Stamattina si è svegliato ululando. Alle 6, come sempre.
Estate o inverno, nido o vacanza, per lui è comprensibilmente la stessa cosa.
Ha scolato un biberon di latte e poi è voluto tornare a nanna. Stranissimo.
Alle 7 si è svegliato di nuovo. Ululando. Era rovente.
Temperatura a 39, alle 7 di mattino di una torrida giornata di luglio.
Sono sola in ufficio e non posso stare a casa. Verrà mia madre.
Non mi sento una mamma chioccia, per nessun verso.
Non li covo questi figli, cerco di crescerli e amarli senza covarli.
Per necessità li ho mandati al nido presto, non faccio mai caso a raffreddore, tosse, gola arrossata perché reputo tutto normale.
Non mi allarmo per quasi niente.
MA.
Uscire di casa per andare in ufficio e lasciare a casa un fagotto duenne con lacrime a spruzzo, pelle arrossata e occhio lucido non è facile nemmeno per la mamma più sportiva.
I bambini malati vogliono la mamma. Io, tuttora, le rare volte che mi ammalo, la voglio.
E non voglio nessun altro (poi il fatto che dopo mezzora già la voglia mandare via è un’altra storia ).
Al di là del fatto che stamattina non avrei potuto avvisare nessuno di un’eventuale assenza perché sono sola a gestire tutta l’area Comunicazione, in altra circostanza allo stesso modo mi torna sempre difficile e faticoso prendermi qualche giorno per curare i miei figli.
Perché una donna che sta a casa per curare i figli è inaffidabile.
Perché, differentemente dagli statali, i giorni concessi per accudire i figli non sono pagati,
il che significa 50 euro al giorno in meno in busta paga.
Per quel senso maledetto del dovere che mi fece andare 3 anni fa ad una convention a 250 km di distanza con un bambino a casa con febbre altissima e con un chicco di riso nella pancia di cui ancora nessuno conosceva l’esistenza.
Io amo il mio lavoro, non potrei vivere senza lavorare, ma ci sono giornate in cui anelo alla maternità così come era concepita 50 anni fa: tempo morbido per tutti e famiglia allargata.
Mi spiace per il tuo bambino e scusa la precisazione, ma visto che Brunetta ci ha messo del suo, ci terrei a precisare che le malattie dei bambini sono pagati agli statali solo fino ai tre anni di età.
Poi dopo i 3 ne ha a disposizione solo 5, non pagati.
E, tu lo sai bene, i bambini si ammalano anche dopo i tre anni.
Non voglio essere polemica, ma sono tuttavia un po’ stanca di queste distinzioni .Diciamo che è colpa nel mini ministro, via!
Ciao
Elisa