Il primo figlio è più facile che fin dalla vita prenatale possa godere di attenzione e ascolto esclusivi.
La mamma giunge al parto del primo figlio più o meno risposata, con un carico di energia sufficiente a tenere ben salda la pazienza nelle notti insonni, la fatica delle 15 poppate quotidiane, l’impotenza davanti alle coliche.
Il primo figlio, dopo la nascita ha i genitori tutti per sè. Il primo figlio è la novità. Il miracolo che incarna la possibilità di compiersi.
Ma il primo figlio, soprattutto se il secondo arriva abbastanza velocemente, è anche costretto a crescere in fretta. Via il passeggino perché l’altro è nella carrozzina, via il ciuccio, via il pannolino perché c’è già l’altro da cambiare 10 volte al giorno.
Deve imparare la condivisione, per lui poco naturale. Condividere le attenzioni, la disponibilità, le energie, la pazienza di mamma e papà, condividere, più in là, i giochi e gli spazi.
Deve imparare un’autonomia un po’ affrettata.
Deve imparare la pazienza, l’attesa, la verbalizzazione di sentimenti ondivaghi. Deve imparare ad amare prima un alieno e poi un estraneo.
Deve imparare a farlo fratello, a farsi fratello.
Il secondo figlio, già in pancia, sa.
Sa che fuori c’è un altro bambino. Sa che la mamma è più stanca. Sente il cortisolo un po’ alto.
Sente le domande e i dubbi che la mamma si pone sulle reazioni del suo primo bimbo.
Trascorre i primi mesi nel rumore e nella frenesia. Nasce nella condivisione. Non sa cosa significhi essere figli unici, essere esclusivo oggetto di affetto totalizzante. Non percepisce la differenza che passa tra attenzione esclusive e condivise.
Ha un’abitudine prenatale a presenze altre nella sua vita.
Ha più stimoli, verbali, visivi, acustici, emotivi.
Nasce tra le braccia di un fratello. Sa cosa significhi essere fratello. Già sa farsi fratello.
Non c’è fretta per lui. Lo si può vestire e svestire fino a 4 anni. Il ciuccio lo può tenere un po’ più a lungo. Che fretta c’è di togliere il pannolino? Il biberon? È più comodo per la colazione. Che male c’è? Ha solo due anni e mezzo! È piccolo, si stanca a camminare, se vuole usare ancora il passeggino concediamoglielo.
Da qualsiasi punto si prendano in esame questi due status le alternanze di pro e contro sono lampanti. Non c’è un meglio o un peggio.
L’unica cosa che so è che io, che non sono stata ne prima, né seconda, ma unica, vorrei poter raccontare qualche fisiologica alternanza di questo farsi fratelli.
Ma sai che x me è l’esatto contrario???
Con Giulia, la prima, ho avuto molta più calma e pazienza, mentre con Vittoria…non ne ho bisogno! E’ lei che è infinitamente più sveglia, più veloce, più…grande in tutto! Ha tolto il pannolino – giorno e notte- una settimana prima del secondo compleanno; quasi contemporaneamente ha eliminato il ciuccio, il passeggino non lo vuol più vedere…praticamente la sola cosa che la rende più cucciola è il biberon, che cmq non ho alcuna fretta di eliminare a meno che non lo chieda lei! Parla benissimo, si esprime coniugando a meraviglia i verbi, si fa valere…e ha 2 anni e 3 mesi! La sorella alla stessa età era dieci volte più indietro. E io lo ero con lei 😉
Un abbraccio a entrambi questi fratelli così
diversi ma così simili.
Daniela, vedo che sono in buona compagnia. Anche io quando aspettavo Niccolò già pensavo al terzo e mi chiedevo se per caso non stessi diventando un po matta! Diciamo che ora ci penso ma…un po’ meno!
Una carezza a Giulio e una ad Anna.
che bel racconto! come sempre mi emozioni tantissimo. Io, da figlia unica, imparo tanto dal rapporto di fratellanza delle mie nane. bacioni ai cuccioli belli.
esatto, esattissimo!!
Cara compagna di viaggio,
Giulio ha battuto qualche colpetto mentre leggevo questi tuoi pensieri..eh sì, la sua vita prenatale è già colma di presenze, di energie e di stimoli ed anche tu ne fa parte! la sua sorellina Anna mi dice: mamma, quando il fratellino salta giù dalla tua pancia, io lo abbraccio forte! e Giulio sa, sente e ricorda. e quando Anna lo accoglierà tra le sue braccia incredule e forse un pò dubbiose, lui si abbandonerà al suo amore. e si farà fratello, proprio come dici tu.
