Intervista al prof. Pier Luigi Lopalco
professore di Igiene e Medicina Preventiva presso l’Universitá di Bari
e coordinatore di strategie vaccinali a livello europeo
presso il Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (ECDC) di Stoccolma
Dott. Lopalco, facciamo un po’ di chiarezza: quali sono i vaccini obbligatori in Italia?
In Italia sono ancora in vigore diversi atti legislativi (la maggior parte risalenti agli anni ’60) che rendono alcune vaccinazioni dell’infanzia obbligatorie. Sono quelle contro tetano, difterite, poliomielite ed antiepatite B.
Quali invece sono raccomandati? Non è questa una suddivisione fuorviante che porta le famiglie a considerare quelli obbligatori più sicuri e importanti di quelli raccomandati?
Il Ministero della Salute ha da poco diffuso il nuovo calendario vaccinale dell’infanzia.
Esso é parte integrante del Piano Nazionale di Prevenzione e descrive quali vaccinazioni dovrebbero essere offerte attivamente dalle Regioni. Oltre alla vaccinazione esavalente contro tetano, difterite, polio, pertosse, epatite B ed Haemophilus influenzae tipo B e alla trivalente contro morbillo, parotite e rosolia, sono incluse la vaccinazione contro lo pneumococco, il meningococco tipo C e, per gli adolescenti, quelli contro varicella e papillomavirus. Da quanto si puó facilmente evincere dal calendario vaccinale del Ministero, la distinzione fra vaccini “obbligatori” e “raccomandati” é puramente formale e, nella pratica, non si attua nessuna distinzione. È lo stesso Ministero a sottolineare come TUTTE le vaccinazioni incluse nel calendario debbano essere “attivamente offerte”. Nello stesso documento di indirizzo si fa pure menzione del fatto che, a partire dalla regione Veneto, è in atto in Italia un processo tendente al superamento della distinzione fra vaccini “obbligatori” e “raccomandati”.
A che età un bambino viene sottoposto al primo vaccino?
La prima vaccinazione deve essere somministrata nel terzo mese di vita. Unica eccezione sono i neonati da madri portatori del virus dell’epatite B che, per poter ricevere una protezione precoce e non sviluppare la malattia, vengono vaccinati contro l’epatite B alla nascita.
Esiste un vaccino più “pericoloso” o discusso di un altro?
Parlare di “pericolositá” dei vaccini é fuorviante. Ogni vaccino commercializzato in Europa é sottoposto ad un rigorosissimo controllo di qualitá e verifica di sicurezza. Non esistono dunque vaccini “pericolosi”. D’altro canto i vaccini, come ogni altro farmaco, possono produrre degli effetti indesiderati: il piú frequente (che le mamme conosco bene…) un po’ comune a tutti i vaccini é la febbre o il dolore nel sito di iniezione. Il pediatra conosce bene la materia e le mamme possono avere tutte le informazioni sui possibili effetti collaterali di ogni singola vaccinazione. Resta comunque il fatto che i rischi legati agli effetti collaterali rappresentano un ordine di grandezza estremamente piccolo se paragonati con i danni che il bambino avrebbe se contraesse la malattia naturale. Questo rapporto rischio/beneficio é sempre attentamente considerato quando si introduce nel calendario vaccinale un nuovo vaccino. Purtroppo, alcuni vaccini sono saliti alla ribalta della cronaca perché presi di mira dalle lobby anti-vaccino. Cito fra tutti come esempio il vaccino contro il morbillo che tuttora viene da qualcuno associato all’autismo, propagando una bufala partita su Internet alla fine degli anni ’90.
Come avvengono le vaccinazioni nei bambini?
L’organizzazione delle vaccinazioni sono in Italia differerenti tra le diverse Regioni. Ma, a prescindere dal modello organizzativo, la vaccinazione di un neonato prevede sempre un incontro informativo con il pediatra che quindi o somministra direttamente il vaccino o rimanda la famiglia ai centri di vaccinazione delle ASL.
I genitori che decidono di non vaccinare che rischi fanno correre ai loro figli e ai figli degli altri? Per la comunità quali sono i rischi di una mancata immunizzazione anche solo di una parte della popolazione?
Purtroppo, per molte malattie (cito come esempio il morbillo e la poliomielite) la protezione della comunitá si ottiene vaccinando un elevato numero di soggetti (per il morbillo si deve vaccinare oltre il 95% della popolazione). In questo modo anche quei pochi bambini che non possono essere vaccinati (perché troppo piccoli o perché affetti da condizioni particolari quali l’immunodepressione) sarebbero protetti dalla malattia. Vaccinare i propri figli non rappresenta solo un atto di amore e protezione nei loro confronti, ma anche di responsabilitá nei confronti della societá.
Ci può spiegare con quali tipi di studi epidemiologici sono state escluse le correlazioni tra le seguenti malattie e patologie?
- vaccinazione antimorbillo-parotite-rosolia e morbo di Crohn o l’autismo
- vaccini e diabete
- vaccino anti-epatite B e sclerosi multipla
- vaccini e aumento di incidenza di allergie
Certamente, ecco qui:
- vaccinazione antimorbillo-parotite-rosolia e morbo di Crohn o l’autismo: American Medical Association 2000; Chen 1998; Chen 1991; Duclos 1998; Farrington 1995; Farrington 2001; Feeney M 1997; Haga 1996; Halsey, 2001; Kaye 2001; Medical Reasearch Council 2001 www.mrc.ac.uk; Patriarca 1995; Stratton 2001; Taylor 1999; Taylor 2002; World Health Organization 2000 a)
- vaccini e diabete: Destefano 2001; Jefferson 1998; Graves 1999
- vaccino anti-epatite B e sclerosi multipla: World Health Organization 1997 a; Confavreux 2001; Ascherio 2001;
- vaccini e aumento di incidenza di allergie: (Gruber 2001). Tricia M. McKeever, PhD, Sarah A. Lewis, PhD, Chris Smith, BA, and Richard Hubbard, and Richard Hubbard, DM, Msc. Am J Public Health. 2004 June; 94(6): 985–989. Vaccination and Allergic Disease: A Birth Cohort Study.È bene ricordare che gli studi sopra elencati sono solo una piccola parte della piú grossa mole di evidenze. Rappresentano comunque i piú importanti.
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