirlo? E nel caso sia questo, che fare?
Grazie per il sostegno psicologico, a tutte.
Personalmente, il problema più pesante da affrontare è il senso di inadeguatezza che mio figlio mi ha fatto scoprire. Chissà, magari una cosa è connessa all’altra…credo la dott.ssa Agnone l’abbia capito, tra le righe ;-)..da persona tendenzialmente sicura di sè e con un carattere al 100% razionale, mi trovo in una situazione che fin dall’inizio non sono riuscita ad avere minimamente sotto controllo. Cerco di dominarla, ma non ci riesco. Mi sento succube degli eventi e questo mi ha portata ad una sensazione di inadeguatezza ed insicurezza che non conoscevo.
Amen, passerà, lui crescerà e io…imparerò. 😉
Baci a tutte
cinzia dice
Cara Francesca,
tanti anni sono passati e ormai il tuo bimbo avrà cominciato a dormire….
Io mi trovo nella stessa tua situazione, esattamente identica…come ne sei uscita??!!se ti va di rispondermi mi aiuterebbe tanto!
ciao
cinzia
wolkerina dice
questa lettera mi ha fatto tornare in mente tutte le difficoltà incontrate con mia figlia (ora ha 30 mesi e dorme tutta la notte). Non è stato per nulla facile ma neanche nei momenti più neri io e mio marito abbiamo pensato di ricorrere a Estivill, far piangere un bimbo a oltranza non è nelle nostre corde. Io ho sempre avuto l’impressione che i suoi continui risvegli fossero dovuti a malesseri e sistematicamente abbiamo cercato di capire se ci fosse una relazione tra quanto mangiava la sera e il numero dei risvegli (e le cose hanno iniziato lentamente a migliorare). Anche per l’addormentamento abbiamo avuto serie difficoltà: ha sempre voluto addormentarsi in braccio fino ai due anni, ma anche in questo caso ci sembrava che la sua richiesta fosse più dettata dal bisogno di stare eretta che dall’esigenza di seguire una routine consolidata. Sono esseri tanto meravigliosi quanto misteriosi i nostri bimbi, non è per nulla facile, e anche se adesso sei solo in cerca di soluzioni, posso solo dirti che passerà, questo brutto periodo passerà.
arianna dice
Un approccio assolutamente equilibrato: finalmente spazziamo via il vecchio pregiudizio che ci siano metodi infallibil con i bambini. Se può essere poco consolatorio da una parte, dall’altra togliamo questo senso di colpa che cade sui genitori ogni volta che il bambino manifesta un comportamento “non in linea”. si faccia aiutare cara mamma e non, come sottolinea la dottoressa, perchè malata, ma solo perchè con l’aiuto di un esperto può attraversare questo mare in tempesta con il giusto supporto.
Un caro abbraccio.
vistodalei.splinder.com
elena dice
sono nuovamante elena, perdona la domanda: ma quando piange cosi’ ad oltranza sei sicura che sia del tutto sveglio? non è che inizi con un pavor notturno e magari con i vostri dolcissimi tentativi di calmarlo lo svegliate e dopo rimane scosso perchè non capisce giustamente il confine tra realtà e sogno?? SCUSA SE MI SONO PERMESSA DI DARE UN’OPINIONE SENZA ESSERE “SUL CAMPO” ma mi è balenata per caso questa idea …. scusa ancora non voglio ne’ fare le veci di medico ne’ fare l’esperta che in realtà non sono.
elena dice
la notte…………che brutto argomento……..ho già l’ansia solo a pensarci, e che adesso mio figlio è bravo (ci sono delle notti che ancora fa tribolare ma sono sempre piu’ rare) tuttora mi si accapona la pelle….Quante lacrime quante urla disperate mie e sue quante occhiaie quante litigate con mio marito
Mio figlio ora ha 3 anni e 1/2.
Abbiamo passato mesi ed anni pesanti. Io non ho rimedi ne’ tantomeno formule magiche posso solo dirti che un giorno ……. un giorno PASSERA’. Intanto metti un passo davanti all’altro usa tutte le strategia possibili che possano aiutarvi a sopravvivere per di questo si tratta SOPRAVVIVERE.
Io avevo letto il famoso libro “fate la nanna” e miè servito sotto certi aspetti….Non l’ho mai addottato però mi ha fatto riflettere sul fatto che i bambini solitamente si aspettano, grazie alle routine, cosa succede dopo … quindi se si parte dal presupposto che le routine le creano gli adulti (naturalmente in funzione al proprio bambino) di notte io avevo una specie di protocollo che seguivo nonostante lui piangesse si dimenasse o “cantasse”.
Era a fianco a me nel letto e lì si restava. Appena si svegliava gli proponevo il biberon di camomilla (il succhiare gli concigliava il sonno) poi il ciuccio, quando tutte le mie “cartucce” erano state “sparate” si restava comunque lì …sveglio o addormentato che fosse. Niente giro per casa niente canzoncina niente passeggino ninte lucetta accesa stavamo lì nell’oscurità io e lui sdraiati nello stesso letto.. Io era accanto a lui a mio rigor di logica questo DOVEVA bastargli. Spesso funzionava altre volte no. Tante notti si svegliava 4, 6, 8 volte (siamo arrivati a 15).
Non ti stò dicendo che devi addottare il mio metodo anzi…. il mio pseudo consiglio è: cerca un tuo modo per rapportarti con lui quando si sveglia e mantieni sempre la stessa modalità non cedere mai.
L’unica certezza vera è che un giorno il tuo bambino crescerà e tutto ciò passerà anche se rimarrà per sempre il ricordo indelebile di questi anni.
Un bacio grosso e coraggio.
Un passo dopo l’altro un passo dopo l’altro un passo dopo l’altro…..una notte dopo l’altra una notte dopo l’altra una notte dopo l’altra
silvietta dice
ciao mamma,
mi piace molto il tono pacato con cui esprimi il tuo problema e la tua fatica e la risposta della dottoressa Agnone. Dormire è proprio uno dei bisogni su cui fare più alleanza! sarà un cammino difficile ma sono certa che ce la farai…
Nel contempo e senza nulla togliere alla riflessione, che rappresenta un percorso su cui dovrai comunque misurarti, volevo aggiungerti un elemento che non so se hai mai preso in considerazione: non è che tuo figlio è intollerante anche alla soya? ti scrivo questo perché a noi è capitato esattamente questo: qualche miglioramento ma scarso togliendo il latte vaccino molti miglioramenti sostituendo tutto con un latte di riso specifico per svezzamento per intolleranti a soya, lattosio, uova e glutine….
magari è solo una pulce nell’orecchio!!
a presto e buon cammino!