Tavolta mi chiedo come sarò nelle vesti di mamma-bis e mi scopro a tratti impreparata, talvolta confusa sì, ma mai dubbiosa ed incerta. e già penso al terzo, figurati !
Grazie di cuore. A prestissimo
oh…..
silvia…
troppo difficile
🙁
Trovo splendida la differenza sintattica tra "nascere fratello" e "diventare fratello" perché implica una coscienza di sé che, in bimbi così piccoli, è già significativa di un’evoluzione importante della persona. La complementarietà, tra fratelli, nasce proprio da questo: dal partire, fin dall’inizio, su piani diversi. Io la considero una ricchezza come tutti i percorsi in salita, e non un squilibrio da colmare. Dal punto di vista dei bambini, ma anche da quello della mamma.
Arianna, si terranno compagnia anche in questa nuova avventura. Due gemelli che diventano fratelli maggiori mi danno sicurezza, la sicurezza che non si sentiranno mai abbandonati.
Grazie Lady.
Posso aggiungere il cliché del figlio di mezzo?
Quello che non conosce l’amore e la dedizione esclusiva dei genitori, che sa già essere fratello, ma che dopo poco viene soppiantato dalle esigenze del nuovo nato. Spesso le aspettative più alte vengono riversate sul primo, le attenzioni, per forza di cose, sull’ultimo. E quello di mezzo si ritrova in un interregno, con l’interrogativo del "ma io chi sono e cosa vuole il mondo da me?"
che spesso poi lo accompagna per tutta la vita. Beh, questa è la mia esperienza… Di buono c’è che si impara una cosa, che nella vita ritengo importantissima: la flessibilità. 
ps: comunque noi proveremo un’altra esperienza ancora: quella dei gemellini che a breve diventeranno fratelli maggiori del terzo…
ciao,passo dal tuo blog per caso ed è bellissimo…tante cose interessanti che solo una mamma può capire…complimenti per i tuoi due pargoletti!!
Igra, non ora. Non lo escludo ma non ora, a meno che non capiti…
Rossana, grazie.
Paola, la tua domanda se la sono fate tutte le bismamme del mondo. Con il senno di poi fa sorridere (perchè che l’amore si moltiplica non è una bella frase poetica ma è la verità più assoluta), ma mentre si aspetta o si cerca il secondo è una delle tante domande che si affastellano in testa.
Grazie Silvia per le rassicurazioni!
Ansia a parte cmq non vedo l’ora di vivere di persona l’esperienza di avere due ometti per casa!
Quanto a ciò che scrive Paola devo dire che anche io a volte mi pongo la stessa domanda…
Ciao!
Bellissimo..sai cosa mi chiedo io adesso che stiamo pensando al secondo? Amo cosi tanto il mio Bebone che..avro` abbastanza amore per il secondo? Lo so che la domanda e` stupida e la risposta scontata, ma mi sento cosi.
Noi invece, io e mia sorella, siamo due "figlie uniche" a distanza di 11 anni. Ci siamo perse forse un sacco di cose (i giochi insieme, le litigate), ma ci siamo ritrovate oggi mamme insieme…
No? Io lo farei sai, anche se già non riesco a farne il secondo…
Lo escludi a priori?
bacioni
Com’è vero… poi ci sono secondi figli di famiglie intere e primi figli di famiglie spezzate.
Ma di questo magari ragionerò dopo.
Meraviglioso questo dinamico sentire!
Erika, io ero molto più in ansia durante l’attesa di Matteo.
Fino all’esito dell’ultrascreen di Niccolò che comprensibilmente mi ha portato a riversare tutte le paure su di lui.
Non ti preoccupare, però. I bambini prenatali sono molto più competenti di quanto immaginiamo.
Un abbraccio.
Igra…per caritààààààààààà!

Sei pronta per il terzo Silvia?
baci
Buongiorno Silvia e buon inizio settimana a te e a tutti coloro che leggeranno il mio commento.
Mi permetto di farti una domanda: ma tu col secondo eri più ansiosa che col primo durante l’attesa? Io sto letteralmente impazzendo! Faccio continui confronti con la prima gravidanza e a nulla vale ciò che tutti mi dicono e cioè che ognuna di esse è a sè stante.
Ho paura che questo figlio mi nascerà già sclerato poverino. Speriamo capisca anche questo fin da ora…Cmq, sfogo a parte, trovo veritiero tutto ciò che hai scritto.
Ciao!