Ho allattato i miei figli per complessivi 24 mesi (13 Matteo e 7 Niccolò). Ho smesso quando loro si sono girati dall’altra parte. Non ho mai amato follemente allattare, l’ho fatto perché sapevo che, avendone la possibilità, il latte materno era l’alimento migliore per crescerli. Poi pian piano, ho imparato a godere anche l’intimità che si crea durante le (innumerevoli) poppate, di giorno e di notte, in casa e fuori. Sono altri mesi di simbiosi, dopo i 9 in cui sono cresciuti dentro di noi.
Gli sguardi persi, innamorati, occhi negli occhi. Le minuscole manine che stringono. La pace infinita che provano quando stanno a contatto con il seno della mamma. Madre e figlio, sono la coppia perfetta: pensiamo anche che durante l’allattamento il corpo della mamma produce ormoni che favoriscono il rilassamento e la serenità.
Io credo che ci sia memoria di tutto questo negli esseri umani. Esattamente come esiste la memoria prenatale. Lo diceva anche Winnicot: l’allattamento è la prima forma di comunicazione che influirà sulle successive modalità di relazione.
Ho avuto conferma di questo quando ho frequentato L’ISPPE – International School of Prenatal and Perinatal Education.
In particolare, ricordo ancora molto bene la lezione della Dott.ssa Cristina Fiore su Harry Harlow. Sono passati ormai 5 anni e la ricordo così bene perché per me fu la conferma di qualcosa che avevo imparato sul campo con grande sacrificio.
Harlow, psicologo statunitense, ebbe un’intuizione: la simbiosi fra mamma e figlio va ben oltre il piacere della suzione e la necessità di nutrimento.
Lo dimostrò con uno degli esperimenti più noti della storia della psicologia.
Mise i cuccioli di macaco in gabbie di isolamento, che lui chiamava “pits of dispair” ossia “pozzi della disperazione”. Le scimmiette non solo avevano sviluppato depressione e aggressività ma avevano sviluppato una forma di attaccamento per i tappetini che ricoprivano la base delle gabbie. Tutto questo gli fece capire che il bisogno di contatto era fondamentale, tanto quanto quello di nutrimento.
Per cui passò alla fase successiva dell’esperimento: due cuccioli di scimmia, due manichini (surrogati della madre). Uno morbido, di stoffa accogliente e riscaldato, l’altro di filo di ferro ma con biberon. Il risultato fu che i cuccioli si avvicinavano al manichino con biberon solo per il tempo necessario per saziarsi, poi si spostavano sul manichino di stoffa dove trascorrevano la maggior parte della giornata.
Tra cibo e calore i cuccioli sceglievano il calore.
Matteo ha continuato 13 mesi a prendere latte e io ho imparato grazie a lui che allattare non è solo nutrire ma creare un legame.
Ho imparato anche che allattare in pubblico non è poi così sconveniente. Ho sempre preferito farlo a casa e organizzarmi in modo da essere tranquilla. Ma è capitato tante volte di doverlo fare dove capitava. L’iniziazione è stato un matrimonio, Matteo aveva 15 giorni e noi eravamo in giro dalle 9 del mattino. Nei mesi sono diventata più easy, sempre un po’ pudica e discreta, ma l’ho allattato davvero ovunque.
Non sempre però tutto fila come ci si aspetta. E infatti è arrivato Niccolò. Un bambino fortemente dispeptico.
Sapete cosa significa allattare un bambino che soffre di reflusso? È un incubo. Un continuo attacca-stacca, anche 80 volte a poppata, una lotta, sudate assurde. Mangiava urlando come un ossesso, si inarcava, puntava i piedi, vomitava, si riattaccava. Impiegava un’ora e dopo un’ora era di nuovo attaccato.
Ricordo una vacanza in campeggio, lui aveva 40 giorni e i vicini di bungalow a ogni poppata si avvicinavano per vedere “il mostro” in azione. Vivevo con l’orologio in mano e man mano che si avvicinava la poppata l’ansia saliva. Per tacer di ragadi e mastiti che tutto ciò ha comportato.
Allattarlo in pubblico è stato impossibile.
Lo dico sempre: la ricchezza di avere due figli è quella di non potersi mai pensare “bravi” o “capaci”. I miei, poi, sono così diversi e hanno avuto storie così diametralmente opposte da non permetterci mai di pensare di essere stati bravi o cattivi.
Le diversità ci hanno insegnato che non ci sono meriti né demeriti, ci sono persone.
Questo post partecipa, con altri blog, alla campagna #allattaserena in collaborazione con LactogalPlus.
Lactogal Plus favorisce la montata lattea e la secrezione di latte grazie alla presenza di Galega, pianta di antica tradizione, da sempre apprezzata per stimolare la produzione di latte.
bietolina dice
Harlow compare sempre in tutti i concorsi come dimenticarlo
Io non sono riuscita ad allattare, ho provato a tirarlo per un mese, mettere paracapezzoli, niente , non ho avuto supporto e lui era sotto peso, insomma, io e lui e il biberon, ma ho sempre cercato di rendere questo momento comunque intimo e sereno, anche se i primi periodi avevo sempre paura che si soffocasse e passato la patata bollente al papà, in questo caso assurdamente non allattando si sono creati da subito due forti legami sia con me che con il papà…
Ilaria dice
Scusa gli errori ortografici ma ero presa dalla foga di scriverti a getto, meno dalle correzioni , con gli occhi su i phone e orecchie in attesa di ……mamma!!!!, che meravigliosa parola, che dono immenso e potente abbiamo .ri /ciao
Ilaria dice
Dio ti benedica Silvia , parli la mia stessa lingua, ho allattato Gregorio Sino a 24 mesi perché ne aveva bisogno, il mio istinto me lo diceva anche se ero stanca, ma non ti dico quanti contro compreso mio marito(legame simbiotico a vita, ecc ecc, sciorinamento di teorie non richieste a go go),poi ho smesso , ma era quasi pronto , con Pietro Sino a 9 mesi perché appunto un giorno si è girato dall altra parte ed io ho capito , era finito questo momento ; bellissimo, stancante , unico.Se tornassi indietro rifarei la stessa cosa, anzi , darei la possibilità a greg di essere non quasi ma del tutto pronto.Anche i miei figli sono il giorno e la notte , propuo x questo hanno avuto e hanno esigenze differenti, sta nel genitore attento , alla mamma che si fa guidare dalla luce dell istinto capire quale sia la strada giusta , mettendosi in ascolto e imparando di cosa il suo bambino ha bisogno. Lanciamo questo appello , fidiamo i di noi stesse , e ‘ vero a volte servono “stampelle@, ma come diceva qualcuno :”una madre lo sa”,. apro e chiudo parentesi mi avevo dato indirizzò x judo qui a Re , il mio bimbo inizia a gennaio il lunedì . Ciao Silvia , e grazie ai tuoi pensieri.Ilaria
Mammaimperfetta dice
Ilaria, grazie per questa condivisione. Preziosa.
Sono contenta per il judo. Il lunedì io non ci sono ma ci vedremo prima o poi. 😉