In Italia la percentuale di chi viene diagnosticato come dislessico in età infantile è inferiore al 3%, ma i bambini che ne soffrono sono certamente di più.
I bimbi dislessici sembrano solo bambini pigri, che le famiglie spronano a sforzarsi e impegnarsi, ma in realtà hanno difficoltà a leggere speditamente per via della confusione che fanno tra grafemi e fonemi.
In questo modo, il bambino rischia di soffrire per le sue difficoltà di apprendimento e facilmente resterá indietro con il programma scolastico: certamente non supererà il suo problema da solo.
La dislessia nei bambini
La dislessia evolutiva compromette la capacità di imparare a svolgere in modo fluido e senza fatica tutte quelle operazioni mentali necessarie per leggere: riconoscere le singole lettere, le sillabe o le parole, e associarle con i suoni corrispondenti.
Può sembrare un problema lieve, ma la dislessia (detta anche disturbo specifico della lettura) è classificata tra i disturbi specifici dell’apprendimento, perchè condiziona negativamente il rendimento scolastico di chi ne soffre: i bambini affetti non hanno una carenza di intelligenza, ma un diverso funzionamento cerebrale, con minor capacità nel sentire e manipolare i suoni delle parole, associandoli alle lettere.
La difficoltà diventa più marcata nelle lingue in cui c’è maggiore differenza tra modo di scrivere e pronunciare le parole, come l’inglese. Per questo motivo nei paesi anglosassoni i bambini dislessici hanno maggiori difficoltà di apprendimento, la diagnosi è più evidente e diventa inevitabile per i genitori sottoporre il figlio ad una terapia.
Come si effettua la diagnosi
I primi segnali della possibilità di essere davanti ad un bambino affetto da dislessia si possono avere sin dall’inizio della scuola, quando si inizia ad imparare a leggere, ma la vera diagnosi si può formulare solo un anno e mezzo dopo, quindi in seconda-terza elementare, quando si puó notare la differenza tra i ragazzini che hanno imparato a leggere fluidamente e senza errori e quelli che non ci riescono.
Infatti i dislessici qualche volta leggono anche piuttosto velocemente, ma non in modo corretto. Oppure la lettura è sufficientemente corretta, ma lenta perché la decodifica grafema-fonema non è automatizzata. In entrambi i casi ci si può trovare davanti ad un problema di dislessia, che può essere diagnosticato con dei test cognitivi.
In primo luogo si verifica che i bambini non hanno capacità intellettive inferiori alla norma con dei semplici test di intelligenza e quindi si procede a effettuare valutazioni cognitive piú approfondite con test di memoria, attenzione e capacità di espressione. In base ai risultati, si possono evincere i disturbi specifici dell’apprendimento, tra cui la dislessia.
Come si supera la dislessia
Non bisogna sottovalutare che le difficoltà a scuola, per quanto lievi, possono creare un disagio interiore nei bambini maggiore rispetto al “trauma” di essere sottoposto a test e terapie senza capirne il perchè. E bisogna ricordare che più il bambino cresce e meno il suo cervello è predisposto ad imparare e automatizzare dei procedimenti, per cui ad una certa età le terapie logopediche potrebbero non essere più efficaci.
È importante quindi intervenire il prima possibile, rivolgendosi a uno psicologo in grado di dare aiuto e supporto al bambino affetto da dislessia, sia con trattamenti logopedici diretti, sia con un programma di supervisione a distanza.
Il trattamento consiste in esercizi logopedici volti a insegnare le strategie cognitive che consentono al bambino di superare o aggirare il disturbo. In altre parole, se il bimbo non riesce ad associare parole e rispettivi suoni in modo naturale e diretto, gli si insegnano meccanismi per farlo in modo indiretto, ad esempio associando la parola ad un¡’immagine e l’immagine al suono. Questo trattamento va affrontato in una fase precoce, quando il cervello del bambino è in grado di automatizzare questi meccanismi ed eseguirli in modo rapido e spontaneo mentre legge.
Inoltre lo psicologo segue il bambino per aiutarlo a superare sensi di colpa e disagi psicologici. Ma deve trattarsi di un lavoro di squadra che coinvolge anche la scuola e la famiglia: insegnanti e genitori devono proseguire l’impartizione degli esercizi e la supervisione psicologica.
Per le famiglie che non si sentono ancora pronte ad affrontare questo percorso, il portale Guidapsicologi.it può essere un buon punto di inizio dove approfondire il tema, chiedere informazioni esponendo il proprio caso in modo anonimo per avere un parere degli psicologi e infine contattare uno specialista con cui avviare la terapia per il proprio bambino.
In collaborazione con Guidapsicologi.it
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