Niccolò continua, finalmente, ad accumulare paroline nuove. Ora siamo a ben 3 parole unite come massima capacità di discorso: io sento bau (dev’essere la punizione giusta per una madre che ha sempre accuratamente evitato di usare termini onomatopeici).
Ha una vera passione per la lettera “u”. In auto, teme di cadere dal seggiolino e ad ogni curva senzenzia: oh, io cadu! In bicicletta chiama e saluta tutti: tau. Durante i pasti minaccia lanci di stoviglie: oh, io anciu. Ovunque ci sia la “o”, lui la trasforma in “u”. Una volta capito questo cusrioso meccanismo di trasformazione, la traduzione diventa più agile.
Alcuni vocaboli invece sono comprensibili solo da me, perchè spesso nemmeno l’Isp. Clouseau è capace di interpretarlo.
- popa (scopa, che ha perennemente in mano e che usa a sentimento: un attimo per pulire, l’attimo dopo per randellare suo fratello)
- toti (pomodori, che mangia a chili e sradica da ogni pianta che individua negli orti altrui)
- chicco (coltello in plastica made in Ikea che usa forsennatamente per tagliarsi da solo le pietanze, con un risultato simile a quello ottenuto da Pretty Woman davanti alle escargot)
- aja (il ventilatore che ahimè infila e sfila dalle prese una quarantina di volte al giorno)
- kimbu (“Pingu”, il cartone animato davanti al quale sta seduto una variabile di minuti cha va dai 2 ai 3)
- ivo (non ci arrivo, parola che usa per farsi allungare qualsiasi cosa che superi il metro)
- ecco (non ci riesco, termine che adopera quando è in preda alle sue quotidiane follie da Lego. La torre crolla e lui, urla eccoooooo, con la rabbia degli impazienti – da chi diamine avrà preso? – )
- ganghe (grande, uno dei pochi aggettivi di suo uso e consumo che identifica tutto ciò che ha dimensione più grande del suo pugnetto)
- teto (preso, un milione di volte al giorno quando suo fratello gli strappa i giochi)
- coto (elicottero, che ha ben presto imparato a distinguere dall’aeio e guai a sbagliare)
- chico (schifo, quando vede qualche capello in giro – li odia-, quando assaggia l’acqua frizzante, quando vede il fiumiciattolo della nostra città, quando al mare lo sfioravano le alghe e quando, naturalmente, mangia qualcosa che non gli piace…ahimè anche a ristorante o, peggio ancora, in casa altrui)
Matteo lo capisce. Meno di me, naturalmente, ma meglio dell’Isp. Clouseau. E si odono dialoghi surreali.
Atto I – Scena I^
Isp. Clouseau, Bimbo 2, Bimbo 1
Cucina. Faretti accesi, luce spenta. Sulla parete di destra la portafinestra e il frigo. A sinistra i pensili della cucina. Sui lati opposti le porte. Bimbo 2 siede sul seggiolino da tavolo. Bimbo 1 gioca con il trenino. L’Isp. Clouseau apparecchia. Mamma al pc.
È sera, un giorno qualsiasi di fine estate. Un motivetto accompagna l’apertura del sipario.
Bimbo 2 – papi, chicco mio, io tattu (dito puntato nei pressi del forno a microonde)
Isp. Clouseau – cosa vuoi Niccolò? Il cucchiao?
Bimbo 2 – No aio, chicco! (dito puntato un po’ più a destra di prima)
Isp. Clouseau – Ah ecco, la forchetta, adesso te la prendo (spezientendosi)
Bimbo 2 – No etta, chicco mio, tattu pappa, aio-etta mai (urla)
Bimbo 1 – (Molla il trenino e si avvicina all’ispettore, con aria scocciatissima) Papà, ma dai, vuole il coltello!
Isp. Clouseau – Si certo, Matteo l’evevo capito anche io.
barbara dice
Ti invidio queste pagine, perché resteranno così scritte nella memoria tua e in quella di Nic. Perché queste prime parole si dimenticano, sostituite da altre, dai loro primi pensieri, dai gesti, dalle opinioni. E invece l’ingresso nella società del mondo parlato è così suggestivo da meritare di restare fissato per sempre. Per rileggerlo con l’occhio umido tra qualche anno e per permettere a lui, quando sarà grande, di ricordare un Nic lontano e piccino. (sono sempre sentimentale al mattino ).
Marì dice
Mi sono troppo divertita!!
federica dice
oh Diu come mi piacciono questi post!
Silvia dice
Quello è indipendente dalle lingue credo…
E ti parla una che ieri ha buttato i fogli in faccia al suo direttore e l’ha lasciato finire la riunione da solo…
wwm dice
beh ti ringrazio per l’incoraggiamento…perchè ogni tanto penso di rendergli la vita più difficile. Soprattutto ora che fa fatica a comunicare! Ma anche io sono cresciuta con diverse lingue e sono sopravvissuta…oddio un po’ matta lo sono ..hehe
Silvia dice
In effetti i bimbi stimolati da ligue diverse iniziano più tardi. Al mare con noi c’era una coppia con mamma italiana e papà inglese. Io gurdavo questo bimbo di 2 anni e mezzo parlare e capire due lingue epensavo a quale ricchezza immensa sarà per lui.
wwm dice
SuperT ancora non parla molto. Sta iniziando, secondo me, a sparare parole a caso. Niente frasi…Credo faccia ancora troppa confusione con le lingue. A volte però non vedo l’ora che inizi a parlottare un po’ per vedere cosa ne esce!!!
ToXiCSuGaR dice
6 anni per la precisione.. ora lei ne ha 10 e io 16 🙂
Silvia dice
Avete molti anni di differenza Marika?
ToXiCSuGaR dice
La scena dell’ Isp. Closeau è davvero divertente 😀
Il bimbo arricchisce il vocabolario… il suo sostituire la "o" con la "u" è una cosa che faceva anche mia sorella da piccola.. e ricordo anche i vocaboli che usava… la ‘palia’ per intendere valigia, ‘tatina’ per mutandina, ‘ibo’ per bimbo, ‘Macca’ per Marika, ovvero il mio nome… E ultimamente sto ricordando parecchio dato che sto scannerizzando tutte le foto di mia sorella da piccola. E’ un tuffo nel passato 😉
Al prossimo post 🙂
Marika