Questa decisione di dar voce a chi mi segue anche tramite una sezione dedicata si sta rivelando più educativa (per me) del previsto.
Oggi è la volta di Monica, trentaquattrenne, mamma di due bambini piccoli, ex donna in carriera che con le maternità si è schiantata a 200 km/h contro un muro e ha poi dovuto ricucire i pezzi, proprio come il pinguino di “urlo di mamma”, uno dei più bei libri per bambini (e non) mai scritti.
Cara Silvia,
era da un po’ che ti volevo scrivere perché leggendo il tuo bellissimo blog le dita iniziano a ballare e vorrebbero tanto posarsi sulla tastiera del computer per condividere con te e le altre mamme alcuni pezzetti di vita di questo viaggio che fondamentalmente, grazie ai nostri bambini, compiamo dentro noi stesse. Poi, tra le mille cose da fare, ed il sonno arretrato che tramortisce i miei neuroni (evento da attribuire ad un mix esplosivo dato dai ritmi della mia bambina di 3 anni e mezzo e dal mio ometto di 6 mesi) ho sempre rimandato.
Io ho 34 anni ed un futuro brillante alle mie spalle, in un periodo che si colloca prima della nascita della mia primogenita.
A volte mi ripenso, ero o meglio, mi sentivo, bella, intelligente, curiosa, determinata, interessante, divertente… insomma, ero una giovane donna che realizzava le proprie ambizioni e come tutte le persone che “coltivano” se stesse, mi sentivo felice ed appagata da una vita piena di interessi. Ovviamente, dall’alto dei miei successi personali e professionali, mi permettevo giudizi senza appello alle donne che rinunciavano alle proprie ambizioni per dedicarsi ai figli, a quelle che sopportavano le violenze del partner pur di tenere unita la famiglia, a quelle che prima facevano i figli e poi le sentivi urlargli contro ogni genere di insulto e che utilizzavano le botte quale sistema educativo…
Poi è nata mia figlia…. ed è come se mi fossi schiantata a 200 allora contro un muro…. ebbene sì, mi sono frantumata in tanti piccoli pezzi e come la mamma pinguino del libro “urlo di mamma” (che da solo vale un trattato di pedagogia) ho dovuto ricucire tutto, piano piano, per ritrovare me stessa.
Ma la ricostruzione di me stessa ha mostrato una donna diversa, che non dà alcuna importanza alla bellezza estetica e comunque non ne ha il tempo, che ha sacrificato la carriera perché incapace di lasciare i figli di pochi mesi al nido, che a volte urla, che preferisce esternare il proprio stato d’animo al figlio che si rende insopportabile con infiniti capricci anche a mezzo parolacce, che se deve dare uno sculaccione lo rifila senza pensarci troppo…
Del resto, come in tutte le cose della mia vita, mi sono buttata a capofitto anche nella maternità e sono passata attraverso i disturbi del sonno che ti fanno uscir quasi di senno, con puntatine nel pianeta dello shopping compulsivo (nel tentativo di dare un senso compiuto a quei noiosissimi giri con carrozzina?), ivi compresi i famigerati acquisti notturni su eBay, mi son letta ogni sorta di libro avente ad oggetto il bebè (gravidanza, allattamento, educazione, salute, svezzamento, ecc…. perfino qualcosa sull’oggetto transizionale che mia figlia non ha mai avuto).. in cerca forse di un assoluzione pedagogica al mio fare la mamma.. , ho messo da parte la carriera pur di portare mia figlia ai cd sistemi educativi alternativi al nido, cioè ai gruppi figli-genitori, ho affrontato furibondi dibattiti con il mio compagno per rivendicare i miei spazi, e da vera mamma, ho pure fatto il 2 figlio, maschio, con il quale toccherà sondare nuovi terreni inesplorati del mio essere donna.
In pratica, negli ultimi 3 anni ho abbattuto quasi tutto quello che c’era prima ed ora, con fatica ed umiltà, sto cercando di ricostruire me stessa per offrire ai miei figli, che sono il mio specchio, una persona migliore, semplicemente un esempio che li aiuti nella vita a fare le proprie scelte.
Tutto questo processo a volte mi rende euforica (pensando a quanto sto crescendo) a volte mi getta nello sconforto e mi spaventa come sempre succede quando si perdono le proprie certezze. Basta così poco per perdersi.
Chiamo i miei figli “i miei gioielli” perché con loro mi sono arricchita. Oggi comprendo mia mamma e quando parlo con una donna non posso fare a meno di sentire una grande solidarietà, non mi sognerei mai di dare giudizi, ma solo opinioni personali e quando vedo una persona esternare le proprie fragilità e paure provo una grande ammirazione per il coraggio di non nascondersi dietro alle maschere o a scenari da mulino bianco.
presto sarà ora di tornare ad inseguire i miei sogni e realizzare nuovi progetti perché ho anche capito che se voglio far bene la mamma non devo annullare me stessa, ma desideravo proprio condividere questo mio vissuto e per questo ti autorizzo, se lo vorrai, a pubblicare la mail sul blog.
Un abbraccio.
Monica