Ero una bambina sensibile. Al circo piangevo.
Perché mi facevano pena gli animali, mi intristivano gli artisti giovani. Avevo 8 anni e fino a ieri per me il circo era legato a quelle emozioni poco piacevoli. Ieri è successo un fatto: dopo 26 anni ci sono tornata, con mio figlio Matteo di quasi 4 anni.
Ho scelto il mio “circo di bambina”, l’American Circus, quello classico con gli animali (mettendo sotto la sabbia per due ore le propensioni non proprio animaliste ma quantomeno inclini al rispetto) che è un inno alla magia e alla fantasia.
Volevo il circo-circo, quello ruspante, con le panche e la puzza di animale, non il circo-teatro, elegante e sfolgorante. Volevo il circo buio, quello con lo zucchero filato, non il circo sfavillante e profumato di buono.
Ho assistito allo spettacolo con gli occhi puntati in direzioni differenti.
Un occhio guardava le tigri attraverso lo sguardo liquido di mio figlio, l’altro occhio osservava lo show con ammirazione consapevole della fatica che sta dietro all’arte circense.
Occhio di bambino
Il velo della tristezza è stato strappato e sostituito da quello dell’emozione. Ed ecco che anche il più banale clown con martello è stato capace di solleticare la mia risata.
Cavalli, tigri, elefanti, sapientemente guidati dal domatore attraverso un linguaggio di fantasia, hanno lasciato Matteo con il cuore in corsa. Il suo volto si trasformava ad ogni suono, ad ogni luce, ad ogni movimento che precedeva l’ingresso dei quadrupedi.
Ho sbirciato dietro i tendoni, tenuto il naso in aria, puntato su funamboli e trapezisti, posato le mani sugli occhi davanti ai numeri più pericolosi, mangiato pop-corn fritti con olio di trattore e zucchero fatto filare in nonvogliosaperequali recipienti.
Occhio consapevole
È realmente una forma d’arte. Tra le più complete e affascinanti.
Giocoleria, discipline aeree, clown, mimica, drammaturgia, danza, recitazione, teatro. I circensi possiedono un bagaglio culturale estremamente ricco e differenziato che si compone di nozioni acrobatiche e artistiche, ma anche di elementi indispensabili per la creazione di uno spettacolo come la gestione di una compagnia artistica, la conoscenza del proprio corpo e la messa in sicurezza delle attrezzature utilizzate: a me ha colpito molto come lo stesso acrobata che un attimo volava da un trapezio all’altro, pochi minuti dopo fosse sotto di noi a tirare le corde delle pertiche con sapienza e maestria tecnica.
Anche il circo si è evoluto rispetto agli anni passati, ora giochi d’acqua e fuochi d’artificio fanno da coreografia alle esibizioni, ma la puzza di cavallo e pop-corn, il suono di tromba e ruggito di tigre, il colore fosforescente degli abiti degli artisti stagliato sul fondo buio e misterioso, questi sono sempre gli stessi.
Ma più belli, perché trasfigurati dall’anima di un bimbo con il naso all’insù e con le parole attorcigliate alla lingua.