Partire dalle favelas e arrivare a quello che i giornalisti sportivi chiamano l’olimpo del calcio. Una storia così non si può non raccontare, perché fatta di sogni, di passione, di costanza, oltre che di un pizzico di fortuna.
La storia di Pelé può sembrare un romanzo, ma ha dentro tutta la concretezza delle circostanze vissute sulla pelle, di una realtà fatta di fango, fatica, sudore, umiliazioni. Questo è ciò che ci racconta Pelé, il film che sono andata a vedere insieme a un gruppo di mamme blogger in anteprima a Milano.
Pelé. Un titolo semplice per un film che ci ha commosse, colpite ed emozionate. Penso che sia il classico film da famiglia, adatto più che ai bambini piccoli, ad adolescenti e preadolescenti che possano cogliere, oltre l’emozione della trama e delle vicende, anche i valori veicolati dalla storia di questo grandissimo calciatore.
Pelé è un film da famiglia e la famiglia è proprio la spina dorsale del film: la vita e il successo di Edson Arantes do Nascimento non sarebbero stati così se accanto a lui non ci fossero stati un padre, una madre (e dei fratelli) in grado di accompagnarlo.
Del film mi hanno colpita il ritmo serrato del montaggio (che lo renderà sicuramente appetibile ai teen ager), il ruolo fondamentale della colonna sonora e la fotografia suggestiva e drammatica delle ambientazioni brasiliane più povere. Attori intensi e decisamente bravi, anche se alla prima esperienza, come i due ragazzini che hanno impersonato Pelè, hanno fatto il resto.
Mi sono emozionata, ho (lo confesso) versato qualche lacrima, trepidato per il giovane “Dingo”, ma soprattutto ammirato come i due fratelli Jeff e Michael Zimbalist, registi e sceneggiatori del film, siano riusciti a tratteggiare la famiglia di Pelè. Se il giovane Dingo è riuscito a fugare i propri dubbi e ad arrivare ad essere uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, lo deve anche a una serie di adulti che sono stati in grado di seguirlo e di fargli compagnia nella rincorsa verso il sogno.
Il padre che pazientemente ha costruito la trama, partendo dal suo fallimento di giocatore e portando il figlio a credere prima di tutto in sé. “Se vuoi giocare da professionista, non puoi vergognarti di chi sei.”
La madre che, come ogni mamma, ha il compito di riportare tutti coi piedi per terra, che sembra sempre apparentemente contraria ai sogni di gloria del figlio, ma che nello stesso tempo è capace di rassicurarlo quando il mondo sembra crollargli addosso. “ Abbiamo fatto questa scelta insieme, ed è la scelta giusta”.
Accompagnare i figli nel loro balzo verso il futuro, senza togliere la fatica che tutto ciò può comportare, senza caricarli di aspettative, lasciarli liberi di imbattersi contro la dura realtà, mantenendo salda la mano sulla spalla. Questo è ciò che ci insegna la famiglia di Pelè, questo è ciò che tanti genitori dovrebbero capire quando seguono i figli nelle loro imprese, sportive e non.
Potrei raccontarvi ancora di storie di amicizia e di popolo, e di tutto ciò che la vicenda di questo ragazzino può trasmettere alle nuove generazioni in fatto di perseguire un sogno e una passione. Ma mi fermo qui e vi invito ad andare a vedere questo film insieme ai vostri figli o, se siete allenatori ed educatori, insieme ai vostri ragazzi.
Il film sarà nelle sale a partire dal 26 maggio. Nel frattempo potrete seguire #PeléFilm sui diversi social:
Lucia D’Adda
In collabarazione con M2Pictures
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