Matteo, tranquillo, ha viaggiato serenamente.
Niccolò, agitato, ha avuto un percorso un po’ più faticoso.
Matteo che è nato a 39+3, così piccolo, Niccolò che è nato a 39+3 così grande.
Diversi fin dalla vita nel mare amnios: Matteo, attaccato a me da un sottile e corto cordone e vivo grazie ad una piccola placenta,
espulsa in un minuto; Niccolò sgusciato fuori con un enorme cordone attorno al collo e ben pasciuto da una placenta di 650 g,
espulsa dopo interminabili 30 minuti e una dose di ossitocina.
Matteo, con tantissimi capelli dritti che tutto il reparto veniva a vedere,
Niccolò, pelato.
Matteo amato così tanto da subito, Niccolò amato con calma.
Matteo con una vocina flebile, con un pianto pigolante, Niccolò che ha tenuto sveglia tutta la corsia per due notti.
Matteo che il primo mese non ha mai pianto, Niccolò che per tre mesi non ha mai smesso di piangere.
Matteo che non ha mai avuto una colica, Niccolò che ne soffre ancora molto.
Matteo che cresceva tantissimo solo con il mio latte, che succhiava con voracità in 5 minuti,
Niccolò che non cresceva, che calava, rabbioso nel succhiare.
Matteo che si accoccolava al seno morbido e rilassato, Niccolò che succhia urlando, rigido e teso.
Matteo che non si è mai addormentato da solo, ma sempre dopo interminabili passeggiate,
Niccolò che se sta bene è autonomo, si prende la copertina, se la tira sul viso e si addormenta.
Matteo che non ha mai giocato da solo, Niccolò che sta sotto la palestrina a divertirsi e ridere con le sfere colorate o a studiare concentrato il suo colorato peluche.
Matteo un po’ goffo e imbranato, tant’è che non l’ho mai legato fino alla sua prima caduta a 7 mesi,
Niccolò che è legato dal secondo mese, che si rotola, che si gira in un colpo solo a pancia in giù nell’ovetto.
Matteo che a 5 mesi già lallava, Niccolò che ancora gorgheggia.
Matteo e Niccolò così diversi ma così già tanto fratelli.
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